Le Giornate del Cinema muto si inaugurano con un omaggio alla dinastia Barrymore
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- Pubblicato Venerdì, 03 Ottobre 2014 19:56
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Pordenone - Muto ma non troppo. Il film che sabato 4 ottobre alle 20.30 inaugura la 33ª edizione delle Giornate del Cinema Muto, al Teatro Verdi di Pordenone fino all’11 ottobre prossimo, "When a Man Loves" (Per amore di una donna), è infatti uno dei migliori esempi di sonorizzazione che si facevano negli anni Venti.
Il film è un adattamento del celebre romanzo dell’Abbè Prevost Manon Lescaut, che aveva ispirato già tre opere liriche; autore delle musiche fu il compositore e direttore d’orchestra Henry Kimbell Hadley, musicista all’epoca famosissimo.
"When a Man Loves" inaugura anche la rassegna che le Giornate dedicano ai Barrymore, e il protagonista del film è l’esponente più famoso, intelligente, romantico e tormentato della famiglia, John, nonno di Drew Barrymore, ultima discendente della più grande dinastia dello spettacolo americano. Protagonista femminile Dolores Costello, terza moglie di John e nonna di Drew. John era uno dei più grandi attori della sua epoca, e si divideva tra il teatro e il cinema, dove riusciva ad ottenere ingaggi estremamente favorevoli.
Laurence Olivier, che da ragazzo lo vide recitare, ebbe a dichiarare che quando John Barrymore entrava in scena era come vedere sorgere il sole.
"When a Man Loves" fu una realizzazione molto costosa ripagata da un grande successo tant’è che il film rimase in cartellone a Manhattan per più di 5 mesi.
Per la serata inaugurale le Giornate propongono esattamente il programma della prima del febbraio 1927 al Selwyn Theatre di New York e come allora il film di Alan Crosland viene preceduto da tre cortometraggi che illustrano le meraviglie del sistema Vitaphone con esibizioni di celebrità della lirica, tra cui Beniamino Gigli.
La rassegna sui Barrymore viene introdotta da un programma di argute e sofisticate commedie girate tra il 1913 e il 1917 dallo zio di Lionel, Ethel e John Barrymore, Sidney Drew, il primo membro della famiglia allargata a entrare nel mondo del cinema.
Nel pomeriggio inizia con La cameriera Jenny (1918) anche la rassegna “Risate russe” che prevede la presentazione completa delle commedie mute sopravvissute di Yakov Protazanov.
A seguire, la proiezione del documentario In cerca del “Pochta” perduto (2014). Realizzato con il contributo del Ministero della Cultura della Russia, il progetto ebbe origine proprio alle Giornate di due anni fa, quando gli autori realizzarono a Pordenone interviste a storici e studiosi presenti alla presentazione del Pochta muto, un capolavoro dell’animazione tra i più amati. Del film fu fatta nel 1930 una versione sonora andata perduta ed è questo l’oggetto della ricerca di cui parla il film.
www.giornatedelcinemamuto.it
“Trieste Science+Fiction” sempre più ricca la rosa di titoli della nuova edizione
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- Pubblicato Mercoledì, 01 Ottobre 2014 07:02
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Trieste - La città di Trieste torna ad essere la capitale della fantascienza dal 29 ottobre al 3 novembre 2014 con la quattordicesima edizione del festival “Trieste Science+Fiction”, organizzato da La Cappella Underground.
Quella di quest’anno sarà davvero una festa del cinema di genere con una rosa di titoli sempre più ricca sia in concorso che fuori concorso.
Tra i nuovi titoli annunciati nella selezione ufficiale in Concorso: l’attesissimo Le streghe son tornate - Las brujas de Zugarramurdi/Witching and Bitching - di Álex de la Iglesia, vincitore di 9 premi Goya (gli Oscar spagnoli), in uscita sugli schermi italiani a novembre, Extraterrestrial firmato dai The Vicious Brother, coppia di registi del pluripremiato horror found-footageESP – Fenomeni Paranormali, già premiato al Tribeca Film Festival, thriller-horror a sfondo fantascientifico, pieno zeppo di alieni spaventosi e letali, Nuoc 2030diretto da Nghiem-Minh e Nguyen-Vo, film vietnamitascelto per inaugurare la sezione Panorama del prestigioso festival di Berlino, disaster-movie le cui premesse sono il riscaldamento globale e il rapido aumento del livello del mare, Robot Overlodsdi Jon Wrights, primo capitolo di una trilogia dedicata ad un pubblico teen in cui i protagonisti dovranno vedersela contro giganteschi robot provenienti da un’altra galassia, interpretato da Ben Kingsley e Gillian Anderson.
Fuori concorso ai titoli già annunciati si aggiungono: Hard to Be a God di Alexey Guerman, opera-fiume di straordinaria complessità visiva e tematica tratto dall’omonimo romanzo dei fratelli Strugatskiy; l’australiano These Final Hours di Zak Hilditch (nelle sale dal 30 ottobre, distribuito dalla Indie Pictures), presentato alla Quinzaine del più recente festival di Cannes, deciso a raccontare l’ultimo giorno sulla Terra, dodici ore prima di un evento catastrofico che concluderà la vita come noi la conosciamo; Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre) di Tobe Hooper, a quarant’anni dalla sua uscita in sala, riproposto per l’occasione in un nuovissimo restauro digitale.
Per informazioni e il programma completo: La Cappella Underground +39 040 3220551
Pasolini secondo Abel Ferrara. Un film a metà?
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- Pubblicato Sabato, 27 Settembre 2014 22:15
- Scritto da Roberto Calogiuri
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TRIESTE – Pier Paolo Pasolini e Willem Dafoe hanno un tratto in comune: un volto che sembra scolpito nella pietra. Già questo è un buon inizio. E la bravura attorale di Dafoe e la regia di Abel Ferrara hanno fatto il resto, in questo film che si presenta come una biografia ma che, in realtà, è un omaggio appassionato a PPP.
Infatti, Pasolini è una figura troppo complessa, densa e stratificata da poter essere definita nello spazio di un film. Tanto ricca di spunti intellettuali e così simbolica da poterne trarre un racconto che ne tratteggi soltanto alcune caratteristiche, vale a dire quelle che più sono piaciute al regista/soggettista.
Ne esce un Pasolini secondo Ferrara, forse non molto commovente ma abbastanza stimolante. A cominciare dal taglio “pasoliniano”, tra neorealista e sperimentalista, com’è stata tutta l’opera dell’intellettuale italiano. Il che permette alla regia una serie di licenze narrative che intrecciano le elucubrazioni intellettuali e i sogni poetici all’ultimo tragico giorno della vita di Pasolini.
Qui si concentra l’attenzione di Ferrara che così evita che lo sguardo rimanga generico e superficiale. Ai crudi fatti che portarono alla morte di Pasolini, fanno da contrappunto alcuni suoi pensieri, frammenti di romanzi e la sceneggiatura di Porno-Teo-Kolossal mai relizzata dall’autore – ma abbozzata in questo film – che racchiude una dolorosa morale dell’esistenza umana.
In sostanza nel film non accade nulla che già non si sappia. Del resto già Sergio Citti nel ’96 diede la sua lettura di Porno-Teo-Kolossal nel film “I Magi randagi”, ma la maniera in cui i fatti sono narrati punta il dito su alcuni temi come, per esempio, la morale ipocrita dell’alta borghesia o la promiscuità della politica italiana, la manipolazione del consenso ma, soprattutto, l’omossessualità di Pasolini.
Qui è il punto debole del film, ma - del resto - anche di qualsiasi film su Pasolini che, romanzando sulla sua vita, rischi di farne uscire un personaggio falsato.
Perché quanto appare chiaro alla critica estetica in termini di conflitto psichico, viscerale bisogno di razionalizzazione o di lotta contro i tabù sociali e i sensi di colpa derivanti dalla trasgressione, nel film l'omosessualità è il crudo e crudele meccanismo accidentale che portò alla morte di Pier Paolo Pasolini.
Non c’è traccia di lotta tra passione e ragione. Se i “ragazzi di vita” erano quella parte di sé che lo scrittore non aveva ancora voluto analizzare, non lo fa nemmeno Ferrara. E forse è meglio così.
Per il resto il cast è all’altezza del compito: Adriana Asti è la madre, Valerio Mastrandrea è il cugino Nico Naldini, Maria de Medeiros è Laura Betti, Giada Colagrande è la cugina Graziella Chiarcossi, Riccardo Scamarcio interpreta Ninetto Davoli, Ninetto Davoli interpreta il ruolo che avrebbe dovuto essere di Eduardo De Filippo.
Bella la fotografia delle cruente scene finali, altro omaggio alla poetica pasoliniana nella ricerca di un’atmosfera e di un ambiente adeguati a quella violenza che l’intellettuale aveva sempre cercato di dominare con la cultura.
Non adatto a chi ama Pascoli.
[Roberto Calogiuri]
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