Profughi accolti in parrocchia: ignoti vandali danneggiano l’automobile del parroco
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- Pubblicato Lunedì, 24 Ottobre 2016 19:41
- Scritto da Tiziana Melloni
Trieste - Difficile il cammino dell’impegno a favore dei profughi che affluiscono anche in Friuli Venezia Giulia. Domenica 23 ottobre ignoti vandali hanno danneggiato l’automobile di don Paolo Iannaccone, parroco di S. Benedetto Abate ad Aquilinia (Ts).
Il sacerdote alcuni giorni fa si era reso disponibile ad accogliere una richiesta della Prefettura del capoluogo, in cui si manifestava la necessità di ospitare in locali dignitosi alcuni migranti richiedenti asilo.
I profughi troverebbero rifugio in un ex convento di monache Canossiane posto nei pressi della parrocchia, che si trova in via di Zaule ad Aquilinia.
L’ex convento è un edificio vuoto ma non fatiscente. I profughi, come precisato dalla diocesi, si tratterrebbero sul posto solo per la notte, in quanto durante il giorno sarebbero impegnati in attività coordinate dalla Caritas diocesana.
Da parte sua la diocesi aveva pubblicato sul suo sito web un comunicato a firma del direttore della Caritas, don Alessandro Amodeo.
Nella nota si legge che “A seguito della presenza sul territorio cittadino di alcuni richiedenti asilo già identificati ma privi di alloggio, la Diocesi di Trieste per disposizione dell’Arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi si è fatta promotrice, tramite la Caritas diocesana, verso alcune parrocchie di trovare soluzioni di accoglienza esclusivamente notturna. Questo tipo di alloggio non prevede la permanenza nelle strutture parrocchiali durante le ore diurne e qualsiasi altro tipo di servizio di accoglienza, essendo i richiedenti asilo già in contatto con gli enti presenti sul territorio quali la Fondazione Diocesana Caritas Trieste ONLUS e il Consorzio Italiano di Solidarietà ONLUS. Le spese di queste accoglienze parrocchiali, sono per il momento totalmente a carico degli enti gestori”.
Alcuni abitanti di Aquilinia hanno manifestato forte contrarietà alla presenza dei richiedenti asilo: un certo numero di madri si son dette “preoccupate", definendo "inaudito" e "inaccettabile" che migranti "possano insediarsi a una decina di metri da una scuola elementare"; un comitato raccoglie firme contro l’arrivo.
Poi, domenica 23, l’increscioso episodio di vandalismo sull’auto, che di regola è posteggiata accanto alla casa parrocchiale, una villetta priva di palizzata situata ad un centinaio di metri dalla chiesa.
Questo il messaggio che don Paolo Iannaccone - nominato parroco il 1° ottobre scorso - ha pubblicato su Facebook: “Ritengo una azione barbara, vigliacca e testimone di profonda immaturità umana quella di chi ha ben pensato stamattina, probabilmente mentre celebravo Messa, di manifestare il suo dissenso verso l'avviata iniziativa emergenziale di accoglienza di profughi rompendo il fanale posteriore della mia vettura. Sono segnali intimidatori che fanno scaturire dal mio cuore una preghiera perché si abbassino i toni e ci si riappropri di un guizzo di civiltà".
Unioni civili, il sindaco di Trieste Dipiazza dà disponibilità alla celebrazione
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- Pubblicato Mercoledì, 12 Ottobre 2016 09:36
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
Trieste - Il sindaco Roberto Dipiazza ha dato la propria disponibilità a celebrare unioni civili dopo le aspre polemiche suscitate nelle settimane scorse dalla sua decisione di riservare la "sala matrimoni" del Municipio esclusivamente ai matrimoni civili eterosessuali.
La prima celebrazione da parte di Dipiazza sarebbe in programma nei prossimi giorni. Alle unioni civili è stata riservata una sala apposita al piano terra di Palazzo Gopcevich, sede del Civico Museo teatrale Carlo Schmidl.
"Nei dieci anni in cui ho già amministrato Trieste, più i cinque a Muggia - ha dichiarato il sindaco Dipiazza - mi sono distinto sia per le cose realizzate, sia per la volontà di costruire sempre un clima di confronto, dialogo e condivisione, soprattutto in un territorio come il nostro che le vicende storiche hanno lacerato e diviso”.
“In questa direzione - ha aggiunto - ho dato la mia disponibilità a certificare le unioni civili. Così come ho una chiara posizione personale, relativamente alla concezione della famiglia che mi auguro in democrazia di poter esprimere sempre liberamente, così ritengo corretta la scelta del legislatore di normare le unione civili in modo specifico".
Il sindaco fa togliere la scritta “Verità per Giulio Regeni” e la Regione la mette sulla sua sede
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- Pubblicato Sabato, 08 Ottobre 2016 16:10
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
Trieste - La presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha affisso nella mattinata a un balcone del Palazzo del Lloyd, sede della Regione che si affaccia su piazza Unità a Trieste, lo striscione giallo di Amnesty International con la scritta "Verità per Giulio Regeni" che fa parte della campagna per non dimenticare l’atroce morte del giovane ricercatore friulano.
Pochi minuti prima delle 12, la presidente, insieme con altre due persone, ha materialmente sistemato e assicurato al balcone lo striscione.
Il giorno precedente il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza aveva deciso di far rimuovere dal Municipio in piazza Unità d’Italia un medesimo striscione.
La decisione sul tenere o togliere lo striscione avrebbe dovuto esser presa nella seduta del Consiglio comunale di lunedì 10 ottobre, in seguito alla decisione di alcuni esponenti del centrodestra di presentare una mozione per togliere la scritta con la seguente motivazione: “è opportuno che la permanenza sulla facciata del Palazzo municipale abbia una tempistica contenuta”.
La mozione era stata sottoscritta dai consiglieri Piero Camber di Forza Italia, Claudio Giacomelli di Fratelli d’Italia, Paolo Polidori della Lega Nord e Vincenzo Rescigno della Lista Dipiazza.
Il primo cittadino tuttavia ha dato autonomamente l’ordine di rimuovere la scritta in anticipo rispetto alla discussione.
L’atto non ha mancato di suscitare forti polemiche. Il quotidiano locale “Il Piccolo” è uscito il 7 ottobre con la prima pagina in giallo con la campagna di Amnesty.
"Oggi - scrive la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani - è stato tolto lo striscione intitolato a Giulio Regeni dalla facciata del Comune di Trieste. Ci sono battaglie dove, accanto alle azioni istituzionali e diplomatiche, contano anche i simboli in cui si riconoscono intere comunità”.
"Gesti che alimentano polemiche non aiutano a trovare la verità per Regeni: questo è un obiettivo per il quale tutti noi siamo chiamati a fare la nostra parte - aggiunge Serracchiani -. Perciò il mio auspicio è che l'Amministrazione comunale di una città importante come Trieste decida di ripensare la sua decisione, rimanendo assieme alle altre Istituzioni che rendono visibile la solidarietà alla famiglia Regeni".
Anche l'Assostampa Fvg “è al fianco dei colleghi del quotidiano "Il Piccolo", in edicola stamattina con questa prima pagina per protestare contro la decisione dell'amministrazione comunale di Trieste di togliere dalla facciata del municipio, in piazza Unità, lo striscione che chiede "Verità per Giulio Regeni”".
“Chiedere ancora e sempre la verità sul feroce assassinio in Egitto del ricercatore nato nel Friuli Venezia Giulia - si legge nel comunicato Assostampa - è un atto di civiltà di cui una comunità degna di questo nome deve essere fiera”.
Giulio Regeni era “triestino d’adozione” avendo frequentato il locale liceo Petrarca prima di partire per il New Mexico come studente del Collegio del Mondo Unito. Si era poi laureato all’Università di Oxford e stava raccogliendo materiale per la sua tesi di dottorato presso l’Università di Cambridge.
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