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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

A Monfalcone il teatro greco parla di decadenza moderna. Con l'ronia di Artistofane.

A Monfalconeil teatro greco parla di decadenza moderna. Con l'ronia di  Artistofane.

Monfalcone (GO) - La stagione di prosa del Teatro Comunale di Monfalcone propone, martedì 10 e mercoledì 11 dicembre alle ore 20.45, in esclusiva regionale, uno fra i testi più originali della drammaturgia antica, Le Rane di Aristofane.

Fondazione Teatro Due, storica compagnia del teatro di ricerca, affronta attraverso la sorprendente rivisitazione di questo classico della commedia greca la cruciale questione del ruolo politico dell’arte e della cultura nella società civile. E lo fa con comicità e leggerezza: al ritmo di un sirtaki, lanciando frasi in un megafono, inscenando un duello poetico, affidando al voto del pubblico il responso...

Ad interpretare e dirigere lo spettacolo èil nucleo storico dell’ensemble di attori di Teatro Due (Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Gigi Dall’Aglio, Luca Nucera, Tania Rocchetta, Marcello Vazzoler), l’unico gruppo di attori italiani che lavora continuativamente in un teatro stabile, protagonista di un progetto produttivo che spazia dalla drammaturgia classica a quella contemporanea, privilegiando il rapporto fra drammaturgia e lavoro d’attore, commissionando testi originali o allestendo regie collettive che reinterpretano i classici del teatro.

 Le Rane parla di noi, di una società in decadimento. Atene nel 405 a.C. è una città in mano alla corruzione: lentamente si sgretola quella che per secoli era stata considerata la radice della modernità e un prezioso caso di raffinatezza culturale. Aristofane dunque ingaggia Dioniso, Dio del teatro e della doppiezza, e lo manda nell'Ade alla ricerca degli antichi poeti-tragediografi, affinché possano restituire alla città i valori perduti.

L’umorismo e l’ironia di questo antico ed attualissimo testo conducono il pubblico in un viaggio agli inferi surreale e sgangherato, alla ricerca delle verità a cui la politica, ieri come oggi, pare non credere. Un viaggio per la salvezza della polis, che Aristofane crede attuabile attraverso il teatro.

Obiettivo degli attori di Teatro Due non è attualizzare questo classico ma “attivarlo”: non si tratta di piegare Aristofane per parlare dell’oggi ma, al contrario, di utilizzare la nostra contemporaneità per cercare i nostri Eschilo ed Euripide, e riscoprire Aristofane.

Mercoledì 11 dicembre, alle ore 19.00, nel Foyer del Teatro, avrà luogo"Theáomai: tracce dell’epoca d’oro del teatro greco antico", incontro/lettura a cura di Luisa Vermiglio.Esplorando le principali tappe della cultura teatrale dell'antica Grecia, origine del teatro occidentale, Luisa Vermiglio affronterà alcuni brani degli autori che ne hanno segnato la grandezza. L'incontro, realizzato in collaborazione con l'associazione "Per il Teatro di Monfalcone", è ad ingresso libero.

 I biglietti per lo spettacolo sono in vendita presso la Biglietteria del Teatro (da lunedì a sabato, ore 17-19), l'agenzia Ticketpoint di Trieste, la Libreria Antonini di Gorizia, l'ERT di Udine e on line sul sito www.pointticket.it. La Biglietteria del Teatro (tel. 0481 494 664) accetta prenotazioni telefoniche per chi non risiede in provincia di Gorizia.

(In apertura una foto dello spettacolo)

La vita non è un film di Doris Day: le date della tournée regionale

La vita non è un film di Doris Day: le date della tournèe regionale

Nei teatri regionali del circuito ERT, (Ente Regionale Teatrale), al teatro La Contrada di Trieste, e al Teatro Bon di Colugna è arrivato il ciclone “La vita non è un film di Doris Day” di Mino Bellei. Dopo il successo riscosso lo scorso anno e le repliche da tutto esaurito a Udine, e in alcuni teatri della provincia, torna il Remake del memorabile spettacolo en travesti anni ’90, interpretato da tre attori friulani, beniamini del pubblico regionale, Massimo Somaglino, Claudio De Maglio e Claudio Mezzelani. Nove le date della tournèe teatrale con il debutto il 6 dicembre a San Vito, all’Auditorium, e le repliche il 10 a Palmanova al teatro Gustavo Modena, l’11 a San Daniele, all’Auditorium alla Fratta, il 13 a Zoppola, Auditorium Comunale, il 15 e il 14 a Trieste al teatro la Contrada, il 22 dicembre a Colugna, al Teatro Bon e poi il 24 gennaio a Pontebba, al teatro Italia e il 6 febbraio a Cordenons all’Auditorium Aldo Moro. Lo spettacolo deve il suo successo ad un testo dalla drammaturgia impeccabile e dalle battute divertenti ma soprattutto alla messa in scena “cucita addosso” ai tre interpreti che con bravura calzano nuovamente le scarpe con il tacco delle “ adorabili vecchiette” disegnate dall’autore della commedia, Mino Bellei. Tre “over 70”, messe al bando dagli altri, figli ed amici, ma ancora piene di vitalità e capacità di illusione, sono le protagoniste della commedia: Angiolina, (Claudio Mezzelani), Amalia, (Claudio De Maglio), ed Augusta, (Massimo Somaglino). Le “ragazze” hanno fatto insieme l’asilo, le elementari, le medie, le superiori, si vedono sì e no due volte l’anno, ma da dodici passano Natale e Santo Stefano nella casetta di campagna di Amalia. Sono sole e i figli non le chiamano mai. Ed ecco che nell’ultimo Natale si osano dire cose che per decenni non sono state dette. Se la commedia è amara, e parla della solitudine e della condizione di chi uscito dalla vita lavorativa, fa fatica ad arrivare a fine mese, le battute feroci e folgoranti e soprattutto il clima di autentica amicizia e complicità che viene dagli attori sul palcoscenico, contribuiscono al successo dello spettacolo, che va detto è ritmato costantemente dalle risate del pubblico che ha a lungo applaudito le/gli interpreti che non fanno finta di essere donne, ma da uomini interpretano tre vecchie ladies. Un esempio vincente anche di autoproduzione, in tempi di crisi e tagli alla cultura, tra comicità leggera e un filo di malinconia, un piccolo affresco agrodolce che affronta anche le difficoltà della vecchiaia, dimenticate nel gran circo distratto del mondo contemporaneo. Per info e prenotazioni: San Vito al Tagliamento, Punto IAT (0434/80251);Palmanova, Teatro Modena (0432 924148), in teatro il giorno precedente allo spettacolo con orario 17.30 / 19.45; Il giorno dello spettacolo a partire dalle 19.45; San Daniele, Biblioteca Guarneriana (0432 946567); Zoppola, Biblioteca Comunale (0434 979947)Pontebba, Pro Loco Pontebbana (0428 90693)Cordenons, Centro Civico Aldo Moro (0434 932725); Teatro Bon 0432/543049; Teatro La Contrada Trieste 040/948471

Mario Perrotta nella stagione di Akropolis con lo spettacolo : Un bès-Antonio Ligabue

Mario Perrotta nella stagione di Akropolis con lo spettacolo : Un bes

Appuntamento imperdibile al Teatro Palamostre di Udine, domani martedì 10 dicembre, alle ore 21, quando per la stagione Akrópolis.14 del Teatro Club, firmata da Angela Felice, sarà in scena lo spettacolo “Un bès-Antonio Ligabue” dell’attore-autore-regista Mario Perrotta, finalista come miglior attore protagonista ai Premi Ubu 2013 e, stando ai rumors, già accreditato a probabile vincitore del palmarès teatrale più prestigioso d’Italia. Perrotta, leccese di origine e bolognese di adozione, è presenza cara ad Akrópolis, che ne ha seguito e ospitato il percorso artistico fin dagli esordi di talento emergente e agli inizi sconosciuto, dapprima con la saga in due puntate di “Italiani Cìncali”, capitoli sui risvolti dolorosi dell’emigrazione italiana, e poi con il trittico di spettacoli corali sull’”individuo sociale”, ispirati a Molière, Aristofane e Flaubert.

Ora appunto è la volta di “Un bès”, letteralmente “un bacio”, quale è quello sognato e mai ricevuto da Antonio Ligabue, il geniale pittore segnato dall’infanzia infelice in cui in scena Perrotta si incarna e a cui dà voce con totale immedesimazione, già osannata da riscontri fortissimi di pubblico e di critica. Ed è ancora una storia di emigrazione e di fatica del vivere. Ligabue infatti, nato in Svizzera da padre ignoto, fu poi riconosciuto per burocrazia dal marito della madre, l’emigrante italiano Bonfiglio Laccabue, e poi da piccolo dato in affido a Elise Hanselmann, amata come una vera Mutter, fino al trauma del distacco a 19 anni e al rimpatrio a Gualtieri, paese d’origine del padre adottivo. Lì, ormai lacerato, Ligabue fu per tutti il “matt” da evitare, lo scemo del paese che parlava con le piante metà tedesco metà emiliano e disegnava donne nude sui tronchi degli alberi, mentre intanto espandeva in solitudine la sua visionaria emotività in meravigliosi dipinti a colori. Una commovente figura dell’emarginazione, tra pazzia, arte e sete di amore. Un rifiuto dell’umanità, un artista che sapeva di essere tale e insieme un mendicante di gesti d’affetto sempre inappagati e risarciti dall’arte. Mario Perrotta ne incarna l’umanità spezzata con incredibile adesione, che lo porta a calarsi anche nelle sonorità del dialetto emiliano e a disegnare per tutto lo spettacolo, nello sforzo di abitare realmente una condizione umana al confine e di interrogarsi (e interrogarci) su quale sia la fragile linea che divide – dice- “chi è dentro e chi è fuori”. Interpretazione mirabile che a Udine sarà particolarmente applaudita e preziosa, se sarà laureata dal premio Ubu, come si saprà a Milano il 9 dicembre.

Info: Teatro Club Udine, t/f 0432 507953, www.teatroclubudine.it, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Biglietteria Palamostre, t. 0432 506925

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