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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Spettacolo di beneficenza a favore dei bimbi ricoverati all'ospedale Burlo Garofolo

Spettacolo di beneficenza a favore dei bimbi ricoverati all'ospedale Burlo Garofolo

Trieste – A teatro in segno di solidarietà: per contribuire ai progetti dell’Associazione Agmen Trieste e del Burlo Garofolo in favore dei bambini assistiti dall’associazione, e ricoverati nell’ospedale triestino.

A teatro anche con il piacere di ritrovare le atmosfere indimenticabili del teatro canzone di Giorgio Gaber, e quel repertorio inarrivabile di teatro musicale che l’artista nel tempo condivise con la moglie, Ombretta Colli, e con autori e interpreti del calibro di Sandro Luporini, Virgilio Savona, Umberto Simonetta.

“Non sono mai stata né bella né bionda (Se avessi letto un po’ meglio il mio libretto d’istruzioni)” è il titolo del monologo-canzone ideato e interpretato dall’attrice e cantante Daniela Vidali, sul doppio binario di una storica fascinazione per Giorgio Gaber ma anche di un percorso personale rivisitato con grinta e ironia.

Per iniziativa dell’Associazione “Colonnelli del Kentucky” lo spettacolo sarà di scena sabato 15 dicembre, alle 20.30, nell’Auditorium del Club Primo Rovis (via Ginnastica 47) a Trieste. Ad accompagnare le esecuzioni di Daniela Vidali a pianoforte e chitarra sarà il maestro Edoardo Ferro Casagrande. Info: http://kycolonels.org, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure chiamare il 348 650 74 16
 
"Non volevo fare un omaggio all’autore – spiega Daniela Vidali - a questo ci pensano già molti artisti che hanno un loro folto seguito e soprattutto la Fondazione Giorgio Gaber che, attraverso Paolo Dal Bon e Simone Rota, ne tengono vivo il ricordo nel migliore dei modi. Mi divertiva fare qualcosa, non di autobiografico, ma che mi somigliasse. Mi interessava il Gaber che parlava d’amore e di sentimenti e ho cominciato ad estrapolare delle canzoni cercando di unirle con un filo conduttore".

Un percorso che segue una traccia ‘al femminile’ di Gaber: la maggior parte dei testi, che la moglie Ombretta Colli cantava ai tempi della sua carriera artistica, era scritta da lui. Non solo le canzoni più conosciute perché passate in tv, ma tutta una parte di repertorio tratta da spettacoli rappresentati in teatri come il Sistina. Canzoni meno note come “Spogliami”, “L’amica” ,“Che uomo sei” ... .

Lo spettacolo si apre con una lettera che si trova all’interno della copertina dell’album “Una donna, due donne, un certo numero di donne” di Ombretta Colli del 1975. Una lettera scritta a un’amica, il pretesto per iniziare il racconto.  

Un monologo cantato, dove la protagonista  in ogni canzone coglie una fase della propria storia d’amore. Con fiducia, allegria, entusiasmo, ma anche con delusione, rabbia  e dolore.  

Si riascolteranno canzoni brillanti come “La regina della casa” e “Con quella faccia da italiano”, ma anche brani più intensi come “Latte 70”, “Ora che non son più innamorato” e “Il dilemma”. E poi ci saranno  “Tutte le volte” e “Donne credetemi”, composte da Virgilio Savona, storico componente del Quartetto Cetra, che nel 1970 scrisse per Gaber un intero album intitolato “Sexus et politica” da testi di autori latini.

Il titolo dello spettacolo ammicca a un’altra canzone di Ombretta Colli, “Marilyn” (Martini-Alloisio), e riecheggia nel corso dello spettacolo. Il sottotitolo, invece, è tratto dalla canzone “Se io sapessi”, contenuta nell’album “E pensare che c’era il pensiero” del 1995. Ingresso libero con libera offerta Pro – Agmen. Il ricavato dell’iniziativa sarà devoluto a sostegno dell’Agmen, l’Associazione Genitori Malati Neoplastici - Friuli Venezia Giulia.

Un’Associazione Onlus che si adopera, da oltre vent’anni, nello studio, la cura e l’assistenza dei bambini con tumore. L’Associazione degli Onorevoli Colonnelli del Kentucky collabora dal 2005 con l’Agmen sostenendola economicamente nei loro progetti. Nell’ambito dell’implementazione dell’assistenza alle famiglie, il ricavato contribuirà in maniera significativa a riqualificare l’assistenza complessiva, attraverso il miglioramento della casa di accoglienza dell’Agmen che permette ai genitori provenienti dall’Italia e dall’estero di affrontare in maniera più serena il percorso terapeutico dei piccoli pazienti.
 
 

Fabrizio Gifuni legge il "Canto di Natale" di Dickens al Teatro Nuovo Giovanni da Udine

Fabrizio Gifuni legge il

Udine - Sabato 15 dicembre alle ore 20.45 va in scena al Giovanni da Udine “Un Canto di Natale” con Fabrizio Gifuni lettore d’eccezione, accompagnato dal trombettista Andrea Pandolfo.

Imperdibile l'appuntamento conclusivo del progetto “Dickens 1812-2012. Un Palco e un Libro” a cura di Marisa Sestito, che in quattro incontri realizzati con grande successo di pubblico in collaborazione da Teatro Nuovo Giovanni da Udine, CSS Teatro stabile d’innovazione del FVG, Teatro Club e Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe, in occasione del bicentenario della nascita di Dickens, hanno offerto l’opportunità di esplorare la sua poco conosciuta attività di lettore professionista, che lo portò, negli ultimi dieci anni di vita, a mettere in scena stupefacenti one man shows, richiamando folle di spettatori in Europa e in America.

Tratto dall’omonimo racconto di Natale del 1843, il reading “Un Canto di Natale” è per Dickens una delle letture più amate, secondo solo a Pickwick per numero di repliche. L’esigenza prioritaria è come sempre quella di contenere la durata, e nel corso degli anni la lunghezza dell’opera si riduce a circa un terzo dell’originale.

Mantenendo la formidabile ossatura del testo, la parabola di Scrooge e la parata degli spettri, Dickens impietosamente taglia: riducendo episodi e personaggi, rinunciando ad alcune delle sue parti. In nome di altra bellezza: dialoghi serrati, compatta drammaticità, accelerazione del ritmo che portano alla realizzazione di un mirabile adattamento drammaturgico, insieme (come sempre in Dickens) a una vigile attenzione alla realtà: l’erosione delle immagini di miseria e degrado, segna infatti la presa di distanza dagli "affamati anni quaranta" e con speranza guarda a una redenzione possibile verso un futuro migliore.

Il sindaco consegna il sigillo trecentesco del Comune di Trieste all'attrice di prosa Ariella Reggio

Il sindaco consegna il sigillo trecentesco del Comune di Trieste all'attrice di prosa Ariella Reggio

Trieste - "È un riconoscimento semplice ma sentito, interpreta il senso comune di Trieste che si stringe attorno ad Ariella Reggio, ringraziandola per quanto ha fatto per il teatro, per la cultura, per la città". Con queste parole il sindaco Roberto Cosolini ha conferito il sigillo trecentesco della città all’attrice Ariella Reggio.

Alla cerimonia, svoltasi martedì 11 dicembre nel salotto azzurro del palazzo municipale, sono intervenuti anche il presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, il rettore dell’Università degli Studi e presidente del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia Francesco Peroni, presenti tra gli altri anche il registra Francesco Macedonio, il consigliere comunale Franco Bandelli e numerosissime amiche ed amici dell’artista.

Ricordando come questo riconoscimento arriva in un momento difficile, caratterizzato dalla crisi economica e dei conseguenti tagli sui bilanci pubblici, il sindaco Cosolini ha richiamato l’impegno delle istituzioni, in particolare la Regione e il Governo, a non dimenticare la scuola e la cultura, “a mantenere l’ossigeno per il mondo della cultura”.

“Esprimendole gratitudine e affetto, Ariella Reggio - ha concluso Cosolini, - è un esempio e una testimonianza, che ci aiuta ad affrontare anche questi momenti difficili”.

“Sono onorata, confusa e stupita, perché non pensavo di meritare questo premio – ha detto l'attrice - nella mia amata città, luogo di partenza e di ritorno della mia vita artistica. Questo riconoscimento mi da ancora più spinta nel continuare questo “mestiere” e lo dedico – ha aggiunto - alla Contrada e ai miei colleghi che in questo momento sono a protestare sotto il palazzo della Regione per i noti tagli".

Una “battagliera” Ariella Reggio ha ancora “sfidato” il sindaco ad allestire una mostra, utilizzando quei fondali degli spettacoli teatrali di Cecchelin, da lei donati all’amministrazione, all’allora assessore Roberto Damiani e tuttora ben conservati dal Comune di Trieste. E tanto per non dimenticare ha scritto sul libro d’oro del Comune: “Emozionata e felice… Ti ricordo la sfida! A presto dunque.”

Ariella Reggio, nata a Trieste, frequenta nella sua città la Scuola di Recitazione “Silvio D’Amico” (annessa al Teatro Nuovo diretto da Sergio D’Osmo). Entra in seguito a far parte dell’allora esistente compagnia di prosa della RAI, diretta da Ugo Amodeo. Nel 1961 viene scritturata dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia per partecipare a un’edizione  di “Arlecchino servitor di due padroni” di Goldoni e da allora, per numerosi anni, fa parte della compagnia del Teatro Stabile.

Partecipa alla messinscena di svariati spettacoli sotto la direzione di registi quali Giuseppe Maffioli, Orazio Costa, Giovanni Poli, Francesco Macedonio, Sandro Bolchi, Furio Bordon e altri. Si trasferisce quindi a Londra dove si ferma per parecchi anni, conducendo presso la BBC delle trasmissioni culturali sia radiofoniche che televisive.

Ritornata in Italia lavora a Genova con il Teatro della Tosse diretto all’epoca da Lele Luzzati e Tonino Conte, e partecipa nel 1970 all’allestimento di “Santa Giovanna dei Macelli” di Brecht, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano e diretto da Giorgio Strehler.

Nel 1976 assieme a Orazio Bobbio, Lidia Braico e Francesco Macedonio fonda a Trieste il Teatro Popolare La Contrada e da allora innumerevoli sono le sue partecipazioni sia in testi brillanti che drammatici, in dialetto triestino e non, sotto la direzione di molti registi (Francesco Macedonio, Antonio Calenda, Patrick Rossi Gastaldi, Luisa Crismani, Elena Vitas, Alessandro Marinuzzi, Mario Licalsi e altri).

Ha partecipato saltuariamente al Festival dell’Operetta che si svolge ogni anno al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, dove è stata diretta da Gino Landi, Roberto Croce, Filippo Crivelli, Massimo Scaglione. Ha preso recentemente parte all’opera “La fille du régiment” diretta da David Livermore.

Si ricordano inoltre alcune interpretazioni cinematografiche per la regia, fra gli altri, di Sandro Bolchi, Gianni Lepre, Mathieu Amalric, mentre sul piccolo schermo partecipa a diverse fiction e film per la TV.

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