Al Verdi di Pordenone spettacolo a favore di Smileagain
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- Categoria: Teatro
- Pubblicato Martedì, 17 Aprile 2012 15:18
- Scritto da Tiziana Melloni
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Far conoscere il dramma delle donne sfigurate con l’acido per futili motivi e, al tempo stesso, raccogliere fondi da destinare all’associazione che si propone di portare avanti una battaglia civile affinchè le vittime di questa barbarie possano riavere una propria dignità ricostruendo loro il volto. È questo l’obiettivo della serata organizzata dall'associazione "Smileagain fvg" che sabato 21 aprile alle 20.45 al Teatro Verdi di Pordenone promuove uno spettacolo a scopo benefico il cui incasso verrà destinato al sodalizio regionale impegnato dal 2004 nel difficile compito di restituire il sorriso alle giovani pakistane.
La serata vedrà la presenza di Luca Pitteri, docente di canto della trasmissione “Amici” e preparatore vocale di numerose serie tv di successo quali “Ti lascio una canzone” e “Io canto”, insieme alla sua VGE vocal project. Quindi il maestro Alberto Pollesel e l'orchestra giovanile d'archi "Akroama", il coro "Cum Gaudio" della scuola media statale Lozer di Pordenone e la scuola di danza "Cecilia Faotto".
Ogni anno in Pakistan centinaia di donne, in gran parte molto giovani, vengono brutalmente sfregiate con il lancio di acido corrosivo da pretendenti rifiutati, uomini-padroni che in questo modo vendicano l’umiliazione subita.
Le gravissime conseguenze fisiche e psicologiche, le deformità delle fattezze fisiologiche con gravi limiti funzionali sono devastanti: alle lesioni al volto, alla cecità, alla depressione acuta, si associano ostracismo ed isolamento sociale.
Grazie a Giuseppe Losasso, chirurgo plastico dell’Ospedale Civile di Udine, queste donne ritrovano una loro dignità. Il medico, personalmente e con equipe di colleghi friulani, si reca periodicamente in Pakistan per operare le persone colpite, sottoponendole a ripetuti interventi ricostruttivi.
Smileagain fvg opera le giovani donne nei luoghi di origine per non sradicarle dal contesto sociale e perché sia meno difficile il loro reinserimento. L’Associazione ha anche effettuato presso l’Azienda Ospedaliera di Udine corsi di formazione per personale sanitario pakistano.
Grazie anche alla sensibilità dei pordenonesi, con lo spettacolo Cantando per un sorriso, si vuole contribuire alla realizzazione del progetto più ambizioso: la costruzione di un Centro Ustioni in Pakistan per la cura e la riabilitazione di persone con danni acuti e cronici. Il lavoro di smileagain fvg è stato riconosciuto e premiato da numerosi Enti ed Istituzioni Internazionali nonché dall’Unesco.
L'evento pordenonese è realizzato con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, la Provincia ed il Comune di Pordenone e la collaborazione di molti organismi e associazioni locali, nonchè sponsor privati. I biglietti possono essere acquistati all'associazione Odeia di Viale Trento a Pordenone.
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Lei dunque capirà di Claudio Magris al Teatro Sloveno di Trieste
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- Categoria: Teatro
- Pubblicato Martedì, 10 Aprile 2012 18:41
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La prima assoluta in lingua slovena Lei dunque capirà di Claudio Magris, coronerà la stagione del Teatro Stabile Sloveno. Un evento artistico di grande valenza che unirà simbolicamente l’anima italiana, slovena ed europea di Trieste. Il debutto avvenuto gioved' 12 aprile al Teatro Stabile Sloveno è stato ripetuto venerdì 13 aprile per gli abbonati del turno delle prime. Le repliche al Ridotto proseguiranno fino al 4 maggio, mentre il 7 maggio lo spettacolo verrà portato al centro Bratuz di Gorizia ed il 10 maggio al teatro Ristori di Cividale.
Mettere in scena opere di autori italiani nella traduzione slovena è uno degli aspetti fondamentali della missione culturale del Teatro Stabile Sloveno che dalla fondazione all’inizio del secolo scorso si impegna nel consolidamento del dialogo tra la cultura italiana e quella slovena.
L’adattamento del testo è curato dal regista Igor Pison che ha sentito in questo monologo l’opportunità di uno sviluppo polifonico. Ha dichiarato, infatti, “Ho messo in scena più personaggi perché ho sentito la necessità di un dialogo su diverse tematiche da sviluppare quali la perdita, la solitudine, il tempo, i ricordi di qualcuno che non è più presente. Attraverso questo testo ho potuto raccontare la mia idea di mondo, di come vedo la gente”.
In seguito Magris ha ricordato il valore della traduzione di Veronika Brecelj del testo Lei dunque capirà, che è stato un valore aggiunto al testo stesso. La stessa traduttrice Brecelj ha sottolineato che “L’Euridice di Magris rinuncia alla vita, da sola affronta il nulla, è lei che sceglie, che decide, che rischia. In questa rinuncia si sente l’eco del presagio che non si è mai all’altezza dell’amore”.
Magris ha concluso, “Personalmente sono particolarmente sensibile ai miti con protagonisti femminili e mi piace trasformarli per dare voce a quello che sembra l’opposto del mondo arcaico del mito. Tuttavia non si tratta di scelte a priori, ma di sensazioni, come l’utilizzo di un colore per un pittore”. Sul finire Magris cita le parole di papa Ratzinger il quale dice: “L'eternità è padronanza del tempo che si realizza come un essere con e un essere dentro il tempo. L’eternità è qui ed ora”.
Nel racconto Lei dunque capirà Magris rielabora il mito di Orfeo ed Euridice e del loro amore. La donna si rivolge a un misterioso presidente per ringraziarlo dello speciale permesso al suo uomo affinché possa farle visita presso la casa di riposo. Il suo discorso è inizialmente denso di sentimentalismo e struggimento romantico, indotti dal ricordo dell’amante assente. Lo spettatore avverte l’immagine di una donna fragile anziana che soffre per la separazione dal compagno di una vita, ma la protagonista viene presto trascinata in un vortice di parole che fa emergere un nuovo volto, quello segnato di una moglie reale, che ha cucinato e sbrigato faccende domestiche per il marito poeta sostenendolo nel suo lavoro con critiche costruttive. Lei è quella donna paziente che sta dietro ad ogni uomo di successo e alla quale Magris concede in questo testo il ruolo di protagonista, permettendo finalmente ad Euridice di parlare al posto del celebre Orfeo, anche perché è proprio lei il cardine del quesito esistenziale sul confine misterioso tra vita terrena e aldilà.
Serenella Dorigo
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La Cineteca del Friuli compie 40 anni una tappa non da tutti
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Martedì, 21 Febbraio 2017 01:00
- Scritto da Serenella Dorigo
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Gemona (Ud) - Al Cinema Sociale proiezione dei primi film - una comica e cartoni animati degli anni Venti e Trenta - mostrati nelle baraccopoli nell'estate del 1977.
Si celebrano quest'anno i 40 anni della Cineteca del Friuli, un'avventura cominciata fra le macerie del terremoto. Il 26 febbraio 1977, a pochi mesi dalle scosse che fra maggio e settembre del 1976 distrussero Gemona e buona parte dell'Alto Friuli, sette giovani cinefili gemonesi - Giuliana Fabiani, Renato Gennaro, Livio Jacob, Paolo Jacob, Piera Patat, Flavio Rossi e Maria Sangoi - firmarono l'atto costitutivo del cineclub Cinepopolare, che sarebbe presto diventato La Cineteca del Friuli.
Il cineclub aveva l'ambizioso obiettivo di restituire una sala cinematografica alla città. Si organizzò una raccolta fondi fra i visitatori del distrutto centro storico, si diffuse un appello via stampa - Tullio Kezich ed Ettore Scola furono fra i primi a rispondere - e agli Incontri Cinematografici di Monticelli Terme che si tenevano a primavera Piera Patat lesse un comunicato che si concludeva con una richiesta di sottoscrizione.
Si impegnò in una raccolta fondi anche una volontaria della Val d’Aosta, Giorgina Momigliano.I pochi milioni di lire messi insieme non erano sufficienti alla costruzione di un cinema ma, grazie ai preziosi consigli di Angelo Humouda (il fondatore e allora direttore della Cineteca Griffith di Genova, presente a Monticelli, era arrivato in Friuli nell'estate del 1977 armato di 100 pellicole, schermo e proiettore per le proiezioni nelle baraccopoli), la somma fu utilmente impiegata nell'acquisto sul mercato americano di una serie di film delle origini (quali fratelli Lumière, Méliès, Edwin S. Porter, Thomas A. Edison, D.W. Griffith, Mack Sennett, Max Linder, André Deed, Ferdinand Guillaume), con i quali si organizzarono proiezioni e lezioni di storia del cinema nelle scuole, gettando così le basi della Cineteca. Con quelle prime pellicole, nel 1982 fu organizzata a Pordenone, in collaborazione con Cinemazero, la retrospettiva sul comico francese Max Linder che sarebbe diventata la prima edizione delle Giornate del Cinema Muto, oggi conosciute internazionalmente.
Negli anni, la Cineteca del Friuli è cresciuta divenendo una delle cinque maggiori cineteche italiane, aderente all'Associazione delle Cineteche Europee (ACE) e alla Federazione Internazionale degli Archivi del Film (FIAF). Alle collezioni filmiche e librarie che ne fanno un importante centro di documentazione e di studi, si aggiungono l'attività editoriale, la produzione televisiva, sette i documentari realizzati dal 2004, e la gestione del Cinema Teatro Sociale di Gemona, digitalizzato nel 2014.
Il 40° compleanno, domenica 26 febbraio, sarà festeggiato con un programma speciale di proiezioni al Cinema Sociale e le visite guidate alla sede di Palazzo Gurisatti, dove si trovano gli uffici, la biblioteca, la videoteca, e all'Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia, il moderno deposito climatizzato dove sono conservate le pellicole.
L'itinerario di visita inizia alle ore 14 dall'Archivio, realizzato con un finanziamento regionale e inaugurato nel marzo 2008 nella zona artigianale di Gemona (via dell'Artigiano 11). Insieme alle collezioni della Cineteca vi sono ospitate quelle di altre istituzioni pubbliche e private, in particolare della Regione Friuli Venezia Giulia e della Regione Veneto, per un totale di 18 mila pellicole in 35 e 16mm più 500 copie in piccoli formati. Dal 2014 è attivo anche un laboratorio digitale con uno scanner di ultima generazione per la digitalizzazione di film a 16 e a 35mm e lettori per l'acquisizione di materiali su nastro magnetico: strumenti che hanno aperto nuove prospettive nell'attività di conservazione e soprattutto di diffusione dei materiali. Oltre a esplorare un ambiente insolito e affascinante, il pubblico potrà rendersi conto della consistenza del patrimonio cinematografico conservato a Gemona, vedere come si preserva una pellicola e, grazie a dimostrazioni pratiche, come dalla pellicola si arriva al file digitale.
La giornata prosegue al Cinema Teatro Sociale (via XX Settembre, 5), dove alle 15.30 saranno proiettati alcuni dei cortometraggi, allora introvabili e invisibili, portati in Friuli nel 1977 da Angelo Humouda e proiettati nelle scuole di Gemona, Venzone, Trasaghis e Bordano. Il programma include Liberty (1929), comica di Leo McCarey con Ollio e Stanlio, e i cartoni animati The Mechanical Cow (1927) e The Skeleton Dance (1929) di Walt Disney e Ub Iwerks, The Boat Builders (1936) di Walt Disney e Ben Sharpsteen, The Cuckoo Murder Case (1931), Jack and the Beanstalk (1933) e The Brave Tin Soldier (1934) di Ub Iwerks; Popeye the Sailor Meets Sindbad the Sailor (1936) di Max e Dave Fleischer. L'ingresso è gratuito.
Chiude il tour la visita alle 17.00 a Palazzo Gurisatti, in via Bini 50 (di fronte al Duomo di Gemona). Sede della Cineteca del Friuli dal dicembre 1997, il palazzo di origine quattrocentesca ospita la biblioteca specializzata, regolarmente aperta al pubblico, con oltre 25 mila volumi e centinaia di riviste storiche e correnti, e la videoteca con 30 mila titoli, molti dei quali saranno ammessi al prestito esterno a partire da marzo. Il poco conosciuto cortiletto interno di Palazzo Gurisatti farà da cornice al brindisi finale con l'immancabile torta del quarantennale.
Nel corso di tutto il 2017 saranno organizzati nelle sale del Friuli Venezia Giulia incontri e proiezioni di alcuni dei tesori conservati dalla Cineteca.
Nella foto i sette gemonesi che il 26 febbraio 1977 diedero vita all'associazione che presto sarebbe diventata la Cineteca del Friuli. Da sinistra, in piedi: Maria Sangoi, Piera Patat, Livio Jacob, Renato Gennaro, Flavio Rossi. Seduti: Giuliana Fabiani e Paolo Jacob.
Gemona, Cineteca del Friuli, gennaio 2017. Fotografia di Dante Spinotti.
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