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Gio11212024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

In mostra gli affreschi della villa romana di Torre

In mostra gli affreschi della villa romana di Torre

Le Stanze Affrescate dalla villa romana di Torre di Pordenone saranno aperte al pubblico presso il Museo Archeologico. Nella nuova sala 16 del Museo Archeologico del castello di Torre, siamo di fronte alla ricostruzione possibile delle decorazioni parietali di due degli ambienti della villa romana di Torre di Pordenone, una delle più lussuose residenze dell'Italia settentrionale d'età augustea. Sono pitture raffinate e preziose che rientrano nel pieno III stile pompeiano (inizi del I sec.d.C.), che un tempo facevano parte della decorazione parietale della villa romana di Torre i cui resti vennero scoperti, lungo le sponde del Noncello, durante gli scavi effettuati dal conte Giuseppe di Ragogna nel 1950-52.

Il nuovo allestimento al Museo Archeologico è quello di ricreare la disposizione di alcuni lacerti di intonaco affrescato in una sequenza "verosimile", e rendere così più comprensibile la lettura dei frammenti più significativi, che finora potevano essere apprezzati solo singolarmente senza una visione d'insieme. Dal primo allestimento del 1952 effettuato dal conte di Ragogna nel salone della sua dimora, il castello di Torre, alle prime esposizioni scientifiche del 1995 e 1996, le esigenze di valorizzare e rendere più comprensibili a un vasto pubblico i lacerti di affresco hanno spinto il Museo Archeologico e la Soprintendenza Archeologica, con il fondamentale contributo di un'esperta del settore, la prof. Monica Salvadori, pordenonese che insegna all'Università di Padova, ad un progetto di riesame dei frammenti (qualche migliaia in totale), intensificatosi nell'ultimo anno (2011).

Con l'inaugurazione della sala dedicata, sabato 21 aprile alle 11, il pubblico potrà trovarsi di fronte a due spaccati di pareti dove i frammenti degli affreschi, molto lacunosi e trovati completamente decontestualizzati, sono inseriti in una ricomposizione possibile dell'impianto decorativo della villa.  Il lavoro di ricostruzione, su indicazione della direzione scientifica, è stato realizzato dall'abilità preziosa di Sergio Salvador.

Una parete si presenta a pannelli monocromi alternati neri e rosso: il rosso che domina la parete era segno di lusso, frutto di materiali molto costosi. La decorazione di questa parete doveva caratterizzare un ambiente privato della residenza.

L'altra decorazione presenta soggetti femminili e maschili, che sguainano la spada o sono feriti, riportando probabilmente a scene di lotta tra Greci e Amazzoni. La scelta del tema dell'Amazzonomachia depone per una stanza di prestigio a carattere pubblico.
La sala è allestita anche con un video di approfondimento multimediale sui vecchi scavi della villa, sui primi allestimenti degli affreschi, sul lavoro di ricomposizione delle pareti delle due diverse stanze, e infine una panoramica virtuale dei molti frammenti che non hanno potuto trovare una collocazione espositiva coerente, a testimonianza della ricchezza e complessità degli ambienti originali della villa romana di Torre.


Affresco Villa romana di Torre





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Arte slovena in Italia in mostra a Trieste

Arte slovena in mostra a Trieste

Finalmente sarà esposta al pubblico la raccolta d'arte più rappresentativa della cultura artistica slovena in Italia, custodita fino ad ora nei caveaux di prestigiose istituzioni private. Accade a Trieste nel Salone degli Incanti ex Pescheria, dal 21 aprile al 17 giugno, nell'ampia rassegna "Orizzonti dischiusi. Arte del Novecento tra Italia e Slovenia". Da parte slovena, ad anticipare la rassegna italiana sarà un'analoga mostra allestita al Cankarjev dom di Ljubljana. Entrambe le mostre si svolgono sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e del Presidente della Repubblica Slovena e con il Patrocinio dei Comuni di Trieste e di Ljubljana.

L'esposizione triestina, promossa da KB1909, dalla Banca Monte dei Paschi di Siena e dal Comune di Trieste - Assessorato alla Cultura e curata da Josko Vetrih e Franco Vecchiet, affiancati nel Comitato scientifico da Maria Masau Dan e Donatella Capresi, festeggia un grande ritorno: quello delle opere d'arte patrimonio dell'ex Banca Slovena di Trieste, acquisita nel 1999 dalla Banca Antonveneta, a sua volta acquisita da Banca Monte dei Paschi di Siena. Quadri e sculture hanno seguito le sorti degli istituti di credito e così oggi il patrimonio d'arte collezionato a Trieste è finito nei caveaux senesi.

Grazie alla decisione della Banca Monte dei Paschi di Siena, da sempre impegnata nella conservazione e nella valorizzazione del suo importante patrimonio artistico, queste opere oggi sono tornate a casa; infatti la Banca senese ha approvato la concessione, nella formula del contratto di comodato d'uso gratuito, a istituzioni, enti e società, di opere legate per la loro storia al territorio di provenienza.

La trattativa della KB1909 per riportare le opere a Trieste, che fino a questo momento era stata difficile, ha visto quindi una rapida soluzione con Banca Monte dei Paschi di Siena; ora, fermo il fatto che esse restano patrimonio esclusivo della banca senese la KB1909, istituto economico di riferimento degli sloveni in Italia, è titolare del deposito di questo importante nucleo di opere di artisti sloveni.

Una scelta non casuale, dato che la società KB1909 negli anni ha costituito una propria collezione d'arte. In questo modo viene ad essere costituita una raccolta completa, rappresentativa dei più interessanti artisti sloveni di tutto il secolo scorso.

Alle opere provenienti dalle raccolte Banca Monte dei Paschi di Siena e KB1909 vengono qui affiancate altre concesse da istituzioni pubbliche e private dei territori triestini e goriziano.

Il Salone degli Incanti accoglie così la mostra che tutti attendevano da anni. Ad essere esposte sono circa 150 opere, dai primi agli ultimi decenni del Novecento. La collezione KB1909 raccoglie anche opere degli artisti sloveni d'oggi e di artisti locali del territorio, essendo annualmente aggiornata con il meglio della produzione contemporanea. La scelta dei curatori ha però voluto privilegiare ciò che è ormai storicizzato, rinviando, eventualmente, ad una futura esposizione l'attualità più vicina.

Solo alcuni dei nomi qui esposti sono noti al grande pubblico nazionale: Music, Spacal, Cernigoj, Bambic, Grom, Saksida, Sirk, Cesar, Palcic, Kralj. Molti altri, magari molto noti oltre frontiera, saranno per i più delle scoperte. Tutti daranno testimonianza della vitalità artistica di una comunità che è numericamente ridotta e concentrata nelle province di Trieste, Gorizia e Udine, ma molto attiva e soprattutto molto orientata a fare proprie le sollecitazioni e la cultura più internazionali, sia per formazione che per i riconoscimenti ricevuti.

È una mostra che vuole essere un tributo all'arte e alla ricchezza culturale del territorio triestino e goriziano e che si innesta utilmente su un percorso di indagine sugli artisti sloveni che a Trieste, ma anche in altre sedi, ha già avuto diverse, importanti, occasioni di approfondimento.

Gli orizzonti che si dischiudono con questa esposizione, consentono di gettare uno sguardo su opere in generale ancora poco note al grande pubblico, realizzate in un territorio che nel secolo passato è stato al centro di grandi sconvolgimenti. Gli artisti locali ne hanno sicuramente risentito, ma hanno saputo reagire agli avvenimenti con determinazione, in modo positivo e fortemente identitario, assumendo un ruolo molto importante nella vita culturale e artistica di questo territorio.

Il percorso espositivo inizia con le opere di alcuni autori nati nell'ultimo quarto del XIX secolo e attivi soprattutto nella prima metà del XX. Poco sensibili alle novità dei movimenti postimpressionisti, essi hanno continuato a operare nell'ambito del realismo romantico ottocentesco e di un moderato impressionismo. Appartengono a questo gruppo il ritrattista Avgust Bucik, gli acquerellisti Cvetko Scuka e Avgusta Santel jr., il vedutista autodidatta Silvester Godina e il marinista Albert Sirk. Seguono poi gli autori nati a cavallo del XX secolo, che si sono formati nel periodo tra le due guerre all'insegna dei vari movimenti artistici europei del XX secolo e sono stati particolarmente attivi nei primi decenni del secondo dopoguerra.

Fanno parte di questo gruppo alcuni degli artisti più noti e celebrati anche al di fuori dal nostro territorio, come Veno Pilon, Luigi Spazzapan, Ivan Cargo, Avgust Cernigoj, Tone Kralj, Riko Debenjak, Milko Bambic, Lojze Spacal, Anton Zoran Music. Accanto ad essi alcuni autori meno noti, ma non perciò meno importanti, come Joze Cesar, Rudolf Saksida, Bogdan Grom, Robert Hlavaty, Avrelij Lukezic, Anton Mihelic.

La rassegna si chiude con le opere degli artisti appartenenti alle generazioni che si sono formate nel clima delle correnti artistiche della seconda metà del XX secolo: alcuni sono prematuramente scomparsi dalla scena artistica, mentre la maggioranza di essi sono perfettamente attivi ancora oggigiorno.

Rientrano in questo gruppo Silvester Komel, Paolo Petricig, Demetrij Cej, Andrej Kosic, Deziderij Svara, Robert Faganel, Klavdij Palcic, Vladimir Klanjscek, Franko Vecchiet, Boris Zulian, Edi Zerjal, Franko Volk, Robert Kozman, Hijacint Jussa, Alfred De Locatelli, Patrizia Devidè, Jasna Merkù.

Nell'intento di rendere più leggibile una mostra sicuramente interessante, ma nello stesso tempo anche piuttosto complessa, è stato privilegiato un taglio per quanto possibile cronologico, mediato da raggruppamenti sezionali strutturati per autore, genere, stile o tecnica pittorica. Vi sono infatti sezioni dedicate al paesaggio e al ritratto, all'acquerello e al monotipo, ad una scuola o a un gruppo artistico. Il visitatore ha così non solo la possibilità di ammirare le opere realizzate dagli artisti sloveni nel secolo appena trascorso, ma potrà rendersi anche conto del loro valore documentario, della loro capacità di fornire una testimonianza, la più ampia possibile, della ricchezza e varietà del patrimonio artistico e culturale delle terre di confine tra Italia e Slovenia.

Crediti, luoghi e orari:

Trieste, Salone degli Incanti ex Pescheria, 21 aprile - 17 giugno 2012. Mostra promossa dalla KB1909 Società finanziaria per azioni - Financna delniska druzba, Comune di Trieste - Assessorato alla Cultura, Banca Monte dei Paschi di Siena. A cura di Josko Vetrih, Franco Vecchiet, Maria Masau Dan e Donatella Capresi. Orario da lunedì a venerdì 11.00 - 13.00 / 16.00 - 20.00 ; sabato e domenica festivi 10.00 - 20.00 Biglietto: intero 6,00 euro, ridotto 4,00 euro, gratuito fino a 14 anni;
Informazioni e prenotazioni: tel. +39 040 3226862 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.triestecultura.it ;
Per visite guidate, workshop e seminari: tel. +39 0481 530412 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
 








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Oggetti preziosi in mostra a Gorizia

Oggetti preziosi in mostra a Gorizia

Si apriranno a breve due mostre: “Il tempo sospeso. La storia del Monte di pietà di Gorizia (1831-1929). Tra beneficenza e credito” (visitabile a Palazzo Della Torre, sede della Fondazione Carigo fino al 30 settembre 2012) e “Delle mie gioie ed oggetti d’oro… Le mode e gli affetti nei gioielli dei conti Coronini Cronberg di Gorizia”, che esporrà per la prima volta i gioielli dei conti Coronini Cronberg.
 
Inaugurazioni a Palazzo Della Torre venerdì alle 17.30 e nelle scuderie di Palazzo Coronini sabato 21 aprile alle 17.
 
Un’unica rassegna per raccontare la “doppia vita” dei gioielli di famiglia: quelli impegnati, talvolta ripresi e più spesso rimasti in deposito al banco dei pegni, e quelli di una dinastia di riferimento per la nobiltà mitteleuropea, i conti Coronini Cronberg.
 
Gli oggetti preziosi lasciati presso il Monte di pietà a garanzia della restituzione di un prestito, e mai ritirati, sono dunque rimasti in un “tempo sospeso”. La mostra di Palazzo Della Torre si propone di raccontare la storia del Monte di Pietà voluto nel 1831, con l’annessa Cassa di Risparmio, dal conte Giuseppe Della Torre Valsassina.

Nella duplice ricorrenza dei 180 anni dalla sua costituzione e del ventennale d’attività della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia sono stati riuniti materiali provenienti da diversi archivi.

Nell’allestimento dello studio Modland, a cura di Maddalena Malni Pascoletti, Lucia Pillon e Luca Geroni, si snoda un percorso di oltre 3700 pezzi archivistici, databili fra il 1831 e gli anni Settanta del ‘900.

Due ulteriori sezioni raccolgono gli esiti delle collaborazioni avviate, in occasione della mostra, con la Scuola dei corsi merletti di Gorizia e con il Liceo artistico “Max Fabiani”. Traendo spunto da alcuni gioielli della raccolta le insegnanti della Scuola merletti hanno realizzato originali lavorazioni di merletto a fuselli, gli studenti del Liceo Artistico abiti, decorazioni e rilievi. Negli stessi spazi che ne contengono le realizzazioni, agli allievi del “Max Fabiani” saranno affidati i laboratori didattici connessi all’esposizione. (Orari: da martedì a venerdì in orario 16.00-19.00, sabato e domenica ore 10.00-19.00, chiuso lunedì ingresso gratuito).

Orario generale delle mostre: da martedì a sabato 10.00-13.00 14.00-19.00 e domenica 10.00-13.00 15.00-20.00. Ingresso € 3,00 studenti € 1,00, ingresso gratuito bambini fino ai 10 anni.








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Capo redattore: Tiziana Melloni
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