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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

"Ballata di uomini e cani" di Paolini: un tributo a Jack London.

Trieste - E' un tributo a Jack London il lavoro di Marco Paolini in scena al Politeama Rossetti di Trieste dal 2 al 6 aprile. “Ballata di uomini e cani” concentra l'attenzione su tre racconti,  presi dalla vastissima produzione letteraria dello scrittore statunitense conosciuto soprattutto per “Il richiamo della foresta” e “Zanna Bianca”: Macchia, Bastardo e Preparare un fuoco.

Nel rapporto viscerale  che si instaura tra il cane ed il suo proprietario in un ambiente ostico come quello del Klondike durante gli anni della corsa all'oro, Paolini trova il filo conduttore per raccontare emozioni intense, a tratti ironiche a tratti violente ed esacerbate da condizioni climatiche di gelo estremo.

In “Macchia”, la narrazione più ironica delle tre, si racconta di un cane bello, simpatico e furbo che ha la peculiarità di “sentire” come gli uomini e quindi si sottomette con difficoltà estrema ai suoi doveri di cane da slitta e da lavoro. I suoi proprietari tentano di sbarazzarsene in tutti i modi, vendendolo un numero infinito di volte ma se lo ritrovano alle calcagna continuamente nonostante gli stratagemmi utilizzati per liberarsene.

“Bastardo”, invece, è un cane brutto, legato al suo padrone  Black Leclère, da un sentimento di odio e paura reciproco, il rapporto simbiotico che si crea tra i due protagonisti del racconto di London,   induce alla riflessione sui legami emotivi più viscerali che spesso risultano in superfice utilitaristici ma nascondono una dipendenza reciproca così profonda da legare i destini. Ed in questo racconto porta alla morte per impiccagione di Leclère nella quale il cane ha la sua parte, che in questo modo si vendica delle tante violenze subite, ma che poi a sua volta muore come ultimo desiderio del suo padrone.

Ma è soprattutto nel terzo racconto narrato “Preparare un fuoco” - il pezzo più importante, su cui si basa il secondo tempo dello spettacolo -  che Paolini riesce ad esprimere l'intensità di rapporto tra il cane e l'essere umano. Si tratta di un racconto secco, a tratti quasi cattivo in cui il destino di un uomo è legato a doppia mandata a quello del suo cane sempre nell'ambiente inospitale dello Jukon (Canada) durante la corsa all'oro di fine ottocento.

Il protagonista del racconto parte con il suo cane ignorando i consigli di non percorrere una strada più breve ma più rischiosa, ed attraverso una serie di errori che appaiono sul momento insignificanti, si trova a dover fare i conti con l'impossibilità di accendere un fuoco che potrebbe salvare la vita ad entrambi. Un uomo che parte da solo, con l'unica compagnia del suo cane, come molti all'epoca della grande corsa all'oro, in cerca di fortuna, che però pur tentando il tutto per tutto e pensando addirittura di uccidere il suo compagno di viaggio pur di immergere le mani nelle sue viscere per scaldarsi e quindi sopravvivere, non riesce nel suo intento e si arrende alla morte.

Il cane probabilmente si salva, il racconto originale di London non lo svela, ma lo fa Paolini che alla fine delle due ore di spettacolo afferma di aver potuto raccontare queste storie in quanto è sempre stato il cane e non l'uomo protagonista.

Oltre ai racconti, nello spettacolo sono inserite due ballate con musiche originali composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi (chitarra e voce) con Angelo Baselli (clarinetto) e Gianluca Casadei (fisarmonica). 

 

 

 

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Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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