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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Le Mele Antiche in mostra a Frisanco

Le Mele Antiche in mostra a Frisanco

Frisanco (PN) - Domenica 12 ottobre, si terrà la dodicesima edizione della ormai tradizionale Mostra itinerante delle Mele Antiche.
Ad ospitare l'evento quest'anno sarà il comune di Frisanco (PN).

La coltivazione della mela ha sempre avuto un ruolo importante nella produzione agricola della zona pedemontana e montana del pordenonese (in particolare nel territorio che si estende tra il Colvera, il Meduna e il Cellina), fin dall' ottocento.
La produzione di mele nei primi anni '30 del secolo scorso era proficua tanto da garantirne l'esportazione oltreconfine, in Austria e persino in Egitto.
Dagli anni '60 in poi però, la grande produzione industriale ha fatto sì che la coltivazione di tipo famigliare rischiasse di scomparire, a scapito anche della molteplicità delle varietà.
Molte piante quindi, trascurate, soffocate dalla vegetazione e dal bosco, hanno rischiato l'estinzione.

L' Associazione Amatori delle Mele Antiche è nata con l'intento di ripristinare le tecniche di coltivazione di un tempo, rispettando le tradizioni agricole del territorio, caratterizzate dalla totale assenza di fitofarmaci, contribuendo alla salvaguardia di alcune specie autoctone di meli.

La mostra si propone quindi di richiamare l'attenzione su questo patrimonio: oltre 60 le varietà di mele proposte, ciascuna con diverse caratteristiche organolettiche e di conservazione, che vengono proposte di anno in anno dai sei comuni della zona: Frisanco, Maniago, Meduno, Andreis, Cavasso Nuovo e Fanna, quest'ultimo sede anche del Campo Scuola, nel quale durante l'anno vengono svolte varie iniziative in collaborazione con le scuole. Al Campo i ragazzi possono vedere "dal vero" esemplari di meli antichi, ammirarne la fioritura, contribuire alla raccolta dei frutti. Importante anche la collaborazione con l'Istituto tecnico agrario di Spilimbergo, che ha condotto ricerche sui genomi di questi frutti.

Durante la giornata di domenica, oltre alla mostra (aperta dalle 10 alle 19 presso Palazzo Pognici a Frisanco), si potranno seguire corsi gratuiti di innesto, si potranno prenotare ed acquistare piantine di meli autoctoni (la distribuzione di circa 400 esemplari, riprodotti con innesti simili a quelli di un tempo, avverrà a marzo, su prenotazione) ed assistere a vari eventi in Paese, come illustrato nel programma.

La manifestazione, è stata realizzata con la collaborazione di ERSA (Agenzia Regionale per lo sviluppo rurale), Comunità montana del Friuli Occidentale e la Provincia Pordenone.

“Adriatico senza confini” in esposizione al Castello di Udine fino a fine febbraio

“Adriatico senza confini” in esposizione al Castello di Udine fino a fine febbraio

Udine - Le popolazioni che abitarono l’area dell’Adriatico Orientale nel Neolitico, ora suddivisa tra Italia, Slovenia e Croazia, furono accomunate da un unico substrato culturale, che ora, grazie alla collaborazione tra studiosi, musei e università dei tre Stati, una mostra tenta di raccontare e ricostruire. S’intitola Adriatico senza confini. Via di comunicazione e crocevia di popoli nel 6000 a.C. l’esposizione che s’inaugura venerdì 10, con apertura al pubblico da sabato 11 ottobre, nelle sale espositive del Castello di Udine.

La mostra, che vuole essere un momento di riflessione sulle radici culturali del nostro territorio e sull’identità culturale e spirituale delle comunità neolitiche dell’Adriatico orientale, proporrà un percorso espositivo mirato, per far conoscere le più importanti acquisizioni di decenni d’indagini archeologiche nell’Adriatico orientale, compiute da parte degli archeologi di Italia, Slovenia e Croazia. L’esposizione, che si apre sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è organizzata dal Museo Archeologico dei Civici Musei di Udine in collaborazione con il Museo Friulano di Storia Naturale e sarà visitabile fino al 22 febbraio.

Il periodo che si intende trattare in “Adriatico senza confini”è marcato da cambiamenti economici cruciali, quali l’introduzione dell’agricoltura e dell’allevamento, che condussero alla creazione di un nuovo legame tra l’uomo e l’ambiente. L’uomo diviene un fattore ecologico determinante, capace di lasciare ovunque traccia del suo passaggio: i paesaggi naturali divengono lentamente spazi abitati e coltivati, le comunità umane si radicano nel territorio ed esprimono la loro identità culturale essenzialmente attraverso i materiali, in particolare nell’espressione decorativa dei manufatti ceramici. Ed è in base ai tratti decorativi di questi reperti che è possibile riconoscere ora i contatti tra le comunità e le loro differenze.

Il progresso delle ricerche, il rinnovato contatto e scambio tra gli studiosi e una distensione dei rapporti politici tra i Paesi, permette ora di disegnare un quadro più accurato, seppur non definitivo, del Neolitico dell’Adriatico orientale. Questo può contare su ricostruzioni paleombientali, paleoeconomiche, cronologiche e naturalmente su una migliore comprensione degli aspetti culturali frutto di recenti scavi. Con successive e sempre più approfondite revisioni si è giunti ad un panorama articolato del Neolitico di questa macro area, che mostra aspetti culturali comuni e tematiche interessanti ancora da sviluppare.

La mostra ha come denominatore comune il proposito di rileggere la storia collettiva delle comunità neolitiche affacciate sulla costa orientale dell’Adriatico, col fine di individuare una possibilità d’incontro e di reciproco arricchimento. Infatti questi siti geograficamente distanti sono, ad una attenta analisi, legati da rapporti intensi e ciò che complessivamente emerge è una comune radice culturale, che probabilmente è da ritenersi imprescindibile per aree costiere, più facilmente attraversate dal movimento costante di genti. Obiettivo dell’esposizione è evidenziare le analogie culturali riconoscibili in questa macro area in un periodo che si estende tra 6000 e 4000 anni prima di Cristo. Un periodo di grandi trasformazioni culturali ed economiche, che per la prima volta vengono tracciate in maniera puntuale sia nei tempi che nei modi, grazie alla collaborazione tra gli studiosi dei tre stati coinvolti.

“Adriatico senza confini” è quindi un'occasione per mostrare le novità delle ultime ricerche svolte tra Italia, Slovenia e Croazia, creando un’importante rete transnazionale tra Musei e Università.

Il complesso sistema che racconta la Preistoria dell’Adriatico orientale sarà affidato, secondo gli indirizzi della moderna museologia, anche alle potenzialità dell’interattività, con prodotti multimediali che affrontano tematiche complesse traducendole in esempi visivi/sonori semplici, tipici della comunicazione attuale. Videoproiezioni offriranno contenuti multimediali di varia tipologia: audio, video, foto, testi.

Orario: da martedì a domenica dalle 10.30 alle 17.00 (la biglietteria chiude 30 minuti prima)

Biglietto Intero 5 euro Ridotto 2,50 euro Per informazioni 0432 271591 www.udinecultura.it

 

 

Le logiche del desiderio: la XVIII edizione di Scienzartambiente, raccontata da Chiara Sartori

Le logiche del desiderio: la XVIII edizione di Scienzartambiente

Pordenone - Mancano pochi giorni al via della XVIII edizione del Festival Scienzartambiente, in città dal 15 al 19 Ottobre.
Scienzartambiente compie quindi 18 anni e per celebrare il raggiungimento della maggiore età, quest'anno il Festival ruoterà attorno al desiderio, toccando argomenti a volte anche un po' "piccanti".

"Le logiche del desiderio" il titolo di quest'anno: le logiche quindi, e non la logica, perché non esiste una logica del desiderio, ma ne esistono tante, molteplici e svariate, guidate dai sensi. Scienziati, filosofi, artisti, imprenditori sono dunque chiamati a parlare al pubblico di desiderio, della chimica e della biologia che lo anima, in tutte le sue sfaccettature.

L'immagine scelta quest'anno per rappresentare il Festival è un cuore realizzato con una stampante 3D in occasione della "maker-faire" organizzata da Immaginario Scientifico in collaborazione con ICTP (Centro nazionale di Fisica Teorica di Trieste): passione e tecnologia riassunte in un'unica immagine.

Chiara Sartori, presidente del comitato scientifico di Scienzartambiente, ci racconta l'edizione di quest'anno.

Quali sono le prerogative di questo Festival?
Non è una contaminazione tra scienza e cultura umanistica che noi indaghiamo, ma è invece il fatto di dimostrare che nella loro diversità sono complementari.
Moltissimi sono gli scienziati che sanno di letteratura, che scrivono poesie, che suonano uno strumento (Einstein violinista, Primo Levi chimico) mentre è rarissimo trovare degli umanisti che sanno di scienza (sono in aumento, però sono ancora molto pochi).
Allora è ora di far nostro (e Scienzartambiente è nato 18 anni fa per questo) quello che Richard Feynmann (premio Nobel per la fisica nel 1965) diceva : «Per essere una società libera dobbiamo essere una società scientifica»

Che cosa vuol dire?
Vuol dire che i cittadini devono poter conoscere anche la scienza. Quindi poter parlare d’amore ma anche di cellule staminali, poter parlare di cinema ma anche di chimica degli odori, di meteorologia ma anche di letteratura. Questo è compito della scuola, ma anche di un festival come Scienzartambiente.
Tanto più che Scienzartambiente ha una connotazione molto importante: è l’unico festival in Italia che è promosso da una amministrazione pubblica: il Comune di Pordenone organizza da 18 anni un Festival per tutti (per tutte le età, per tutte le religioni, per tutti i gusti), laico, e dove a parlare sono gli scienziati.

Per citarne alcuni?
Ci saranno, tra gli altri:
Donato Ramani, biologo e giornalista, che insieme ad Anna Menini, neuroscienziata, entrambi della SISSA di Trieste, parleranno dei meccanismi che regolano l'olfatto, forse il più misterioso tra i 5 sensi, proprio perché soggettivo e poco "misurabile";
Marcella Bonchio e Andrea Sartorel, ricercatori dell’Università di Padova, che parleranno ai ragazzi delle scuole secondarie del sogno di Verne (cioè di usare il Sole per vivere, non solo per produrre energia ma anche per produrre ossigeno);
Riccardo Sabatini, fisico, imprenditore del Polo Tecnologico, appena di ritorno dalla NASA, che volutamente vuol parlare alle menti giovani, per raccontare la sua esperienza di lavoro non come una cronaca ma per fare educazione.
E poi :
Luca Bigazzi, pluripremiato direttore della fotografia italiano (tra i film da lui curati c'è "La grande bellezza", di Paolo Sorrentino). E anche Cristiano Minellono, uno dei più fecondi parolieri italiani, che domenica 19
alle ore 10 al Teatro Vendramini tratterà di un desiderio un po’ "pop", che è quello di cantare. Ad accompagnare Minellono ci sarà Lorena Favot, cantante pordenonese, che canterà a cappella alcune delle sue canzoni.
E’ un desiderio dell’uomo quello di comunicare attraverso le parole, le poesie, la musica, le canzoni.
Fa parte della cultura e della vita delle persone. E della bellezza, un’altra caratteristica che si pensa sia solo dell’arte, invece è anche della scienza.

Pensa che il fatto di chiamare gli scienziati a parlare direttamente con le persone possa ridare alla gente un po’ di fiducia nella scienza?
Per rispondere do la parola non ad uno scienziato ma ad un grande giornalista che è Gianluca Nicoletti. Per questo mi sono battuta perché venisse all’inaugurazione. Dopo la cerimonia di apertura ufficiale del Festival ci sarà infatti una riflessione forte di Nicoletti, che è giornalista, comunicatore, laico, padre di un bambino autistico, il quale si batte per parlare negli ambienti scientifici di autismo, proprio per ribadire come l’ immagine della scienza vada declinata dove c’è bisogno di farlo. E si lancia contro gli sciamani, i praticoni, contro quelli che mettono in giro cose che non sono vere.
Potevamo parlare di qualsiasi altra cosa: abbiamo scelto di far questo. E questo è l’atteggiamento laico di Scienzartambiente.
Anch'io da anni mi batto per dare un’immagine giusta della scienza: non friendly o amica. La scienza non può essere né friendly né amica, non lo deve essere. La scienza è scienza, è una costruzione logica ma democratica che ha delle buone maniere per capire il mondo, anche se non è l’unico modo per farlo.

Si parla spesso di Cittadinanza Scientifica…
L’Europa ha costretto e orientato a pensare in maniera laica alla scienza e alla ricerca scientifica: sono gli standard europei che ti chiedono dei protocolli, che richiedono una certa mentalità. E questa mentalità fa parte delle "buone maniere della scienza" di cui parleranno Carlo Alberto Redi, biologo di fama internazionale, e Stefano Moriggi, filosofo della scienza, sabato 18, alle 9:30 al Teatro Vendramini.
“Le buone maniere della scienza” e non “Il metodo scientifico” perché deve diventare una pratica.
Io l’ho vissuto sulla mia pelle: per anni ho fatto ricerca universitaria, e questo ha cambiato il mio modo di vedere la vita, il mondo e anche me stessa. Non tanto perché imparavo delle cose, ma perché avevo cambiato approccio, perché lavoravo in un team, perché il dato era quello che decideva se io avevo ragione o no. E questo ti abitua a pensare alla tua vita in maniera diversa.
«Vuoi essere suddito o cittadino?» sarà la domanda da cui partiranno Redi e Moriggi. E ritorniamo a Richard Feynmann...

Da segnalare anche un evento fuori programma:
Domenica 19 Ottobre, dalle 11:30 alle 12:30 in galleria Bertoia, Andrea D'Agostino (giornalista e storico dell'arte) dialogherà insieme a Pierpaolo Mittica, fotoreporter autore della mostra "Ashes-ceneri" in un incontro dal titolo "Il desiderio di denunciare".

Il programma completo del Festival, con approfondimenti e abstract, sul sito
http://www.comune.pordenone.it/it/eventi/scienzartambiente

 

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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