Avventure e paura ne "Lo zoo di vetro" dedicato a Francesco Macedonio
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- Categoria: Teatro
- Pubblicato Sabato, 17 Ottobre 2015 09:18
- Scritto da Timothy Dissegna
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Gorizia - Chiusi in una bolla, isolati dal mondo, o alla ricerca spasmodica di avventure: l'esistenza spesso si tormenta su questi due estremi, impedendosi così di essere vissuta appieno.
Come vorrebbe invece fare Tom, protagonista e voce narrante de "Lo zoo di vetro", portato ieri sera in scena al Kulturni Dom dalla compagnia vicentina "La ringhiera", secondo appuntamento del 25o Festival Internazionale Teatrale "Castello di Gorizia".
Un appuntamento importante quello di ieri, perche intitolato al goriziano Francesco Macedonio, come ha ricordato il professor Quazzolo prima dello spettacolo. Per l'occasione, è stato letto un racconto scritto dallo stesso regista qualche anno fa, raccolto in un'antologia che ripercorre la sua infanzia.
Scritto da Tennessee Williams nel '44 e diretto in quest'occasione da Riccardo Perraro, "Lo zoo di vetro" è un dramma familiare che si consuma nell'America anni '30, quella dopo il crollo della borsa. L'io narrante è quello di un giovane impiegato, Tom Wingfield (interpretato da Cristian Zorzi), che ha sulle spalle la madre Amanda (Lucia Callegari) e la sorella Laura (Lorenza Rizzato).
La figura paterna non c'è, scomparsa ormai da 16 anni per "inseguire le luci", spiega il protagonista. E anche per lui la fame di avventure è insaziabile, nonostante si rifugi ogni giorno al cinematografo per ammirare storie di altri. Ci va anche per fuggire dalla petulanza della madre, logoroica e piena di timori: fra tutti, quella di avere un figlio alcolizzato e una figlia zitella.
A Laura, invece, basta osservare il suo "zoo di vetro", fatto di animaletti trasparenti e fragili, specchio della sua anima talmente timida da aver paura di andare a scuola. È l'unica con cui Tom ha un rapporto sincero, essendo a modo loro ce di una stessa moneta, dimenticata in fondo alla tasca da un padre con il vizio dell'alcool.
Quando nell'appartamento dei Wingfield farà la sua comparsa un quarto personaggio, annunciato fin da subito dal narratore in un monologo indirizzato al pubblico, i precari equilibri di questa famiglia saranno destinati a una svolta. Ma solo alla fine si capirà se questa porterà al baratro o alla salvezza, complice anche un quinto elemento, lasciato da comprendere alla platea.
La versione originale a cui Perraro è voluto rimanere fedele appesantisce l'opera, con dialoghi troppo antiquati che solo in extremis fanno emergere il vero stato d'animo dei personaggi. E, tra il cast, l'applauso più grande va alla Rizzato, capace di dare anima e corpo a una ragazza schiava della paura: drammaticità che riempie la sfera di vetro in cui è sigillata.