"Consenso. La comunicazione politica tra strumenti e significati". Intervista all’autore Mario Rodriguez.
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- Pubblicato Mercoledì, 02 Ottobre 2013 09:11
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Trieste - Venerdì 4 ottobre alle 18, nella sala di lettura della Libreria Minerva di via san Nicolò 20 a Trieste, verrà presentato "Consenso. La comunicazione politica tra strumenti e significati"di Mario Rodriguez, pubblicato da Guerini e associati. Dialogando con l’autore, Mario Rodriguez, docente di comunicazione pubblica a Milano e comunicazione politica a Padova e presidente di MR&associati, ma fin da giovanissimo appassionato di politica partecipando alla vita dei movimenti studenteschi, gli abbiamo chiesto di illustrarci, con alcuni quesiti posti, il suo ultimo libro, per capire da dentro di cosa si tratti.
Questo libro nasce da un'esigenza personale per fare chiarezza nel mondo fluttuante della politica?
Sicuramente nasce da un desiderio personale che si combina con quello professionale. Ho 66 anni e dall’età di 16 ho combattuto per ideali civili, partecipando alle manifestazioni dell’epoca, mi piacerebbe si potesse ridare senso all’andare al voto e per farlo bisogna ricostruire i significati della politica, quella che mirava al bene comune, al bene della polis per l’appunto.
Insomma un libro per capire o per chiarire?
Forse un po’ l’uno, un po’ l’altro. Capire che senza l’altro che entra in relazione con noi e ci da fiducia e senza un autentico atteggiamento positivo verso la persona a cui ci si rivolge, in questo caso l’elettore, non si può pensare di riuscire a convincerlo a farlo votare qualcosa di diverso. L’intento del libro è, anche, quello di fare chiarezza su come mai si voti in una direzione piuttosto che in un’altra.
Chi spera lo legga ... ?
C’è una dedica nel mio libro che dice “A chi ci crede ancora”. A tutti coloro che credono nella politica e che credono la politica sia battersi per un bene comune, per l’interesse della comunità. Credere nella politica vuol dire vivere in relazione con l’altro.
Si rivolge ai giovani in questo libro?
La crisi che stiamo vivendo è epocale, ne usciremo con scenari completamente diversi, e saranno anche loro costretti a prendere di nuovo in considerazione la politica. La vecchia cara Europa non è più al centro dell’universo e i nostri ragazzi dovranno fare i conti anche con questo, dovranno essere felici con molto meno. Devo dire che in questo periodo mi sto confrontando con varie associazioni di volontariato ed entro in contatto con molti giovani, e mi spiace dirlo ma i più generosi li trovo nel mondo del volontariato cattolico, noto che il pensiero laico sta perdendo la sua forza.
Scendiamo più vicini al testo questo è un libro, professore, che parla di comunicazione, in politica, spesso, sopravvalutata, demonizzata, sostanzialmente incompresa. Comunicazione che sembra essere ancora la protagonista della nuova fase della vita italiana che si è aperta con le elezioni del 2013, ci spiega meglio?
“È vero che la politica è diventata pop e si è trasformata in una campagna elettorale permanente, che il modo in cui si fanno le campagne è cambiato così sostanzialmente da avere effetti sul significato stesso che ha assunto la parola politica o candidato nel nostro tempo, ma alla base di tutto questo resta la necessità di costruire una polis, di trovare decisioni condivise, di scegliere persone da legittimare a svolgere ruoli di governo e anche, non secondariamente, di vedere soddisfatte le proprie umanissime ambizioni. Il problema, dunque, è offrire una chiave di costruzione di senso. Il leader che si affermerà in Italia non so bene chi potrà essere ma credo che se diventerà tale sarà perché riuscirà a costruire ponti non a scavare trincee più profonde e impenetrabili. Sarà leader perché riuscirà a raccogliere attorno a se un numero di seguaci superiore a quello della forza che lo ha espresso. La grandezza di un leader la determinano i seguaci: coloro che dandogli fiducia gli attribuiscono un ruolo essenziale a costruire un senso alla loro attività, alla loro vita.
Dalla comunicazione concepita soprattutto come strumento e tecnica di trasmissione si dovrà passare alla comunicazione vissuta come costruzione di significati, discorso motivante all’agire, processo cognitivo, creazione di identità, questo è quello che sostiene e di cui è profondamente convinto, ci aiuta a capire di più?
Occuparsi di comunicazione anche in politica significa cercare di spiegare come e perché le persone pensano quello che pensano e quindi votano quello che votano. E soprattutto come si fa a far cambiare opinione, come si governa la capacità di generare sentimenti che motivano. Che il sistema mediatico influisca su cosa pensa la gente e sulle scelte di voto è indubbio ma non esaurisce il problema di come e perché le persone votano quello che votano. Bisogna andare oltre la descrizione dell’influenza della tv, ieri, e del web, oggi. Bisogna ripartire dalle parole che le persone si scambiano al lavoro, prendendo il caffè, vivendo le cose di tutti i giorni.
A dialogare con l’autore alla Minerva saranno Aureo Muzzi, consigliere comunale del Pd, Ketty Tabakov e Roberto Weber, esperti di comunicazione e ricerche demoscopiche, e Francesco Russo, senatore del pd.