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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Over 60 è anche meglio. Nuovo titolo italiano nel natural body building per il 67enne triestino Marino Marini

Over 60 è anche meglio. Nuovo titolo italiano nel natural body building per il 67enne triestino Mari

Trieste - 182 cm per 82 kg,e una passione per il body building che dura da trent’anni. Questi i numeri dell’algoritmo che racchiude il segreto della seconda giovinezza di Marino Marini (a sx nella foto), 67 anni compiuti il 16 giugno a cavallo fra il secondo posto conquistato una settimana prima ai campionati europei di Bussolengo e la conquista del titolo italiano domenica scorsa ad Avezzano. Una fortuna costruita negli anni della pensione, 25 competizioni dal 2006 ad oggi, complice l’esempio e la guida di un maestro assai più giovane: il pluricampione italiano e titolo iridato 2009 Franco Zeriul,  oggi quarantacinquenne, che dopo quattro anni di allenamenti mattutini insieme un giorno riesce a convincere il suo maturo allievo a salire sulle pedane di gara e iniziare una fase della vita ricca di nuove sfide, divertimento e grandi soddisfazioni agonistiche.

Quand’è iniziata la sua avventura agonistica?

Nel 2006, l’anno dopo la discesa in campo di Franco. E’ stato lui a convincermi a gareggiare. Io non volevo, ero molto reticente.

Cosa significa allenarsi per le gare di body building?

Significa avere uno stile di vita improntato all’assiduità negli allenamenti e ad un certo regime alimentare. Vietato fumare, gli alcolici si bevono con moderazione e solo quando c’è l’occasione per festeggiare.

Quanto si allena?

Cinque volte alla settimana. Vengo in palestra di mattina, dalle nove a mezzogiorno. Una cosa tranquilla, compreso un caffè e la doccia. In tutto mi alleno due ore al giorno seguendo una programmazione sistematica. Prima facevo quello che mi diceva Franco, ma ormai dopo tanti anni mi organizzo anche da solo. Allenarsi è un anche un modo per conoscersi.

Cosa l’ha convinta a passare alla competizione?

E’ stato l’entusiasmo di Franco. All’inizio ero molto reticente. Ci vuole molto impegno, senza contare che le trasferte me le pago io. E’ stata l’idea di affrontare una sfida con me stesso.

Per fare una competizione di body building bisogna piacersi almeno un po’. Lei si diverte alle gare?

Beh, abbastanza. Non sono un super narcisista, premetto, e all’inizio l’idea di mostrarmi in pubblico mi metteva in difficoltà, soprattutto quando dovevo fare le pose libere. Ma col tempo ci ho preso gusto, adesso mi diverto.

E quando è in gara chi la segue?

Alle gare vado sempre con mia moglie Nirvana, anche perché le trasferte sono un’occasione per farci un viaggetto insieme. Nirvana mi fa un po’ da manager, organizza le trasferte e quando vado in gara mi prepara ad entrare in pedana, mi mette quelle creme che noi culturisti dobbiamo spalmarci per avere i corpi lucidi e abbronzati. Ha una pazienza, poverina…

Ma alla fine perché si dedica tanto al body building? Che cosa la spinge a continuare?

Il divertimento ha una parte importante. C’è anche la necessità di avere un hobby: io sono in pensione, se non facessi questo dovrei trovarmi altro da fare. Ma la motivazione più importante viene dai vantaggi che la pratica di un’attività fisica porta alla salute, fisica e anche mentale. Ho un’età in cui bisogna fare grande attenzione ad entrambe, l’esercizio fisico è un eccellente modo per contrastare l’invecchiamento.  Niente farmacia, perché fa male e perché questa è la regola della Federazione per cui gareggio, l’A.I.N.B.B (Associazione Italiana Natural Body Building).

Senta, è difficile negare che lei ha un aspetto eccellente. E anche assai diverso dalle persone della sua età. Come li vede i suoi coetanei?

Non spetta a me dirlo. Certo che molti invece che frequentare la palestra frequentano i bar…e hanno problemi che io non ho. Io sto bene, gli acciacchi che ho qualche volta dipendono dall’usura del lavoro di palestra, come capita a tutti gli atleti. Qualche infiammazione, qualche strappino ogni tanto. L’artrosi non so cosa sia.

In quale aspetto del suo fisico si piace di più?

Ogni atleta ha i suoi punti di forza. Il mio sono i pettorali, da sempre. E’ una questione genetica, sono nato così, non ho curato questi muscoli più degli altri. La preparazione di un body builder deve essere equilibrata.

E in gara? Per quale aspetto la premiano di più?

Senza dubbio per quello che noi in gergo chiamiamo “tiraggio” ovvero la definizione muscolare.

Con un corpo come il suo chiunque si porrebbe l’obiettivo di piacere agli altri. Lei sente di piacere a qualcuno che non sia un giudice di culturismo?

E’ difficile rispondere, soprattutto se devo prendere in considerazione le reazioni della gente della mia età. Mi sa che spesso la gente riconosce che sono in forma, ma non me lo dice perché si sente in difetto rispetto ai doveri che ha nei confronti del proprio corpo. Tanti mi dicono che sono…bravo, ma sicuramente non fra quelli che sono fuori forma, quelli che si sentono male solo all’idea di andare in palestra.

E le donne che dicono?

Ah, sa come sono. Davanti un uomo dicono che l’importante è che sia…simpatico. Anche intelligente, ricco ancora meglio. Mica ti dicono che sei bello… ma è giusto così!

Come passa il tempo libero?

Con il body building! (ride) Il fatto di essere allenato mi permette di fare molta attività all’aria aperta. Da buon triestino, adesso che è estate vado al mare. Ma d’inverno armo la roulotte e vado a sciare. Essere in forma mi permette di godermi meglio il tempo libero.

Delusione al "Rocco": la Triestina pareggia 3 a 3 col Dronero e non passa i play-off. Le foto

Grossa delusione al

Trieste - Grossa delusione per i tifosi della Triestina domenica 16 giugno allo stadio Rocco. La partita col Dronero finisce sul tre pari. L'unione con il 3-3 è eliminata, perchè i gol fuori casa, in caso di parità, valgono il doppio e visto il piccolo 1-1 dell'andata, passa il Dronero.

La cronaca: il Dronero mostra a Trieste tutte le capacità che l'hanno portata a questi playoff, cintura in difesa e cerniera a centrocampo e in più un attacco che in soli 35' stende la Triestina con un secco 0-3 che fa capire a tutti i presenti che sono loro i migliori.

La partita d'andata, finita sotto la pioggia, ha parzialmente nascosto i veri valori di una squadra che gioca con la palla bassa e geometrie semplici a cercare l'uomo sempre libero (davanti erano innarestabili almeno nel primo tempo).

Al 20° la prima staffilata, palla larga (è la loro migliore arma) a cercare l'ala che si fionda da una parte all'altra a trovare libero l'uomo per infilare l'incolpevole Delmestre, ed è 0-1.

Passano 5' e il Dronero guadagna una punizione defilata dalla sinistra, tiro da cineteca e palla nell'angolino: 0-2.

È il 30° al Rocco ed è gelo puro, ma non finisce qui, passano altri 8 minuti e un classico contropiede diventa l'inverno più gelido degli ultimi 10 anni: 0-3.

Solo a questo punto l'Unione non sente più il caldo e al 39° trova con Araboni il gol dell'1-3, e che gol. Al rientro in campo il popolo rossoalabardato fa sentire il suo calore (sono in 12 contro undici, aveva detto il capitano del Dronero ad inizio partita) e questa è la molla giusta per Trieste che staziona sempre nella metà campo del Dronero e al quardo d'ora si vede concedere un rigore (giusto) dall'arbrito: Araboni spiazza il portiere del Dronero e lo stadio diventa una bolgia con i suoi 4-5000 supporter di fede rossoalabardata.

Insisti per insistere, arriva al 25° anche il terzo gol della Triestina. Si leva un boato, solo adasso si pensa che l'Unione possa vincere la partita, ma arriva anche la stanchezza di una squadra che ha rincorso sempre un avversario tecnicamente disposto meglio in ogni settore e capace di lasciar tre gol senza perdere la testa.

Ecco la galleria fotografica di Stefano Savini:

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Finale con thriller quando il portiere del Dronero mostra il dito medio ai supporter triestini scatenando l'ira sugli spalti e in campo, dove il n° 1 viene spintonato prima da Zetto e poi dai suoi compagni che lo costringono a riparare in zona presidiata dalle forze dell'ordine.

Poi delusione e pianti dei giocatori giuliani e rabbia della tifoseria. Al lancio delle magliette ai tifosi sono volati insulti e inspiegabilmente le maglie alabardate sono ritornate sul terreno di gioco.

Credits: Stefano Savini. Licenza Creative Commons: citare la fonte, uso non commerciale.

 

Magraid, 100 km di corsa nella steppa. Vincono Marco Bandielli e Paola Mariotti. Le nostre foto

Magraid, 100 km di corsa nella steppa. Vincono Marco Bandielli e Paola Mariotti. Le nostre foto

Cordenons (Pn) - Sono Marco Bondielli e Paola Mariotti i vincitori della sesta edizione di Magraid, la corsa nella steppa di 100 chilometri. Decisiva la tappa del 16 giugno, quella corsa sulla distanza dei 20 chilometri (partenza dal campo base del Parareit), che di fatto ha riconfermato la leadership dei due ultra-maratoneti che ieri avevano concluso al primo posto la tappa più lunga e difficile dei 55 chilometri.

La gara si era aperta con lo show di Fulvio Peruzzo (Jacuzzo Team San Martino), primo al traguardo in 1h 23’34’’: vano, però, il suo sforzo, considerato il suo ritiro di ieri dopo i primi 25 chilometri. "Avrei potuto essere io uno dei protagonisti di questa edizione del Magraid – allarga le braccia – ma purtroppo è andata non secondo le mie aspettative. Ci riproverò comunque il prossimo anno".

Sorride al traguardo Fausto Lenarduzzi (Aldo Moro Paluzza), secondo classificato di tappa in 1h 29’04’’ (davanti a Gianluca Antonelli, Ivan Zufferli e Cristiano Locci). Ma il vero protagonista è Marco Bondielli (FreeRun) da Massa Carrara, sesto classificato di tappa in 1h 31’26’’, ma primo assoluto. "Sono felicissimo di questo risultato: non è stata facile, ma alla fine ce l’ho fatta. Devo però ringraziare Fulvio Peruzzo, il mio angelo custode, che mi ha evitato più volte di sbagliare strada".

Di seguito la galleria fotografica di Maurizio Pertegato:

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Secondo assoluto è Lenarduzzi, in gara sino dalla prima edizione della corsa nella steppa: «Peccato per i crampi di stomaco che mi hanno tormentato ieri, altrimenti un pensierino al primo scranno del podio avrei anche potuto farcelo».

Terzo posto infine per Michele Antonio Dicorato del Gs Barletta Sportiva.

A livello femminile la reginetta della manifestazione è lei, Paola Mariotti. La portacolori dell’Atletica Brugnera Friulintagli, prima in tutte e tre le tappe, si è riconfermata dopo il successo del 2011. «Adesso posso finalmente dire di aver vinto – sorride l’altoliventina – e da qui ricomincio la mia stagione, dopo un anno di assenza dalle gare. Devo ringraziare Antonio Iossa e Paola Franzo che mi hanno nuovamente inviato a correre al Magraid, il mio allenatore Paolo Tedeschi, Ezio Rover, direttore tecnico del Brugnera Friulintagli, e Piergiorgio Jacuzzo del Team Jacuzzo».

Piazza d’onore invece per Alice Modignani (Atletica Palzola) in 1h 50’37’’, mentre Sara Garavaglia (Quelli della via Baracca Ossona) si è attesta al terzo (di tappa) in 1h 54’53’’. Terzo posto assoluto invece per Lucia Candiotto (Azzano Runners).

Oggi, intanto, è andata in scena, sul percorso finale dei 20 chilometri, la Discover Magraid: hanno partecipato una sessantina di concorrenti. Primi Simone Bortolotti ed Eva Vignandel.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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