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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Teatro e musical, perché non a Vienna? “Der Besuch der Alten Damen” nella capitale austriaca, fino a giugno

Teatro e musical, perché non a Vienna? “Der Besuch der Alten Damen” nella capitale austriaca, fino a

Trieste - Ogni anno aumenta il numero di appassionati tra il pubblico dei teatri del Friuli Venezia Giulia che guarda con soddisfazione alle proposte culturali d’oltreconfine e sempre più spesso capita di incontrare udinesi e triestini al teatro di Klagenfurt, goriziani all’opera di Vienna, pordenonesi a vedere i musical della capitale austriaca.

Se ormai per molti è una prassi consolidata recarsi in Slovenia e in Austria per i concerti rock, pop o per la musica classica, sta diventando usuale anche la frequentazione dei diversi teatri per altri generi di spettacoli.

Così, a Vienna la Volksoper, la Staatsoper, il Raimund e il Ronacher, proiettano sopratitoli in inglese, per chi non fosse avvezzo al tedesco, anche se già di per sé gli spettacoli musicali consentono di superare con facilità le barriere linguistiche e di apprezzarli comunque, tanto che diverse scuole medie e superiori della regione, nel pianificare i propri viaggi d’istruzione, inseriscono di prassi nel programma culturale la partecipazione dei ragazzi ad uno spettacolo in cartellone nelle città visitate all’estero.  

E per parlare di musical, che fra i generi più adatti alle giovani generazioni ma non solo, è quello che va per la maggiore, non possiamo tacere l’ulteriore grande successo di questi giorni, per la nuova produzione dei Vereinigten Bühnen Wien, che ha debuttato lo scorso 19 febbraio: “Der Besuch der Alten Damen” (La visita della vecchia signora) tratto dall’omonima commedia tragica dello svizzero Friedrich Dürrenmatt.

Certamentente torna alla mente la pellicola cult del 1964 con Ingrid Bergman, Anthony Queen, Paolo Stoppa e Romolo Valli o qualcuna delle diverse messe in scena ospitate dal Politeama Rossetti di Trieste negli anni passati o delle molte riprese che il fortunato testo degli anni Cinquanta ha avuto ad opera di compagnie di professionisti e dilettanti in tutta la regione.

Al Ronacher di Vienna lo spettacolo è in programmazione ogni giorno fino a giugno, sfavillante per lo scintillio degli effetti speciali e la coinvolgente interpretazione musicale affidata a due interpreti d’eccezione: Pia Douwes nel ruolo della vendicativa miliardaria e Uwe Kröger, in quello di Alfred Ill, l’uomo che deve pagare con la vita per averle rovinato la vita.

Sono due fuoriclasse del genere musical in Austria, conosciuti anche all’estero. Entrambi devono l’inizio del loro grande successo alla prima edizione di “Elisabeth”, il fantastico musical che molti fra il pubblico della regione avranno avuto il piacere di conoscere nelle versioni semisceniche ospitate a Trieste qualche anno fa. Oggi non più giovanissimi, sono protagonisti ancora e sempre carichi di energia e di appeal.

Nell’opera, si narra del ritorno della vecchia signora al piccolo villaggio di Güllen, in rovina a causa di una grave crisi economica. Da quel luogo era stata cacciata da giovane, colpevole Alfred di averla a quel tempo sedotta e abbandonata ad un destino di violenza, vigliaccamente incapace di prendere le sue parti di fronte alla comunità e riducendola ad una vita da disabile, vuota e insignificante.

Un paio di matrimoni di convenienza e la donna con il tempo riempì il deserto esistenziale con il denaro e in mente un unico grande desiderio: la vendetta. Ora l’eccentrica miliardaria offre una cifra esorbitante in premio da suddividere fra gli abitanti del villaggio per la testa del suo antico odiato amante. Lo scandalo che tale proposta suscita immediatamente negli animi della gente “per bene”, pian piano si trasforma in una tentazione irresistibile, fino a materializzarsi nel miraggio di una vita finalmente agiata e tranquilla, bramata da tutti.

Così, viene a mutarsi la comune coscienza morale e da difensori integerrimi della vita del beneamato concittadino, gli abitanti di Güllen si trasformano ben presto in avidi giustizieri senza cuore.

Il testo, ben conosciuto nel mondo germanofono, dove è una lettura fra le più classiche per gli studenti del biennio delle superiori, qui è codificato da un libretto che pur adattando il dramma al genere musical, non impedisce allo spettatore di essere trascinato in un vorticoso susseguirsi di immagini che provocano continue riflessioni, per le quali la musica scritta da Schneider e Reed diventa quasi una colonna sonora da film, più che una traccia melodica cantabile da commedia musicale.

Questo permette allo spettacolo di non annoiarsi con lo scontato giudizio morale che è chiamato a formulare, ma lo mantiene in una continua tensione drammatica, anche se interrotta di tanto in tanto da divertenti gag che alleggeriscono il pesante tema con quell’ironia amara di cui lo stesso Dürrenmatts aveva inteso dipingere il lavoro originale.

E se il musical con la caccia alla pantera e la locomotiva che frena in proscenio non soddisfano abbastanza la sete di spettacolarità del visitatore, Vienna offre sempre l’alternativa dell’opera.

Così, alla Volksoper, per chi non vuole rimanere trincerato fra le fila dei repertori classici del melodramma, ha debuttato lo scorso 15 febbraio e rimane in cartellone per i prossimi mesi, una nuova produzione di ”Albert Herring” di Benjamin Britten. L’opera comica, che il compositore britannico volle scrivere su libretto tratto da un racconto di Guy de Maupassant, risulta fresca, gradevole, senza grandi pretese scenotecniche, ma ben redatta nella regia dei singoli personaggi da Brigitte Fassbaender.

È uno spartito che va letto come uno sfogo divertito di Britten, sarcastico e irriverente, contro la società moralista e borghese. Tutto è incentrato attorno alla selezione di Albert, quale giovane destinato ad essere incoronato “re di maggio” invece di una più tradizionale “reginetta”, a causa della decisione di un’improbabile commissione di rispettabili concittadini, che ha giudicato indegne tutte le ragazze del villaggio.

Il candidato, però, scopre a causa di una sbronza procurata per errore da un amico durante i festeggiamenti in suo onore, l’ebbrezza di decidere per sé quale sia il bene, al di là di ogni aspettativa sociale, e candidamente si libera dai rigidi vincoli impostigli dall’ottusa comunità che lo circonda. La musica di Britten avvolge la critica sociale di uno spirito dissacrante, come solo il grande compositore sa tratteggiare e che l’orchestra dell’Opera popolare di Vienna è capace di consegnare genuina e saporita al pubblico soddisfatto e divertito.

Ecco il videotrailer del musical:



 

“Sugar the musical” al Teatro Bobbio di Trieste.

“Sugar the musical”  al Teatro Bobbio di Trieste.

Trieste - Debutta, venerdì 21 marzo alle 20.30, al Teatro Bobbio di Trieste, “Sugar the musical”di Peter Stone, Jule Styne e Bob Merrill, basato sulla sceneggiatura del film “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder e I.A.L. Diamond.

Una produzione italiana per la regia di Federico Bellone che vedrà Justine Mattera nei panni di Sugar, Christian Ginepro in quelli di Jerry e Pietro Pignatelli in quelli di Joe che chiuderà la tournée proprio a Trieste. Un allestimento che ha ottenuto ottimi consensi nelle città in cui è già andato in scena e che ha visto premiata la Mattera come “Migliore attrice musical” per il Premio Persefone 2013 lo scorso dicembre a Roma.

Ambientato a Chicago nel 1929, “Sugar the musical”narra le vicende di due musicisti squattrinati come Joe e Jerry, che si trovano per un puro caso ad assistere alla Strage di San Valentino. Gli uomini di Al Capone, comandati da Ghette compiono una strage e si accorgono di avere due testimoni di troppo che devono a loro volta eliminare. I due amici, per salvarsi la pelle, si vedono costretti ad inserirsi, travestiti da donne, in una piccola orchestra tutta femminile, la “Sweet Sue e le sue dame del ritmo” diretta a Miami.  I due fanno amicizia con Sugar, la cantante del gruppo, che confida alle sue nuove “amiche” la sua intenzione di trovare un miliardario con cui sposarsi e per “Josefine” e “Dafne” sarà l’inizio di una esilarante serie di equivoci.

Il film di Billy Wilder “A qualcuno piace caldo”, uscito nelle sale cinematografiche nel 1959 e definito “la migliore commedia della storia del cinema”, fu un enorme successo di pubblico e critica, grazie anche alla bravura dello strepitoso tris di protagonisti: Jack Lemmon, Tony Curtis e Marilyn Monroe.

In questo allestimento, ad affiancare i tre protagonisti ci saranno Renato Cortesi, Alice Mistroni, Silvano Torrieri, Giorgio Avanzini, Manuel Mercuri, Federica Nicolò, Giulia Patti, Sarah Romanelli, Chiara Vecchi a cui si aggiunge Luca Laconi per il video dell’ombra di Ghette e la partecipazione straordinaria in video di Paolo Limiti nel ruolo del Tenente Mulligan.

La traduzione e le liriche italiane sono di Michele Renzullo e le liriche italiane aggiunte di Franco Travaglio, l’adattamento del libretto è di Saverio Marconi e Federico Bellone.

Le scene sono di Roberto e Andrea Coivotti, i costumi di Beatrice Laurora, le luci di Valerio Tiberi, il suono di Armando Vertullo e William Geroli, la supervisione musicale di Simone Giusti e le coreografie di Gillian Bruce.

Lo spettacolo, che fa parte degli “spettacoli blu” debutta venerdì 21 marzo alle 20.30 e rimane in scena fino a lunedì 24 marzo, con i consueti orari del Teatro Bobbio: serali 20.30, festivi 16.30.

Prevendita dei biglietti, prenotazione dei posti e cambi turno presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel. 040.390613/948471 - orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30) o al TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277 - orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00). Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it).

Informazioni: 040.948471 / 948472 /390613; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; www.contrada.it.

"Zio Vanja" di Anton Cechov al Teatro Stabile sloveno di Trieste in un'insolita veste postmoderna

Trieste - Affrontare un classico, di quelli che necessitano di essere osservati con cura e sguardo introspettivo. Smontarlo, frammentandone sequenze e testo. Ripiegarlo su se stesso, mentenere una certa temperatura con le emozioni più nude. Costringerlo a forzata lievitazione, curando di non farlo collassare.

Presentarlo asciutto, freddo, al centro del palcoscenico, con una spruzzatina di musiche irriverenti e qualche scaglia di luce, intervallata ad estenuanti nere microinterruzioni di buio. Granella di pubblico intorno e “Lo Zio Vanja” è servito.

La "prima" è andata in scena venerdì 14 marzo. Lo spettacolo si replica fino a domenica 23 marzo (sovratitoli in italiano).

Con una ricetta apparentemente fin troppo scontata, ha vinto la scommessa il Teatro Stabile Sloveno di Trieste con la sua nuova produzione tratta da Čechov, adattata magistralmente da Nejc Gazvoda e diretta da Ivica Buljan. Un testo magicamente ritradotto in un linguaggio che non entra in collisione con lo scarto culturale e linguistico prodotto dal confrontarsi con il noto titolo. Fuori dallo schema letterario dell’opera, eppure nel rispetto della sua natura più intima.

Coerente con l’anima del grande russo e al contempo capace di dialogare con la stessa lingua parlata dall’uomo postmoderno. È banale ricordare che un classico risulta tale nella storia delle opere d’arte quando esprime in sé una valenza tipologica, paradigmatica, ma non lo è altrettanto riuscire da parte di un drammaturgo e di un regista a recuperarne lo spirito in verità, senza modificare il baricentro dell’impianto dell’opera stessa.

Questo è il prodotto ottenuto: breve, fruibile in un’ora e mezza senza intervallo, carico della tragicità di una cultura frammentata e incapace di riconoscere l’interezza della verità delle relazioni fra persone e di queste con i luoghi della propria identità emotiva.

“Lo Zio Vanja” è lo specchio di una società contadina in cui difficilmente l’uomo e la donna di una nostra città d’oggi può ritrovarsi, eppure la natura e la crisi dei rapporti incardinate in tante esistenze, tutte rinchiuse dentro un luogo, si ricompongono in un senso concluso.

Così l’attenzione dello spettatore distratto dagli odori pungenti e acri di una cucina rustica e dalle note metal che s’infrangono su melodie cantabili, si rinnova nell’intensità e nella concentrazione. Allora le pareti della tenuta in mezzo ai boschi della Russia, diventano semplici spazi aperti, i muri sono alberi e gli alberi, persone.

Generosi nell’emozionare sono gli attori della compagnia stabile, carichi di energia e forti il cuoco e la Sonja di Luka Cimprič e Nikla Petruška Panizon, trasparenti nelle intenzioni e abili nel rivoltare i loro personaggi la Jelena e il dottor Astrov interpretati da Lara Komar e Primož Forte, duri e aggressivi la Marjia e Teljegin di Maja Blagovič e Romeo Grebenšek, coscienza collettiva di tutti il vecchio Serebrjakov ben affidato a Vladimir Jurc. Robert Waltl nel ruolo del protagonista, è attore ospite, pronto a donarsi al pubblico e in buona sintonia con gli altri.

Ma qui Vanja, alla fine, è solo un comprimario. Protagonisti sono tutti i personaggi, messi in serie, come una lunga fila di persone che intrecciano vilmente la propria esistenza apatica in una simbiosi patologica, in questo quadro d’autore del 1899, in cui è fotografata, con uno sguardo affatto miope, l’immagine stessa della nostra epoca.

Di seguito il videotrailer dello spettacolo:

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