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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Primo Levi: poesie lette a due voci (e due lingue)

Trieste – Le poesie di Primo Levi sono al centro della prossima iniziativa del Progetto “Ex Lavatoio” 2013.

Giovedì 29 Agosto alle ore 19.00, presso l'Ex Lavatoio di San Giacomo in via San Giacomo in Monte 9 a Trieste, sarà presentata una scelta di componimenti di Primo Levi tratta dalla raccolta “Ad ora incerta”.

Parteciperanno Gianluca Paciucci (insegnante e scrittore) e Tvrtko Klarić (critico letterario e traduttore) che leggeranno i versi in lingua originale e nella traduzione in croato.

“Ad ora incerta”  è una raccolta di sessantatré poesie e dieci traduzioni che coprono un arco di quarant’anni, dal 1943 al 1984. Levi usava pubblicarle sulle pagine culturali de “La Stampa” di Torino.

La raccolta comprende poesie scritte subito dopo l’esperienza devastante di Auschwitz, ma anche componimenti ispirati dalla sua vena didascalico-morale, e contengono descrizioni di animali o giochi di parole o, ancora, riferimenti a geografie lontane e mitologiche.

Con questa raccolta, Primo Levi vinse nel 1985 il Premio Abetone della Provincia di Pistoia e il Premio nazionale Giosué Carducci di Pietrasanta. Va ricordata l’ironia con cui, nel penultimo testo della raccolta, “Pio”, il poeta rovescia parodisticamente il celebre “Bove” di Carducci.

L’ingresso è libero

Romanticismo e filologia "fai da te" per Kraška Ohcet 2013. Storia e foto delle Nozze Carsiche

Romanticismo e filologia

Monrupino (Ts) - Usciti vittoriosi dalla battaglia tetraemeride di balli, bevute e festeggiamenti, Neža Milič e Jernej Kapun hanno finalmente pronunciato il fatidico sì atteso per l’edizione 2013 delle Nozze carsiche, celebrate domenica 25 agosto nella chiesa di Monrupino.

Un cielo annuvolato ma mai veramente temibile ha limitato la partecipazione dei figuranti in costume tradizionale venuti da tutti i paesi del Carso: mancate (ma per poco) quest’anno le tradizionali 500 presenze che annoverano numerosissimi cultori delle tradizioni slovene dell’entroterra triestino, comprese le comunità marine di Barcola e Santa Croce.

Figuranti, sposi e cantori della serenata sono ritratti nella bella fotogalleria pubblicata qui di seguito.  

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Dopo le serate dedicate agli auguri agli sposi, l’addio al nubilato, la suggestiva serenata dello sposo e il trasferimento della dote alla Casa Carsica, la cerimonia nuziale vera e propria si è svolta alla presenza della comunità di Monrupino – Repentabor, molti turisti (anche da oltre frontiera) e naturalmente le tre centinaia stimate fra invitati e figuranti che hanno colorato la festa di matrimonio con i loro splendidi costumi ricostruiti secondo tradizioni orali di famiglia e il lavoro di ricerca filologica di alcuni centri culturali sloveni, come l’associazione “Vesna” e il gruppo folcloristico “Stu Ledi” che ha curato anche la ricostruzione delle danze popolari che per tre serate hanno fatto ballare triestini e turisti nella piazza di Repen.

“Il recupero filologico della foggia dei costumi non è cosa semplice” spiega Franca Slavec dell’associazione “Stu Ledi”, “la provincia di Trieste non è estesa, ma nell’entroterra sono distinguibili almeno tre diversi stili di abbigliamento: quello dei paesi che guardano all’Istria appartenenti alla zona del Breg (da San Dorligo all’antico paese di Servola), quello della zona dei Mandrieri (che comprende tutta la periferia di Trieste da Contovello a Duino) e la zona costiera rappresentata dalle comunità dei pescatori di Barcola e Santa Croce.

Ognuno ha la sua noša, che per le donne comprende una gonna gonfiata da tante sottogonne, il predpasnik (grembiule) che riprende la fantasia del panciotto degli uomini, il krpun e il fčou (i fazzoletti che adornano testa e spalle) senza dimenticare il pušlč, il bouquet che deve rispettare la composizione del mazzo di fiori donato dallo sposo alla sposa, rigorosamente bianco rosso e blu come i colori dei fiori che crescono negli orti del Carso, presenti anche nella bandiera della Slovenia.”

“Sono costumi che nella loro foggia risalgono ad un’epoca difficile da stabilire, ma ben riscontrabile nelle stampe del XIX secolo: i bambini non portano i calzoni ma vestono una tunichetta bianca, i ragazzi fra i 13 e l’età da marito portano camicia panciotto e cravattino ma non la giacca che viene indossata solo dai maschi maritati. I più ricchi al posto del tradizionale cappello di feltro a tesa larga indossano il caregòn, il berretto in pelo di castorino che i proprietari più abbienti andavano a comprare in città a Trieste”.

Il comune di Repen mette a disposizione la location per le feste di addio al nubilato e le nozze, ma chi produce la coreografia?

“Si deve tutto all’amore per le tradizioni carsiche e alle finanze dei singoli figuranti, che si trasmettono la passione per la rievocazione delle feste storiche del Carso di generazione in generazione. Si tratta di una passione che porta al recupero di tradizioni orali più che di materiale iconografico: gli invitati vestivano gli abiti del loro matrimonio, per acquistare i quali impegnavano una grande parte della dote di famiglia; per questo motivo, dopo averli indossati anche alle nozze di amici e parenti e ad alcune feste comandate, talora si facevano mettere sotto terra con questi stessi addosso. Questo ha fatto sì che molti costumi originali si perdessero”.

Da quando nel 1975 ne è stata istituita la rievocazione storica, il matrimonio secondo il rito Carsico si svolge nell’ultima settimana di agosto, ma abiti e piatti dei ricchi buffett pre e dopo messa ricordano che anticamente questa festa si celebrava nel periodo fra la festa di San Martino (11 novembre) e il mercoledì delle ceneri, quando le famiglie degli sposi potevano offrire a parenti e invitati i prodotti della vendemmia e della macellazione dei maiali.

Le osmize di Repen e dintorni festeggiano le nozze di Neža e Jernej fino alla mezzanotte di domenica.

(Credits: articolo e prime 4 foto, Monica Visintin; foto della serenata, Stefano Savini. Licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte)

Belvedere Sequals, l'incanto del Pic Chic con la luna piena e Moon Walking

Sequals (Pn) - L’atmosfera senza tempo dei Magredi al tramonto; i cibi raffinati apparecchiati fra lini, cristalli, porcellane sul greto del torrente Meduna al bagliore del fuoco, con la musica del sax e del flauto a fare da sottofondo mentre la luna si alza in cielo; Moon Walking sulla via del ritorno.

Sono stati questi gli ingredienti del suggestivo “Pic Chic”che il Ristorante Belvedere di Sequals (Pn) ha organizzato per il plenilunio del 23 agosto.

Colori, sapori e musiche dal crepuscolo alla notte, assaporando ciò che offrono queste terre magre ai piedi delle Dolomiti Friulane, dai candidi ciottoli e dai profumati cespugli punteggiati di fiori, delicatissimo ecosistema che ha di simile solo la steppa russa.

La passeggiata verso il tramonto ha preso il via alle 18.30 dal Ristorante Belvedere e si è snodata nei Magredi, luogo protetto ed intatto. Niente cestino, ma solo scarpe comode per camminare, dato che i partecipanti hanno trovato tutto apparecchiato nel luogo del Pic Chic, il greto del torrente Meduna.

Ad accogliere gli ospiti con la loro cortesia, sono stati Silva Delle Case, padrona di casa, e il marito Stefano Scalco, chef creativo e innovativo, che ha firmato il menu della serata, Strudel di crescione acquatico e crema di latte, Risotto allo Champagne con gamberi di fiume, Trota iridea  con erbe selvatiche del Meduna, Crepes flambè con le more di rovo.

I piatti sono stati accompagnati da una selezione di vini del territorio dell’azienda Claps, piccola e qualificatissima cantina delle Grave del Friuli, guidata da Albino Armani che ha illustrato le peculiarità delle sue proposte.

Si è cenato alla luce delle candele e dei fuochi, per non incrinare l’incanto del plenilunio.

 

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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