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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

Giornate FAI, a Udine la Basilica delle Grazie raccontata dagli studenti dell'Uccellis

Giornate FAI, a Udine la Basilica delle Grazie raccontata dagli studenti dell'Uccellis

Udine - Due giorni per far respirare i luoghi più suggestivi delle città italiane, spesso non aperti al pubblico: sono tornate anche quest'anno le giornate di primavera del Fai, che hanno visto la partecipazione di centinaia di volontari, provenienti da tutte le scuole superiori del capoluogo friulano. L'appuntamento era sabato 21 e domenica 22, nella centralissima piazza Primo Maggio.

Tra i molti edifici aperti e raccontati dai giovani ciceroni, il più antico era sicuramente la Basilica di Madonna delle Grazie. Poco pubblicizzato nei giorni precedenti, la chiesa è stata raccontata dagli studenti dei licei Uccellis, dando dimostrazione di un'ottima preparazione nonostante i balbetti e incertezze con i primi visitatori. Ma alla fine da tutti sono arrivati complimenti e plausi, dopo le visite guidate all'interno della basilica e nel chiostro adiacente.

Tutto iniziò nel 1478, con l'arrivo a Udine dei frati dei Servi di Maria. A chiamarli fu il luogotenente Giovanni Elmo, rappresentante in città della Serenissima e in passato console a Costantinopoli. Proprio laggiù aveva ricevuto in dono, dall'imperatore turco Maometto II, un'icona raffigurante la Madonna con il bambino, e il veneziano la diede ai frati. Questi si erano stanziati presso l'allora chiesa dei S.S. Gervasio e Protasio, e l'arrivo di un'immagine cosi importante costrinse ad avviare lavori di ampliamento.

Ristrutturazioni e ammodernamenti si susseguirono nei secoli, con l'intervento di architetti di fama, come Massari nel '700, e pittori dal calibro di Luca Monteverde e Jacopo Tintoretto tra XVI e XVIII secolo. La facciata stessa del santuario cambiò più volte, fino al 1800 quando venne progettata l'attuale, ispirata al neoclassicismo e unendo architettura romana e greca. Ma non c'è solo la basilica: a destra dell'ingresso si entra, infatti, nel chiostro cinquecentesco che ospita il convento dei frati, conservante una cisterna che in passato riforniva d'acqua l'intero quartiere.

Scoprire una storia così tanto viva, un un luogo spesso osservato di sfuggita nel tram tram della quotidianità, è stupendo. Se poi a raccontarlo sono i giovani ciceroni del Fai, che ogni anno si mettono in gioco per raccontare le bellezze nascoste della città, allora tutto si carica di una magia ancora più preziosa. Un valore da coltivare ogni giorno, di cui la scuola non può che farsi carico e trasmetterlo ai ragazzi.

Giornate FAI, a Gorizia la Banca d'Italia fa il pieno di pubblico

Giornate FAI, a Gorizia la Banca d'Italia fa il pieno di pubblico

Gorizia - In un fine settimana dove pioggia e sole si sono dati il cambio, le Giornate di Primavera 2015 del Fai hanno aperto nel capoluogo isontino l'ex sede della Banca d'Italia. Unico edificio visitabile in città, poiché era l'unico a poter essere presentato per numero di volontari, i curiosi sono giunti numerosi per ammirare un vero pezzo di storia goriziana e non solo.

Accolti dai giovani ciceroni dei vari istituti cittadini (gli ISIS "Gabriele D'Annunzio - Max Fabiani", "Dante Alighieri - Scipio Slataper" e "Galilei - Fermi - Pacassi"), i visitatori hanno dapprima potuto ammirare la monumentale facciata dell'edificio, in seguito ripresa dalle guide all'interno della Segreteria, dove hanno illustrato nel dettaglio la sua struttura e la presenza di modifiche. Dopo la breve introduzione storica sul ruolo di questo edificio negli anni, finalmente si entra dentro.

Questa sede della Banca d'Italia nacque dalle "ceneri" della già presente banca Austro-Ungarica, quando nel 1918 venne scelto questo edificio come sede, dopo essere stato requisito dall'esercito italiano durante la Grande Guerra. L'origine del palazzo risale però tra la seconda metà del XIX secolo e gli anni Venti del '900, quando il capoluogo isontino si industrializzò grazie alla famiglia Rilche, di origini francofortesi e artefici dello sviluppo della città.

Caratteristica di questa sede, cosa condivisa solo da altre due in tutta Italia (Udine e Palermo), è la posizione del caveau: l'ingegnere Luzzato che si occupò della ristrutturazione dopo il 1919, infatti, decise di collocarlo al primo piano e non sottoterra come si era soliti fare. Per fare ciò si affidò al cemento e calcestruzzo, scelta all'epoca innovativa ma che oggi troverebbe ben pochi seguaci peer via dei rischi collegati.

Insieme ai ragazzi del Fai c'erano anche i membri del Rotary Club goriziano come guide, raccontando il panorama bancario che all'inizio del secolo scorso esisteva in queste zone. Fu un periodo in cui l'usura crebbe tantissimo, poiché i contadini non potevano più pagare le tasse in natura bensì in contanti, cosa che non avevano: nacquero così i Monti di Pietà e in seguito le Casse rurali, antesignane delle odierne BCC.

Il tour tra stanze e scalone d'onore si è concluso con il giardino retrostante, all'epoca destinato a puro scopo privato per chi lavorava nella Banca. Arricchito dal racconto della storia goriziana durante la Grande Guerra, insieme alle considerazioni personali di alcuni ciceroni sulla bellezza del luogo, questo edificio ha strappato dal tempo i visitatori, calandoli nel fascino della storia. Una magia che dovrebbe rivivere più di due volte all'anno, ma a cui devono partecipare più persone: Gorizia ha bisogno di volontari, per scrollarsi di dosso la polvere dell'apatia in cui da tempo è immersa.

UnescoCitiesMarathon: alla Domus Augusta una mostra fotografica sull’edizione 2014

UnescoCitiesMarathon: alla Domus Augusta una mostra fotografica sull’edizione 2014

I volti della fatica, le espressioni di soddisfazione, i sorrisi: una sfilata di visi e gesti che raccontano per immagini la Maratona Unesco del 2014 creando un raccordo con l’edizione di quest’anno. In concomitanza con la manifestazione sportiva del 29 marzo, infatti, l’ostello Domus Augusta di Aquileia, gestito dalla società cooperativa Guarnerio, organizza e ospita una mostra fotografica per proporre ai maratoneti e agli appassionati gli scatti migliori immortalati, durante la corsa passata, dai fotografi che hanno prestato la loro opere per il Comitato organizzatore: Giovanni Cozzi, Viviana Galantucci, Dario Gasparo, Giuseppe Mandorino, Stefano Marcucci, Alessandro Parlante, Michele Smilovich e Roberto Valenti. La mostra, resa possibile dalla disponibilità dello stesso Comitato organizzatore, sarà visitabile gratuitamente da venerdì 27 marzo e rimarrà aperta in occasione della UnescoCitiesMarathon.

Le fotografie resteranno esposte presso l'ostello per tutta la stagione turistica 2015 salvo richieste di prestiti in sedi diverse. “Ci sono moltissimi partecipanti, italiani, ma non solo, che hanno deciso di pernottare all’Ostello – spiega il presidente della Guarnerio, Paolo Sacco -. Abbiamo quindi pensato di offrire questo appuntamento speciale a loro e ai fan della Maratona: dagli scatti realizzati è stata tratta un’affascinante sequenza delle centinaia di persone che, con gesti fisici ed espressioni ad ognuno proprie, hanno partecipato all’evento simbolico rappresentato da questa maratona unica nel suo genere, che congiunge due siti Unesco come Cividale ed Aquileia, passando attraverso Palmanova, che attende ugualmente il suo inserimento nel prestigioso elenco, e tanti paesi e campagne friulane.

Il nostro – conclude Sacco -, vuole essere un tributo a tutti quelli che prendono parte alla corsa, ma anche alla corsa stessa, evento sportivo, di aggregazione e di solidarietà”. Non solo. Grazie alla collaborazione con l’associazione Interazioni di Udine, per l’edizione 2015 verrà anche organizzato un concorso on line sulle migliori immagini che saranno scattate da tutti gli spettatori della manifestazione sportiva. I primi classificati riceveranno come premio un week end con la famiglia presso l’Ostello. Tutte le informazioni saranno reperibili all'indirizzo http://ucm.ostelloaquileia.it. La volontà della Guarnerio, infatti, è di rendere questa esposizione un appuntamento fisso, una narrazione per immagini che, arricchendosi anno dopo anno di nuove fotografie, racconti la storia della Maratona Unesco come viene vista dalla gente.

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