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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

One Billion Rising: un evento mondiale per dire basta alle violenze sulle donne

One Billion Rising: un evento mondiale per dire basta alle violenze sulle donne

“La mia rivoluzione inizia dal corpo, non aspetta più, la mia rivoluzione non ha bisogno di approvazione e permesso, avviene perchè deve avvenire....”

l'incipit è di Eve Ensler, autrice dei "monologhi della vagina" che con la sua idea del “V Day”, ha dato il via all'“One billion rising”.

Il significato di questo evento, che si terrà a Trieste il 14 fabbraio, come ormai accade da 2 anni, è che per un milione di donne abusate, un milione di donne si incontrano in tutto il mondo, ballano, leggono storie di donne e di uomini con le donne.

Ne parliamo con Lara Gugliemi, organizzatrice per Trieste dell'evento.

Lara, cosa ti aspetti dall'evento di sabato?

Mi aspetto un grande intervento da parte della gente, lo abbiamo concepito e costruito con grande passione, come facciamo ormai da due anni, me ne sto occupando io perchè ci credo tanto, ma con me ci sono molte associazioni, One billion rising è un movimento laico, apartitico, aperto ad ogni persona, gruppo e organizzazione che aderisca e si attenga al principio fondante che afferma che ogni donna ha il diritto di vivere e decidere del proprio corpo, della propria salute e del proprio destino.

Mi racconti come si svolgerà l'evento?

L'appuntamento è alle 15 in Piazza Goldoni, tutti insieme ci sposteremo attraverso Via Mazzini, Via Roma e Corso Italia fino alla Questura di Trieste. Qui sosteremo sul lato del Teatro Romano e sul cancello della Questura verranno appesi dei fogli che racconteranno alcune storie di vite di donne, tutte cose accadute nel 2015, quindi in questo mese e mezzo.

Chiunque potrà prendere uno di questi fogli ed unirsi a noi, quello che proponiamo è una presa di coscienza, un esserci.

In seguito ci sposteremo in Piazza Verdi dove faremo dei balli ed ancora in Piazza Unità dove alle 18 ci sarà il Flash Mob che da anni caratterizza questo evento con la coreografia “Break the chain” a cui tutti possono partecipare anche perchè in rete c'è un tutorial, ma l'importante non è come si balla bensì esserci, farne parte. Ci saranno delle letture in Piazza Unità, ci sarà musica, e poi concluderemo la serata alla Casa della Musica in Piazza Cavana.

Un evento gioioso e divertente quindi?

Certo, One billion rising è un evento globale, allo stesso giorno ed alla stessa ora, si balla, si legge e ci si incontra in tutto il mondo. 

È una rivoluzione che comincia dal corpo; è spontaneità e rumore, energia, ritmo di tamburi, è pretendere giustizia, ballare, rompere le catene, sollevarsi per trasformare il dolore in potere. Attrae molte donne, ma anche e soprattutto vorremmo attrarre anche molti uomini, perchè diventi gioia comune, partecipazione.

Ringraziamo Lara per il suo impegno, il suo invito noi lo accogliamo, e lo estendiamo a tutti perchè "Il cambiamento può accadere se Trieste c'è"!

Inaugurata la mostra “1891-1914. La grande Trieste”. Per riflettere sulla fine di un'epoca

Inaugurata la mostra “1891-1914. La grande Trieste”. Per riflettere sulla fine di un'epoca

Trieste - È stata inaugurata sabato 7 febbraio al Salone degli Incanti – Ex Pescheria di Trieste, presenti le massime autorità cittadine – “1891-1914. La grande Trieste”, promossa dal Comune di Trieste.

L'esposizione è stata realizzata con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, della Fondazione CRTrieste e delle Assicurazioni Generali.

Responsabili scientifici il direttore del Museo Revoltella e Civici Musei di Storia ed Arte, Maria Masau Dan, il direttore delle Biblioteche Civiche, Bianca Cuderi e il direttore dei Civici Musei Scientifici, Nicola Bressi.

“Una straordinaria occasione – ha sottolineato il Sindaco di Trieste Roberto Cosolini – per conoscere un grande momento del passato della nostra città. La Storia, però, non significa rimpianto, perché la nostalgia di ciò che è finito non porta da alcuna parte. La consapevolezza dei fattori che hanno fatto Grande Trieste aiuta invece a trovare la chiave per aprire la possibilità di un grande futuro per la città”.
    
L'esposizione cerca di interpretare la città scegliendo di mettere a fuoco un periodo importante della sua storia, in cui il susseguirsi degli eventi convive con lo sviluppo economico e le tensioni sociali, la vivacità culturale e la povertà, le lotte politiche e la mondanità.

Un mondo che si dissolve bruscamente con la Grande Guerra lasciando dietro di sé una lunga scia di rimpianti. E anche tanti frammenti di vita nei musei cittadini.

“La grande Trieste” cerca di descrivere, almeno per cenni, ciò che lo scoppio della guerra ha significato per Trieste: la fine di un’epoca e la sua archiviazione.

“Le due date scelte per delimitare il periodo della mostra – ha affermato l’Assessore alla cultura del Comune di Trieste Paolo Tassinari – ricordano altrettanti momenti importanti della storia della città: l’abolizione del privilegio del Porto franco (1891), che delimita la zona franca ad un assetto ben identificabile e separato dalla città, e l’assassinio di Francesco Ferdinando d’Asburgo a Sarajevo (28 giugno 1914), causa scatenante della prima guerra mondiale".

Il titolo – ha sottolineato Paolo Tassinari, ricordando che prende spunto dall’edizione italiana del volume “La grande Vienna” – vuol dichiarare il sentimento di una città che, in quegli anni, si fa grande, grazie ad un’espansione commerciale, industriale, architettonica e, anche, museale, che non ha eguali in Europa”.

“La grande Trieste” – ha aggiunto l’Assessore alla cultura della Regione Friuli Venezia Giulia Gianni Torrenti – aiuta a comprendere la città e la voluta eterogeneità dei contenuti, che testimonia la molteplicità di influenze culturali, etniche, imprenditoriali e storiche di cui Trieste ha beneficiato, consentirà al territorio di interagire meglio con chi arriva oggi in città, per lavoro o per turismo”.

Costruita quasi esclusivamente attorno al patrimonio dei Musei civici e delle Biblioteche di Trieste – ha sottolineato il direttore del Museo Revoltella e Civici Musei di Storia ed Arte, Maria Masau Dan, e responsabile scientifico assieme a il direttore delle Biblioteche Civiche, Bianca Cuderi e il direttore dei Civici Musei Scientifici, Nicola Bressi – la mostra consente di visualizzarlo per la prima volta nel suo insieme, valorizzato proprio nella ricerca di relazioni fra gli oggetti, le opere e i documenti.

Quasi tutte le sezioni ospitano materiali di proprietà comunale, ad eccezione dello spazio destinato alla cultura slovena – affidato alla cura della Narodna in študijska knjižnica / Biblioteca Nazionale Slovena e degli Studi – e quello dedicato alle Assicurazioni Generali (con l’Archivio Storico), perno dell’economia triestina e simbolo del profilo internazionale della città.

La mostra è visitabile fino al 3 maggio.

Orario:
da lunedì a giovedì dalle 11 alle 19
venerdì e sabato dalle 11 alle 21
domenica e festivi dalle 10 alle 19

Ingresso:
intero € 6,00, ridotto € 4,00, gratuito fino a 14 anni
(previste forme di agevolazione per la visita congiunta alla mostra e ai Musei Civici)

Visite guidate
prima visita: domenica 8 febbraio 2015 – ore 16
visite successive: tutte le domeniche – ore 11

The Tempelhof Project: Eugenio Novajra racconta il recupero partecipato delle aree urbane

The Tempelhof Project: Eugenio Novajra racconta il recupero partecipato delle aree urbane

Raccontare con le immagini il genius loci e la partecipazione attiva tra gli abitanti e la città per salvare un parco di alto valore sociale, diventato simbolo di libertà: ecco The Tempelhof Project, la mostra del fotografo friulano Eugenio Novajra che sarà inaugurata il 6 febbraio alle ore 18 nello spazio dell’associazione culturale Interazioni (in via della Rosta a Udine), con una presentazione di Antonio Giusa, docente di storia della fotografia dell’Università di Udine.

L’esposizione, che oltre al materiale fotografico propone una serie di interviste video ai protagonisti della vicenda, punta a ricostruire la storia del Tempelhof, ex aeroporto militare e civile di Berlino (la pista di atterraggio fu usata dal ponte aereo americano nel 1948-’49) il cui recupero ha coinvolto in modo partecipato migliaia di cittadini. “Tempelhof – spiega il fotografo -, è un’importante area, oggi viva, memoria di un passato e quindi documento storico-architettonico. Di proprietà del Comune dal 2009, dopo alcune proteste cittadine, causate dalla paura di vedere lo spazio oggetto di “gentrification”, l’amministrazione pubblica aprì il dialogo con la cittadinanza per discutere sulle possibili opzioni d’uso dell’area. Furono organizzate campagne on line, workshop, eventi e concorsi che coinvolsero più di 10mila berlinesi: la partecipazione attiva da parte dei cittadini è stata determinante nella definizione del piano di sviluppo dello spazio”.

Proprio grazie a queste coinvolgimento, l’area verde tra i quartieri di Kreuzberg e Neukölln, una delle più grandi d’Europa, ospita ora orti biologici urbani ed é frequentato da molti sportivi, da famiglie, artisti e da appassionati dell’arte del volo degli aquiloni. “Il progetto, che ho elaborato con la collaborazione dell’artista Francesco Jodice, è nato perché quando lessi storia di Tempelhof, così piena di presenza sociale attiva sulla salvaguardia del territorio, ne fui rapito – spiega Novajra -. E la sua stagione di libertà e anarchia furono subito motivo di un nuovo viaggio di indagine fotografica”. La mostra sarà visitabile fino al 28 febbraio, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 19; sabato e domenica su appuntamento.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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