Cultura
“Di Fuoco in Fiamme” personale di Princivalli allo Spazio Espositivo EContemporary.
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Giovedì, 07 Novembre 2013 22:53
Trieste - Viene inaugurata, sabato 9 novembre alle ore 18.30, la mostra personale di Andrea Princivalli “Di Fuoco in Fiamme” allo Spazio Espositivo EContemporary a Trieste.
Andrea Princivalli, formatosi al Liceo Artistico di Treviso e all’Accademia di Belle Arti di Venezia, da numerosi anni realizza video d’animazione.
Ha esposto in importanti festival d'animazione quali Annecy, Zagabria, ha esposto alla Galleria “Il Milione” di Milano, alla Biennale Giovani Artisti e ha avuto due personali in Gallerie di Treviso.
Abbiamo dialogato del suo percorso artistico e della sua arte.
Molti ti conoscono come Andrea Princivalli, autore da numerosi anni di videoclip con artisti quali Altan, Enrico Rava, Gianni Morandi, Persiana Jones, Andrea Mingardi, Fahrenheit 451, Skardy, Pitura Freska oltre ad essere il creatore della sigla per la nota trasmissione televisiva “DoReCiackGulp” di Mollica, non dimentichiamo, inoltre, che hai realizzato brevi spot per Unicef, Fabrica di Oliviero Toscani, Mtv e Poste Italiane, Durex e molto altro ancora, ma raccontaci qualcosa nella tua veste di scultore.
Sono nato con la matita in mano, ho sempre avuto una buona manualità sia grafica sia plastica. Fin da piccolo però disegnare e scolpire dovevano essere finalizzate a qualcos'altro. Ben presto ho scoperto l'animazione: poter dar vita ai miei disegni o alle mie sculture era il massimo.Inoltre poter ottenere tutto solo con le mani senza interventi di computer mi faceva sentire davvero mie tutte le mie creature. Forse è per questo che in galleria vedrete delle sculture che sembrano dialogare tra loro. Personalmente mi piace immaginare che le 20 sculture in mostra non sono 20 opere separate, diverse, ma una sola che si sta muovendo e che io ho catturato in una specie di sequenza animata. Ecco per me scolpire è movimento e il movimento è vita.
Passione e costante ricerca, caratterizzano il tuo lavoro, vale lo stesso per il tuo percorso artistico o ti muovi spinto da motori diversi?
In tutto quel che faccio deve esserci passione. Non riesco nemmeno a lavorare se manca questa caratteristica, è una molla per poter essere sempre propositivo e motivato. La passione poi mi porta a sperimentare e quindi a ricercare soluzioni e situazioni che tengano sempre deste in me la stessa passione. È un circolo virtuoso. ..e mi piace sia così. Nel fare Arte tutto questo è ancor più forte e quasi violento. Perché lascio libero sfogo alla, chiamiamola così, ispirazione senza intermediari di nessuna sorta. Nello scolpire subentra una parte irrazionale che ti gratifica solo se la lasci libera di esprimersi e di comunicare...anche da me stesso. Non c’è mercato, non c’è commercio, non c’è rapporto con autori o agenzie, ci sei solo tu contro te stesso...ed è bellissimo. Solo in questo modo ogni opera finita è una scoperta anche di se stessi.
Sinergia ed evoluzione si sposano e si manifestano in ogni forma artistica che si rispetti. Sei d’accordo?
In senso ampio è auspicabile, ogni artista è spesso un'isola dove le cose del mondo arrivano filtrate dal suo occhio e dalla sua sensibilità. Per questo ogni artista è importante, perché se il suo lavoro è sincero e onesto egli si dona allo sguardo degli altri sotto forma di quadro, scultura e opera d'arte in generale, ma ci mostra la realtà come solo lui la vede aprendoti una finestra che non sapevamo che si potesse aprire. Per far questo però il lavoro dell’artista deve essere il risultato di una sinergia con il mondo, ma allo stesso tempo deve essere anche una reazione violenta o di rottura con esso. Solo così si può avere vera evoluzione. La vera evoluzione deve passare sempre per una rivoluzione di ciò che è stato, di ciò che è in quel momento. E oggi ne abbiamo un dannato bisogno.
La mostra personale con il titolo "Di Fuoco in Fiamme", che ti porta a Trieste allo Spazio Econtemporary, come sottolinea Elena Cantori curatrice della mostra, parte dalle 'fiamme che bruciano la materia, la deformano, la bucano e la fanno rigenerare nel tuo gesto artistico che le plasma in un processo di distruzione e creazione', facendone uscire sculture nuove tra il Pop e il Classico, ce ne parli.
Elena è la curatrice che tutti gli artisti sognano. Per me è stata anche qualcosa di più. È una persona molto fiduciosa che mi ha spinto ad esprimermi liberamente, a poter dare libero sfogo al fuoco che covava in me da anni anche a mia insaputa. Credevo che il mio lavoro (videoclip, characters design ecc) mi dessero già molto, ma la vertigine che senti quando puoi creare liberamente senza vincoli commerciali o di mercato e' una sensazione incredibile e spero che i lavori in galleria trasmettano tutto ciò. Ho scoperto che per scatenare la mia creatività primitiva devo sentirmi in difficoltà, per questo ho voluto sfidarmi e scolpire con il fuoco, con la plastica che si fonde tra le fiamme e che reagisce quasi per conto suo provocando bruciature, anche sulla propria pelle. Opere formate dalle fiamme, ma che il fuoco rischia di distruggere in un attimo. Se riesci però a bloccarle nel momento che reputi esatto restituiscono una intensità senza pari. Inoltre mi sono scoperto figurativo e ricavare sculture tra fiamme, fuoco e fumi non è come plasmare creta...Il risultato sono sculture molto evanescenti, quasi sbriciolate. Facendole mi sono immaginato opere scultoree classiche consunte, consumate dalla storia e dalla vita. Il lato pop è in tutto questo, ma soprattutto è nei rimandi a un mondo mitologico con forti legami alla mia infanzia e quindi ai robot e ai supereroi.
La tridimensionalità è una forma espressiva che ti appartiene, quasi un esigenza di toccare una forma pensata, che ne dici?
Indubbiamente. Per me la tridimensionalità è un'esigenza fisica quanto quella del movimento lo è per il disegno. Diciamo che il mio fare arte o comunque creatività deve passare per un esperienza molto forte quasi corporea. Adoro disegnare, ma se questi non prendono vita sotto forma di sculture o animazioni non sento che sono lavori completi. Inoltre il riuscire a rendere tangibile un’idea è da sempre il desiderio più alto di ogni artista e in questo io non faccio eccezione, anche se mi piace che il caso e il caos della realtà possa influenzare il risultato finale delle mie opere.
Figure mitologiche realizzate grazie a una sapiente e sperimentale fusione di materiali di scarto quali ferro, alluminio, plastica, resina e cere, come mai prediligi proprio questi elementi per i tuoi lavori?
I materiali devono sfidarmi, devo sentirli un po' ostili, quasi nemici. Se plasmarli e darli forma mi risulta troppo facile non scatta il vero piacere. Non credo centri masochismo o voglia di autolesionismo, ma però nel creare voglio sentire la fatica In più questi materiali poveri, dimenticati scartati dalle nostre vite ci accomunano tutti. Trasformarli in altro è, secondo me, anche un’esigenza per ribellarsi a questa società che ingoia, fagocita ed espelle tutto sotto forma di rifiuto, di scarto. In realtà molto può essere recuperato, non solo per fare Arte, ma anche per semplice “riciclo creativo”. Tutti possiamo provarci, con i propri mezzi, con le proprie competenze e passioni. Per me la vera Arte oggi può scaturire solo dalle discariche.
"La contemporaneità di Princivalli si esprime, non solo attraverso il modo di fare scultura figurativa, ma soprattutto nel messaggio che vuole esplicitare attraverso di essa. Un Icaro che sfida i propri limiti", come evidenzia Cantori, ti senti un po' Icaro?
Tutti dovremmo sentirci un po’ Icaro, almeno per l'aspirazione al volo! La sua metafora mi ha sempre affascinato tanto da dedicargli anche un video d’animazione (che si può vedere in mostra). Il suo mito mi piace indagarlo come una sfida ai propri limiti, alle costrizioni sociali, alle proprie aspirazioni. In questo mi riconosco molto, credo fermamente che solo sfidando se stessi, rischiando e non aspettando che siano sempre gli altri a salvarti si possa andare avanti. Mi piace molto la frase di Elena Cantori nella presentazione della mostra: “Chi non osa ha già fallito”, ecco in questa mi riconosco.
Progetti futuri?
Ora che ho scoperto la libertà di volare anche con le ali dell’Arte tornare sulla terra non è affatto facile. Fortunatamente anche i miei lavori professionali sono legati alla creatività e alla passione, ma esplorare quella linea di confine tra se stessi e la sfida con la propria parte primitiva mi ha caricato assai. Penso proprio che da oggi in poi prenderò le ali più spesso...
Il noto giornalista Vincenzo Mollica, di lui ha detto: “Andrea è un essere umano dalla fantasia disumana, fantascientifica la sua arte, preistorico il suo cuore” e noi siamo qui a sottoscriverlo.
Spazio Espositivo EContemporary (Elena Cantori Contemporary)
Via Crispi, 28 – Trieste www.elenacantori.com; orario: dal giovedì al sabato dalle 17 alle 20 gli altri giorni su appuntamento.
La scomparsa del poeta Federico Tavan, artista tra i più stimati
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Giovedì, 07 Novembre 2013 12:49
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
Andreis (Pn) - Il Friuli Venezia Giulia piange un artista tra i più stimati. E' morto la notte scorsa, 6 novembre, ad Andreis il poeta Federico Tavan, che aveva compiuto 64 anni due giorni fa.
Tavan - cantore della poesia in friulano apprezzato da illustri letterati tra cui Claudio Magris, Franco Loi e Carlo Ginzburg - ha avuto una vita travagliata e nel 2008, a causa della sua condizione disagiata, gli era stato attribuito il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli.
La morte è avvenuta nel sonno e a fare la scoperta sono stati gli operatori dell'assistenza famigliare che lo seguivano da anni.
Federico Tavan ha studiato al collegio Don Bosco, dove ha imparato a leggere e a scrivere a 13 anni, periodo in cui ha avvertito le prime crisi psichiche.
Nel 1967 ha ricominciato le scuole medie pubblicando su giornali underground e sul bollettino parrocchiale fino all’incontro con quelli del Menocchio.
Ha pubblicato nei quaderni del Menocchio: Màcheri 1984, Lètera 1984, Cjant dai dalz 1985, La nâf spâzial 1985, J' sielc perávalis 1991. Da màrches a madònes, 1994 Biblioteca dell'immagine, Amalârs 2001 KV, Cràceles cròceles, Circolo culturale Menocchio 1997-2003, L'assoluzione, tradotto in teatro, Federico Tavan: la strega sulla testa di Maurizio Bait 1999, Biblioteca dell'immagine.
“Beauty Cases”: un nuovo progetto di Lorena Matic
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Martedì, 29 Ottobre 2013 17:53
"Beauty Cases", la mostra nata appositamente per “Jazz&Wine of Peace 2013” è stata inaugurata nella serata di sabato 25 ottobre 2013, prodotta e promossa da Borgo San Daniele, ed è il nuovo progetto dell’artista Lorena Matic, un’opera che indaga sul principio della bellezza tesa fra estetica, gusto e identità. La mostra sarà visitabile fino al 15 dicembre nella sede della cantina a Cormons.
“24 casi di bellezza” - 24 personaggi coinvolti da Matic nel progetto, che partendo dal mondo della musica e del vino per espandersi al mondo dello sport e del teatro con personaggi di spicco, tra cui Mauro Maur, trombettista di fama internazionale, Denis Novato campione mondiale di fisarmonica diatonica, Gabriele Centis, Giovanni Maier, il maestro Romolo Gessi, l'attrice Ariella Reggio, i campioni mondiali Tanja Romano di pattinaggio artistico a rotelle e Andrea Lisjak di pesca sportiva da natante, dagli stessi fratelli Mauri proprietari dell'azienda Borgo san Daniele e molti altri ancora.
Come sottolinea la curatrice della mostra Sabrina Zannier “Entro l’universo relazionale, fondato sul dialogo, sulla reciprocità dello sguardo e della parola, così come sulla sorpresa, che da sempre contraddistingue il suo lavoro, Matic mette in scena una serie di ritratti il cui sviluppo in forma di trittici scaturisce da un interrogativo posto dall’artista all’effigiato: “Cos’è la bellezza?”.
Al volto del personaggio fotografato – per lo più colto entro gli universi della musica e del vino - si affianca la risposta, quella che Lorena elabora, per via di suggestione e immaginazione, nell’incontro con quella specifica individualità. L’unione del ritratto con la parola scritta e l’immagine, data da un dettaglio, da altre parole ancora o da un oggetto, restituisce così un curioso affresco di relazioni, in cui il principio della bellezza scorre sul doppio binario della realtà e della visionarietà”.
Il lavoro artistico di Lorena Matic si fonda da sempre sulla relazione con gli altri e sull’utilizzo di più media, dalla fotografia al video, dalla pittura all’installazione, per mettere in scena il dialogo e lo scambio con l’altro da sé quale perno centrale della sua poetica creativa.
L'osservatore non fruisce più passivamente, ma ha un ruolo attivo diventando co-creatore nel processo di realizzazione dell'opera, il “luogo dell'arte” cede spazio alla partecipazione sociale che regola la vita comune, con il fine di produrre relazioni umane tra artista e osservatore.
Dialoghiamo con lei per conoscerla e conoscere la sua mostra.
Sei approdata alla fotografia partendo da?
La macchina fotografica era un oggetto di “uso comune” sin da quando ero piccola in casa mia. Ricordo che non c'era occasione dalla più importante alla più comune, dalla gita al compleanno, dal nuovo vestito indossato al regalo ricevuto, da un gioco nuovo con gli amici ai dolci che portava mia nonna che non venisse documentata fotograficamente. Quindi direi che sono partita dalla fotografia in un certo senso, per poi sperimentare tutte le “tecniche” delle arti visive. Parlando del mio lavoro poi non escludo mai nessun media, uso ciò che serve al progetto da realizzare in quel momento.
Arte si declina per te con?
Vita. Non scindo i due concetti, arte e vita sono una cosa sola.
Abbinata fotografia, musica e buon vino, la prima volta?
Mi sono sempre piaciute le situazioni decontestualizzate e quelle che mescolano più campi perché ti danno maggiori possibilità di sconfinare, confrontarti e di conoscere. Un mix così ben costruito è la prima volta che mi trovo a sperimentarlo e questo grazie anche all'incontro con Alessandra Mauri.
Questa mostra è nata dall'idea di ?
Sono stata invitata a produrre una mostra che inaugurasse la manifestazione Jazz&Wine 2013, ed essendo un Festival internazionale che si occupa di musica e di vino ho voluto coinvolgere personaggi internazionali che principalmente appartenessero a questi mondi , ma poi ho incontrato anche altre eccellenze provenienti dal teatro , dallo sport, ecc.
Cosa rappresenta per te Beauty Cases?
Beauty Cases, come è già stato detto, è un progetto itinerante prodotto da Borgo San Daniele che indaga sul concetto di Bellezza. Già il titolo predispone ad una doppia lettura, ed il testo critico in catalogo di Sabrina Zannier “Il trabocchetto di Beauty Cases” ben chiarisce questo concetto.
Come ti collochi con la frase di Robert Capa "Se le tue foto non sono abastanza buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino", sei d'accordo?
Questa è una delle frasi che si incontrano durante la mostra di Robert Capa che recentemente ho avuto modo di vedere, tra l'altro molto bella. Credo che con questa, lui si riferisse al suo modo di usare la macchina fotografica. Capa era un inviato di guerra, era essenziale per lui trovarsi dove tutto succedeva e cioé molto vicino, per carpirne quasi l'odore delle persone ritratte che è lo stesso odore che ti sembra di sentire quando le guardi.
Per eventuali visite alla mostra e alla cantina si richiede di contattare il n. +39 0481 60552 o inviare un’email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Nell’immagini: “Case#01 Alessandra Mauri”
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