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Mar09242024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

L'alta tensione e il dramma del Male in "Sicario" di Denis Villeneuve

L'alta tensione e il dramma del Male in

Udine - Dal confine USA-Messico a quello italo-sloveno: chissà se il regista Denis Villeneuve sarebbe interessato spostarsi da queste parti, dopo il suo ultimo film "Sicario", ambientato proprio laggiù. Sicuramente quì la vita è più tranquilla.

Dopo il ritrovamento di un numero spropositato di cadaveri in Arizona, l'agente del FBI Kate Macy (interpretata da Emily Blunt, foto) si aggrega a una squadra speciale per andare a colpire i responsabili di quell'orrore: un importante boss dei cartelli messicani della droga.

Solo che gli agenti che la donna troverà non sono per nulla ligi alla legge, tra cui il tenebroso Alejandro (Benicio Del Toro), bensì mine vanganti che ragionano e si comportano come i narcotrafficanti. Solo che loro stanno dalla parte dei "buoni", o almeno così dovrebbe essere.

Quando però la squadra americana fa la sua comparsa in Messico, Kate scopre di essere dentro un'altra missione: violenza punita con la violenza, senza distinzione tra civili e criminali. Le sue reazioni la fanno sembrare un boyscout in mezzo alla guerra, e di questa si tratta. Senza badare troppo ai protocolli.

Uscito nelle sale italiane, tra cui il cinema Centrale di Udine, da qualche giorno, questo film presentato all'ultimo Festival di Cannes è in linea con la filmografia del suo regista: fortemente politico, estremamente psicologico, secco di messaggi salvifici. E soprattutto privo di buonismo.

Dopo una storia che si perde nei meandri del tormento psicologico, infatti, non c'è personaggio che riesce a salvarsi: né fisicamente né moralmente, tutti destinati a perdere qualcosa nel torbido conflitto tra Bene e Male.

Alimentato, paradossalmente, dagli stessi che dovrebbero garantire la giustizia, preferendo però una relativa "tranquillità" chiamata comunque crimine. E il film di Villeneuve lo denuncia con audace realismo, ma non conclude un qualcosa di apparentemente grande ma cavo in sostanza.

Emily Blunt, da dura del FBI, diventa una ragazzina terrorizzata: lo specchio di uno scenario che getta una luce diversa sullo Stato giusto e controllore. Ma alla fine sparisce dal film, il suo personaggio viene sempre più risucchiato dagli eventi troppo grandi per chi non condivide la legge del pugno di ferro.

Del Toro sembrava un nome che posto in un ruolo oscillante tra giusto e sbagliato potesse riservare grandi sorprese, invece rimane incompiuto fino alla fine. La forte componente psicologica scade in un nulla di fatto, che lascia un buco non da poco. Grande quasi quanto il vuoto che separa il mondo "civile" da quella terra di nessuno tra Stati Uniti e Messico.

Con “Opera al cinema”: Kinemax catalizzatore culturale

Con “Opera al cinema”: Kinemax catalizzatore culturale

Monfalcone (Ts) - Kinemax conferma il proprio ruolo non solo di riferimento cinematografico, ma anche di catalizzatore culturale e di significativo punto di incontro e di confronto per il pubblico della città, della Provincia, ma anche della vicina Trieste e del territorio regionale tutto.

Nella sede di Monfalcone - quella che lo scorso anno ha agosto ha ottenuto l’importante riconoscimento alla 71^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per essersi distinta tra tutte le sale italiane nella diffusione dell’opera lirica, lo staff di Kinemax presenta la nuova stagione 2015-16 di “Opera al cinema” alla presenza delle istituzioni e dei tanti amici che hanno reso possibile proseguire la rassegna operistica.  L’unica in regione – e non soltanto – a vantare la struttura di una vera e propria stagione coerente e programmata, con la possibilità di due formule di abbonamento e di riduzioni sui singoli biglietti.

“Opera al cinema, Stagione 2015-16" propone dunque dieci titoli tra opere e balletti proiettati in diretta da uno dei templi europei della musica: la Royal Opera House di Londra. Dal 5 ottobre 2015 al 27 giugno 2016, nel multisala di Monfalcone (alcuni dei titoli sono in calendario anche a Gorizia) è possibile ammirare alcuni delle migliori interpretazioni mondiali di imprescindibili titoli del melodramma e della danza.

Per il nutrito calendario Kinemax si è avvalso come sempre della collaborazione dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Monfalcone e della Associazione "Per il Teatro di Monfalcone" e conferma, oltre alle consuete riduzioni, anche le convenzioni con il Teatro Comunale e con il Consorzio VivaCentro, i cui affiliati godono degli sconti sui biglietti.

Gli abbonamenti e i biglietti alla nuova stagione operistica 2015-16 si possono sottoscrivere alle casse del Kinemax di Monfalcone (via Grado 54, tel. 0481 712020, www.kinemax.it) a partire da giovedì 24 settembre, e sono possibili le prenotazioni (anche on line) dei posti per i singoli spettacoli.
Biglietti ed abbonamenti::  biglietto singolo intero: 12 euro; biglietto singolo ridotto: 10 euro; abbonamento a 6 opere: 54 euro; abbonamento a tutti gli spettacoli: 90 euro.

La stagione - interamente trasmessa in diretta dalla Royal Opera House di Londra (protagonisti l'orchestra e il coro lì residenti) inizia con il celeberrimo titolo mozartiano de Le nozze di Figaro, sugli schermi lunedì 5 ottobre alle 19.45. Dramma giocoso della immortale trilogia italiana, su libretto di Lorenzo Da Ponte, Nozze racconta della "folle giornata" già narrata da Beaumarchais. Gli intrighi di corte sono sviscerati con modernità straordinaria da musica e libretto e il popolare allestimento è quello di McVicar che torna nelle mani di Ivor Bolton, eccellenza tra i direttori inglesi. Di grande livello il cast, noto ai palcoscenici di tutto il mondo: Figaro è Erwin Schrott, Susanna è Anita Hartig e Cherubino la già ammirata Kate Lindsey.

La rassegna prosegue giovedì 12 novembre, alle 20.15, con un balletto che non può che incuriosire esperti e neofiti della danza: ben quattro i balletti concepiti per una stessa serata e restituiti dalla potenza interpretativa del Royal Ballet: Carmen di Carlos Acosta (coreografo e protagonista) si concentra sul dramma d'amore, gelosia e vendetta traendo linfa dalla famosa opera di Bizet; Liam Scarlett propone inViscera un'audace coreografia ispirata al Concerto per Piano n.1 del contemporaneo Lowell Liebermann. Molto sensuale è la gestualità ispirata dalla musica di Debussy in Pomeriggio di un Fauno coreografata da Jerome Robbins e il Passo a due di Čajkovskij di George Balanchine (un estratto dal Lago dei cigni) è sintesi di tecnica e bravura.

Giovedì 10 dicembre (sempre alle 20.15) è la volta di due atti unici tra i più famosi ed eseguiti del verismo italiano: Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Due capolavori del verismo italiano che si accompagnano in un nuovo allestimento del pluripremiato regista Damiano Michieletto, che li ambienta nel Sud Italia degli anni Ottanta del Novecento, attanagliato dall’ingerenza della mafia. Antonio Pappano, il Direttore Musicale della Royal Opera House, dirige un cast davvero stellare in entrambi i titoli: da Eva Maria Westbroek a Aleksander Antonenko fino a Lucia Elena Zilio e Carmen Giannattasio.

Martedì 15 dicembre, alle 20.15 il puntuale dono natalizio arriva con Lo schiaccianoci, produzione del Royal Ballet che restituisce la magia della novella di Hoffmann con un linguaggio incantato e sublime. Il balletto è un alternarsi di sogni, incantesimi, guerre fatate guidati dalla musica trascinante di Čajkovskij (squisiti anche i frammenti della coreografia originale di Lev Ivanov da un canovaccio originale di Petipa).

 

Giovedì 4 febbraio 2016, alle 19.45, l'attesissima pagina verdiana de La Traviata arriva sugli schermi: uno dei più noti e celebrati capolavori di Verdi, la cui commovente storia continua a riempire i teatri del mondo. L’allestimento tradizionale di Richard Eyre è una delle produzioni più popolari della Royal Opera House. Qui Violetta ha la voce della soprano russa Venera Grimadieva, che debutta alla Royal dopo la fortunata apparizione, sempre nei panni di Violetta, al Glyndebourne Festival.

Lunedì 21 marzo, alle 20.15 i fari sono puntati sul capolavoro russo in tre atti di Modest Musorgskij
- su libretto dell'autore, dal romanzo omonimo di Puškin: il Boris Godunov. Richard Jones (regia) e Antonio Pappano (direttore) propongono l'opera nella sua prima versione (1869) in sette scene. L’originale della pagina sullo zar russo è meno nota e - secondo la critica - meno convenzionale di quella più diffusa, che debuttò nel 1874. Attesissima l’interpretazione del celeberrimo baritono Bryn Terfel nel ruolo del titolo.

 

Ancora uno dei più famosi balletti della storia della musica segue sugli schermi il 6 aprile alle 20.15: Giselle  balletto romantico per eccellenza (dalla coreografia di Marius Petipa), è una delle più grandi sfide per le danzatrici. 
Il ruolo della protagonista, ricco di sfaccettature emotive tra innocenza, inganno, misericordia, richiede grande sensibilità per fare proprio lo stile ingenuo del primo atto e quello etereo del secondo. Nella bellissima produzione di Peter Wright, la duplice natura emerge dai ricchi dettagli naturalistici del primo atto e dalla spettrale bellezza del secondo.

 

Lunedì 25 aprile, alle 20.15 va in scena Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti: una storia passionale, che nella Scozia del Seicento narra della lotta tra famiglie possidenti e delle sventure di due amanti. Capolavoro assoluto, reso celebre in particolare dall'Aria della pazzia, Lucia torna alla Royal Opera House dopo oltre 10 anni, per l'appassionata direzione di Daniel Oren. A Diana Damrau e Charles Castronovo - punte di diamante tra i cantanti europei - sono affidati i ruoli principali.

Al titolo di Frankenstein risponde il balletto in diretta mercoledì 18 maggio, alle 20.15: Liam Scarlett propone uno dei classici del romanzo gotico per il suo primo balletto di lunga narrazione per il Covent Garden. Una storia di tradimento, curiosità, vita, morte e soprattutto amore che esplora  gli abissi della natura umana. Per l'appassionante balletto Scarlett ha commissionato la parte musicale al compositore (americano, classe 1961) Lowell Liebermann.

La chiusura della stagione è affidata, lunedì 27 giugno alle 20, a uno dei capolavori del romanticismo: il Werther  di Jules Massenet. Ispirata all'immortale novella di Goethe, l’opera racconta la storia dell’amore senza speranza del poeta Werther per Charlotte, promessa a un altro uomo.  La musica è di fine bellezza lirica e trasmette fervore ed afflati di passione tanto intensi da restituire appieno l'atmosfera romantica del racconto. Pappano si affianca questa volta a Benoit Jacquot, regista di film, teatro e opera e, nel cast, a Vittorio Grigolo nel ruolo del titolo e a Joyce DiDonato in Charlotte.

 

 

 

Arturo Brachetti presenta le Giornate del Cinema Muto per l’omaggio a Fregoli

Arturo Brachetti presenta le Giornate del Cinema Muto per l’omaggio a

Pordenone - Red carpet quest’anno anche alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, al Teatro Comunale Giuseppe Verdi da sabato 3 ottobre a domenica 11 ottobre. Ha infatti annunciato la sua presenza Arturo Brachetti, che verrà a presentare il programma che il festival dedica quest’anno a Leopoldo Fregoli, il grande trasformista e pioniere italiano del cinema di cui Brachetti è erede e continuatore con un talento apprezzato a livello internazionale. Grande attesa anche per l’arrivo di John Landis, regista di culto - tra i suoi titoli più famosi The Blues Brothers, Animal House e Un lupo mannaro americano a Londra, Oscar per gli effetti speciali. Landis è nella leggenda anche per Thriller, il videoclip con Michael Jackson.

Un amico delle Giornate che ritorna a Pordenone è Richard Williams, genio dell’animazione più volte premiato con l’Oscar, anche per Chi ha incastrato Roger Rabbit. Autore della bellissima sigla che ha regalato al festival, Williams presenterà alle Giornate i primi minuti del suo ultimo lavoro, Prologue, un progetto cui sta lavorando da molti anni.

Per quel che riguarda il programma, come e più di sempre l’edizione 2015 offre un quadro davvero esaustivo della vitalità della settima arte nei primi formidabili decenni del secolo scorso. Una panoramica che ci porterà ad esplorare cinematografie di paesi lontani come America Latina, Giappone, Russia, e a visitare città come Parigi, Praga, Liverpool, a conoscere l’altro lato del cinema sovietico con la seconda parte del programma “Risate russe” già iniziato lo scorso anno (ma verrà proiettato anche il capolavoro di Eisenstein Ottobre, anticipando le celebrazioni del centenario della Rivoluzione del 1917), a ritrovare grandi kolossal come I miserabili e Il fantasma dell’Opera, e a riscoprire opere meno conosciute di alcuni grandi maestri come Victor Fleming, Ernst Lubitsch, Tod Browning e molti altri.

Serata inaugurale di sabato 3 ottobre che  porterà, in anticipo sulla stagione metereologica, nel pieno dell’inverno alpino con due film molto diversi ma accomunati da uno scenario simile di paesaggi innevati.

Il primo è Romeo und Julia im Schnee (Romeo e Giulietta sulla neve), una libera trasposizione del dramma shakespeariano firmata da Ernst Lubitsch nel 1920. E’ l’ultima di una ventina di brevi commedie - il film dura 41 minuti - dirette dal regista per la Maxim Film di Berlino, prima che egli raggiungesse fama mondiale. Lubitsch si diverte a trasferire la vicenda dei due celebri innamorati dalla natia Verona, teatro della lotta senza quartiere delle famiglie rivali dei due ragazzi, che nel film assumono i cognomi di Montekugerls per i Montecchi e Capulethoferd per i Capuleti, in un villaggio delle montagne bavaresi. Non solo, Lubitsch si prende anche la licenza di cambiare il finale facendo vivere i due protagonisti. Romeo und Julia si avvarrà dell’accompagnamento musicale di Antonio Coppola alla guida dell’Octuor de France.

 

Il secondo film della serata è Maciste alpino del 1916, una data che ci porta ai terribili giorni della prima guerra mondiale. Il film ha la regia di Luigi Maggi e Luigi Romano Borgnetto, ma c’è anche la mano di Giovanni Pastrone e del mago degli effetti speciali Segundo de Chomon nelle scene più spettacolari.  Maciste è Bartolomeo Pagano, che già aveva lanciato questo personaggio nel kolossal Cabiria. Maciste alpino è in sostanza un ottimo film di propaganda bellica che ridicolizza e celebra la simpatia e magnanimità dell’eroe buono italiano che sconfigge il nemico a suon di calci e schiaffoni. Un quadro molto diverso dalla realtà di quell’immane carneficina che fu la Grande Guerra e che troviamo reso in tutta la sua tragicità negli straordinari documentari presentati dalle Giornate di Luca Comerio, che lo storico Sergio Grmek  Germani definisce il primo cineasta puro e assoluto del cinema italiano. La serata è realizzata con la fondamentale partecipazione della Fondazione Crup, che sostiene da sempre il festival considerandolo “una delle più importanti manifestazioni della scena internazionale, che porta sul nostro territorio la cultura del cinema delle origini, rendendola fruibile ad un ampio pubblico.”

 

Sempre in tema Grande Guerra, venerdì 9 ottobre viene presentato in anteprima assoluta lo straordinario documentario americano del 1915 On the Firing line with the Germans, restaurato dalla Library of Congress. L'autore, Wilbur Durborough, era un prestigioso fotografo che ebbe l'incarico di riprendere il conflitto dalla parte dei tedeschi, nel tentativo di controbilanciare una propaganda che negli Stati Uniti, ancora neutrali, era nettamente a favore dei paesi dell'Intesa. Durborough coinvolse il cineasta Irving Guy Ries ed ebbero la ventura di trovarsi al fronte al momento della maggior fortuna tedesca sul fronte orientale, quando le armate di Hindenburg nell'estate del 1915 respinsero l'offensiva russa. Nel film compaiono anche immagini del Kaiser Guglielmo II, ripreso nonostante il divieto assoluto che era stato imposto ai due cineasti, oltre naturalmente a quelle che documentavano azioni militari e gli effetti della guerra sulla popolazione civile nelle città della Germania. Nel filmato si vedono anche le femministe Jane Addams, Alice Hamilton e Aletta Jacobs a Berlino in delegazione di pace in quanto fondatrici della Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà, la cui bandiera fu creata proprio in Friuli dalla contessa Cora di Brazzà. Il documenatio di Wilbur Durborough ha pertanto un eccezionale valore storico ed è l'unico lungometraggio girato durante la prima guerra mondiale.

 

Altro motivo di richiamo per il grande pubblico è la proiezione nella serata di chiusura, sabato 10 ottobre, con replica il giorno successivo sempre al teatro Verdi, di Il fantasma dell’Opera. Fra i tanti adattamenti cinematografici del romanzo di Gaston Leroux, questo del 1925 è il più memorabile per la straordinaria interpretazione di Lon Chaney, “l’uomo dai mille volti”, all’epoca attore di immensa popolarità dopo il successo di Il gobbo di Notre Dame nel 1923. Fortemente voluto dal regista Rupert Julian che disse che senza Chaney il film non si sarebbe potuto fare, la lavorazione del Fantasma ebbe vita molto travagliata sia per i costi di produzione che sforarono ampiamente le previsioni iniziali sia per i dissapori che ben presto sorsero tra protagonista e regista, che poi venne pure sostituito da Edward Sedgwick per girare un finale diverso. Il film fu tuttavia un trionfo e consacrò definitivamente Lon Chaney come star del genere gotico. L’orchestra San Marco di Pordenone diretta da Mark Fitz-Gerald eseguirà dal vivo la musica composta da Carl Davis. L’evento è realizzato con il fondamentale sostegno della banca FriulAdria Crédit Agricole.

Un’altra trasposizione cinematografica di un’opera letteraria è tra gli eventi da non mancare delle Giornate 2015. È il capolavoro I miserabili di Henry Frescourt, dal romanzo di Victor Hugo, che illuminerà lo schermo del teatro Verdi per più di sei ore (con intervallo per la cena dopo la seconda delle quattro parti in cui è diviso il film). Impresa davvero eroica quella di Neil Brand di accompagnare al pianoforte il film, restaurato dal CNC di Bois d’Arcy e dalla Cineteca di Tolosa in collaborazione con la fondazione Jérôme Seydoux-Pathé.

Tra gli altri eventi speciali, venerdì 9 ottobre in prima serata, The Battle of the Century (La battaglia del secolo) di Clyde Bruckman e Hal Roach con la coppia comica più amata da diverse generazioni di spettatori, Stanlio e Ollio. Di questo film si conoscevano soltanto 12 minuti, e a Pordenone per la prima volta in Italia sarà possibile vedere il film quasi nella sua integrità dopo il recente ritrovamento e il restauro effettuato dalla Lobster Films di Parigi. Da sottolineare che The Battle of the Century, che detiene il record del film con il maggior numero di torte utilizzate, oltre tremila, per la battaglia cui allude il titolo, riunisce il fior fiore della comicità cinematografica: oltre a Stan Laurel e Oliver Hardy, il già citato Hal Roach, Leo Mc Carey alla supervisione, George Stevens alla macchina da presa, Richard Currier al montaggio e H.M. Walker alle didascalie.

Ancora nella sezione Eventi Speciali Chuji Tabinikki (Diario di viaggio di Chuji) di Daisuke Ito, considerato a lungo uno dei grandi capolavori perduti del cinema giapponese e ora restaurato dal National Film Center di Tokyo. Il film sarà presentato a Pordenone con la narrazione benshi (la tecnica che prevede il commento dal vivo di un attore) di Ichiro Kataoka e l’accompagnamento dell’ensemble musicale Otowaza.

Chi è più attratto dal divismo americano non potrà mancare la retrospettiva dedicata a Victor Fleming, il regista di Via col vento e del Mago di Oz, oggi un po’ dimenticato. Eppure Fleming fu uomo di grande fascino che ispirò la personalità - non solo artistica - di Clark Gable e di grande esperienza professionale. Mosse i primi passi in qualità di cameraman e a lui fra l’altro si deve lo storico filmato della conferenza di pace di Parigi alla fine della prima guerra mondiale, con le immagini dei presidenti delle nazioni vincitrici, l’americano Wilson, il francese Clemenceau, l’inglese Lloyd George e l’italiano Orlando.  Tra i film della rassegna Fleming, When the Clouds Roll By (1919), con Douglas Fairbanks, il primo film americano che ironizza sulla psicanalisi; Mantrap (1920), che lanciò definitivamente Clara Bow; Wolf Song (1929), con Gary Cooper; e The Way of All Flesh con Emil Jennings.

Douglas Fairbanks è anche il protagonista del film di Fred Niblo Il segno di Zorro del 1920. La maschera del celebre spadaccino ispirò Bob Kane che vide il film da bambino, per la sua creatura più famosa, il fumetto di Batman.

E ancora, Drifting (La perduta di Shangai), un film di Tod Browning del 1923 che non si vedeva da oltre novant’anni; Ramona, melodramma romantico del 1929 di Edwin Carewe, a cui si deve la scoperta e la consacrazione divistica di Dolores Del Rio, protagonista del film; Sherlock Holmes di Arthur Berthelet del 1916, con William Gillette, colui che fissò definitivamente l’immagine del più celebre detective del mondo, con la pipa curva in bocca e il berretto da cacciatore sul capo.

Di grande attualità la sezione “Le ragazze saranno ragazzi”, sulle donne travestite nei film americani, in cui talvolta il cambiamento di genere era puro divertimento ma talvolta aveva una natura trasgressiva. Da segnalare fra tutti Show Girl (1928) di Alfred Santell, una commedia sugli stratagemmi di una giovane “maschietta” per diventare una stella dello show-business. La protagonista Dixie Dugan, interpretata da Alice White, sarà per più di tre decenni un personaggio centrale nella cultura popolare americana della prima metà del ventesimo secolo, non solo al cinema, ma nella letteratura, nel musical e nel fumetto.

Non rimarranno delusi gli appassionati dei classici, che non perderanno le proiezioni proposte dal “Canone rivisitato” fra cui The Rat di Graham Cutts, con Ivor Novello, L’Inhumaine di Marcel L’Herbier, Det Hemmelighedsfulde X (L’X misterioso) di Benjamim Christensen e Die Puppe, la commedia che Lubitsch prediligeva tra tutti i suoi film.

Completano il programma l’omaggio curato da Ron Magliozzi del MoMA a Bert Williams, la prima star nera dello spettacolo americano, e ai suoi compagni; “Altre sinfonie delle città” che include il primo film del grande Manoel de Oliveira, recentemente scomparso; i forzuti Luciano Albertini e Carlo Aldini “muscoli italiani in Germania”;  cinema latino americano; le origini del western e altro ancora.

E se non bastasse la vastità e la ricchezza del cinema del passato, l’edizione 2015 delle Giornate è prodiga anche per quanto riguarda il cinema del presente, muto s’intende. Oltre al già citato Prologue di Richard Williams, non mancherà di interessare e sorprendere il film d’avanguardia Picture, seconda creatura cinematografica di Paolo Cherchi Usai, sulla capacità del cinema di dialogare con altre espressioni artistiche, in primis la musica. Il film, che si avvale anche dell’opera del calligrafo Brody Neuenschwander, storico collaboratore di Peter Greenaway, è presentato in prima italiana con l’accompagnamento dal vivo dell’Alloy Orchestra. L’evento è realizzato con il sostegno della Cineteca slovena e della Cineteca del Friuli.

Da segnalare anche un film di animazione iraniano, Junk Girl (2015), e Amore tra le rovine (2014) di Massimo Alì Mohammad, un falso documentario sulla miracolosa scoperta e il restauro di un film muto italiano da tempo perduto che nasce da una passione che il giovane regista napoletano ha iniziato a coltivare proprio alle Giornate del Cinema Muto.

Infine, torna a Pordenone Naum Kleiman, premio Jean Mitry nel 1994. Lostorico e critico russo, massimo studioso di Eisenstein, fondatore del Museo del Cinema di Mosca silurato dalla politica putiniana, terrà la Jonathan Dennis Memorial Lecture.

Le Giornate del Cinema Muto 2015 sono sostenute dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, dal Comune e dalla Provincia di Pordenone, dalla Camera di Commercio di Pordenone, dalla Fondazione CRUP e dalla Banca FriulAdria Crédit Agricole.

Info: www.giornatedelcinemamuto.it / Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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