Nello spettacolo di Marcela Serli viene messa in scena la donna a tutto tondo.
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- Categoria: Teatro
- Pubblicato Giovedì, 05 Dicembre 2013 14:12
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Trieste - Mercoledì 4 dicembre al Teatro Bobbio è andata in scena “Dell'umiliazione e della vendetta – Operetta comica in un atto”. La regista argentina Marcela Serli è riuscita ancora una volta, ed in maniera egregia, a catturare l'interesse della platea con le parole, le urla, le corse e i pianti delle donne che assieme a lei hanno calcato il palco del Bobbio.
Anna Coppola, Noemi Bresciani, Gaia Saitta, Irene Serini e Caterina Simonelli, tutte brave, intense e soprattutto vere, hanno raccontato spezzoni di vita di donne comuni e non, parti di vite nelle quali la lontananza tra uomini e donne, soprattutto nel “sentire” e nel “fare” risulta, a tratti, siderale.
Sul palco privo di orpelli, glabro di simbolismi, le protagoniste hanno raccontate se stesse, raccontando tutte le donne, sono state deboli e potenti, ripetitive e nuove, serie e divertenti, accoglienti e respingenti, il tutto con una dolcezza ed una profondità che vivifica l'essenza femminile.
Ma in fondo questa lontananza tra maschile e femminile, ancora così viva nella vita spicciola come nelle grandi imprese, può essere colmata, questo è uno dei messaggi che esce dalla rappresentazione, in realtà si nasce maschi e femmine insieme. Tutti gli esseri umani hanno questi due lati, che vanno curati, amati e accolti ed anche trasformati laddove se ne intuisce la necessità. Il tutto senza schemi precisi e sterotipati, ma piuttosto con il rispetto profondo dell'essenza della vita stessa che in se accoglie e non divide.
Molto toccanti alcune scene in cui la “donna” si spoglia dei suoi panni e rimane senza veli, a rappresentare se stessa, con un pudore privo di vergogna, e viene sollevata, abbracciata e sostenuta da altre donne, che come lei cercano e trovano l'essenza, il principio primo, da loro stesse rappresentato e perseguito, e ritrovato proprio nella vicinanza.
Lo spettacolo si conclude con una serie di gonne sollevate a mostrare la nudità, il sesso, mostrato nella sua realtà, senza la costruzione fasulla del tabù. Perchè la semplice realtà è che ogni essere umano nasce attraverso il sesso femminile, ed il “grande rispetto” dovrebbe partire da questo inciso per poi srotolarsi in tutto il resto delle vite.
Gli applausi finali, ripetuti per ben sei uscite delle protagoniste, fanno del lavoro della Serli e della sua compagnia di donne, un piccolo grande successo. Piccolo perchè il lavoro da fare in questo senso è purtroppo ancora lungo e grande perchè pochi saranno usciti dal Bobbio senza nuovi pensieri a cui pensare. Pensieri che devono spargersi e contaminare altre menti per poi radicarsi e crescere, finalmente nel rispetto profondo e reciproco. In fondo è questo lo scopo primo dell'arte, portare il proprio apporto al pensiero comune, al cambiamento. E la regista Marcela Serli ne ha fatto un mestiere in cui, ad opinione di chi scrive, riesce molto bene.