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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

“L’impresario delle Smirne” un capolavoro goldoniano al Teatro Bobbio a Trieste.

“L’impresario delle Smirne” un capolavoro goldoniano al  Teatro Bobbio a Trieste.

Trieste - Un classico di Goldoni, “L’impresario delle Smirne”, debutta stasera, venerdì 11 aprile alle 20.30, al Teatro Bobbio, dove resterà in scena fino a mercoledì 16.

Composta nel 1759, “L’impresario delle Smirne”, è una commedia che offre un impietosoritratto del mondo degli artisti teatrali, ambiente che Goldoni conosce a fondo e può quindi “parlarne per fondamento”, come egli stesso dichiara nella prefazione.

Tutto ruota attorno ad un gruppo di attori, uomini e donne pettegoli, invadenti, boriosi e intriganti che, disperati e affamati, vivono per un breve attimo l’illusione di riuscire a partire per una tournée in Oriente con Alì, un ricco mercante delle Smirne intenzionato a  formare una compagnia d’Opera, e tornare carichi d’oro e di successi. Questo loro atteggiamento li rende facili prede di mediatori ed impresari che li manovrano a loro piacimento mentre loro si perdono a combattere tra loro per un costume più sfarzoso o per le gerarchie di palcoscenico..

Come sostiene il regista, che ha immerso lo spettacolo in una ambientazione anni ’50 con numerosi riferimenti alla filmografia italiana,  “L’impresario delle Smirne”, è un grande affresco, una cantata corale affidata all’insieme della compagnia che lo rappresenta: ogni personaggio, dal Turco al servitore, si rivela incisivo, necessario in un “divertissement d’ensemble” che restituisce il clima lezioso e libertino dell’epoca; ma che allo stesso tempo offre l’occasione per porsi alcune domande di sconcertante attualità: che importanza ha l’Arte e in modo specifico l’Arte teatrale nella società contemporanea? E che ruolo riveste all’interno di suddetta Arte, l’attore? In quale modo è possibile riuscire a realizzare spettacoli di grande valore artistico senza adeguate risorse finanziarie?”

Lo spettacolo, prodotto dall’Associazione Teatrale Pistoiese in collaborazione con Valzer srl, conta sull’adattamento e la regia, nonché sull’interpretazione di Roberto Valerio affiancato da Valentina Sperlì, Antonino Iuorio e Nicola Rignanese.

Sul palco del Bobbio Valentina Sperlì, Roberto Valerio, Antonino Iuorio e Nicola Rignanese con Massimo Grigò e Federica Bern, Alessandro Federico, Chiara Degani, Peter Weyel.

Le scene sono di Giorgio Gori, i costumi di Lucia Mariani e il disegno luci di Emiliano Pona

Lo spettacolo, che fa parte dei “titoli rossi” debutta venerdì 11 aprile alle 20.30 e rimane in scena fino a mercoledì 16 aprile, con i consueti orari del Teatro Bobbio: serali 20.30, domenica e martedì alle 16.30.

Prevendita dei biglietti, prenotazione dei posti e cambi turno presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel. 040.390613/948471 - orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30) o al TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277 - orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00). Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it).

Informazioni: 040.948471 / 948472 /390613; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; www.contrada.it.

La “Semplicità ingannata” di e con Marta Cuscunà al Teatro Miela

La “Semplicità ingannata” di e con Mara Cuscunà al Teatro Miela

Trieste - Lo studio del saggio storico "Lo spazio del silenzio", di Giovanna Paolin e delle testimonianze della monaca Arcangela Tarabotti (1604-1652), hanno rappresentato per Marta Cuscunà – versatile artista corregionale – il punto di partenza per proseguire nel progetto sulle “Resistenze femminili in Italia”. Progetto che ha avuto una fase iniziale in È bello vivere liberi e che prosegue con La semplicità ingannata, uno spettacolo che armonizza temi acutamente sviscerati e umorismo, teatro d’attore di grande energia e tecniche di figura.

La semplicità ingannatava va in scena in abbonamento per il cartellone altripercorsi del Teatro Stabile regionale, stasera mercoledì 9 aprile al Teatro Miela, con inizio alle ore 21. È l’ultimo appuntamento con la stagione altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, al Teatro Miela, frutto della sinergia che ha legato le due istituzioni teatrali nel corso della stagione 2013-2014.

La recitazione di Marta Cuscunà è infatti “totale” e coinvolgente e – sul piano della tecnica – sorprendente per la pulizia e la velocità dei passaggi fra ruoli diversi, e dalla funzione di attrice a quella di animatrice. La accompagnano infatti in scena soltanto alcune “pupazze” mosse da lei stessa. Il suo racconto evoca il passato per farci riflettere sul presente: parte quindi dal Cinquecento e ci indica come la nascita di una figlia femmina fosse allora sinonimo di perdita economica (la dote). Per rimediare a esborsi eccessivi si ricorse alla monacazione forzata delle fanciulle. Al convento Santa Chiara di Udine accadde allora qualcosa di unico e coraggioso: le clarisse resero il loro convento un’alternativa, uno spazio di contestazione, di libertà di pensiero, con un fervore culturale impensabile per l’universo femminile dell’epoca, un universo escluso dalla sfera politica, sociale e da ogni decisione esistenziale.

Marta Cuscunà fa parte del progetto Fies Factory.

 

 

 

"Ballata di uomini e cani" di Paolini: un tributo a Jack London.

Trieste - E' un tributo a Jack London il lavoro di Marco Paolini in scena al Politeama Rossetti di Trieste dal 2 al 6 aprile. “Ballata di uomini e cani” concentra l'attenzione su tre racconti,  presi dalla vastissima produzione letteraria dello scrittore statunitense conosciuto soprattutto per “Il richiamo della foresta” e “Zanna Bianca”: Macchia, Bastardo e Preparare un fuoco.

Nel rapporto viscerale  che si instaura tra il cane ed il suo proprietario in un ambiente ostico come quello del Klondike durante gli anni della corsa all'oro, Paolini trova il filo conduttore per raccontare emozioni intense, a tratti ironiche a tratti violente ed esacerbate da condizioni climatiche di gelo estremo.

In “Macchia”, la narrazione più ironica delle tre, si racconta di un cane bello, simpatico e furbo che ha la peculiarità di “sentire” come gli uomini e quindi si sottomette con difficoltà estrema ai suoi doveri di cane da slitta e da lavoro. I suoi proprietari tentano di sbarazzarsene in tutti i modi, vendendolo un numero infinito di volte ma se lo ritrovano alle calcagna continuamente nonostante gli stratagemmi utilizzati per liberarsene.

“Bastardo”, invece, è un cane brutto, legato al suo padrone  Black Leclère, da un sentimento di odio e paura reciproco, il rapporto simbiotico che si crea tra i due protagonisti del racconto di London,   induce alla riflessione sui legami emotivi più viscerali che spesso risultano in superfice utilitaristici ma nascondono una dipendenza reciproca così profonda da legare i destini. Ed in questo racconto porta alla morte per impiccagione di Leclère nella quale il cane ha la sua parte, che in questo modo si vendica delle tante violenze subite, ma che poi a sua volta muore come ultimo desiderio del suo padrone.

Ma è soprattutto nel terzo racconto narrato “Preparare un fuoco” - il pezzo più importante, su cui si basa il secondo tempo dello spettacolo -  che Paolini riesce ad esprimere l'intensità di rapporto tra il cane e l'essere umano. Si tratta di un racconto secco, a tratti quasi cattivo in cui il destino di un uomo è legato a doppia mandata a quello del suo cane sempre nell'ambiente inospitale dello Jukon (Canada) durante la corsa all'oro di fine ottocento.

Il protagonista del racconto parte con il suo cane ignorando i consigli di non percorrere una strada più breve ma più rischiosa, ed attraverso una serie di errori che appaiono sul momento insignificanti, si trova a dover fare i conti con l'impossibilità di accendere un fuoco che potrebbe salvare la vita ad entrambi. Un uomo che parte da solo, con l'unica compagnia del suo cane, come molti all'epoca della grande corsa all'oro, in cerca di fortuna, che però pur tentando il tutto per tutto e pensando addirittura di uccidere il suo compagno di viaggio pur di immergere le mani nelle sue viscere per scaldarsi e quindi sopravvivere, non riesce nel suo intento e si arrende alla morte.

Il cane probabilmente si salva, il racconto originale di London non lo svela, ma lo fa Paolini che alla fine delle due ore di spettacolo afferma di aver potuto raccontare queste storie in quanto è sempre stato il cane e non l'uomo protagonista.

Oltre ai racconti, nello spettacolo sono inserite due ballate con musiche originali composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi (chitarra e voce) con Angelo Baselli (clarinetto) e Gianluca Casadei (fisarmonica). 

 

 

 

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