Parlando con Patrizia Rigoni del suo libro "Il tempo delle mani"
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- Pubblicato Lunedì, 07 Aprile 2014 09:31
- Scritto da Serenella Dorigo
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Trieste - Mercoledì 9 aprile alle ore 18 all’Antico Caffè San Marco, con una conversazione, condotta da Marinella Chirico giornalista ma anche scrittrice, verrà presentato l’ultimo libro di Patrizia Rigoni dal titolo "Il Tempo delle Mani", pubblicato da FaraEditore.
Un libro che sa di memoria ma anche di presente, un libro di piccole cose ma di soffi di eternità, un libro in forma di prosa poetica che propone la bellezza della verità, la responsabilità dell’amare e l’inesausta passione del vivere. Patrizia Bordogna leggerà dei brani.
Patrizia Rigoni, autrice del testo, nasce a Monza ma vive a Trieste da tanto tempo, madre di due figli “ormai grandi”, una laurea in Sociologia, coltiva da sempre la passione per la letteratura, e per la scrittura.
Come scrittrice si chiede ogni giorno dov’è il linguaggio, come donna dov’è il mondo e il diritto ad essere felici. La continua tensione la spinge alla ricerca e all’approfondimento, ingredienti essenziali nel suo percorso di formazione, pubblica da più di vent’anni, e si occupa di formazione attraverso la formazione autobiografica.
Con lei abbiamo conversato del suo ultimo libro e non solo, accolti in una casa che sa di partenze e di arrivi, ricca di segni e di essenze, inondata da luce in ogni angolo.
Da dove arriva questo libro?
L’ho scritto in sei mesi, usciva di getto, sembrava fosse già tutto lì, pronto per essere messo sulla carta. Solo quando ho finito di scriverlo ho capito che era la consecutio tempore di una altro mio testo “Come tenere l’acqua nella mano”, che rappresentava le domande, la forma delle domande di senso, mentre “Il tempo delle mani” è la risposta, le risposte, il flusso di coscienza che prendeva forma.
Usciamo dal libro e le chiediamo: perché scrivere?
Per fermare la vita, e farla durare. Bisogno di costruire di non perdere tempo, è un’urgenza di raccogliere tutto, di dare e di dire. Quasi un dare forma all’essere, al mio essere. Questo ultimo libro parla del presente, che ti costringe a valutare quello che si ha, quello che si è riusciti a fermare.
Cosa rappresenta il gesto della scrittura?
È un gesto che mi difende, che mi protegge. Fin da giovanissima scelgo luoghi all’aria aperta in mezzo al verde, in riva la mare dove l’acqua fluisce. A volte luoghi non privi di pericoli, anzi se ci ripenso, fin da piccolissima sono andata a scrivere in luoghi improbabili e nelle ore più assurde, solo ora mi rendo conto che è un gesto che mi ha protetto, non mi è mai successo nulla.
Mano destra o mano sinistra?
Ero una mancina, ma venni costretta a scrivere con la destra, però le mie mani hanno un ruolo interscambiabile, per me un valore assoluto, come emerge anche da questo libro che parla di mani e di storie attraverso le mani, con le mani, nelle mani.
Nel suo libro si dice “Leggo con il buio, leggo all’alba. Cerco contenitori cerco espansione”: immagino sia un suo livello di coscienza alla lettura?
L’atto della lettura è una perdita totale, cioè se leggo Singer mi perdo nella letteratura, se leggo Zavattini, Valduga mi perdo nella lirica, il perdersi per ritrovarsi.
“Il silenzio può arrivare a essere la cosa più importante della vita di una persona, ciascuno di noi si relaziona al silenzio in modo”, una frase dello scrittore Zarraluki, nel suo ultimo libro "La storia del silenzio". Si ritrova?
Eccome. Il silenzio cambia declinazione e senso alle cose che vivi, ha una dimensione, una forma diversa a seconda dei periodi in cui lo vivi, nelle età, nei luoghi in cui ne fai esperienza. Mi considero una persona socievole ed empatica, ma ho bisogno di isolarmi e di essere irraggiungibile per poter scrivere al meglio.
Al Filmforum Festival 2014 in anteprima il volume: “Sguardo, corpo, violenza. Sade e il cinema”
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- Pubblicato Lunedì, 31 Marzo 2014 19:27
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Udine/Gorizia - «Sono un libertino, lo riconosco: ho concepito tutto ciò che si può concepire in questo ambito, ma non ho certamente fatto tutto ciò che ho concepito. E non lo farò mai: sono un libertino, ma non sono un criminale né un assassino».
Questo di sé raccontava il Marchese De Sade, al secolo Donatien Alphonse François De Sade, classe 1740, morto nel manicomio di Charenton duecento anni fa, il 2 dicembre 1814, all'età di 74 anni. Trenta dei quali trascorsi in prigione. Le sue opere troveranno riabilitazione ufficiale solo cent’anni dopo, e non c’è dubbio che l’arte “regina” del ventesimo secolo, il cinema, abbia spesso cercato ispirazione nel mito e nell’opera del “Marchese”. Il suo universo letterario e biograficoha portatomolti registi– nomi fondamentalinella storia del cinema,quali Luis Buñuele Pier Paolo Pasolini, oltre ad outsider qualiPeter Brook e Jesús Franco – a muoversisui terreni dell’osceno, del proibito edell’irrappresentabile.
E’ proprio da questa premessa che nasce il saggio “Sguardo,corpo,violenza. Sade e il cinema”, firmato dallo studioso Alberto Brodesco, in uscita a 200 anni dalla morte di De Sade per la collana Mimesis Media/Erosdiretta da Giovanna Maina e Federico Zecca. Il volume sarà presentato in anteprima a FilmForum Festival 2014, in cartellone dal 2 all’11 aprile a Udine e Gorizia, nell’ambito del percorso dedicato alle ricerche di Porn Studies, in programma a Gorizia dal 5 aprile. «L’analisi dei testidel ‘Marchese’ – spiega l’autore, Alberto Brodesco - produce una costellazione in cui ogni filmdialoga con le altre pellicole:con l’operadi Sade nel suo complesso, con laletteratura critica su Sade e infine con spaziche fungono da cassa di risonanza per gliechi prodotti dai film. Nel bicentenario dellamorte Sade dimostra di essereancora un“prossimo nostro”, un autoreche continua a far capolino dall’oscuritàin cui è costretto e si costringe». Il volume dedicato a De Sade e il cinema rientra in un percorso più articolato del cartellone di Filmforum Festival 2014, che si apre mercoledì 2 aprile (Cinema Visionario di Udine, ore 21) con la prima nazionale di Nymphomaniac Parte 1, il film che riporta Lars Von Trier nei nostri cinema 2 anni e mezzo dopo Melancholia.
All’evento della prima serata farà seguito, giovedì 3 aprile, un’altra proiezione eccellente, quella – sempre al Cinema Visionario alle 21 – dello storico film ‘The Devils’ di Ken Russell in versione restaurata e X-rated con Vanessa Redgrave.Fra le proposte in cartellone, mercoledì 9 aprile (Kinemax di Gorizia, midnight event) anche la presentazione in prima assoluta, in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino, di Italian classic hard-core movie trailers (1980-1990, 30’), un programma di trailers di film hard "classici" di produzione italiana e internazionale degli anni Ottanta, parte di un più ampio fondo di trailers pornografici archiviato presso il Museo del Cinema di Torino che sta provvedendo al loro riconoscimento e alla loro catalogazione. Fra i trailer spicca la produzione italo-spagnola Eva Man, che ha segnato l’esordio cinematografico di Eva Robin’s, proprio in un film dedicato al tema transgender. Lo stesso temavedrà protagonista al festival il cineasta transgender Hans Scheirl, al quale sarà dedicata la tavola rotonda di giovedì 8 aprile.
FilmForum Festival 2014 è promosso dall’Università degli Studi di Udine, per la direzione artistica del docente e storico del cinema Leonardo Quaresima e per il coordinamento dei ricercatori Sara Martin e Federico Zecca. La 21^ edizione è realizzata in sinergia con laRegione Friuli Venezia Giulia – Assessorato alla Cultura, la Fondazione CRUP, la Fondazione Carigo, il Ministero dei Beni e delle attività culturali – Direzione Generale per il Cinema, il Consorzio per lo sviluppo del Polo universitario di Gorizia, il Comune di Udine, il Comune di Gorizia. Info: www.filmforumfestival.it
“Senza pesare sulla terra” di Elisa Nicoli, prossima uscita Ediciclo
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- Pubblicato Lunedì, 24 Marzo 2014 17:28
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
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Imminente l’uscita, il 27 marzo, per Ediciclo di “Senza pesare sulla terra. Le mie esperienze di ecologia quotidiana”di Elisa Nicoli.
"Il vero cambiamento sta nel diventare pienamente ecologici, nella sua accezione più profonda. Occorre sentire dentro di sé l'interdipendenza tra ogni cosa, vivente e non, sulla Terra. Vivere a comparti stagni non ci rende pieni, ci rende frammentati e frammentato diventa anche il nostro rapporto con la Terra."
Come riuscire a ridurre l'impatto che le nostre azioni hanno sull'ambiente e contemporaneamente divertirsi e migliorare la propria qualità di vita? Elisa Nicoli narra in questo libro la sua esperienza nel mondo dell'autoproduzione e della riduzione degli sprechi: avventure e disavventure legate in particolare all'ambiente domestico, ma anche alla cura del proprio corpo, del cibo e del vestire, e ai vari modi di esplorare, anzi, di reinventare la propria esistenza.
Elisa Nicoli, bolzanina di nascita e cittadina del mondo di adozione, è camminatrice e autoproduttrice professionista. Laureata in scienze della comunicazione, dal 2007 realizza documentari e pubblica libri su tematiche ambientali. Ha pubblicato per Altreconomia “L'erba
del vicino” (2010), “Pulizie creative” (2011 e, in seconda edizione, 2013)
e “100 cult in padella” (2013) e per Ponte alle Grazie e Altreconomia. Questo libro è un abat jour (2012).
Il suo blog è elisanicoli.it; è co-fondatrice del sito autoproduco.it, "Il Laboratorio dell'Autoproduzione".
Titolo: “Senza pesare sulla terra”. Autore: Elisa Nicoli. Ediciclo Editore.
Pag. 128, euro 13.00 isbn 9788865491126
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