Riccardo De Marchi in mostra a Casa Cavazzini
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- Pubblicato Mercoledì, 01 Ottobre 2014 08:50
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Casa Cavazzini rende omaggio all’arte di Riccardo De Marchi. Con l’inaugurazione in programma sabato 4 ottobre alle 17.30, nelle sale al pianoterra del museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine, apre i battenti la mostra “Riccardo De Marchi.
Alfabeto possibile”, un percorso dedicato alle opere dell’artista di origini friulane, ma che si muove e rintraccia i suoi punti di riferimento su un orizzonte internazionale. “Siamo molto contenti di dedicare questa mostra a un artista di fama internazionale quale Riccardo De Marchi – sottolinea l’assessore alla Cultura, Federico Pirone –. Compito di un museo come il nostro, infatti, è anche quello di promuovere e sostenere interpreti del mondo dell'arte non solo perché hanno origine da questo territorio, ma innanzitutto perché sono in grado di qualificarsi e distinguersi a livello italiano e internazionale. Siamo molto soddisfatti che Riccardo De Marchi abbia quindi deciso di esporre le proprie opere in una sede museale come Casa Cavazzini. Una scelta – prosegue – che rappresenta per noi un ulteriore sprone a rendere sempre di più questo museo un centro vivo dedicato a promuovere gli artisti contemporanei di maggior livello in Italia e in Europa. Questo sarà il nostro impegno per i prossimi anni”.
L’esposizione accoglie una ventina di opere tra lavori singoli e installazioni eseguite per l’occasione e ripercorrendo così, attraverso alcuni snodi cruciali, l’intero percorso professionale di De Marchi, sviluppatosi in quasi trent’anni di attività. A dispiegarsi sotto gli occhi dei visitatori sarà un itinerario che, mettendo a confronto sperimentazioni del passato con la produzione più recente, racconterà di un cammino di ricerca coerente, volto a sondare, tra assenza e presenza di materia, le possibilità di un codice comunicativo costruito sulle tracce di un personalissimo modo di sentire e di essere nel mondo. Si tratti di lamiere metalliche, di blocchi di plexiglas o plastica, di pannelli truciolari, delle copertine di vecchi dischi anni Ottanta, De Marchi utilizza il materiale quale supporto delle sue interminabili narrazioni cifrate rese esplicite, sul supporto, dal procedere ordinato di fori praticati dalle punte di un trapano.
A partire dai suoi esordi, compiuti presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia con una mostra personale nel 1986, l’artista ha sviluppato un linguaggio espressivo coerente, tutto orchestrato sul rapporto tra il segno, la traccia e la presenza o assenza di materia. Dai primi dipinti carichi di colore denso e pastoso, colato sulla tela e reso ancor più materico dall’aggiunta di elementi estranei quali sabbia, cenere e colla, Riccardo De Marchi è approdato, nei primi anni Novanta, all’utilizzo di supporti rigidi specchianti od opachi sui quali egli interviene realizzando tracciati di fori che attraversano il supporto, lo incidono da parte a parte ponendo l’opera in diretto contatto con la terza dimensione. Ad essere evocate, inizialmente, sono forme archetipiche e simboliche. Solo in un secondo tempo le sagome lasciano il posto a tracciati rettilinei che si intersecano sulle superfici come le righe di una fitta scrittura.
La fisicità accentuata dei primi lavori, vissuti, attraversati e calpestati quali pezzi di esistenza, si stempera progressivamente nei supporti in acciaio e plexiglas più leggeri, in cui il percorso dei buchi diventa semplicemente un modo per evocare i ritmi di un ricordo e le varie fasi della memoria. I tributi a Lucio Fontana e a Jackson Pollock sotto forma di lettera, costituiranno il fulcro dell’esposizione rappresentando il riconoscimento di un punto di partenza ideale, declinato e reinterpretato in forma del tutto personale. Riccardo De Marchi che può contare al suo attivo la partecipazione a esposizioni collettive presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, la Biennale di Venezia, il Museo Fortuny e la Fondazione Peggy Guggenheim a Venezia, il MART a Rovereto ed esposizioni personali presso la Galleria Plurima a Udine, la Galleria d’Arte Niccoli a Parma, la Galleriaa A arte Studio Invernizzi a Milano. Nel 2011 il MACRO a Roma gli ha dedicato una rassegna personale. L’esposizione sarà visitabile a Casa Cavazzini dal 5 ottobre al 7 dicembre 2014 dal martedì alla domenica dalle 10.30 alle 17.
Nero/Bianco: la mostra raku all'Etnografico
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- Pubblicato Martedì, 30 Settembre 2014 08:34
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Inaugura sabato 4 ottobre alle ore 11.00, la nuova mostra a cura dell’Associazione C’ERAKU, dal titolo Nero/Bianco. Un traguardo importante per il gruppo di artigiani/artisti guidati da Luciano Beltramini, vista la prestigiosa sede dell’evento: Palazzo Giacomelli, Museo Etnografico della città di Udine.
Nero/Bianco esplora vari aspetti della vita e non è solo contrapposizione cromatica. “Attraverso gli oggetti realizzati , spiega Luciano Beltramini, anima dell’associazione, abbiamo esplorato vari aspetti come vita/morte, amore/indifferenza, luce/ombra. La mostra delle opere di Carla Supino, Patrizia Belli, Paolo Gallici, Monica Marcolin, Vilma Scarbolo, Nadia Visintin, Lauretta Zolli e lo stesso Luciano Beltramini, è frutto della conoscenza della tecnica millenaria del raku. Il raku, è una tecnica di origine giapponese, nata in sintonia con lo spirito zen, in grado di esaltare l'armonia presente nelle piccole cose e la bellezza nella semplicità e naturalezza delle forme.
L'origine del raku è legata alla cerimonia del tè: un rito, realizzato con oggetti poveri, il più dei quali era la tazza, che gli ospiti si scambiavano l'un l'altro. Le sue dimensioni erano tali da poter essere contenuta nel palmo della mano. Il termine giapponese raku significa letteralmente "comodo, rilassato, piacevole, gioia di vivere", deriva dal sobborgo di Kyōto da cui veniva estratta l'argilla nel sedicesimo secolo.
Da quel momento divenne anche il cognome e il sigillo della stirpe di ceramisti discendente da Chojiro, inventore della tecnica, tuttora attiva in Giappone. Nel diciottesimo secolo, venne pubblicato un manuale che ne spiegava nel dettaglio la tecnica, e da allora il raku si diffuse anche al di fuori del Giappone.
Le ceramiche raku sono molto quotate e ricercate. Molte di queste sono delle vere e proprie opere d'arte e possono essere ammirate, infatti, in musei e in collezioni private. “L'innovazione più importante, spiega Luciano Beltramini, rispetto alla tecnica tradizionale è quella che prevede una post cottura riducente anzi che ossidante: il pezzo cioè, una volta estratto dal forno viene inserito in un recipiente contenente foglie, paglia, segatura o altro materiale infiammabile. Tale operazione innesca una combustione che viene subito soffocata dal ceramista artigiano, generando un'atmosfera riducente che avvolge il pezzo. Questo processo determina, in combinazione con gli ossidi dello smalto particolari effetti e sfumature, spesso unici e casuali ed ogni esperto ceramista saprà ripetere di volta in volta la sequenza ed i tempi necessari ad ottenere un determinato effetto”. Nero/Bianco è visitabile da martedì a domenica, dalle 10.30 alle 17.00. Nelle giornate di domenica saranno presenti gli artigiani.
L’associazione C’ERAKU promuove in concomitanza con l’esposizione, sabato 18 ottobre, alle ore 11.00, la conferenza “Zen e inaspettato Raku”. Abilità plurima nell’auto stupirsi di Terra, Acqua, Fuoco e Umana. Relatore il prof. Gabriele Righetto.
Castelli Aperti in autunno: la 24ª edizione il 4 e 5 ottobre
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- Pubblicato Venerdì, 26 Settembre 2014 17:28
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Udine - È ormai uno degli eventi più attesi dell’autunno: sabato 4 e domenica 5 ottobre torna Castelli Aperti. Grazie all’attività del Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia, questa è la 24ª edizione della manifestazione che non ha mai smesso di attirare il pubblico sempre più numeroso di chi ama storia, tradizione e fascino antico di questi luoghi.
Sono 17 le residenze storiche che aprono le porte e che coinvolgono tutte le quattro province della Regione.
A Trieste è visitabile il Castello di Muggia.
A Gorizia il Castello di San Floriano del Collio e il Castello di Spessa di Capriva.
Nel pordenonese, Palazzo Panigai-Ovio di Pravisdomini e il Castello di Cordovado.
In provincia di Udine: il Castello di Arcano (Rive d’Arcano), il Castello di Prampero di Magnano in Riviera, il Castello di Villafredda di Tarcento, il Castello di Villalta (Villalta di Fagagna), Casaforte La Brunelde di Fagagna, Palazzo Steffaneo Roncato a Crauglio di S. Vito al Torre, Rocca Bernarda a Ipplis di Premariacco, il Castello di Cassacco, il Castello di Susans a Majano, Palazzo Romano di Manzano, Villa D’Attimis a Strassoldo di Soffumbergo e Villa Kechler de Asarta a Fraforeano di Ronchis.
Castelcosa, che doveva essere la 18ª dimora ad aprire, purtroppo non può aderire alla manifestazione per motivi di famiglia dei proprietari.
Ogni “castellano” decide in base alla propria sensibilità ed al proprio gusto cosa offrire ai visitatori: ecco allora che le dimore ospiteranno maestri artigiani del territorio, esposizioni e mostre d’arte, speciali degustazioni, presentazioni di libri.
La novità di questa edizione è Villa Kechler de Asarta le cui origini seguono la storia del Feudo di Fraforeano concesso dal patriarca di Aquileia ai Conti di Varmo.
Attualmente è di proprietà della famiglia Kechler che l’ha ricevuta in eredità dai de Asarta, illustre famiglia spagnola trasferitosi in Italia intorno al 1700.
Da non perdere il magnifico parco della villa che, su una superficie di quasi 3 ettari, si sviluppa attorno a un piccolo lago con 2 isolotti e costeggia in parte l’argine del Tagliamento.
Si rinnova anche l’appuntamento con il concorso fotografico “Castelli Aperti”: per partecipare è sufficiente inviare le immagini degli esterni dei castelli (aderenti alla manifestazione) alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro domenica 12 ottobre.
Le migliori 10 foto scelte dal Consorzio saranno condivise sui canali social in modo da essere votate dal pubblico: gli autori delle tre immagini vincitrici saranno invitati a visitare la sede del Consorzio nella Torre di Porta Aquileia a Udine dove verrà loro consegnata in omaggio una serie di volumi a loro scelta tra quelli disponibili pubblicati dal Consorzio.
Le visite partono all’inizio di ogni ora; alcuni castelli saranno visitabili solo domenica, altri sia sabato pomeriggio che domenica con il seguente orario: domenica mattina alle 10, 11, 12, sabato alle 15, 16, 17 e 18 e domenica pomeriggio ogni ora dalle 14 alle 18. L’ingresso, comprensivo di visita guidata, è di 7 euro per ogni castello, ridotto (3,5 euro) per i ragazzi dai 7 ai 12 anni.
Sul sito del Consorzio www.consorziocastelli.it è possibile verificare orari e aperture delle singole dimore e scaricare il programma completo delle due giornate. Si può inoltre contattare la segreteria per prenotare per gruppi superiori a 20 persone (tel. 0432-288588 da lun. a ven. 9-13; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
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