• Home
  • Attualità
  • Cronaca
  • Spettacoli
  • Cultura
  • Benessere
  • Magazine
  • Video
  • EN_blog

Mer10232024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

"Zio Vanja" di Anton Cechov al Teatro Stabile sloveno di Trieste in un'insolita veste postmoderna

Trieste - Affrontare un classico, di quelli che necessitano di essere osservati con cura e sguardo introspettivo. Smontarlo, frammentandone sequenze e testo. Ripiegarlo su se stesso, mentenere una certa temperatura con le emozioni più nude. Costringerlo a forzata lievitazione, curando di non farlo collassare.

Presentarlo asciutto, freddo, al centro del palcoscenico, con una spruzzatina di musiche irriverenti e qualche scaglia di luce, intervallata ad estenuanti nere microinterruzioni di buio. Granella di pubblico intorno e “Lo Zio Vanja” è servito.

La "prima" è andata in scena venerdì 14 marzo. Lo spettacolo si replica fino a domenica 23 marzo (sovratitoli in italiano).

Con una ricetta apparentemente fin troppo scontata, ha vinto la scommessa il Teatro Stabile Sloveno di Trieste con la sua nuova produzione tratta da Čechov, adattata magistralmente da Nejc Gazvoda e diretta da Ivica Buljan. Un testo magicamente ritradotto in un linguaggio che non entra in collisione con lo scarto culturale e linguistico prodotto dal confrontarsi con il noto titolo. Fuori dallo schema letterario dell’opera, eppure nel rispetto della sua natura più intima.

Coerente con l’anima del grande russo e al contempo capace di dialogare con la stessa lingua parlata dall’uomo postmoderno. È banale ricordare che un classico risulta tale nella storia delle opere d’arte quando esprime in sé una valenza tipologica, paradigmatica, ma non lo è altrettanto riuscire da parte di un drammaturgo e di un regista a recuperarne lo spirito in verità, senza modificare il baricentro dell’impianto dell’opera stessa.

Questo è il prodotto ottenuto: breve, fruibile in un’ora e mezza senza intervallo, carico della tragicità di una cultura frammentata e incapace di riconoscere l’interezza della verità delle relazioni fra persone e di queste con i luoghi della propria identità emotiva.

“Lo Zio Vanja” è lo specchio di una società contadina in cui difficilmente l’uomo e la donna di una nostra città d’oggi può ritrovarsi, eppure la natura e la crisi dei rapporti incardinate in tante esistenze, tutte rinchiuse dentro un luogo, si ricompongono in un senso concluso.

Così l’attenzione dello spettatore distratto dagli odori pungenti e acri di una cucina rustica e dalle note metal che s’infrangono su melodie cantabili, si rinnova nell’intensità e nella concentrazione. Allora le pareti della tenuta in mezzo ai boschi della Russia, diventano semplici spazi aperti, i muri sono alberi e gli alberi, persone.

Generosi nell’emozionare sono gli attori della compagnia stabile, carichi di energia e forti il cuoco e la Sonja di Luka Cimprič e Nikla Petruška Panizon, trasparenti nelle intenzioni e abili nel rivoltare i loro personaggi la Jelena e il dottor Astrov interpretati da Lara Komar e Primož Forte, duri e aggressivi la Marjia e Teljegin di Maja Blagovič e Romeo Grebenšek, coscienza collettiva di tutti il vecchio Serebrjakov ben affidato a Vladimir Jurc. Robert Waltl nel ruolo del protagonista, è attore ospite, pronto a donarsi al pubblico e in buona sintonia con gli altri.

Ma qui Vanja, alla fine, è solo un comprimario. Protagonisti sono tutti i personaggi, messi in serie, come una lunga fila di persone che intrecciano vilmente la propria esistenza apatica in una simbiosi patologica, in questo quadro d’autore del 1899, in cui è fotografata, con uno sguardo affatto miope, l’immagine stessa della nostra epoca.

Di seguito il videotrailer dello spettacolo:

“African Requiem” con Isabella Ragonese al Teatro Bobbio a Trieste.

“African Requiem” con Isabella Ragonese al Teatro Bobbio a Trieste.

Trieste - Sono aperte le prevendite per lo spettacolo “African Requiem” con Isabella Ragonese che il 27 marzo sarà in scena al Teatro Bobbio.  

A pochi giorni dal ventesimo anniversario dell’assassinio deì giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo del 1994, “African Requiem” offrirà una preziosa occasione per ripercorrere una vicenda riguardo la quale non è ancora stata fatta chiarezza. Proprio in questi giorni è in corso una petizione per chiedere alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, di consentire l’accesso ai dossier di oltre ottomila documentiche i servizi di sicurezza militare, l’ex Sismi, oggi Aise, hanno accumulato su fatti che attengono all’esecuzione dei due giornalisti. Carte rinchiuse negli archivi della Camera a cui sembra essere stato negato l’accesso dall’Agenzia Aise e che potrebbero aiutare a fare luce sull’intera vicenda. I giornalisti si trovavano infatti in Somalia per indagare su un traffico internazionale di armi e di rifiuti tossici illegali.

Lo spettacolo scritto e diretto da Stefano Massini partirà proprio dai dieci secondi sucessivi all’assassinio, e Isabella Ragonese sarà Ilaria Alpi, che attraverso flashback e frammenti di memoria, racconterà Mogadiscio e i suoi compromessi contraddittori che si nascondono spesso dietro all’alibi della cooperazione. Le musiche di Enrico Fink, eseguite dal vivo si amalgameranno alla narrazione, impreziosite anche da alcuni contributi video.

Prevendita dei biglietti, prenotazione dei posti presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel. 040.390613/948471) o al TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277). Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it).

Informazioni: 040.948471 / 948472 /390613; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; www.contrada.it.

 

Teatro Sosta Urbana: è di scena L'ape blu. Sabato a Cussignacco

Teatro Sosta Urbana: è di scena L'ape blu. Sabato a Cussignacco

Dopo il successo de "Le fiabe" di Italo Calvino, continua con "L’ape blu", ‘Teatro Sosta Urbana’, progetto teatrale, voluto dagli assessorati alla Cultura e al Decentramento di Udine e dall'Associazione Teatro della Sete per portare il teatro in ogni quartiere della città. Artisti professionisti uniti dalla consapevolezza che la cultura sia uno strumento educativo e sociale fondamentale usciranno dai palcoscenici tradizionali per portare il teatro tra la gente in luoghi inediti e non convenzionali. Sabato 15 marzo alle 20.30 nella sala polifunzionale di Cussignacco, accompagnati dal contrabbasso di Alessandro Turchet e dalla chitarra di Matteo Sgobino, Serena Di Blasio e Michele Polo daranno vita alla storia di un’ape blu. Un racconto ironico e poetico dove l’affascinante mondo delle api è un luogo-metafora in cui incontriamo un essere speciale, unico, ma al contempo inutile: un’ape blu che rispetto ai suoi simili fatica a trovare il suo ruolo in una società dove solo chi produce ha il diritto di vivere. Ma quando riuscirà a spiccare il volo, la magia della vita le regalerà uno scopo inatteso e misterioso. Dopo lo spettacolo, a ingresso libero, seguirà un brindisi con gli artisti.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

Pubblicità

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Privacy e cookies

Privacy policy e cookies

Questo sito è impostato per consentire l'utilizzo di tutti i cookie al fine di garantire una migliore navigazione. Se si continua a navigare si acconsente automaticamente all'utilizzo. Per comprendere altro sui cookie e scoprire come cancellarli clicca qui.

Accetto i cookie da questo sito.