Cultura
Arte/Scienza/Tecnologia 2016: parola alla Robotica a Palazzo Costanzi
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- Pubblicato Domenica, 13 Novembre 2016 15:18
- Scritto da serenella dorigo
Trieste – Dopo il successo dell’edizione 2015 del progetto Arte/scienza/biotecnologia, prodotto dal Gruppo78, ha replicato con la nuova edizione dirottando l’attenzione sul ruolo della robotica nell’arte contemporanea.
Visitabile fino al 27 novembre a Palazzo Costanzi, la mostra, a cura di Maria Campitelli, ha voluto evidenziare ed investigare in un settore specifico, se pur circoscritta ad un esposizione temporanea, proprio in un momento in cui la robotica in tutte le sue forme, da quella industriale a quella medica, da quella personale e di massa alla domotica, pervade la società contemporanea in un crescendo esponenziale.
Tenendo conto anche - nel pregresso storico, letterario, mitologico,- dell’antica aspirazione a replicare l’uomo, all’automatismo, mentre oggi si costruiscono forme di vita artificiale che sostituiscono quelle naturali in un ridimensionamento antropologico capace di modificare pratiche e consuetudini millenarie, irrompendo nell’assetto sociale. Con l’esplosiva evoluzione tecnologica, intimamente legata all’evoluzione biologica, si prospettano infatti nuove e diverse possibilità di vita, anche al di là del nostro pianeta, in una dimensione post o trans umana.
Il progetto comprende Innanzi tutto una mostra internazionale alla Sala Veruda di Palazzo Costanzi. Dove vi approdano sia artisti che affrontano i mezzi meccatronici sia quelli che con mezzi più tradizionali, quali pittura, fotografia, s’interrogano sui mutamenti che scienza e tecnologia producono nel mondo unendoli a considerazioni socio/filosofiche /antropologiche.
Sul primo versante troviamo gli sloveni Borut Savski e Stephan Doepner entrambi appartenenti al collettivo Cirkulacjia2: investigano concretamente le possibilità motorie di oggetti, come ad esempio “L’albero della vita” di Borut Savski realizzato con meccanismi elettronici che si rifanno ai cosiddetti principi BEAM della robotica, cioè biologia, elettronica, estetica e meccanica, servendosi soprattutto della meccanica quantistica. Stephan Doepner invece produce robot sonori semoventi, ma anche libri meccanici o intallazioni attinenti la vita quotidiana, impiegando elettrodomestici di cui analizza i meccanismi per ribaltarne l’uso, secondo un’antica prassi dell’arte. In mostra presenterà “Noise robot”.
Una presenza eccezionale di questa mostra è il francese, naturalizzato inglese, Patrick Tresset, ideatore di robot-disegnatori che con perizia artistica e sorprendente capacità di lettura introspettiva, chiaramente legata al suo creatore, disegnano i ritratti delle persone che si collocano davanti alla video-camera ad esso collegata A Trieste porta l’installazione Human Study- La Vanitè, ossia il Robot Paul IX che con piglio nervoso riproduce una natura morta posta davanti a lui, trasmessagli via telecamera. S’intitola La Vanità perché il concetto trattenuto dagli oggetti della natura morta - un teschio, una lattina schiacciata, dei papaveri secchi, un lucida conchiglia, - parla della brevità delle vita, dell’effimero della festa che finisce, una sorta di memento mori.
Al regno della robotica si unisce il robot ApRO (Architecrtural Painting Robot) del prof. Paolo Gallina, docente di robotica all’Università di Trieste, realizzato con il concorso di un dottorando. Il progetto interdipartimentale ApRO, spiega il prof Gallina, intende sviluppare un sistema automatizzato(robot) di decorazione di grandi superfici (murales) attraverso movimentazione di una pistola a spruzzo (areografo) montata sulla flangia di un robot antropomorfico. Apro si propone come prototipo dimostrativo ambendo ad esplorare cifre stilistiche legate alla tecnologia e indagandola possibilità di sperimentare nuove sintassi espressive. Appare di grande importanza l’inserimento nella mostra di questo progetto universitario triestino che viene a ribadire, con un diretto intervento sul campo, il legame fondante tra arte/scienza/tecnologia, su cui si basa tutto il progetto.
Accompagna l’esposizione delle opere robotiche una serie di video che attestano alcune celebri performances di protagonisti internazionali di questo straordinario settore creativo. Di Marcel Lì Antunez Roca, lo spagnolo che come Stelarc ha lavorato soprattutto sulle possibili trasmutazioni del corpo umano, ci sarà “Afasia” storica performance meccatronica del 1998, pluripremiata, rielaborata negli anni successivi, in cui l’artista è il protagonista assoluto realizzando con l’exoskeleton (robot) indossato, tutti gli effetti teatrali sono-visivi e motori. E alcuni video che si riallacciano alla biorobotica, o biotech art recente corrente di ricerca che tende a fondere biologia con tecnologia, come il video che propone il primo insetto cyborg della storia, dello statunitense Garnet Hertz, Autopoiesis e Abiopoiesis Microbiome di Ken Rinaldo, affascinato dalle culture batteriche che condizionano il tempo, il gatto robotico che desidera catturare un pesce elettronico di France Cadet ed infine lo straordinario spettacolo “Inferno” del canadese Bill Vorn che rivisita l’atmosfera dell’inferno dantesco con 25 performer dotati di exoskeleton che generano i movimenti dei performer, in una danza infernale.
C’è poi il gruppo degli artisti che scelgono altri media per ragionare sul tecno-destino dell’uomo, a partire da Walter Bortolossi, grande narratore di tutti gli aspetti dello scibile umano, che ha realizzato un grande quadro intitolato “La partita” appositamente per questa mostra. Ci sono le ricerche sul “superuomo” meccanizzato di Erika Stocker Micheli, e anche le perplessità, le riserve etico/sociali di fronte all’avanzamento meccatronico a scapito dell’umano, espresse da Lucio Perini, da Pierre Zufferey, le macchine ambigue ed inutili di Giordano Rizzardi che in qualche modo evocano gli automi, l’interrogativo sulla capacità sentimentale dei robot posto da Lucia Flego, cui si contrappone il cuore bianco, privo di sangue, del robot trasparente di Barbara Romani, mentre il fotografo Luigi Tolotti evoca personaggi mutanti ispirandosi al celebre film Metropolis di Fritz Lang (1926) e Isabel Carafi accorpa i robot ai grattacieli americani in un’idea invasiva della domotica…. ed altri ancora.
Le Associazioni Mittelb e Science Industries, costituite da giovani scienziati, allargano il campo dalle ricerche robotiche, di cui portano testimonianze, ad altri ambiti di conoscenza come ad esempio le onde gravitazionali.
Si segnala, la performance di danza aumentata del giapponese Sadam Fujioka il 19 novembre alle ore19 presso il Teatro Miela. Inoltre, il 22 e 24 novembre si svolgeranno gli incontri con il docente Giuseppe. O. Longo di Teoria dell’Informazione dell’Università di Trieste, il docente Paolo Gallina, docente di Robotica e Meccanica applicata e il docente Giuseppe Mussardo, direttore del laboratorio pluridisciplinare della Sissa e con l’artista Walter Bortolossi.
Gli orari per visitare la mostra dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 19.30.
Artisti partecipanti alla mostra: Serena Bellini, Walter Bortolossi, France Cadet, Isabel Carafi, Manolo Cocho, Bruna Daus, Stefan Doepner, Cecilia Donaggio Luzzatto Fegiz, Luciana Esqueda, Fabiola Faidiga, Lucia Flego, Sadam Fujioka, Guillermo Giampietro, Garnet Hertz, Max Jurcev, Marcel Lì Antunez Roca, Nadja Moncheri, Lucio Perini, Paola Pisani, Betta Porro, Ken Rinaldo, Giordno Rizzardi, Barbara Romani, Daniel Romero Nieto, Borut Savski, Erika Stocker Micheli, Luigi Tolotti, Patrick Tresset, Bill Vorn, Pierre Zufferey, Elisa Zurlo, Associazioni Mittelb, Science Industries con la partecipazione del prof Paolo Gallina, assieme a Lorenzo Scalera e Stefano Seriani.
“Sono là dove sento” con le opere di Iva Lulashi e Deborah Ieranò allo spaziotrart
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- Pubblicato Mercoledì, 09 Novembre 2016 15:17
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
Trieste – “Sono là dove sento”, titolo esplicito della mostra, che si inaugurerà sabato 12 novembre alle ore 18.30 nello spaziotrart, con le opere di Iva Lulashi e Deborah Ieranò, visitabile fino al 10 dicembre.
Memoria, vita e sogno sono i tre elementi attorno ai quali ruota la poetica di Deborah Ieranò e Iva Lulashi. Francese ma con i nonni italiani la prima, albanese trasferitasi in Italia all’età di dieci anni la seconda. Sono cresciute insieme, all’Accademia di Belle Arti di Venezia, curiose di un passato che non conoscevano e accomunate dalla ricerca profonda di una memoria personale e collettiva che permettesse loro di vivere il presente con maggiore consapevolezza della propria identità.
Da questa necessità nascono la mostra e l’installazione dal medesimo titolo: Sono là dove io sento in cui il filo dei loro pensieri corre attraverso l’accostamento di dipinti di varie forme e tecniche, oggetti tra i più svariati, immagini e fotografie ritoccate e ridipinte che creano tra loro uno stretto rapporto che ci riporta con l‘immaginazione a un vissuto in parte riconoscibile ma allo stesso tempo imprevedibile. Oltre sessanta opere sono il frutto di questo loro viaggio.
Nel catalogo i testi critici di Pietro Spirito e Federica Luser.
spaziotrart viale XX Settembre, 33 Trieste
Minima Naturalia: personale di Elisa Barbierato all’ Atelier Home Gallery a Trieste
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- Pubblicato Mercoledì, 09 Novembre 2016 11:48
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
Trieste - Atelier Home Gallery, in collaborazione con La Cornice, presenta al pubblico la prima mostra personale dell’artista Elisa Barbierato dal titolo Minima Naturalia, a cura del critico d’arte Roberto del Frate, che resterà aperta fino al 10 dicembre 2016.
La mostra porta all’attenzione del pubblico di Trieste una selezione di foto i cui protagonisti sono gli elementi della natura e lo stupore che l’artista prova esso stesso davanti a questa. Superfici d’acqua, calici accanto a stoffe sinuose, brandelli di specchi.
All’interno del dizionario filosofico, i “minima naturalia” coniato da Aristotele sono le più piccole parti di materia che continuano a mantenere le proprietà della sostanza originaria. Il titolo viene scelto in questa sede come metafora di questa ricerca dell’invisibile nel visibile, nel cercare quei “particolari di ritmo vivente, della purezza di un calice di cristallo e del suo modo che riesce ad introiettare nella sua proiezione materiale.”
“Non c'è un vero metodo - riportando le parola del critico del Frate -, in Elisa Barbierato, e sarebbe inutile e sterile cercarlo. A detta stessa dell'artista, le immagini devono venire da sé, colpire il suo occhio, la sua coscienza, in un tutto che reca un potenziale immenso ed atemporale.. Ci troviamo di fronte alla straordinarietà dell'ordinario, all'istinto che è indissolubilmente legato al piacere.”
Dalla pittura alla fotografia, quindi, la ricerca artistica che Elisa Barbierato conduce è in primo luogo di carattere conoscitivo, una curiosità esistenziale che la porta a sondare i campi nella natura e dell’uomo con una particolare fame di Vita.
Credo che l'arte, prima ancora di essere frutto della nostra creatività, sia una condizione dell'esistenza, una linea di confine. Camminando sulla quale, come funamboli in equilibrio, possiamo aver accesso sia alla realtà ordinaria che straordinaria.
L'arte diventa allora quella capacità primitiva che ha l'uomo di sondare il cosmo interno ed esterno a sé. Elisa Barbierato fine del XIX secolo grazie alla volontà della famiglia Panfili, caratterizzato dagli affascinanti ampi spazi dal gusto storico.
Oltre alle tipiche attività legate ad una galleria d’arte, Atelier Home Gallery, organizza presso i propri spazi lezioni di pittura, conversazioni intorno alla psicanalisi, eventi musicali, proiezioni di film e video, presentazioni e reading di libri ed eventi legati alla cultura enogastronomica.
MINIMA NATURALIA – Mostra personale di Elisa Barbierato. In mostra dal 28 ottobre al 10 dicembre 2016. Laboratorio “La Cornice” | Androna Chiusa, 2 (adiacente Hotel Urban Design) - Trieste info@atelierhomegallery.
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