Conclusa la spedizione “Timavo system exploration 2014” con nuove sorprese e misteri
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- Categoria: Scienza e tecnologia
- Pubblicato Domenica, 20 Luglio 2014 16:13
- Scritto da a cura di Tiziana Melloni
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Trieste – Sono riprese quest'anno, e si sono concluse sabato 19 luglio, le nuove esplorazioni del Timavo, svoltesi tra il 13 ed il 19 scorsi presso il Pozzo dei Colombi e l'Abisso di Trebiciano (Ts), condotte, come nel 2013, dagli speleosub del gruppo francese National Cave Diving Committee della Fédération française d'études et de Sports Sous-Marins (FFESSM), su invito e supporto della Società Adriatica di Speleologia, con la collaborazione di gruppi speleologici italiani e sloveni e con il patrocinio del Comune di Trieste.
Il fiume Timavo ha le sorgenti in Croazia, nella Val Malacca, nella Contea Litoraneo Montana, e si inabissa nella Grotta di San Canziano in Slovenia sfociando a San Giovanni di Duino dopo un percorso sotterraneo di circa 40 km.
Scoprire il corso del fiume è sempre stato una sfida per la speleologia. Le esplorazioni del Timavo iniziarono già a metà dell'Ottocento, per superare il problema dell'approvvigionamento idrico per Trieste.
Da quel tempo, le esplorazioni si sono susseguite a più riprese da parte di diversi gruppi, tra cui la Società Adriatica di Speleologia di Trieste, che oggi gestisce l'accesso alla Grotta di Trebiciano.
Nell'agosto del 2013 si era svolta una esplorazione speleosubacquea molto importante, effettuata dall’équipe appartenente al FFESSM: i risultati sono stati presentati sabato 19 luglio presso il Teatro dei Fabbri con un documentario realizzato da Benjamin Guignet e Giacomo Marsi.
Alla serata hanno partecipato anche i componenti del gruppo francese. È stato poi Marco Restaino, giovane speleologo della Società Adriatica, ad illustrare ai presenti la panoramica delle esplorazioni del Timavo.
Marco Restaino ci racconta tutta la storia.
“La Società Adriatica, anche con risorse scarse, ha creduto nella possibilità di andare avanti. Così, a partire dalle esplorazioni pianificate, avviate negli anni ’90 con gruppi di Trieste e speleosub da tutta Europa, Francia, Cecoslovacchia ed altri paesi, a 20 anni di distanza si sono create le condizioni per un nuovo ciclo di immersioni”.
Venti anni fa erano stati raggiunti il limiti del possibile con i mezzi dell'epoca, dal punto di vista tecnico ed umano. Ora le tecniche sono cambiate, la durata delle immersioni è aumentata e la strumentazione permette di avere maggiore autonomia.
“Nell'ambito della Società Adriatica di Speleologia, Piero Luchesi, assieme ai soci, viste le potenzialità esplorative dell'abisso di Trebiciano, aveva deciso lo scorso anno di contattare nuovamente i subacquei francesi del FFESSM, che avevano condotto le esplorazioni degli anni ’90, per tentare di avere un quadro più dettagliato sulle gallerie percorse allora dai sub”.
L'Adriatica manda dunque una mail, e 7 mesi dopo finalmente riceve una risposta. Positiva: "ci piacerebbe tornare perché per noi il Timavo resta il grande mistero irrisolto in Europa".
Così, a inizio 2013, senza risorse né contributi di alcun genere, si inizia a pianificare l'esplorazione.
Il FFESSM dispone di speleosub e materiali all'avanguardia; le immersioni dello scorso anno hanno dato risultati estremamente interessanti - ora raccolti nel documentario presentato sabato 19 - quindi i gruppi hanno deciso di proseguire ed allargare la collaborazione.
A partire dai lusinghieri risultati dell'estate 2013, è stata pianificata così la Timavo System Exploration 2014, sempre senza fondi o finanziamenti: “solo tanta passione” sottolinea Marco Restaino.
La federazione speleologica triestina infatti ha visto di anno in anno diminuire i finanziamenti e sta tuttora compiendo sforzi enormi per riavere minimi contributi, che sembrano esser stati quest'anno tirati totalmente via.
Del resto – è notizia di qualche giorno fa – anche il Catasto Regionale delle Grotte del FVG, che raccoglie, grazie all’opera degli speleologi, i dati ambientali del nostro sottosuolo, catalogati in 150 anni di attività, rischia di chiudere i battenti.
Ne dà notizia la Federazione Speleologica Regionale del FVG e dalla Federazione Speleologica Triestina: “Con il drastico taglio dei fondi – ha spiegato il presidente, Furio Premiani – non siamo più in grado di garantire il nostro fondamentale apporto per la gestione del Catasto delle Grotte. Speriamo vivamente che la Giunta regionale, nella seduta del 22 luglio, possa ripensarci e rinnovare l’appoggio che ha garantito negli anni”.
“Nonostante la mancanza di risorse – prosegue Restaino - abbiamo continuato a svolgere un servizio che offriamo alla conoscenza, alla regione, consegnando tutte le nostre nuove scoperte al Catasto regionale delle Grotte, alle scuole con lezioni gratuite ed accompagnamenti in grotta, all'Università, fornendo dati e campioni di acque e rocce, facendo poi, sempre a titolo gratuito, pubblicazioni, documentari, conferenze, valorizzando il Carso e Trieste in Italia e nel mondo”.
La domanda che sorge spontanea è: perché non avvalersi dei forti ed esperti speleosub locali?
“Perché per questo tipo di esplorazioni ci vogliono costose attrezzature, e altrettanto costose manutenzioni e ricambi, e la speleologia triestina, non degnamente riconosciuta e presa in considerazione, in una città cha è la culla mondiale della speleologia, città da sempre legata alla ricerca dell'acqua, immersa nel Carso classico, puro, citato e conosciuto a livello mondiale, luogo dove è nato lo studio dei fenomeni carsici, non può permettersi di affrontare progetti del genere, se non avvalendosi di personale esperto esterno, che si onora di venire in esplorazione da noi”.
Venendo ora alla spedizione di questi giorni, i lavori sono iniziati il 13 luglio al pozzo dei Colombi dove è stata calata l'attrezzatura sulla piattaforma galleggiante a -40m di profondità. La prima immersione ha permesso di constatare che la visibilità era buona, circa 2 metri.
Il miglior risultato della giornata è stato il lavoro di squadra con: 10 speleologi della Società Adriatica di Speleologia – Trieste; 6 speleosub della National Cave Diving Commette della FFESSM; 3 speleo ospiti del Jamarsko drustvo Sežana; 1 speleo ospite del Jamarsko društvo Temnica; 1 speleo ospite del Jamarsko društvo Danilo Remškar – Ajdovščina; 1 speleo ospite del Jamarsko društvo Gregor Žiberna – Divača; 1 speleo ospite del Jamarski odsek Slovenskega planinskega društva – Trst; 2 speleo ospiti del Gruppo Speleologico Monfalconese Amici del Fante; 5 speleo addetti alle riprese video; 4 speleo della Società Adriatica di Speleologia – Trieste addetti alle comunicazioni; 7 speleo della Società Adriatica di Speleologia – Trieste addetti alla logistica esterna; per un totale di 41 persone coinvolte per quasi tutto il giorno.
Di nuovo al pozzo dei Colombi, il 14 luglio lo speleosub Marc Douchet, aiutato da Christian e Maxim, è sceso per 14 metri, ma ha trovato una forte corrente, probabilmente causata dalle piogge abbondanti, che gli ha impedito di scendere più giù.
A Trebiciano invece Jeremy Prieur-Devon, coadiuvato da Marc Douchet, è sceso in acqua ed ha perlustrato la parete sinistra del sifone, tra il lago Timeus ed il lago Boegan, circa 100 metri in direzione est, per poi seguire la parete, girare verso sud e collegarsi con le sagole posizionate 2013 in prossimità del lago Boegan.
Un notevole progresso rispetto al 2013, quando a Michel Philips erano state necessarie 4 immersioni per fare lo stesso itinerario.
Il 15 luglio si è deciso di sospendere le immersioni al pozzo dei Colombi, a causa della forte corrente, e di concentrare invece tutti gli sforzi sull'abisso di Trebiciano.
Qui, Jeremy Prieur-Devon si è immerso nuovamente ed è risalito lungo la sagola. Si è spinto in alcune piccole diramazioni verso est, senza trovare una vera prosecuzione in quella direzione. Lo speleosub è quindi avanzato in direzione sud, fino ad arrivare al termine del lago Boegan. In quel punto era ancora visibile la sagola fissata l'anno scorso da Michel Philips.
Si è trattato di una buona progressione che ha permesso di superare una zona abbastanza accidentata, caratterizzata da massi, lame e asperità varie, giungendo all'imbocco della galleria che si dirama in direzione sud.
Nel frattempo i due altri sub hanno posizionato un cavo d'acciaio sino al lago Boegan, così per i prossimi anni non ci saranno problemi per raggiungere direttamente le nuove vie: il sifone si potrà d'ora in poi oltrepassare in una decina di minuti.
Le sagole in cordino posizionate nel 2013 erano già tranciate in più punti, a causa della forte corrente delle piene.
Quindi Jeremy Prieur Devon, non avendo indicazioni nette su dove fosse la prosecuzione del 2013, ha cercato l'ingresso della galleria trovata lo scorso anno da Philips. Dopo un'ora finalmente ha ritrovato il passaggio, nascosto da una duna di sabbia, e per assicurasi che fosse quello giusto, l'ha percorso per una trentina di metri.
Oltre a numerosi protei, Prieur-Devon ha trovato depositi di foglie, rametti e qualche rifiuto di plastica: pezzi di piatti o bicchieri.
Nei giorni successivi sono stati esplorati quasi un centinaio di nuovi metri di galleria rispetto al 2013, giungendo alla conclusione che la galleria del 2013, oltre ad essere lunga sui 300 metri, ha una larghezza media di circa12 metri.
Il nuovo centinaio di metri esplorato quest'anno, invece di andare in direzione est, come ci si sarebbe aspettati, va verso ovest. Questo complica le cose: infatti la Jama Sesanske Reke, rispetto a Trebiciano, è ad est, mentre sia la nuova prosecuzione esplorata che la percezione della corrente vanno in direzione ovest.
Nelle immersioni è stato possibile, comunque, fissare quasi 500 m di nuove sagole (una buona parte in acciaio inox, che dovrebbero resistere meglio), proseguire oltre il limite raggiunto lo scorso anno e verificare meglio la morfologia complessiva dei vani. Sicuramente è aumentata, e anche di molto, la conoscenza di questi passaggi sommersi.
Sono emersi, però, anche alcuni dubbi. La galleria trovata nel 2013 e seguita anche quest'anno non si è rivelata il passaggio da dove arriva l'acqua ed è quindi ancora da localizzare il punto di arrivo del flusso principale. In precedenza gli speleologi erano sorpresi dal fatto che i passaggi si dirigessero verso sud, in quanto tutti si aspettavano uno sviluppo verso est. Con le recenti esplorazioni è emerso che gli ambienti sommersi si sviluppano verso sud-ovest, se non addirittura verso ovest. Un vero mistero.
“Abbiamo capito che il Timavo è un osso duro, un fiume che non si concede facilmente e che pretende costanza e dedizione”.
La possibilità di nuove esplorazioni dipende in modo determinante dalle condizioni che si possono incontrare durante le immersioni. Esse sono sempre e comunque difficili: nel 2013 c'erano portate quasi nulle e visibilità scarsissima; quest'anno portate notevoli, forti correnti e visibilità spesso minima. Probabilmente ci sono delle brevi finestre di qualche giorno nel corso delle quali le condizioni si ottimizzano (per quanto possibile...) ma bisogna essere lì, in acqua, proprio in quel breve momento.
Per quanto riguarda le immersioni al Pozzo dei Colombi, l'unica cosa che si può dire è che, in questo mese di luglio 2014, le condizioni sono state praticamente proibitive, con flussi di corrente trasversali fortissimi a quota - 14 m. Troppo pericoloso per continuare nelle esplorazioni.
Nell'Abisso di Trebiciano, invece, le condizioni sono state mutevoli di giorno in giorno, legate alle frequenti (e spesso intense) precipitazioni in Slovenia.
Foto e racconto completo sul sito del Timavo System exploration 2014.
(Credits: racconto di Marco Restaino, testo raccolto da Tiziana Melloni; foto di Roberto Radovan. Tutti i diritti riservati. Si ringrazia la Società Adriatica di Speleologia)