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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Tre serate per lo spettacolo “Il titolo ce l’ha mio cugino” di Dongetti al Teatro Miela.

Tre serate per lo spettacolo “Il titolo ce l’ha mio cugino” di Dongetti al  Teatro Miela

Trieste  - Una nuova sfida e anche una nuova sigla, quella di “Pupkin Kabarett & Associati”, debutteranno il 25 aprile alle ore 21.00 al 'ridottino' del Miela.

Lo spettacolo di Stefano Dongetti “Il titolo ce l’ha mio cugino” Una introduzione al pensiero anomalo con vividi esempi, si appresta infatti a rilanciare la saletta del Teatro Miela da dove, nel 2001, prese il via l'avventura del Pupkin Kabarett.  

Nei prossimi mesi ‘lo spazio angusto ma dalle prospettive infinite’  del Teatro Miela vedrà anche gli altri componenti storici della compagnia del Pupkin esordire in altri spettacoli 'tascabili', pronti a percorrere la penisola assieme a “La Coscienza di Zeno spiegata al popolo” e agli altri progetti sfornati dall'officina del ‘cabaret con la kappa’, a tutt’oggi l'unico laboratorio permanente in regione dedicato al cabaret e al teatro comico.

Ma cosa parla “Il titolo ce l'ha mio cugino”? Il monologo, scritto e interpretato da Dongetti e che si avvale delprezioso accompagnamento musicale dal vivo di Luca Colussi e Franco Trisciuzzi, è un viaggio  strampalato e surreale nei problemi sociali e individuali del nostro tempo. Come si fa essere felici in coppia? Come possiamo convivere serenamente nel consorzio sociale? Quali sono le migliori soluzioni per mandare al manicomio in tempi brevi i vicini di casa? Una ‘mente pericolosa e innocua al tempo stesso’ fornirà al pubblico vividi esempi e pronte e impraticabili risposte alle domande che da sempre ci tormentano. Avvalendosi anche dei consigli di brillanti e sconosciuti pensatori del passato, il cugino di Socrate, il cugino di Confucio, il cugino di Einstein e tanti altri, Dongetti è pronto a sfidare a colpi di pensiero anomalo “il terrore che ci assale di fronte ai programmi di cucina, ai bambini cantanti, ai politici comici e lo smarrimento in cui è precipitato l’uomo moderno di fronte alla ricostruzione delle unghie”. Ma per il nostro la soluzione a tutto è così riassumibile: “L’unica via di fuga è farsi schiacciare dal peso dell’irresponsabilità. In un mondo di pazzi, di economisti, di sondaggisti e di selfies è d’obbligo cercare una pazzia più divertente. Vediamo le cose di lato, dal basso e di sbiego e sguazziamoci dentro. Non si può fare altro”. Uno spettacolo dunque dalle finalità altamente sociali e alla ricerca di contributi pubblici e privati, ma senza disdegnare l’elemosina)e che propone, tra le possibili soluzioni alla ricerca di un senso: lo spogliarsi sotto le telecamere agli incroci, l’abbattere pensionati in fila in posta per conto del governo, il fondare associazioni di affossatori amatoriali, il creare gruppi di scambisti di macchine per aerosol. Nota della produzione: Se l’attore e i musicisti riusciranno a presentarsi in scena allo stesso orario, è probabile che questo spettacolo divenga l’evento teatrale dell’anno.

Nei prossimi mesi ‘lo spazio angusto ma dalle prospettive infinite’  del Teatro Miela vedrà anche gli altri componenti storici della compagnia del Pupkin esordire in altri spettacoli 'tascabili', pronti a percorrere la penisola assieme a “La Coscienza di Zeno spiegata al popolo” e agli altri progetti sfornati dall'officina del ‘cabaret con la kappa’, a tutt’oggi l'unico laboratorio permanente in regione dedicato al cabaret e al teatro comico.

Orari: sabato 26 aprile, ore 21.00, domenica 27 aprile, ore 19.00, venerdì 2, sabato 3, e domenica 4 alle ore 21.30

Prevendita fino ad esaurimento posti  c/o biglietteria  del teatro Miela tutti i giorni (esclusi sabato e domenica) dalle 17.00 alle 19.00; www.vivaticket.it

organizzazione: Bonawentura

 

“L’impresario delle Smirne” un capolavoro goldoniano al Teatro Bobbio a Trieste.

“L’impresario delle Smirne” un capolavoro goldoniano al  Teatro Bobbio a Trieste.

Trieste - Un classico di Goldoni, “L’impresario delle Smirne”, debutta stasera, venerdì 11 aprile alle 20.30, al Teatro Bobbio, dove resterà in scena fino a mercoledì 16.

Composta nel 1759, “L’impresario delle Smirne”, è una commedia che offre un impietosoritratto del mondo degli artisti teatrali, ambiente che Goldoni conosce a fondo e può quindi “parlarne per fondamento”, come egli stesso dichiara nella prefazione.

Tutto ruota attorno ad un gruppo di attori, uomini e donne pettegoli, invadenti, boriosi e intriganti che, disperati e affamati, vivono per un breve attimo l’illusione di riuscire a partire per una tournée in Oriente con Alì, un ricco mercante delle Smirne intenzionato a  formare una compagnia d’Opera, e tornare carichi d’oro e di successi. Questo loro atteggiamento li rende facili prede di mediatori ed impresari che li manovrano a loro piacimento mentre loro si perdono a combattere tra loro per un costume più sfarzoso o per le gerarchie di palcoscenico..

Come sostiene il regista, che ha immerso lo spettacolo in una ambientazione anni ’50 con numerosi riferimenti alla filmografia italiana,  “L’impresario delle Smirne”, è un grande affresco, una cantata corale affidata all’insieme della compagnia che lo rappresenta: ogni personaggio, dal Turco al servitore, si rivela incisivo, necessario in un “divertissement d’ensemble” che restituisce il clima lezioso e libertino dell’epoca; ma che allo stesso tempo offre l’occasione per porsi alcune domande di sconcertante attualità: che importanza ha l’Arte e in modo specifico l’Arte teatrale nella società contemporanea? E che ruolo riveste all’interno di suddetta Arte, l’attore? In quale modo è possibile riuscire a realizzare spettacoli di grande valore artistico senza adeguate risorse finanziarie?”

Lo spettacolo, prodotto dall’Associazione Teatrale Pistoiese in collaborazione con Valzer srl, conta sull’adattamento e la regia, nonché sull’interpretazione di Roberto Valerio affiancato da Valentina Sperlì, Antonino Iuorio e Nicola Rignanese.

Sul palco del Bobbio Valentina Sperlì, Roberto Valerio, Antonino Iuorio e Nicola Rignanese con Massimo Grigò e Federica Bern, Alessandro Federico, Chiara Degani, Peter Weyel.

Le scene sono di Giorgio Gori, i costumi di Lucia Mariani e il disegno luci di Emiliano Pona

Lo spettacolo, che fa parte dei “titoli rossi” debutta venerdì 11 aprile alle 20.30 e rimane in scena fino a mercoledì 16 aprile, con i consueti orari del Teatro Bobbio: serali 20.30, domenica e martedì alle 16.30.

Prevendita dei biglietti, prenotazione dei posti e cambi turno presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel. 040.390613/948471 - orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30) o al TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277 - orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00). Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it).

Informazioni: 040.948471 / 948472 /390613; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; www.contrada.it.

La “Semplicità ingannata” di e con Marta Cuscunà al Teatro Miela

La “Semplicità ingannata” di e con Mara Cuscunà al Teatro Miela

Trieste - Lo studio del saggio storico "Lo spazio del silenzio", di Giovanna Paolin e delle testimonianze della monaca Arcangela Tarabotti (1604-1652), hanno rappresentato per Marta Cuscunà – versatile artista corregionale – il punto di partenza per proseguire nel progetto sulle “Resistenze femminili in Italia”. Progetto che ha avuto una fase iniziale in È bello vivere liberi e che prosegue con La semplicità ingannata, uno spettacolo che armonizza temi acutamente sviscerati e umorismo, teatro d’attore di grande energia e tecniche di figura.

La semplicità ingannatava va in scena in abbonamento per il cartellone altripercorsi del Teatro Stabile regionale, stasera mercoledì 9 aprile al Teatro Miela, con inizio alle ore 21. È l’ultimo appuntamento con la stagione altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, al Teatro Miela, frutto della sinergia che ha legato le due istituzioni teatrali nel corso della stagione 2013-2014.

La recitazione di Marta Cuscunà è infatti “totale” e coinvolgente e – sul piano della tecnica – sorprendente per la pulizia e la velocità dei passaggi fra ruoli diversi, e dalla funzione di attrice a quella di animatrice. La accompagnano infatti in scena soltanto alcune “pupazze” mosse da lei stessa. Il suo racconto evoca il passato per farci riflettere sul presente: parte quindi dal Cinquecento e ci indica come la nascita di una figlia femmina fosse allora sinonimo di perdita economica (la dote). Per rimediare a esborsi eccessivi si ricorse alla monacazione forzata delle fanciulle. Al convento Santa Chiara di Udine accadde allora qualcosa di unico e coraggioso: le clarisse resero il loro convento un’alternativa, uno spazio di contestazione, di libertà di pensiero, con un fervore culturale impensabile per l’universo femminile dell’epoca, un universo escluso dalla sfera politica, sociale e da ogni decisione esistenziale.

Marta Cuscunà fa parte del progetto Fies Factory.

 

 

 

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