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Gio05162024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Incendi, con il caldo si riaccende il rischio. In fiamme il Carso presso Fernetti: le foto

Incendi boschivi: con il caldo si riaccende il rischio. In fiamme il Carso presso Fernetti

Trieste - Durante la tarda mattinata del 22 luglio, a causa di una scintilla originata dal passaggio di un treno, si è sprigionato un incendio nel tratto di altipiano carsico tra l'autoporto di Fernetti ed il raccordo autostradale.

Sul posto i Vigili del Fuoco della stazione di Opicina, che sono intervenuti tempestivamente assieme ai volontari della Protezione civile.

Le fiamme hanno avuto campo libero e si sono estese su 5 ettari. Vigili del Fuoco, volontari della Protezione Civile e Guardie Forestali sono riusciti ad evitare il propagarsi delle fiamme e permettere agli altri gruppi di appostarsi attorno al perimetro, circoscrivendo l'incendio.

L'arrivo dell'elicottero ha permesso ai vari gruppi di penetrare dentro la macchia per spegnere i vari focolai. La bonifica dell'area incendiata ha richiesto tutta la notte.

Per questa operazione sono stati impiegati una quarantina tra volontari, Guardie forestali e Vigili del Fuoco.

Di seguito la galleria fotografica di Stefano Savini, sul posto tra i volontari della Protezione Civile:

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Ricordiamo che 17 luglio scorso la Regione Friuli Venezia Giulia, con Decreto del Presidente della Regione n°128 del 17.07.2013 aveva dichiarato lo stato di grave pericolosità per gli incendi boschivi fino al 31 agosto 2013.

Si ricorda che qualora si avvisti un incendio boschivo è necessario chiamare immediatamente il numero verde 800500300 per far partire le misure antincendio nel tempo più breve possibile.

Le condizioni meteo fanno sì che gli incendi si propaghino con velocità fulminea. L'unico modo per evitare danni enormi è la tempestività dell'intervento.

La dichiarazione di grave pericolosità ha valenza nelle zone comprese nel Piano regionale di difesa del patrimonio forestale dagli incendi ed in tutte le zone boscate della regione.

Essa prevede, tra le altre cose, il divieto di gettare fiammiferi accesi e sigarette non spente, il divieto di far brillare mine salvo specifica autorizzazione rilasciata dal competente Ispettorato dell' agricoltura e foreste, il divieto di eseguire qualsiasi operazione che possa creare pericolo immediato o mediato di incendi.

Le infrazioni ai suddetti divieti sono severamente punite.

Don Mario Vatta, fondatore della comunità di San Martino al Campo di Trieste, festeggia il 50° di sacerdozio. Le foto

Don Mario Vatta, fondatore della comunità di San Martino al Campo di Trieste, festeggia il 50°

Trieste - La voce rotta dall'emozione nel ricordare quello che monsignor Santin 50 anni fa in questa stessa chiesa, quella del popolare quartiere di Roiano, gli aveva detto: "ricordatevi di amare".

Don Mario Vatta, fondatore della Comunità di San Martino al Campo di Trieste, fu ordinato sacerdote nel 1963 presso la chiesa dei Santi Ermacora e Fortunato dall'allora vescovo di Trieste Antonio Santin. Il 29 giugno ha festeggiato la ricorrenza.
E quelle parole in questi 50 anni Don Mario sì che se le è ricordate.

Anzi ha fatto di più, ha aperto le porte al disagio sociale, quello scomodo, quello che allora si definiva spacciato, irreparabile, senza nessuna possibilità di recupero.  

La strada è stata dura e in salita. "Mario" non ha niente altro che un pugno di amici e il suo sax, e tanta voglia di seguire l'esempio di Gesù.

Bussa alle porte come San Francesco, non per il pane, ma per qualcosa di altrettanto vitale: combatte per la dignità di persone che hanno diritto di essere al mondo, di avere dei diritti anche se la vita gli è girata contro e l'ingiustizia è lì pronta a colpirli senza pietà.          
E' un mondo che "puzza",ma anche là, per don Mario, c'è Dio immerso nella sofferenza di sbagli umani che cercano aiuto in un sistema di cose che macina l'uomo come olive.

Quattro muri ridipinti in via Rota cominciarono a scaldare qualche disperso, e c'è sempre qualcuno che tornerà a disperdersi appena fuori.

La croce adesso sì che pesa, eccome se pesa, non basta una casa per risolvere la piaga della fame e con uno dei primi "ospiti", Germano, morto fra le braccia, Mario capisce che deve andare oltre, bussare ancora di più e lasciar perdere il sax  per cercare lavoro.

Perché se non hai lavoro non hai casa e nemmeno la vita e così quattro soci fanno più danni che altro, ma intanto vivono e quelle parole, diventate seme, mettono radici nella terra a Trieste fino a diventare una struttura solida in grado di affrontare con forza il mondo.

I pochi amici ora sono tanti e pronti ad affiancare  don Mario nel far crescere quella piantina chiamata amore.  Mi permetto queste parole perché conosco direttamente Don Mario Vatta e ho assistito al suo cammino, partecipando ai "suoi" disegni in una strada che lentamente fa intravedere, nonostante le forti crisi del mondo, una speranza, che dia alle persone serenità e pace e spazio per tutti.   
Di seguito la galleria fotografica della ricorrenza

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Stefano Savini

Credits: Stefano Savini. Licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte.

I fuochi di San Giovanni, un'antica tradizione che si rinnova sul Carso triestino: la galleria fotografica

I fuochi di San Giovanni, un'antica tradizione che si rinnova sul Carso triestino

Trieste - La notte di San Giovanni, il 24 giugno, è una celebrazione contadina legata al solstizio; il nome deriva dalla religione Cristiana, perché secondo il calendario liturgico vi si celebra San Giovanni Battista. La festa in realtà risale ad epoche molto antiche.

In questa ricorrenza, secondo un'antica credenza il sole (fuoco) si sposa con la luna (acqua): da qui i riti e gli usi dei falò e della rugiada, presenti nella tradizione contadina e popolare. Non a caso anche gli attributi di S. Giovanni sono il fuoco e l'acqua, con cui battezzava.

I falò accesi nei campi la notte di S. Giovanni erano considerati propiziatori e purificatori. L'usanza di accenderli si riscontra in moltissime regioni europee e anche nell'Africa del Nord.

Anche nel Carso triestino si accendono i fuochi di San Giovanni: ecco la galleria fotografica di Stefano Savini.

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Credits: Stefano Savini. Licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte

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