• Home
  • Attualità
  • Cronaca
  • Spettacoli
  • Cultura
  • Benessere
  • Magazine
  • Video
  • EN_blog

Gio10242024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Il Verdi di Gorizia inizia la stagione con "Cabaret", tra paura di vivere e fragile solitudine

Il Verdi di Gorizia inizia la stagione con

Gorizia – La Prosa fa il suo debutto stagionale al Teatro Verdi con uno dei musical più celebri e rappresentati, debuttante a Broadway nel 1966: “Cabaret”, andato in scena ieri sera nel capoluogo isontino per la regia di Saverio Marconi e prodotto dalla Compagnia della Rancia.

Anticipato dai consueti saluti di rito da parte del Sindaco Romoli, che ha posto l'accento su come Gorizia sia da anni una città che si nutre di cultura, e del direttore artistico Walter Mramor, sponsorizzando i prossimi appuntamenti in cartellone, lo spettacolo scelto per l'inizio della stagione si è subito presentato provocatorio agli occhi del pubblico che ha riempito il teatro.

Sul palco, in frack e volto sbiancato, un suggestivo Giampiero Ingrassia (foto Sorrisi.it) incarna un altrettanto ambiguo maestro di cerimonie, che invita gli spettatori, appena il sipario si alza, a lasciare ogni problema fuori dal Kit Kat club: un fatiscente cabaret più simile a un bordello che a un locale di comici e risate. L'invito, si capirà presto, non viene accolto da tutti i presenti.

Lo sfondo è quello della Berlino degli anni '30, tormentata dalla miseria e assediata dallo spettro del Nazismo che si infiltra piano piano nella vita di tutti: tra il Kit Kat e una pensione si intrecciano le vite di Cliff (Mauro Simone), giovane scrittore americano alla ricerca tormentata di storie, e della ballerina Sally (Giulia Ottonello), che sogna di diventare una stella del teatro.

I due si incontrano e si innamorano, mentre attorno a loro amore e sesso allineano e discostano i propri contorni tra di loro come ombre flebili: c'è la padrona di casa e il fruttivendolo ebreo che decidono di sposarsi e la prostituta “fiera di servire la nazione”, andando a letto ogni sera con un marinaio diverso. E poi ci sono le ballerine mezze nude del cabaret, corpi lussioriosi che danzano attorno alle canzoni del cerimoniere.

Quando la vita sembra essere indirizzata su un binaro preciso, però, ecco che la Storia fa la sua brusa comparsa nella vita di tutti noi: i timori cambiano, i nemici e amici pure, le uniche alternative sono scappare o adattarsi. Cliff opterebbe per la prima, con Sally, ma la fragilità di una ragazza incapace di vivere frantuma ogni speranza come vetro.

L'invito di Ingrassia all'inizio ha bisogno di praticamente tutto lo spettacolo per darsi una spiegazione. Nel frattempo, però, tra le prime file una famiglia con una bimba piccola si alza nei primi minuti: è innegabile che certe scene rasentino la volgarità, soprattutto nella prima parte dello spettacolo, ma ogni gesto alla fine trova una risposta nel grigiore meccanico che il Nazismo porterà con sé. Fino a strappare la vita ai corpi carnali, è vero, ma pur sempre vivi.

La scelta coraggiosa, visto l'adattamento scelto dal regista Marconi all'opera di Joe Masteroff, a sua volta ispiratosi ai testi di John Van Druten e Christopher Isherwood, del Verdi alla fine ripaga: le risate spesso muoiono tra i denti, smorzando i sorrisi in espressioni pensierose, mentre le doti canore della Ottonello sono entusiasmanti.

Meno brillante per lunghi tratti è stato invece Simone, che comunque ha saputo dare spirito all'unico personaggio della storia che punta a vivere e non sopravvivere; Ingrassia, infine, è stato il dionisio e giano bifronte che ha dato lussuria e voce ai pensieri dei protagonisti: il suo sguardo e voce hanno gelato il sangue, mentre ora torna lentamente a circolare nell'attesa del prossimo appuntamento al Verdi.

Parte la stagione di Prosa al Giovanni da Udine con uno strepitoso "Billy Elliot - Il Musical"

Parte la stagione di Prosa al Giovanni da Udine con uno strepitoso

Udine – Inizia alla grande, anzi di più, la stagione 2015/16 della Prosa al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, con una tre giorni dedicata a uno dei musical più celebri di questo inizio secolo: “Billy Elliot – Il Musical”, nella trasposizione italiana firmata dal regista Massimo Romeo Piparo.

Debuttato al Nuovo venerdì 23 e andato in replica sia sabato 24 sera che domenica 25 pomeriggio, il successo che questo ha ottenuto dal pubblico friulano è stato straordinario, con platea e gallerie al limite del sold out per tutti gli appuntamenti. Merito sicuramente di un cast che ha recitato-cantato in modo travolgente.

Tratto dall'omonimo film del 2000 di Stephen Daldry, ispiratosi a sua volta alla figura del ballerino Philip Mosley, “Billy Elliot” è la storia di un ragazzino (Billy, per l'appunto, interpretato da un bravissimo Alessandro Frola, nella foto Ansa) che nell'Inghilterra governata da Margareth Tatcher vive la propria adolescenza con pochi soldi in tasca: la sua è una famiglia di minatori, infatti, che decide di scioperare contro le politiche economiche della “Lady di ferro”.

Orfano di madre, il giovane cresce con il padre Jackie (Luca Biagini, doppiatore di tante stelle americane), il fratello maggiore Tony (Donato Altomare) e la nonna svalvolata, con una formazione tutta pugilato e socialismo. Ma al protagonista non piace tirare pugni e quando rimane in palestra, finito l'allenamento, scopre un mondo a cui prima non aveva mai dato importanza: il ballo.

Complice soprattutto la maestra di danza, Mrs Wilkinson (Sabrina Marciano), che ne scopre il talento, Billy piano piano si innamorerà dei passi e di ciò che questi riescono a dargli in termini di emozioni. Ma dovrà fare i conti con i suoi parenti bigotti, nonostante i grandi slogan socialisti di cui si fanno portavoce, che rischieranno di fargli perdere un'occasione importantissima per inseguire il suo sogno: diventare un ballerino.

In quasi due ore e mezza di musical, gli applausi al cast fioccano a catinelle: canti, coreografie e recitazione sono degne della fama internazionale che questo spettacolo ha, firmato nelle musiche niente di meno che da Elton John. Ma la regia di Piparo sgancia quest'opera da una mera replica tradotta, infondendogli quasi una “seconda vita” attraverso i passi di danza di un ragazzino di 14 anni che farà sicuramente ancora parlare molto delle sue doti.

A fianco di Frola al Giovanni da Udine c'è stato anche un nutrito gruppo di giovanissimi attori, come le allieve della scuola udinese di danza “Ceron” (che non si può dire non abbiano portato parecchi parenti e amici allo spettacolo, espediente niente male se ciò aiuta a coinvolgere i ragazzi nel teatro) e un esilarante Christian Roberto, nei panni dell'amico Michael: per lui applausi a valanga.

Tra canti e balli, una nemmeno tanto esile critica al socialismo operaio circonda lo spettacolo: lo sciopero non porterà a niente, mentre sarà solo il singolo, ossia Billy, a uscire con qualcosa di conquistato. Di rivoluzioni nemmeno a parlarne: Jackie vorrebbe capovolgere il sistema, ma non riesce nemmeno a tener fronte al figlio più grande.

“Billy Elliot – Il Musical” è solo il primo capitolo della nuova stagione di Prosa del Teatrone, che con un debutto simile si preannuncia in linea con i successi degli ultimi anni: un trend che poteva sembrare in crisi, dopo i cambi di vertice alla presidenza della Fondazioe Teatro Nuovo Giovanni da Udine, ma che anzi non arretra. A ritmo di musica pop e sulle punte dell'entusiasmo.

Parte la stagione al Rossetti con“Scandalo” e “Rosso Venerdì”

Parte la stagione al Rossetti con“Scandalo” e “Rosso Venerdì”,

Trieste – All'Antico Caffè San Marco, nella mattinata di sabato 24 ottobre si è tenuta la conferenza stampa che inaugura la stagione 2015-2016 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Franco Però, direttore della struttura ha preso la parola, salutando i presenti.

Trieste ha una Compagnia Stabile, e sarà possibile quanto doveroso seguirne le sorti e le evoluzioni. Esperimenti di questo genere, all'estero sono ormai la regola, ma in Italia era dai tempi dei commedianti che non vedevamo più in scena, una compagnia, per di più stabile. É coraggioso questo tuffo nel passato per assicurarsi il presente. E tutti sembrano riconoscerne il valore. Lo ribadiscono Igor Pison e Franco Castellano.

Sono non poche le novità per quest'anno. A partire dalla coraggiosa scelta di investire sulla presenza di una Compagnia Stabile. E saranno ben due gli spettacoli di produzione ad inaugurare la stagione teatrale che sta per aprirsi, del Teatro Rossetti di Trieste.

Martedì 27 ottobre si alzerà il sipario alla sala Assicurazioni Generali, e in scena ci saranno Stefania Rocca e Franco Castellano, assieme alla Compagnia Stabile, a dare vita all'inedito testo di Arthur Schnitzler “Scandalo”. Testo che non era mai stato messo in scena in Italia prima d'ora. Lo spettacolo è stato presentato in anteprima nazionale all'ultima edizione del Festival Mittelfest, a Cividale.

Scandalo, scritta nel 1898, conquista e avvince il pubblico oltre che per l'attualità delle tematiche, anche per la regia di Franco Però, che ha portato gli attori a intrpretare intensamente i loro personaggi.

Stefania Rocca e Franco Castellano, eccelenti protagonisti del teatro e del cinema italiano, assieme agli attori della Compagnia del Teatro Stabile, composta da Filippo Borghi, Adriano Braidotti, Federica De Benedettis, Ester Galazzi, Andrea Germani, Lara Komar, Riccardo Maranzana, Astrid Meloni, Francesco Migliaccio e ultima ma non ultima Maria Grazia Plos; accolta infatti da plausi e  applausi .

Ognuno degli attori presenti all'Antico Caffè San Marco ha presentato il proprio personaggio, chi descrivendolo brevemente, chi ironizzando sulle condizioni di lavoro. Tutti sembravano però concordare sulla inaspettata attualità del testo e sull'importanza di rappresentarlo proprio oggi.

“Ogni termine scelto per tradurre il titolo – commenta il regista e direttore dello Stabile – tralasciava qualcosa dell'originale. Allora ci siamo chiesti perché non cercarlo tra gli effetti che questo lascito (questo il significato letterale del titolo) provoca nella vita della famiglia? É  su questo che si snoda la commedia: lo scandalo è anche l'ostacolo e l'insidia, come designato dal suo significato antico; e sono proprio queste le caratteristiche, involontarie, indossate da Toni Weber, la ragazza di bassa classe sociale amata da Hugo, e dal loro figlioletto Franz.

La commedia vuole che, Hugo, rampollo di una famiglia dell'alta borghesia viennese, venga condotto a casa morente dopo un caduta da cavallo, e proprio in punto di morte confessi alla famiglia di amare una ragazza proveniente da un mondo diverso e lontano dal loro (oggi potremmo immaginare un'immigrata). Dalla loro relazione è nato anche un bambino. L'ultimo desiderio di Hugo è che Toni e Franz vengano accolti in casa. Nostante lo stupore e lo sconcerto iniziali la famiglia acconsente, e la ragazza entra a far parte di quella che crede diverrà la sua famiglia. Ma lentamente e inesorabilmente alcuni segnali di distacco si manifestano: la presenza di Toni e del piccolo Franz è sentita come scandalosa, provocando l'allontanamento di amici e conoscenti. Scandalosi, però, sono anche gli atteggiamenti dei vari membri della famiglia nei confronti dei nuovi venuti. L'improvvisa morte del bambino lascia Toni sempre più isolata ed estranea al gruppo. Nemmeno Emma, cognata del padrone di casa, un personaggio forte che in tanti momenti riesce a mettere a nudo le piccinerie, le volgarità e le sottili violenze della famiglia, fermare una deriva dagli sviluppi drammatici.

Nel ruolo di Emma, Stefania Rocca, al fianco di Franco Castellano, che interpreta Adolf Losatti, il pater familias, nel ruolo della moglie Betty, Ester Galazzi.  Toni Weber è affidata a Astrid Meloni,  e Hugo è interpretato da Filippo Borghi. Franziska, figlia dei losatti è Lara Komar; e Agnes figlia di Emma è interpretata da Federica De Benedettis.

Il dottor Bernstein, amico di famiglia, è Riccardo Maranzana. Fidanzato di Franziska è il dottor Ferdinand Schmidt, interpretato da Adriano Braidotti. Amico di Hugo e Toni è Gustav Brander, interpretato da Andrea Germani. Completano il cast, il figlio minore dei Losatti Lulu, Alessio Bernardi, e Franz, figlio di Toni e Hugo, Leon Kelmendi, attore in erba di otto anni.

La compagnia si muove negli spazi disegnati dallo scenografo Antonio Fiorentino. Una parete, a sottolineare le differenze tra l' interno borghese e il fuori, invece, libero e luminoso. I costumi sono creazioni di Andrea Viotti, le luci sono firmate da Pasquale Mari e le musiche da Antonio Di Pofi. Lo spettacolo sarà in replica fino a domenica 1o novembre sempre alla Sala Assicurazioni Generali.

La prolifica compagnia dello Stabile, non paga, per mettere subito in chiaro quali siano le intenzioni, decide di raddoppiare, e dal 3 novembre porta in scena lo spettacolo “Rosso Venerdì”, per la regia di Igor Pison, su testo di Roberto Cavosi.

Anche questo spettacolo ha avuto un'importante anteprima estiva: scelto da Pippo Del Bono, è andato in scena al festival di Asti.

Lo stesso Cavosi, definisce il suo testo un monologo a più voci: si tratta del coagulo di tanti flussi di coscienza. I diversi personaggi raccontano sé stessi, i rispettivi drammi e pur dandoci notizie degli altri personaggi a cui sono legati; tra loro no avviene mai nessun rapporto diretto, non si passa mai al dialogo.

Da questa insolita scelta compositiva, sgorga un interessante affresco contemporaneo. É una polifonia di voci impegnata nella narrazione di piccoli Golgota quotidiani, ai quali s'intreccia il calvario dell'uomo sulla croce, quello che si ripete universale, e attorno alla quale si radunano gli uomini coi loro peccati.

Pison mostra di avere idee precise sul fenomeno contemporaneo dell'incomunicabilità, dicendo che il dialogo e quindi la relazione vanno meritate.

I personaggi abitano un discarica, come a dire, dalle parole dello stesso Pison, che gli esseri umani riempiono le proprie esistenze di rifiuti che poi finiscono per inquinare anche i rappoti tra gli individui.

il venditore ambulante di aspirapolvere (Riccardo Maranzana) ha un famiglia, ma si trascina tra frustrazione professionale e caos sentimentale, ossessionato da un'amante che non lo vuole più. Sua moglie (Ester Galazzi) regge tutto sulle proprie spalle, costretta ad occuparsi anche della madre di lui (Maria Grazia Plos) ammalata di Alzheimer. Il fratello della moglie (Adriano Braidotti) sembra vincente, ma per vivere ruba.

Nei testi di Cavosi, appaiono tutti sconfitti, ma non per sadismo, anzi: - La vita è un'amore difficile! - ci svela Cavosi, che tratteggia con un misto di durezza e partecipazione questa Passione, difficile poiché moderna. Lasciando con questa frase ai suoi personaggi il dono di un raggio di speranza.

I costumi e le scenografie sono di Petra Veber, Slovena, per la prima volta in Italia, che si rifà alle atmosfere di Lachapelle, evocandone l'immaginario. Igor Pison trasporta i suoi attori in un lavoro corale orchestrato alla perfezione, avvalendosi di una suggestiva partitura di segni e musiche che servono a ricercare una sinergia con il testo, per enfatizzarne le potenzialità.

Rosso Venerdì verrà presentato martedì 3 novembre alla Sala Bartoli, e vi verrà replicato fino a domenica 22.

Per gli abbonamenti come per i biglietti dei posti ancora disponibili ci si può rivolgere presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, i consueti circuito o accedere alla vendita online attraverso il sito www. Ilrossetti.it.

Per informazioni è possibile telefonare allo 040 -  35 93  51 1

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

Pubblicità

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Privacy e cookies

Privacy policy e cookies

Questo sito è impostato per consentire l'utilizzo di tutti i cookie al fine di garantire una migliore navigazione. Se si continua a navigare si acconsente automaticamente all'utilizzo. Per comprendere altro sui cookie e scoprire come cancellarli clicca qui.

Accetto i cookie da questo sito.