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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Al via XXXV edizione dei concerti cividalesi

Al via XXXV edizione dei concerti cividalesi

I Concerti Cividalesi si apprestano a festeggiare l’importante traguardo della 35° edizione. La rassegna musicale, curata dall’associazione Sergio Gaggia e dedicata, dal 2013, alla memoria di Antonio Picotti che la ideò alla fine degli anni '70, prenderà il via domenica 29 novembre e, fino al 10 gennaio 2016, proporrà sei appuntamenti domenicali con concertisti e gruppi cameristici di grande livello.

Per l’occasione, si riconsolida l’ampia cordata di enti e associazioni che si è formata nel 2013 per ridare vita alla manifestazione e ricordare così la figura dell’avvocato cividalese che la creò originariamente. La rassegna vede il supporto dell'Assessorato alla Cultura della Città di Cividale, della Pro Loco locale, dei club service Lions e Inner Wheel, del G.O.I., della Fondazione de Claricini, delle Associazioni Progetto Patriarcato e Studi Storici, oltre che della Sergio Gaggia, capofila del progetto. Il primo evento, il 29 novembre alle 18.00, si terrà a villa de Claricini (Bottenicco di Moimacco), con un concerto incentrato sul repertorio francese per clarinetto, che sarà dedicato a Parigi, dopo i recenti tragici fatti: ospite il clarinetto principale del Teatro Stabile di Genova, Corrado Orlando, assieme al pianista Giacomo Dalla Libera.

Il duo proporrà un programma monografico dal titolo Le temps de lilas. Il 6 dicembre, alle 17.00, è attesa l'Orchestra da Camera Busoni, diretta da Massimo Belli, che assieme ai tre solisti del quotato Trio des Alpes eseguirà il difficile triplo concerto di Borislav Martinu e un programma dedicato alla produzione del XX secolo, comprendente tra l'altro il famoso Adagio di Samuel Barber. Il 13 dicembre, sempre nella sede della fondazione de Claricini, il pubblico di appassionati potrà ascoltare uno dei migliori violisti in attività, l'israeliano Yuval Gotlibovich, docente in importanti accademie universitarie, tra cui quella di Lugano e l'ESMUC di Barcellona. Gotlibovich, assieme al pianista Sandro D'Onofrio, suonerà la celebre sonata schubertiana detta dell'Arpeggione. Il 20 dicembre, alle 18.00 nella chiesa di Santa Maria dei Battuti a Cividale, Stefano Bagliano, tra i migliori specialisti in Europa del flauto barocco, presenterà assieme al clavicembalista Andrea Coen un confronto tra capolavori bachiani e vivaldiani.

La stagione cividalese, per tradizione, ha sempre dedicato spazio agli emergenti e, infatti, il 3 gennaio, alla Fondazione de Claricini, potrà esprimere tutto il suo talento il giovane pianista e compositore Dario Carpanese, con capolavori di Bach, Schubert e Scriabin. Se i Concerti Cividalesi si aprono con la musica francese, è a quella spagnola, profondamente innervata dal suo folclore, che viene riservato l'onore di concludere la rassegna il 10 gennaio, alle 17.00, con ospite d’eccezione il violinista spagnolo Joaquin Palomares. Assieme ad Andrea Rucli al pianoforte, presenterà coinvolgenti e frizzanti capolavori di Turina, Granados e Rodrigo. I concerti godono del sostegno della Regione Fvg e della Fondazione Crup. Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.sergiogaggia.com

L'organo Nachini celebra la Madonna della Salute tra musica e fede

L'organo Nachini celebra la Madonna della Salute tra musica e fede

Fogliano Redipuglia (Go) – C'è chi la definisce antiquata, ma sarebbe sbagliato ridurre tutto a una questione di tempo: la musica sacra riesce ancora oggi a far esprimere emozioni, attraverso sinfonie composte nei secoli di Chiesa cristiana. E alcuni di loro hanno risuonato nella chiesa di S. Elisabetta d'Ungheria ieri sera.

In occasione delle celebrazioni della Madonna della Salute, infatti, la parrocchia locale ha organizzato un concerto d'organo in onore del santo patrono del paese: ad esibirsi è stato m.o. don Federico Mirko Butkovič, Direttore della scuola diocesana d'organo e musica sacra, con la presentazione di Ivan Bianchi.

Lo strumento suonato non era uno qualunque: l'organo Nachini del 1730 (foto), infatti, ossia il più antico dell'Arcidiocesi di Gorizia. Fatto costruire originariamente per la chiesa di Gemona, ha raccontato Bianchi, è stato venduto poi a quella di Romas d'Isonzo, per poi arrivare finalmente in bisiacheria parecchi anni più tardi.

Per la serata, i compositori omaggiati sono stati molteplici, accostando alla tradizione mariana altre opere per valorizzare l'organo: dal recente “Ave Maria di Lourdes” (2012) di Giannoni ai “Preludio” e “Interludio” dell'ultimo grande compositoredi questo genere, Perosi; Poi J. Elias e F.J. Haydn, Mozart e J.C. Kerll, F. Liszt, B. Storace, J. Stuart Archer e, infine, un anonimo del XVII secolo.

Le note di queste composizioni, anche s molte scritte secoli e secoli fa, sono state capaci di toccare nel profondoil pubblico presente. Grazie soprattutto alla bravura di don Butkovič, che alla fine ha offerto anche un “fuori programma” con un pezzo a sorpresa e da indovinare (una variazione dell'inno austriaco): per lui gli applausi della chiesa non si sono fatti...pregare.

Le puntualizzazioni di Ivan Bianchi nell'introdurre i brani hanno delineato una “mappa” necessaria per un inesperto di musica sacra per capire cosa ci sia dietro questa. Un percorso ancora più suggestivo reso poi, lo stesso presentatore, dalla visita all'organo con lo stesso presentatore: dell'originale rimane ormai solo lo "scheletro”, mentre poterlo riparare dignitosamente richiederebbe un grande sforzo economico.

Nell'attesa che qualcosa possa smuoversi dai vertici dell'Arcidiocesi, si può solo sperare che questo vero genere musicale venga riscoperto. Anche fuori dalle chiese.

The Leading Guy, il "cantastorie" che racconta la semplicità della complessità

The Leading Guy, il

Udine – E' partito ieri sera il tour di The Leading Guy (TLG), al secolo Simone Zampieri, dal Black Stuff di Udine: volto giovane e promettente del folk, è stato inserito dalla critica musicale tra i miglior 10 artisti emergenti da seguire. Un riconoscimento che fa onore a questo artista triestino, con alle spalle numerose esibizioni prima di concerti di nomi come Max Gazzè, Jack Savoretti e 2Cellos. L'abbiamo intervistato ieri sera, prima del debutto che lo porterà in giro per l'Italia nelle prossime settimane.

Il tuo brano di debutto, “While the dog are baking”, può essere considerato il tuo manifesto?

Da un lato sì, della parte di me che ama vagabondare e raccontare storie: piccole polaroid in giro per il mondo. Quella canzone parla di un lungo viaggio che ho fatto in giro per l'Europa e ho cercato, senza dare giudizi, di ricordare dei momenti che mi hanno colpito. E il titolo, che significa “Mentre i cani stanno abbaiando” è legato al fatto che c'è sempre un filo conduttore in ogni posto in cui vai: in questo caso, sentivo sempre i cani latrare e questo mi ha fatto pensare che il cielo è quello e le storie, sebben diverse ed è importante scoprirle, sono legate.

Hai suonato a Ferrara, Roma, la tua Trieste… I posti dove suoni hanno un influenza sul tuo percorso artistico?

Da un lato sì, soprattutto quando hai l'opportunità di uscire all'estero. Cambiano le situazioni: a Ferrara suoni davanti a 5mila persone, a Roma fai l'Auditorium, domani ti trovi a Bruxelles in una libreria… Cambia forse l'approccio, però anche lì credo che, cantando in inglese, cerco sempre di riunire le persone e di dimostrare (o ci provo) che siamo tutti uguali nell'ascolto di una canzone. Magari abbiamo percezioni diverse, ma ti dico la verità: sono magari più emozionato quando suono in posti piccoli e intimi, perché sei un po' più nudo rispetto ad un palco più grande.

Perché proprio il folk? Ti ispiri ai fasti di Bob Dylan o pensi di suonarlo in un modo nuovo?

Da un lato, Bob Dylan è un buon esempio, come lo sono altri cantautori moderni. Dylan stesso si è ispirato a Woody Gatry, per cui è un discorso strano. Forse, per il tipo di storie che amo raccontare io, semplici e complesse nella loro semplicità, la formula chitarra-voce è quella che spoglia di tutto quello che alle volte non serve. Io ho militato nelle band e lì c'è un tipo di emozione diversa. Già la voce basterebbe in certe occasioni, questo binomio per me è il veicolo migliore. Domani non so dirti, sono sempre in movimento.

Ti hanno inserito tra i top 10 da tener d'occhio. È un riconoscimento che fa più onore o un peso?

Tra i più pericolosi (ride, ndr). Fa sorridere… io ci credo alle classifiche, ma poco, perché se poi guardi le classifiche di vendita e discografiche ti metti le mani tra i capelli. Però non puoi dire che non fa piacere quando uno ti nota. Non è una responsabilità, ognuno vede le classifiche come vuole e penso che ci siano tanti cantautori bravi che non sono in quella classifica, ma che se devono arrivare alla gente ci arrivano. Ti da voglia di dimostrare che te lo sei meritato, però serve più per farsi notare. Mi ha fatto sicuramente molto piacere.

Il tuo nome, più che di un singolo, sembra quello di una band. Hai avuto l'influenza de Le luci della centrale elettrica o è stata una tua scelta spontanea?

The Leading Guy è un nome che arriva da una canzone di un cantautore americano e quando cercavo il nome d'arte non volevo mettere il mio nome in un progetto cantato in inglese. Non tanto perché sia italiano, quanto perché Simone sono io nella mia vita e The Leading Guy è il mio modo di esprimermi, in certi concetti che magari se fossimo al bar a bere una birra non tirerei fuori. Non sono così pesante (sorride, ndr). E quindi dovevo nascondermi dietro qualcosa e questa canzone mi piaceva molto.

In regione vedi un clima che favorisca la musica indipendente o è ognuno per sé?

Non conosco molto la realtà, quindi non posso giudicarla… So che ci sono bellissime realtà, ma in generale non voglio parlare male del Friuli, perché ci si sta bene. Però non c'è una grande connessione tra artisti e me ne sto accorgendo quando esco, perché da altre parti fanno le cose con un altro spirito. Anche perché questa è una regione dove si vive bene, in tutto il periodo dell'anno, e forse ciò fa perdere un po' la voglia nel campo musicale… Ci sono tantissime attività, gli artisti hanno piccole cerchie ristrette ma non c'è una connessione regionale forte. Qui come non c'è in Veneto, è una regione un po' divisa, è innegabile.

La tua canzone d'esordio è stata ispirata dal tuo viaggio in Europa. Visti i fatti recenti di cronaca, le migrazioni, pensi che la musica dovrebbe avere un ruolo per affrontare la situazione con più razionalità?

Mi piacerebbe dirti di sì, ma forse no… La musica ha un ruolo per tutti, perché è la colonna sonora della vita di tutti. Ci sono canzoni che hanno accompagnato movimenti di cambiamento, lo stesso Bob Dylan con la marcia per i diritti civili o il periodo rosso con Guccini-De Andrè. Ma non ha cambiato il mondo, su questo sono quasi convinto. Spesso, quando il mondo cambia, c'è la musica giusta, ma con una canzone cambia il nostro personale: ti svegli la mattina più incazzato, deluso… Può aiutare a rendersi conto di cose, anche se da quel punto di vista vedo periodi bui, a livello di scrittura. Ma sono periodi.

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