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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

2014 anno internazionale della cristallografia. Una mostra a Trieste racconta i segreti dei cristalli

2014 anno internazionale della cristallografia. Una mostra a Trieste racconta i segreti dei cristall

Trieste - Il 2014 è stato dichiarato anno internazionale della Cristallografia. In tale occasione l'Università di Trieste, l'Istituto di Cristallografia del CNR e il Centro Internazionale di Fisica Teorica organizzano a Trieste la mostra itinerante "Cristalli!", che si svolge presso la Sala Umberto Veruda, in piazza Piccola 2 a Trieste dal 1° al 6 ottobre.

I cristalli – certamente noti a tutti sotto forma di gemme, fiocchi di neve, o grani di sale – sono ovunque in natura. Lo studio della loro struttura e delle loro proprietà permette uno sguardo approfondito nell’intimo delle geometrie degli atomi – uno sguardo che contribuisce allo sviluppo scientifico nella chimica, nella fisica dello stato solido, nelle scienze della terra, ed anche, a sorpresa di molti, nella biologia e in medicina.

È trascorso un secolo da quando i cristalli hanno dischiuso i loro segreti. Max von Laue, insieme ai suoi collaboratori,
scoprì che i raggi X potevano attraversare un cristallo e venire a loro volta diffratti in particolari direzioni, in base alla natura del cristallo. Von Laue ottenne il premio Nobel per la Fisica nel 1914 per questa scoperta.

Nel tempo, la cristallografia a raggi X è diventata la principale attività di ricerca per lo studio delle strutture atomiche e molecolari, rivelandoci la struttura del DNA, permettendo la comprensione e lo sviluppo delle memorie dei calcolatori, fornendo la visione di come le strutture architettoniche delle proteine sono funzionalmente organizzate nelle cellule, e aiutandoci a produrre nuovi materiali e nuovi farmaci.

Per questi motivi, nel Luglio 2012, la risoluzione 66/284 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2014 - a 100 anni dall’assegnazione del primo Premio Nobel per la scoperta della diffrazione dei raggi X da parte dei cristalli - Anno Internazionale della Cristallografia.

La mostra, curata da Francesco Princivalle dell'Università di Trieste, Sandro Scandolo del Centro Internazionale di Fisica Teorica e Doriano Lamba dell'Istituto di Cristallografia-CNR, vuole celebrare aspetti teorici ed applicativi della Cristallografia in occasione dell'Anno Internazionale della Cristallografia.

Per la medesima occasione, il sito web dell'anno internazionale della Cristallografia propone anche una serie di luoghi legati alla cristallografia, per la loro importanza dal punto di vista della ricerca, oppure perché esiste un suggestivo parallelo tra le simmetrie di monumenti ed opere d'arte ivi ubicati e le simmetrie esistenti in natura. Per il Friuli Venezia Giulia i luoghi sono Palmanova in provincia di Udine (simmetria della pianta e delle mura basata sul numero 9) e Basovizza (Ts) dove si trova l'anello di sincrotrone gestito da Elettra.

Date dell'esposizione:
1 ottobre 2014 – 6 ottobre 2014
ingresso libero

Luogo:
Trieste, Sala Umberto Veruda, Piazza Piccola, 2.

Orario:
1 ottobre 17-22
Feriale 10-20
Sabato e domenica 10-23

Informazioni e prenotazioni:
Samantha Tedesco tel. 040 5586143
Aurora Fantin tel. 040 5586137
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Scince pubblica lo studio degli scienziati italiani Rebesco e Zgur dell’Ogs

Scince pubblica lo studio degli scienziati italiani Rebesco e Zgur dell’Ogs

Trieste - La prestigiosa rivista americana Science, pubblica lo studio cui hanno collaborato gli scienziati italiani Michele Rebesco e Fabrizio Zgur, ricercatori all'Ogs - Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste.

La catastrofica disgregazione della piattaforma di ghiaccio di Larsen(Larsen Ice Shelf – LIS-B), un'enorme lastra delle dimensioni della regione della Valle d’Aosta, situata sulla costa orientale

della Penisola Antartica, verificatasi nel 2002, con una perdita di circa 3250 km2 di ghiaccio, è il risultato dell'aumento della temperatura atmosferica e dello scioglimento della superficie del ghiaccio, piuttosto che del rapido cambiamento della struttura del ghiacciaio e delle variazioni di temperatura degli oceani. 

Lo ha stabilito uno studio pubblicato, oggi 12 settembre 2014, su Science, prestigiosa rivista scientifica pubblicata dall'American Association for the Advancement of Science. Lo studio è frutto del lavoro di un team internazionale di ricercatori provenienti da Stati Uniti, Italia, Portogallo, Germania, Canada e Regno Unito, cui hanno collaborato gli scienziati italiani Michele Rebesco e Fabrizio Zgur, ricercatori all'OGS - Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste.

La nuova scoperta dimostra che le piattaforme di ghiaccio possono cambiare in periodi brevi, alla scala della vita umana, e che il riscaldamento della superficie dei ghiacci, generato da quello dell'atmosfera, è la causa scatenante dello sviluppo di pozze di fusione e crepacci, che permettono così all'acqua degli oceani di infiltrarsi nei ghiacci e di provocare scioglimenti di grandi proporzioni."Sono stati fatti grossi sforzi internazionali per campionare, e anche perforare le linee di distacco in entrambi gli emisferi - ha spiegato Michele Rebesco, ricercatore dell'OGS - Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale coinvolto nel progetto – È importante capire il meccanismo, lo sviluppo e l'arco di tempo coinvolti in questo processo. Lo abbiamo rilevato anche nel corso di una recente crociera di esplorazione che abbiamo fatto nel 2013 nella parte nord occidentale del Mare di Barents".

La ricerca ha importanti implicazioni per capire come sono ora e come si evolveranno l'ambiente e il clima. Lo studio della dinamica di modifica delle piattaforme di ghiaccio è infatti fondamentale nella comprensione di come i vasti strati di ghiaccio dell'Antartide si comporteranno, in conseguenza dell'aumento della temperatura globale del nostro pianeta. Se le piattaforme di ghiaccio antartiche dovessero sciogliersi completamente in mare, il livello globale degli oceani aumenterebbe di circa 60 metri. Altri ricercatori in precedenza hanno segnalato che questo collasso potrebbe essere già iniziato in un'altra parte dell’Antartide e che possa avvenire solo nell'arco di secoli. Tuttavia, la potenziale risposta delle calotte glaciali all’aumento di temperatura, come suggerito dallo studio pubblicato oggi, potrebbe essere più veloce.

 

I meccanismi riconosciuti come causa della destabilizzazione e riduzione delle calotte di ghiaccio e il conseguente innalzamento del livello del mare sono due: le correnti oceaniche calde sciolgono dal basso il fondo delle piattaforme di ghiaccio nel punto dove il ghiaccio e i fondali si incontrano e/o il riscaldamento della superficie dei ghiacci e la conseguente instabilità delle piattaforme di ghiaccio porta ai crolli catastrofici. E si riteneva che entrambi i fenomeni avessero contributo al distacco di Larsen.

Lo studio sulla LIS-B, basato su dati marini raccolti nel 2005 e nel 2006 a bordo della nave rompighiaccio di ricerca statunitense Nathaniel B. Palmer, ha analizzato con il radiocarbonio i sedimenti prelevati al di sotto dei GZS - Grounding Zone Systems (linee di distacco), le aree in cui la transizione tra il ghiaccio continentale e le piattaforme di ghiaccio galleggiante aiutano a regolare il flusso di ghiaccio, divenute per la prima volta raggiungibili dopo il crollo del 2002. I rilievi hanno mostrato come è cambiato molto poco sul fondo del mare dalla fine dell'ultima era glaciale e che la perdita di contatto del ghiaccio con il fondo in questo sito risale circa 12.000 anni fa. Ciò significa che il recente e rapido crollo della LIS-B è stato probabilmente una risposta al secondo meccanismo: clima più caldo e conseguente riscaldamento della superficie del ghiaccio piuttosto che instabilità della linea di distacco e assottigliamento della piattaforma.

La nuova ricercanon nega il precedente modello teorico sui distaccamenti, ma amplia le possibilità che gli scienziati devono prendere in considerazione quando analizzando le dinamiche delle piattaforme di ghiaccio, suggerendo di studiare con un maggior dettaglio le linee di distacco, campionando direttamente i sedimenti, nonostante le difficoltà di accesso, il rischio logistico e le ingenti risorse necessarie per farlo. Si tratta di analisi fondamentali per capire come le grandi masse di ghiaccio si comportano in presenza di variazioni di temperatura degli oceani e del livello delle acque del mare.

Eugene Domack, professore di oceanografia geologica presso la University of South Florida e co-autore dello Studio, ha rilevato inoltre come il crollo della piattaforma Larsen B abbia contribuito notevolmente alla conoscenza scientifica in una vasta gamma di settori. In precedenza, infatti, alcuni ricercatori, tra cui lo stesso Domack, avevano esaminato le implicazioni biologiche del collasso Larsen B, scoprendo una sorprendente comunità sul fondale marino che sopravvive nelle profondità delle acque senza sole e senza alcuna apparente fonte di nutrienti e di energia. “Solo l'insolito crollo del LIS- B ha permesso di raggiungere quel fondale e di analizzare la linea di distacco, arrivando a queste scoperte”. 

La ricerca sarà illustrata da Michele Rebesco, ricercatore OGS - Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale nell'ambito dell'incontro “Energia nelle Aree Polari”, in programma sabato 27 settembre 2014 alle ore 17 al Magazzino delle Idee (Corso Cavour, 2 – Trieste), inserito nel programma di Trieste Next, terza edizione del Salone Europeo della Ricerca Scientifica (Trieste, 26-28 settembre 2014)

La Polizia Postale del Friuli Venezia Giulia informa: attenzione ai virus su "Facebook"

La Polizia Postale del Friuli Venezia Giulia informa: attenzione ai virus su

Trieste - La Polizia Postale del Friuli Venezia Giulia informa gli utenti del popolare "Social network" Facebook, con una nota diffusa il 29 agosto, che sta ricevendo diverse segnalazioni da parte di "navigatori" molto allarmati da messaggi provenienti dai loro "amici".

Si tratta di messaggi del tipo: "Ciao stavo guardando un video ed ho visto che c'eri tu nel video... da te non me lo aspettavo! Sei nella home del sito www…." oppure "Hei, ma che combini in questo video? Non me la sarei mai aspettata da te una cosa del genere... Il video è addirittura nella home del sito www……."

Se vi è arrivato un messaggio di questo tipo da un vostro amico di Facebook potete anche stare tranquilli - si legge nella nota - perché non esiste alcun vostro video imbarazzante di cui vergognarsi.

I link inseriti nei messaggi inoltre non sono cliccabili. Questo perché altrimenti i sistemi di sicurezza di Facebook ne avrebbero scoperto la pericolosità bloccando il messaggio e contrassegnandolo come Spam.

Si tratta in realtà di un malware (software maligno, chiamato più comunemente ma erroneamente virus). Il malware può raccogliere informazioni dall'account, inviare aggiornamenti di stato o messaggi che sembrano provenire da voi o inondare il vostro account con inserzioni che bloccano il computer e cerca di replicarsi sfruttando una delle tecniche dell'ingegneria sociale.

Infatti, una volta che ha infettato il dispositivo (computer, tablet o smartphone) della inconsapevole vittima, invia agli amici di Facebook dei messaggi che inducono a visitare una particolare pagina di Internet contenente il codice maligno stesso, con l’intento di infettare altre vittime.

Sono svariate le modalità attraverso le quali il malware può entrare nel sistema: la potenziale vittima viene invitata a guardare un video compromettente da un post, visitare un sito web che dichiara di offrire funzioni speciali su Facebook e scaricare un componente aggiuntivo del browser che dichiara di fare cose troppo belle per essere vere.

Ad esempio, esistono siti che dichiarano di poter mostrare chi sta visualizzando il vostro diario o di poter cambiare il colore del diario o ancora di poter rimuovere il diario completamente. Queste funzioni ancora non esistono.

Spesso il malware usa l’account per mettere "Mi piace" a molte Pagine e seguire molte persone su Facebook. È meglio controllare le attività recenti sul proprio account accedendo al Registro attività.

Da qui si possono eliminare tutti i contenuti che non si voleva pubblicare e smettere di seguire persone o Pagine che non si aveva intenzione di seguire.

La Polizia Postale e delle Comunicazioni consiglia di ignorare totalmente tali messaggi, evitando di accedere ai siti indicati. Si può eventualmente contattare l'amico di Facebook, con altri canali quali il telefono e/o la posta elettronica, in modo da avvisarlo dell'accaduto e della possibilità che sia stato vittima di un malware.

Qualora invece si venga a conoscenza di essere parte attiva del processo di propagazione del malware, consigliamo di ripulire, o far ripulire da un tecnico, la propria macchina/browser/app infetta.

Sarà altresì necessario modificare la password del proprio account di Facebook, aggiornare il sistema operativo, eseguire una scansione del dispositivo con un antivirus aggiornato, aggiornare i browser del dispositivo rimuovendo inoltre qualsiasi componente aggiuntivo sospetto dai browser.

Per abbassare la probabilità di contrarre malware, la Polizia Postale consiglia inoltre di tenere costantemente aggiornati il proprio sistema operativo Microsoft Windows (rigorosamente autentico) e il programma antivirus o, in alternativa, di valutare l'opportunità di utilizzare un sistema operativo alternativo a quello Microsoft, come Apple o uno dei tanti sistemi operativi gratuiti della famiglia LINUX (Ubuntu, Mint, Debian, Suse ecc.) che al momento sembrano essere indenni da virus informatici.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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