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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

Lo Spazio Espositivo EContemporary presenta "Scherzi del Destino" di Chiara Gily

Lo Spazio Espositivo EContemporary presenta

Trieste – Venerdì 30 ottobre alle ore 18, presso lo Spazio Espositivo EContemporary, la scrittrice Chiara Gily dialogherà con la giornalista Alessandra Ressa del suo ultimo libro "Scherzi del Destino" edito da CentoAutori.

Bianca ha 27 anni, vive a Milano − dove lavora in uno degli studi fiscali più prestigiosi della cià − e da due anni convive con Pietro, avvocato in carriera. Marilori, 25 anni, abita in un città del Sud Italia e, aiutata dalla famiglia numerosa e caotica ma unitissima, amministra la ditta di catering ereditata dalla nonna. Quando Bianca, per prepararsi a diventare la moglie perfetta che desidera essere, si iscrive a un corso di cucina e apre un blog per condividere i suoi esperimenti culinari, all’inizio con amiche e poi con sconosciuti lettori, Marilori capita per caso tra loro. E, complice un risotto, inizia un’amicizia virtuale con Bianca, che diventa reale in occasione del suo matrimonio: tra le damigelle, Marilori vuole la sua nuova amica. Ma, quando sarà in Puglia, Bianca si troverà a dover mettere in discussione tutte le scelte della sua vita; e Marilori, grazie a un regalo venuto da lontano, scoprirà qualcosa che sconvolgerà i suoi piani per il futuro. Tra colpi di scena, intrecci sentimentali e principi che di azzurro hanno solo i pull di cachemire, l’amore potrà trionfare? Così si scrive nella quarta di copertina, a noi non resta che la lettura

Chiara Gily è una giovane donna poliedrica che oltre a svolgere il ruolo di moglie e mamma è anche commercialista, blogger d’autore su Repubblica con la rubrica “Una napoletana a Trieste”. Dal 2011 ha una rubrica di economia sul magazine Cosmopolitan. Ha svolto l’attività di wedding planner e grazie a questa professione ha scritto il suo primo libro “L’abito da sposa”.

 

Pordenonelegge: Cercas, romanzi per suscitare emozioni

Pordenone - Lo scrittore spagnolo Javier Cercas, vincitore del Premio FriulAdria, ha voluto trasferire all'uditorio di Pordenonelegge parte della coinvolgente e inspiegabile magia che rende un romanzo affascinante.
 
Attraverso il potere della riflessione, Cercas ha messo a nudo la sua interpretazione del perché un romanzo sappia essere perfetto e impreciso, semplice e onnicomprensivo, essenziale seppur talvolta rifiutato.
 
La forza di questo genere risiede nella capacità di avere in sé tutti gli altri e di raccontare la finzione, nel massimo della sua verità. Perché ogni racconto inventato, come ogni bugia, ha radici in un piccolo angolo di realtà. Persino i grandi eventi del passato, così come sono tramandati, restano false immagini di un tempo vero.
E proprio la storia, con le sue lotte e fazioni, è al centro dei libri di Cercas, ma non per questo li domina. 
 
La storia dei romanzi ha, al contrario, quell'occhio distaccato che libera dall'oppressione, dai totalitarismi, dagli eventi stessi. Si mostra ai lettori non tramite le critiche e gli elogi, ma per quello che è o, perlomeno, per quello che è possibile capirne, ricercando le sue cause remote.
 
Il compito del romanziere si basa sul presentare l'universo del suo libro con la stessa ambiguità e contraddittorietà del nostro mondo, con la stessa ironia e impercettibile tensione di opposti.
 
Un' impresa complessa, ma spesso spontanea ("Il libro è più intelligente dell'autore" ha affermato) e che ha fini profondi, non riconducibili ad una funzione pratica. Il romanzo non risolve problemi, quello spetterebbe alla politica. Il romanzo li crea. 
 
Attraverso le storie, i personaggi e le loro relazioni con le nostre vite, ci porta nelle regioni più profonde della mente, ponendoci domande, e dell'anima, suscitando emozioni. Da questo, nascono le risposte.
 
E Javier Cercas ce ne ha date tante.
 

Pordenonelegge: Crepet, la Rete nemica del sogno?

Pordenone - "Baciami senza rete" è il titolo del libro presentato da Paolo Crepet nell'ambito di Pordenonelegge.
 
Ed è proprio la rete a fare da sfondo ad un incontro che vuole mettere in luce il rapporto sbagliato che abbiamo instaurato con le tecnologie. Seppur con una forte ironia e senza mai perdere il sorriso, Crepet ha sottolineato gli aspetti più tragici dello spropositato sfruttamento dei mezzi di comunicazione che hanno invaso la nostra epoca.
 
Nessun cellulare può oggi dirsi utilizzato per quella che era la sua funzione originaria. E scivolando dalla necessità al puro diletto, è facile giungere alla dipendenza.
 
Una dipendenza brutale che ci passa sotto gli occhi lasciandoci inerti, mentre sorridiamo per la foto ricevuta, dimenticandoci di chi ci siede accanto.
 
E così perdiamo momenti, esperienze, vita. Forse, persino l'incredibile potenziale della nostra mente. Come riflettere e sognare, guardando un orizzonte che è in uno schermo a pochi centimetri dai nostri occhi? Come essere curiosi in un mondo virtuale in cui non c'è più niente da scoprire, ma niente di davvero conquistato?
 
Gli adolescenti in questo universo "social" sono nati. Gli adulti l'hanno costruito, e non possono più scappare. La rete ha colonizzato il lavoro, la famiglia e il tempo libero, impedendoci di rinnegarla e instaurando un ideale di perfezione che non smette di inseguirci.
 
Da qui nascono l'indifferenza che permea le nostre giornate e quell'ondata di omologazione che cancella il brivido dell'originalità. Da qui, nasce anche quel senso di inadeguatezza, insieme alle mille incomprensioni che stanno irreparabilmente dividendo le generazioni.
 
In realtà, tutti sappiamo che un messaggio non emoziona quanto un interlocutore vero, che il cappuccino della foto di Instagram non profuma e che le amicizie sono più sincere quando Zuckerberg non ci mette lo zampino, ma la tecnologia è ovunque e Crepet non ci propone nulla di assurdo o troppo rivoluzionario.
 
Attraverso riflessioni, storie ed esempi, vuole rivolgerci soprattutto due inviti: uno, velato, a convivere moderatamente con la rete e uno, molto più esplicito, a vivere e basta. Anche senza di essa e fino in fondo.
 

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