Il contrabbasso di Patrick Süskind con Adriano Giraldi ai Fabbri
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- Pubblicato Sabato, 05 Maggio 2012 16:12
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Martedì 8 maggio debutta al Teatro dei Fabbri l’ultimo appuntamento della prima edizione de “La Contrada ai Fabbri”, la rassegna che lo Stabile privato triestino ha proposto da gennaio nella piccola sala dietro Piazza Hortis. Lo spettacolorimane in scena fino a domenica 13. Le rappresentazioni serali dal martedì al sabato alle ore 21.00 alla domenica ore 16.30.
L’ultima produzione della Contrada, che chiuderà l’edizione 2012 della rassegna, è“Il contrabbasso” di Patrick Süskind, interpretato da Adriano Giraldi con il contrabbassista Giovanni Maier.Lavoro d’esordio di Süskind, classe 1949, lo scrittore bavarese impostosi all’attenzione della critica e del pubblico internazionali con il successo del suo primo romanzo, “Il profumo”, “Il contrabbasso”è stato scritto nel 1981 e pubblicato nel 1984. In questo testo l’autore mette in scena, con commovente ironia e combattiva rassegnazione, aspirazioni e delusioni, slanci e frustrazioni del musicista chiamato a suonare lo strumento più grave ed ingombrante dell’orchestra, “di gran lunga lo strumento più importante dell’orchestra. Anche se non sembra”.
Nata come stagione alternativa a quella del Teatro Bobbio, la rassegna ha presentato in questi mesi una programmazione più innovativa, sperimentale, realizzata con testi atti a mettere in luce le capacità espressive degli attori in scena, siano essi spettacoli di cabaret, commedie o drammi, testi innovativi di autori contemporanei o grandi classici come Shakespeare e Feydeau rivisitati in chiave moderna.
Peculiarità dello spettacolo è il gioco, diverso ogni sera, che si sviluppa fra attore e musicista, dove la libertà interpretativa del contrabbassista jazz accompagna, s’intreccia e si scontra con le evoluzioni dell’attore, interprete dei tormenti artistici ed esistenziali di un contrabbassista di fila in una grande orchestra. Il monologo si sviluppa in scena in un dialogo fra l’attore-musicista e il suo doppio musicista-attore, in una coinvolgente jam session che si trasforma in un corpo a corpo musicalverbale sul fil rouge dell’improvvisazione jazzistica.
Adriano Giraldi, attore della compagnia stabile della Contrada, impersona l’attore-musicista aggiungendo un nuovo introspettivo ed originale personaggio alla lunga galleria di ruoli interpretati. Nel ruolo del musicista-attore troviamo invece Giovanni Maier, diplomato in contrabbasso nel 1988 al Conservatorio Tartini di Trieste, con all’attivo la realizzazione di diverse colonne sonore e la partecipazione ad una “Conduction” di Butch Morris al Teatro Podewil di Berlino, le collaborazioni con l’orchestra del Teatro Verdi di Trieste e con il Laboratorio Lirico di Alessandria, la selezione per l’Orchestra Internazionale di Alpe Adria. Ha inoltre suonato con numerosi musicisti di fama internazionale e ha preso parte a svariati festival e rassegne sia in Italia che all’estero. Già rappresentato come lettura scenica la scorsa estate da Giraldi e Maier nell’ambito della diciassettesima edizione di “Musei di Sera”, la rassegna promossa dal Comune di Trieste-Assessorato alla Cultura e dall’Area Cultura dei Civici Musei di Storia ed Arte, “Il Contrabbasso” di Süskind viene oggi ripreso dalla Contrada in una nuova messinscena curata da Maria Grazia Plos.
Informazioni e prevendita dei biglietti presso la biglietteria del Teatro Bobbio tel. 040.390613/948471 - orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30 o al TicketPoint di Corso Italia 6/C tel. 040.3498276/3498277 - orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00. ngresso intero: 15 euro. Ridotti over 60 e abbonati della Contrada 12 euro; ridotto giovani, fino ai 26 anni, 10 euro.
Informazioni:040.390613; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; www.contrada.it.
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Teatro, morto scenografo Sergio 'Dodo' D'Osmo
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- Pubblicato Mercoledì, 02 Maggio 2012 19:33
- Scritto da Maurizio Pertegato
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TRIESTE - E' morto la scorsa notte, 1° maggio, a Trieste lo scenografo Sergio D'Osmo. Uomo di teatro a tutto tondo, D'Osmo, che aveva 88 anni, e' stato tra i fondatori nel 1954 del Teatro Stabile Citta' di Trieste, divenuto poi Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e per i 34 anni successivi ne e' stato il direttore. Ha lavorato al Teatro Biondo di Palermo e al Teatro di Roma, collaborando con registi quali Strehler, Ronconi, Missiroli, Squarzina. E' stato per molti anni direttore degli allestimenti scenici del Teatro dell'Opera di Roma e del Teatro Verdi di Trieste.
Maurizio Zacchigna con Buone Vacanze al Teatro dei Fabbri
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- Pubblicato Venerdì, 27 Aprile 2012 10:49
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Una prova d'attore d’indiscutibile bravura quella di Maurizio Zacchigna in Buone Vacanze. Trilogia con muro, borsa e bambino, in scena al Teatro dei Fabbri fino a domenica 29 aprile. Maurizio Zacchigna unico attore protagonista nel suo monologo ha saputo alternare i personaggi nella storia e la storia nei personaggi con una drammaturgia dinamica, vivace e di grande sensibilità. Tre storie in una o una storia in tre, come ognuno vuole vederle. Un monologo che toglie il fiato, che innalza e abbassa lo spettatore nel ritmo scenico, con un denominare comune, un bambino in ogni storia. Un muro, espressione sempre diversa di opportunità non di limite. Ed una borsa che accoglie o racchiude. Osiamo definirlo teatro di narrazione e di poesia dell’umano. Gli abbiamo chiesto...
In questo spettacolo, quanto di tuo c'è? Di mio c’è l’input per le tre storie poi scritte liberamente dall’autore Carlo Tolazzi, un grande lasciamelo dire.
Ci racconti una storia…Io racconto una storia, seguo il filo del cuore che non si spezza mai. Ma forse questo cuore è il mio, quello dell’attore Maurizio e poi il pubblico ne può vivere quante ne vuole di storie. Faccia le sue congetture, viva libero le associazioni emotive che lo attraversano. In fondo è anche questo il teatro la possibilità d’immedesimarsi, è una libertà che va garantita al pubblico.
Questa volta mi è piaciuto il muro. Il muro che diventa opportunità più che ostacolo, per superare le difficoltà non per sbatterci contro, simbolo di tanti muri nel mondo. Il muro anch’esso, offre le sue possibilità. Ti ci schianti contro? Lo scavalchi? Lo aggiri? O lo usi come tavolozza per dipingere una liberazione. Si può tutto.
Il tuo rapporto con il mondo dei bambini? Avere a che fare con un bambino è o dovrebbe essere per un adulto un’esperienza assolutamente unica. Che sia nostro figlio, un nipote, uno scolaro, uno sconosciuto che intercettiamo in una frazione della nostra vita, un bambino è sempre la cartina al tornasole della nostra capacità di amare, ovvero della struttura affettiva raggiunta da un adulto.
Mamma e madre, sostantivi che trattengono un unico contenuto con differenti sfumature.
Le immagini che regali al pubblico sono quelle di una donna che ha saputo trasformare il niente in tanto. Ti è cara questa donna, madre e mamma. Mia madre è stata importantissima nella mia vita. Non sarei ciò che sono senza quella donna. Ma, lo spettacolo non è autobiografico. L’autore, Carlo Tolazzi, però è stato guidato da una mano misteriosa quando ha scritto la madre del testo. Sembra proprio la mia.
C'è Carlo ed Alfio. Quanto Carlo è Alfio e quanto è Alfio è Carlo. Carlo e Alfio sono due soli che s’incontrano. Uno è un adulto, l’altro è un bambino. L’adulto non sa trasformare in azione concreta, positiva, utile, il suo innamoramento paterno per questo bambino che non è figlio suo. In questo pezzo c’è il tema della paternità, del ruolo del genitore maschio verso i figli. E’ un mio tema esistenziale. Io nella vita, fortunatamente, ne esco in altro modo. Almeno ci provo.
Le musiche fanno di Modugno, Lauzi, Battisti… fanno da cornice al gioco di matrioske che interpreti nel tuo monologo. Ancora poesia nel racconto… Le musiche scelte dalla meravigliosa regista Marcela Serli, che ho avuto la fortuna d’incontrare e che mi ha cambiato, infatti, dopo questo lavoro non sarò più l’attore di prima. Sembra banale dirlo, ma non è così. Non sono mutamenti che capitano ad ogni salita in palcoscenico. Con lei è accaduto. La ringrazio profondamente.
Condividiamo con voi qualche nota dellaregista Marcela Serli: “Ho affrontato questo monologo con la leggerezza e la visionarietà che cerco negli ultimi tempi. Con quel bisogno che sento di alleggerire il teatro, il racconto, quel bisogno di consegnare al pubblico non la pappa pronta televisiva, dove tutto è comprensibile, talmente chiaro da annoiare, da far morire la mente. Quel bisogno di avvicinare quel pubblico che sa leggere tra le righe, che ama il mistero e non ha paura di rendersi autore di quello che vede, questo spettacolo, per esempio, o della propria vita, forse questo sarebbe troppo. Il bisogno di dare volo onirico a una storia che ha necessità di essere raccontata.
Ho analizzato questa necessità. Che urgenza ha questo testo?”
Un invito a guardare questo spettacolo perché forse dopo avrete anche voi la vostra storia da raccontare. O no?
Serenella Dorigo
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