Giornate FAI, a Udine la Basilica delle Grazie raccontata dagli studenti dell'Uccellis
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- Categoria: Eventi
- Pubblicato Lunedì, 23 Marzo 2015 13:53
- Scritto da Timothy Dissegna
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Udine - Due giorni per far respirare i luoghi più suggestivi delle città italiane, spesso non aperti al pubblico: sono tornate anche quest'anno le giornate di primavera del Fai, che hanno visto la partecipazione di centinaia di volontari, provenienti da tutte le scuole superiori del capoluogo friulano. L'appuntamento era sabato 21 e domenica 22, nella centralissima piazza Primo Maggio.
Tra i molti edifici aperti e raccontati dai giovani ciceroni, il più antico era sicuramente la Basilica di Madonna delle Grazie. Poco pubblicizzato nei giorni precedenti, la chiesa è stata raccontata dagli studenti dei licei Uccellis, dando dimostrazione di un'ottima preparazione nonostante i balbetti e incertezze con i primi visitatori. Ma alla fine da tutti sono arrivati complimenti e plausi, dopo le visite guidate all'interno della basilica e nel chiostro adiacente.
Tutto iniziò nel 1478, con l'arrivo a Udine dei frati dei Servi di Maria. A chiamarli fu il luogotenente Giovanni Elmo, rappresentante in città della Serenissima e in passato console a Costantinopoli. Proprio laggiù aveva ricevuto in dono, dall'imperatore turco Maometto II, un'icona raffigurante la Madonna con il bambino, e il veneziano la diede ai frati. Questi si erano stanziati presso l'allora chiesa dei S.S. Gervasio e Protasio, e l'arrivo di un'immagine cosi importante costrinse ad avviare lavori di ampliamento.
Ristrutturazioni e ammodernamenti si susseguirono nei secoli, con l'intervento di architetti di fama, come Massari nel '700, e pittori dal calibro di Luca Monteverde e Jacopo Tintoretto tra XVI e XVIII secolo. La facciata stessa del santuario cambiò più volte, fino al 1800 quando venne progettata l'attuale, ispirata al neoclassicismo e unendo architettura romana e greca. Ma non c'è solo la basilica: a destra dell'ingresso si entra, infatti, nel chiostro cinquecentesco che ospita il convento dei frati, conservante una cisterna che in passato riforniva d'acqua l'intero quartiere.
Scoprire una storia così tanto viva, un un luogo spesso osservato di sfuggita nel tram tram della quotidianità, è stupendo. Se poi a raccontarlo sono i giovani ciceroni del Fai, che ogni anno si mettono in gioco per raccontare le bellezze nascoste della città, allora tutto si carica di una magia ancora più preziosa. Un valore da coltivare ogni giorno, di cui la scuola non può che farsi carico e trasmetterlo ai ragazzi.