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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Biblioteca Guarneriana: i codici del ‘400 presto consultabili on line

Biblioteca Guarneriana: i codici del ‘400 presto consultabili on line

Pagine antiche e fragili, che hanno visto più di sei secoli di storia. Manoscritti, incunaboli e cinquecentine custoditi nel prezioso patrimonio della Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli, la più antica della regione e una delle prime in Italia. Una ricchezza storica e culturale da conservare, ma che, allo stesso tempo, merita di essere accessibile a tutti. Ecco perché la Cooperativa Guarnerio, per celebrare i suoi 30 anni di attività nel mondo culturale regionale, oltre a presentare un libro sulla vita di Guarnerio d’Artegna (ecclesiastico friulano del 1400 il cui lascito diede vita alla biblioteca), sta lavorando al progetto per rendere consultabili gli antichi testi on line, in particolare la sezione dei codici. “Stiamo proponendo un modello di digitalizzazione e fruizione per tutelare e divulgare l’importante patrimonio della Guarneriana – ha spiegato Paolo Sacco, presidente della Cooperativa -; in accordo con la direzione della biblioteca, abbiamo provveduto alla digitalizzazione del Codice 42, cioè il Petri Lombardi Sententiarum: risale al sec. XII- XIII ed è una delle chicche della raccolta di Guarnerio d'Artegna. E’ un testo particolare perché è un codice canonico di “sentenze”, ossia dichiarazioni autorevoli di teologia, ma soprattutto perché presenta delle splendide miniature collegate al testo”. E grazie alla digitalizzazione, l’antico documento potrà presto essere accessibile on line e consultato da chiunque ne abbia interesse: “Stiamo organizzando gli strumenti perché i codici siano fruibili sia dal pubblico generico che dagli studiosi – ha continuato Sacco -. Per i primi, il testo sarà sfogliabile come se fosse un libro vero, con in più la possibilità di ingrandire le pagine per vedere miniature, dettagli e seguire percorsi guidati; per i secondi, invece metteremo a disposizione un sistema che permetta oltre alla navigazione all’interno della pagina, di avere accesso immediato ai diversi contributi già esistenti o che verranno nel tempo prodotti sul codice: trascrizioni, regesti o abstract che riassumano le sentenze, bibliografia e qualsiasi contributo prodotto”. Potranno essere collegati anche contributi multimediali (audio e video) per meglio spiegare e divulgare i contenuti. Potenzialmente i documenti potranno essere consultati sia alla Guarneriana, tramite apposito touch screen, sia su internet. “Oltre ad essere uno strumento valido per i ricercatori italiani ed esteri – ha commentato ancora Sacco -, la digitalizzazione ha importanza determinante per favorire la conservazione dei testi antichi, che verranno quindi maneggiati esclusivamente in occasioni eccezionali. La consultazione via web sarà anche un modo di suscitare l'interesse di appassionati, turisti e tutti i cittadini curiosi della grande ricchezza di questa biblioteca”. Il progetto verrà illustrato a San Daniele del Friuli sabato 26 ottobre in occasione del Guarnerius Day: “Dopo questo primo modello, vorremmo lanciare anche una proposta al mondo del privato – ha concluso il presidente -: aziende o istituzioni interessate potrebbero “adottare” un codice, finanziandone la sua digitalizzazione e avendo un conseguente riscontro di immagine”. Sempre il 26 ottobre, inoltre, sarà presentato “Guarnerio d’Artegna. Il suo tempo, la sua biblioteca”, volume che la Cooperativa ha voluto dedicare all’ecclesiastico da cui ha preso il nome, come evento conclusivo (dopo i focus svoltisi a Udine sul neorealismo fotografico friulano e il fotogiornalismo) del trentennale dalla nascita. Il libro, che ovviamente affronta anche il tema dei fondi della Guarneriana, è realizzato a cura di Elio Varutti e di Angelo Floramo, che intervengono con tagli radicalmente diversi: il primo prende spunto dalle notizie conosciute su Guarnerio d'Artegna per inquadrarle nella realtà economica del periodo in cui visse, aggiungendo nuove e inedite informazioni, mentre Floramo (direttore della Guarneriana) ci guida in un intrigante percorso sul ruolo e il senso che la Biblioteca ha assunto nella storia dell'umanità. 

 

 

 

"Il mio spazio, il mio tempo - Co' la testa fra le nuvole" di Graziella Semacchi Gliubich

<img src="https://archivio.ilfriuliveneziagiulia.it/images/stories/com_form2content/p4/f3589/34.jpg" _cke_saved_src="https://archivio.ilfriuliveneziagiulia.it/images/stories/com_form2content/p4/f3589/34.jpg" alt="" il="" mio="" spazio,="" tempo="" -="" co'="" la="" testa="" fra="" le="" nuvole"="" di="" graziella="" semacchi="" gliubich"="" title="" height="291" width="170"> </p><p> Trieste – Segnaliamo l’ultima raccolta di poesie di Graziella Semacchi Gliubich, che mercoledì 16 ottobre alle 17.30, nella sala di lettura della Libreria Minerva di via san Nicolò 20 a Trieste, presenterà il suo "Il mio spazio, il mio tempo - Co' la testa fra le nuvole", pubblicata da Ibiskos editrice Risolo. L'autrice ne parlerà con Graziella Atzori e Antonietta Risolo. Letture di Marisandra Calacione.<br> <br> Triestina, pubblicista, scrive da trent’anni e ha pubblicato libri di poesie in dialetto e in italiano, di storia locale, saggi e ricette. Ha ricevuto numerosi premi letterari locali e nazionali, ha collaborato al settimanale "Vita Nuova" per oltre un quarto di secolo, con la sede Rai di Trieste e con il quotidiano "Il Piccolo".</p> <p>  </p> <p></p>

"Quel giorno a Trieste” di Licio Bossi, alla Minerva.

" , edizione Mgs press. Sarà presente l'autore.

L'autoreLicio Bossi è nato a Muggia nel 1949. È stato collaboratore del quotidiano "Il Piccolo" dal ’73 al ’76 quando ha fondato il settimanale di cultura e politica sportiva "Trieste Sport". Ha diretto il periodico per vent’anni per poi occuparsi di marketing, eventi e pubblicità. Nel settore editoriale ha realizzato "Trieste 1900-1999, cent’anni di storia" una corposa opera in 12 volumi che racconta in modo cronologico il secolo scorso della città.

Alcune battute con l’autore per scoprire  alcune curiosità sul libro ma non solo.

"Quel giorno a Trieste" è il suo primo libro, nasce dal desiderio personale o professionale ?

Il libro nasce principalmente per una fase particolare della mia vita. Dopo un percorso stressante e trascorso a velocità pericolosa, dovuto alla mia attività lavorativa, ho editato e diretto per 20 anni il settimanale Trieste Sport, la mia vita ha subito un cambiamento rilevante e traumatico. 

Ti accorgi  del valore di altre cose. Cominci a guardarti attorno, al contesto a cui hai dato sempre poca importanza. Cominci finalmente ad osservare cose che mai avevi avuto tempo e voglia di vedere. Allora nasce la curiosità di sapere la storia della tua città in cui sei cresciuto e ti accorgi della smisurata ignoranza che hai sull'argomento.

A metà tra la finzione e la realtà il suo libro narra la storia di una famiglia, ci anticipa qualcosa?

Il romanzo è ambientato nel '700, il secolo dell'illuminismo. Trieste, come il resto dell'Europa, vive decenni di grandi trasformazioni. L'impero asburgico punta sul porto adriatico per sviluppare la sua economia mercantile e così, da piccolo borgo di pescatori diventa una città cosmopolita. In questa vorticosa trasformazione si intrecciano storie, drammi, successi e arricchimenti smisurati tra cui quella fantasiosa di Valerio, ufficiale della Marina asburgica, e di Matilde, giovane e bellissima ragazza triestina.

A chi lo dedica? A Luca e Matteo, i miei figli.

Ci racconti un  aneddoto del libro?

Ad un certo punto la storia si sposta in Ciceria.  E' un posto che non conoscevo e che ho deciso di visitare perchè ho saputo che Raspo, uno dei paesini sparsi su quell' altipiano, è abitato da una decina di persone tutte con lo stesso cognome: Bosich, che a Trieste è diventato...Bossi. La Ciceria mi ha affascinato e mi ha dato diversi spunti che credo hanno arricchito il romanzo.
A quale personaggio è più affezionato di quelli che racconta?

Matilde perché è un personaggio di cui sono stato innamorato.

In sintesi: Il libro"Quel giorno a Trieste" è il racconto in parte reale e in parte romanzato di una storia lunga quasi un secolo. Quando l’imperatore Carlo VI nel 1719 decreta il Porto franco, il piccolo borgo di pescatori conta poco più di cinquemila anime. Con l’avvento di Maria Teresa e fino al 1797, quando la città venne occupata dalle truppe di Napoleone, Trieste diventa una città cosmopolita e addirittura il secondo porto più importante del Mediterraneo. In questa vorticosa trasformazione si intrecciano storie, drammi, successi e arricchimenti smisurati di personaggi che con la loro intraprendenza contribuiscono a far diventare Trieste "la perla prediletta dell’Impero", come orgogliosamente la definiva l’imperatrice Maria Teresa.

 

 

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
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