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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Economia

Ideal Standard: la nuova cooperativa Idealscala si prepara al confronto con la multinazionale

Ideal Standard: la nuova cooperativa Idealscala si prepara al confronto con la multinazionale

Orcenico di Zoppola - Ceramiche Idealscala intende confrontarsi "in tempi brevi" con i rappresentanti del fondo di investimento Bain Capital, che controlla Ideal Standard, per comprendere le condizioni della multinazionale per la reindustrializzazione del sito di Orcenico di Zoppola (Pn), alla luce anche degli accordi ministeriali sottoscritti lo scorso 22 luglio, e dunque avviare un relativo piano industriale.

Lo ha sollecitato Idealscala, cooperativa costituitasi il 18 luglio scorso per rilevare il sito di Orcenico di Ideal Standard, salvando 399 posti di lavoro, nel corso di un incontro svoltosi il 6 agosto in Unindustria Pordenone.

La riunione era convocata in vista del tavolo di confronto che si terrà lunedì 11 settembre presso il Ministero dello Sviluppo economico tra il governo, i rappresentanti delle quattro regioni dove sono ubicati gli stabilimenti Ideal Standard, i vertici italiani dell'azienda e i rappresentanti sindacali.

Il mondo cooperativo regionale all'unanimità ha garantito il supporto per articolare il progetto industriale ritenendo solidi i presupposti e le condizioni per avviare l'iniziativa.

Obiettivo Lavoro BPI Group ha confermato la prosecuzione della propria attività  di analisi e contatto con Ideal Standard e i Ministeri competenti per la costruzione del percorso di riavvio delle attività  industriali, in coordinamento con Ceramiche Idealscala.

L'operazione ha il supporto dell'Unione Industriali di Pordenone, il cui presidente, Michelangelo Agrusti, ha ricordato il ruolo associativo nel costruire gli elementi di base che hanno condotto alla nascita dell'esperienza cooperativa di Idealscala.

Friuli Venezia Giulia, fallimenti record. L'industria in caduta libera trascina giù le imprese

Friuli Venezia Giulia, fallimenti record. L'industria in caduta libera trascina giù le imprese

Pordenone - Il Friuli Venezia Giulia risulta la regione con la più alta incidenza di fallimenti sul totale del tessuto produttivo del territorio, con il 4,4%. Record assoluto a Pordenone, con il 5,9%. Nelle vicine Veneto e Trentino Alto Adige il tasso è pari rispettivamente a 3,3% e 2,3%.

Questo dato, assieme a quello della disoccupazione, è uno degli elementi di maggiore preoccupazione per la Regione in generale e per la provincia di Pordenone in particolare, considerata fino ad un decennio fa il perno dell'industria regionale.

Il punto sullo stato dell'economia è stato fatto presso la sede di Ascom-Confcommercio di Pordenone il 5 agosto, dove è stato presentato il "Diario economico Pordenone - luglio 2014". All'incontro erano presenti il presidente di Ascom Pordenone Alberto Marchiori ed il direttore Massimo Giordano.

Il tessuto imprenditoriale nel territorio di Pordenone si è andato via via depauperando nel corso degli ultimi anni. Pordenone risulta difatti l’ultima provincia (assieme ad Udine) in Italia per tasso di crescita annuale delle imprese e la prima per fallimenti in tutta Italia.

In prima battuta incide naturalmente la crisi di Electrolux e Ideal Standard - che lunedì ha comunicato la chiusura del forno 4 e la cessazione delle attività - industrie che danno lavoro ad un vasto giro di indotto.

"Occorre un cambiamento di rotta - ha affermato Marchiori. - Il manifatturiero è in caduta libera. Serve investire sul terziario e ripensare il settore industriale puntando sull'agroalimentare. L'Inghilterra, patria della rivoluzione industriale, oggi vive di terziario".

C'è poi una situazione nazionale molto compromessa, che è stata descritta con ampio dettaglio nella mattinata: l'Italia è il Paese europeo con tassazione più elevata a fronte di una crescita asfittica.

Il debito pesa fortemente sulle possibilità di sostenere la crescita e l'occupazione con misure di alleggerimento del carico fiscale: "O c'è un salto di qualità nazionale - ha sottolineato il presidente - o il debito pubblico ci porterà nel baratro".

Nonostante la criticità dello scenario, vi sono lievi segnali di ripresa nella fiducia degli imprenditori sull'andamento dell'economia nei prossimi mesi.

Per Marchiori è essenziale puntare sulla riqualificazione delle città, sull'ambiente, sull'innovazione, sul risparmio energetico, che fanno aumentare il reddito e la produzione. Serve un'idea alternativa di economia.

Commercio e turismo in crisi profonda. Nei primi 6 mesi 2014 in FVG hanno chiuso più di 400 aziende

Commercio e turismo in caduta libera. Nei primi 6 mesi 2014 in FVG hanno chiuso più di 400 aziende

Trieste - In Friuli Venezia Giulia nel Commercio al dettaglio si sono perse nei primi sei mesi 246 aziende, per effetto delle 160 aperture e delle 406 chiusure, con una media giornaliera di due chiusure e una nuova apertura, contro l'1,9 di un anno fa.

Il dato emerge dai dati dell'Osservatorio di Confesercenti relativo alla prima metà dell'anno, resi noti in un comunicato diffuso il 4 agosto. Pesanti le perdite nel settore turistico con -18 imprese di ricezione turistica e -71 nella ristorazione. Il servizio bar vede -78 ditte.

A livello nazionale, secondo i dati dell’Osservatorio Confesercenti, il saldo tra aperture e chiusure d’impresa nei settori del commercio al dettaglio e del turismo è stato negativo per 20.244 unità: un bilancio peggiore per 6.431 attività in meno rispetto a quello registrato nell’"anno nero" del commercio del 2013 (-13.813).

Il saldo di negozi è negativo in tutte le regioni, ma è la Sicilia (-1.708) ad avere il peggior rapporto tra aperture e chiusure. Nei primi sei mesi dell’anno, nella regione si sono registrate in media 5 aperture e 15 chiusure al giorno, per un rapporto di 1 a 3. Tra le grandi città, è Roma (-815) il centro urbano che vede scomparire più negozi.

Bilancio nazionale negativo anche per le attività del turismo e i pubblici esercizi: complessivamente il settore perde 5.406 unità, con un aggravio rispetto al 2013, quando il saldo tra aperture e chiusure era stato negativo per 3.780 imprese. Saldi negativi tra aperture e chiusure di attività in tutte le tipologie che compongono il comparto: nell’alloggio e ricezione turistica (-579), nel servizio bar (-1.640) e nella ristorazione (-2.343).

"Altro che allarme rosso - commenta Confesercenti.- Questo scenario non solo riaccende i rischi di deflazione, ma può avere conseguenze nefaste anche a monte della filiera commerciale  aggravando lo stato già critico delle imprese che lavorano per il mercato interno".

“Dopo la crisi del 2013 - prosegue la nota dell'Associazione di categoria - tutti speravamo in un rallentamento della caduta. Invece il 2014 sembra essersi avviato verso un peggioramento. Le chiusure continuano, e si registra un’allarmante diminuzione di nuove aperture rispetto al 2013: siamo sempre stato un popolo ad alto tasso di imprenditorialità, ma adesso sembra aver preso piede un diffuso clima di sfiducia, causato dalla stretta del credito – ottenere un prestito per avviare un’impresa è sempre più difficile – e da un mercato che sta cannibalizzando le imprese più piccole. Che sono schiacciate da oneri troppo alti e una domanda interna ancora debole, che non dà segni di ripresa. Chiediamo al governo di estendere gli strumenti messi a disposizione da Garanzia Giovani per favorire l’autoimprenditorialità attraverso un’adeguata formazione, ma anche di prevedere un regime fiscale ad hoc per le start up di impresa”.  

Il 5 agosto alle 11.30, presso la sede di Ascom-Confcommercio di piazzale Mutilati 5, è prevista la presentazione dei dati sul commercio della provincia di Pordenone. In questa occasione sarà presentato il “Diario Economico Pordenone” con i principali indicatori congiunturali a giugno 2014. Interverranno il presidente provinciale Confcommercio Imprese per l’Italia, Alberto Marchiori, e il direttore Massimo Giordano.

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