Mario Perrotta nella stagione di Akropolis con lo spettacolo : Un bès-Antonio Ligabue
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- Pubblicato Lunedì, 09 Dicembre 2013 09:42
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Appuntamento imperdibile al Teatro Palamostre di Udine, domani martedì 10 dicembre, alle ore 21, quando per la stagione Akrópolis.14 del Teatro Club, firmata da Angela Felice, sarà in scena lo spettacolo “Un bès-Antonio Ligabue” dell’attore-autore-regista Mario Perrotta, finalista come miglior attore protagonista ai Premi Ubu 2013 e, stando ai rumors, già accreditato a probabile vincitore del palmarès teatrale più prestigioso d’Italia. Perrotta, leccese di origine e bolognese di adozione, è presenza cara ad Akrópolis, che ne ha seguito e ospitato il percorso artistico fin dagli esordi di talento emergente e agli inizi sconosciuto, dapprima con la saga in due puntate di “Italiani Cìncali”, capitoli sui risvolti dolorosi dell’emigrazione italiana, e poi con il trittico di spettacoli corali sull’”individuo sociale”, ispirati a Molière, Aristofane e Flaubert.
Ora appunto è la volta di “Un bès”, letteralmente “un bacio”, quale è quello sognato e mai ricevuto da Antonio Ligabue, il geniale pittore segnato dall’infanzia infelice in cui in scena Perrotta si incarna e a cui dà voce con totale immedesimazione, già osannata da riscontri fortissimi di pubblico e di critica. Ed è ancora una storia di emigrazione e di fatica del vivere. Ligabue infatti, nato in Svizzera da padre ignoto, fu poi riconosciuto per burocrazia dal marito della madre, l’emigrante italiano Bonfiglio Laccabue, e poi da piccolo dato in affido a Elise Hanselmann, amata come una vera Mutter, fino al trauma del distacco a 19 anni e al rimpatrio a Gualtieri, paese d’origine del padre adottivo. Lì, ormai lacerato, Ligabue fu per tutti il “matt” da evitare, lo scemo del paese che parlava con le piante metà tedesco metà emiliano e disegnava donne nude sui tronchi degli alberi, mentre intanto espandeva in solitudine la sua visionaria emotività in meravigliosi dipinti a colori. Una commovente figura dell’emarginazione, tra pazzia, arte e sete di amore. Un rifiuto dell’umanità, un artista che sapeva di essere tale e insieme un mendicante di gesti d’affetto sempre inappagati e risarciti dall’arte. Mario Perrotta ne incarna l’umanità spezzata con incredibile adesione, che lo porta a calarsi anche nelle sonorità del dialetto emiliano e a disegnare per tutto lo spettacolo, nello sforzo di abitare realmente una condizione umana al confine e di interrogarsi (e interrogarci) su quale sia la fragile linea che divide – dice- “chi è dentro e chi è fuori”. Interpretazione mirabile che a Udine sarà particolarmente applaudita e preziosa, se sarà laureata dal premio Ubu, come si saprà a Milano il 9 dicembre.
Info: Teatro Club Udine, t/f 0432 507953, www.teatroclubudine.it, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Biglietteria Palamostre, t. 0432 506925
Programmazioni incrociate fra il Teatro Rossetti e il Miela
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- Pubblicato Domenica, 08 Dicembre 2013 12:10
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste – Si è avviata una nuova collaborazione fra Bonawentura/Teatro Miela e il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Una sinergia sul piano artistico e su quello degli spazi che ha avuto luogo con il primo spettacolo di Fausto Russo Alesi “Natale in casa Cupiello” in scena al Teatro Miela, pur facendo parte del cartellone della programmazione del Teatro Stabile Rossetti.
L’idea di questa collaborazione ampliata e articolata fra le due raltà teatrali, nasce dalla positiva esperienza de La melodia del corvo, spettacolo di Marko Sosic tratto dall’omonimo romanzo di Pino Roveredo che lo scorso anno è stato coprodotto dal Teatro Stabile regionale con Bonawentura e portato in scena con successo sia alla Sala Bartoli che al Teatro Miela.
L’occasione ha regalato tali soddisfazioni sia sul piano artistico sia su quello della co-organizzazione, che è apparso naturale proseguire in questa direzione e accrescere ulteriormente le potenzialità di questo profiquo scambio fra i due teatri.
Ecco allora che dal piano della produzione, si passa quest’anno a rilanciare una collaborazione anche sul piano degli spazi. La novità principale, dal punto di vista del pubblico, sarà quella di “spostarsi” fra i due teatri: cinque appuntamenti del cartellone altripercorsi dello Stabile saranno infatti ospitati sul palcoscenico del Teatro Miela, dove troveranno la cornice e la situazone più adeguata per essere apprezzati.
A sua volta Bonawentura “invaderà” gioiosamente gli spazi del Politeama Rossetti con la più amata delle sue creazioni, il Pupkin Kabarett che approderà a fine anno sul palcoscenico della sala Assicurazioni Generali.
Prosegue naturalmente la collaborazione anche sul piano della creazione artistica: una nuova produzione firmata da Bonawentura e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia sarà infatti La coscienza di Zeno spiegata al popolo - Blues Jazz Explosioninterpretata da quelli di Pupkin diretti da Paolo Rossi, in scena dal 18 al 20 febbraio 2014.Anche per questo spettacolo si è scelta una programmazione in entrambe le sedi, Sala Bartoli e poi Teatro Miela: ciò nell’ottica di un dialogo sempre più intrinseco e opportuno fra realtà artistiche affini e strutture teatrali della città e della regione.
Dopo “Natale in casa Cupiello”, il cartellone dello Stabile regionale e del Miela si intrecceranno ancora dall’11 al 13 dicembre, quando andrà in scena sempre al Teatro Miela Beniamino di Steve J.Spears con Ennio Fantastichini diretto da Giancarlo Sepe, testo di grande intensità su temi di scottante attualità, come l’omofobia e la pedofilia.
Fra il 29 gennaio e il 2 febbraio si applaudirà invece l’atteso ritorno a Trieste di Moni Ovadia, con il sui Il registro dei peccati: viaggio nel paesaggio umano e spirituale attraverso racconti, melopee, storielle proposti attraverso il suo ineguagliabile talento.
Un’altra grande protagonista di “altripercorsi” ospite del Miela sarà Giulia Lazzarini, straordinaria, commovente interprete – dal 12 al 14 marzo – di Muri – prima e dopo Basaglia, testo scritto e diretto da renato Sarti sul periodo dell’approvazione della legge Basaglia. Infine la personalità carismatica di Marta Cuscunà, che nel suo La semplicità ingannata crea un affascinante affresco dell’univarso femminile partendo da una storia cinquecentesca, ma sorprendentemente “vicina” a noi.
I biglietti per gli spettacoli sono in vendita presso i consueti punti vendita del Teatro Stabile regionale, attraverso il sito www.ilrossetti.it e saranno in vendita a partire da un’ora prima dello spettacolo presso la Biglietteria del Teatro Miela.
Nello spettacolo di Marcela Serli viene messa in scena la donna a tutto tondo.
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- Pubblicato Giovedì, 05 Dicembre 2013 14:12
- Scritto da Cristina Degrassi
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Trieste - Mercoledì 4 dicembre al Teatro Bobbio è andata in scena “Dell'umiliazione e della vendetta – Operetta comica in un atto”. La regista argentina Marcela Serli è riuscita ancora una volta, ed in maniera egregia, a catturare l'interesse della platea con le parole, le urla, le corse e i pianti delle donne che assieme a lei hanno calcato il palco del Bobbio.
Anna Coppola, Noemi Bresciani, Gaia Saitta, Irene Serini e Caterina Simonelli, tutte brave, intense e soprattutto vere, hanno raccontato spezzoni di vita di donne comuni e non, parti di vite nelle quali la lontananza tra uomini e donne, soprattutto nel “sentire” e nel “fare” risulta, a tratti, siderale.
Sul palco privo di orpelli, glabro di simbolismi, le protagoniste hanno raccontate se stesse, raccontando tutte le donne, sono state deboli e potenti, ripetitive e nuove, serie e divertenti, accoglienti e respingenti, il tutto con una dolcezza ed una profondità che vivifica l'essenza femminile.
Ma in fondo questa lontananza tra maschile e femminile, ancora così viva nella vita spicciola come nelle grandi imprese, può essere colmata, questo è uno dei messaggi che esce dalla rappresentazione, in realtà si nasce maschi e femmine insieme. Tutti gli esseri umani hanno questi due lati, che vanno curati, amati e accolti ed anche trasformati laddove se ne intuisce la necessità. Il tutto senza schemi precisi e sterotipati, ma piuttosto con il rispetto profondo dell'essenza della vita stessa che in se accoglie e non divide.
Molto toccanti alcune scene in cui la “donna” si spoglia dei suoi panni e rimane senza veli, a rappresentare se stessa, con un pudore privo di vergogna, e viene sollevata, abbracciata e sostenuta da altre donne, che come lei cercano e trovano l'essenza, il principio primo, da loro stesse rappresentato e perseguito, e ritrovato proprio nella vicinanza.
Lo spettacolo si conclude con una serie di gonne sollevate a mostrare la nudità, il sesso, mostrato nella sua realtà, senza la costruzione fasulla del tabù. Perchè la semplice realtà è che ogni essere umano nasce attraverso il sesso femminile, ed il “grande rispetto” dovrebbe partire da questo inciso per poi srotolarsi in tutto il resto delle vite.
Gli applausi finali, ripetuti per ben sei uscite delle protagoniste, fanno del lavoro della Serli e della sua compagnia di donne, un piccolo grande successo. Piccolo perchè il lavoro da fare in questo senso è purtroppo ancora lungo e grande perchè pochi saranno usciti dal Bobbio senza nuovi pensieri a cui pensare. Pensieri che devono spargersi e contaminare altre menti per poi radicarsi e crescere, finalmente nel rispetto profondo e reciproco. In fondo è questo lo scopo primo dell'arte, portare il proprio apporto al pensiero comune, al cambiamento. E la regista Marcela Serli ne ha fatto un mestiere in cui, ad opinione di chi scrive, riesce molto bene.
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