Cultura
“Pentagramma d’immagini”: fotografie di Valenta e Zacco nella sede della Banca di Staranzano
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- Categoria: Arte
- Pubblicato Mercoledì, 15 Ottobre 2014 20:16
Trieste - “Pentagramma di immagini” è uno dei tre eventi annuali organizzati dall’Associazione Juliet presso la sede direzionale di Trieste della BCC di Staranzano e Villesse, venerdì 17 ottobre alle ore 18.15. Un modo per parlare d’arte in un luogo dedicato alla finanza e al risparmio per lanciarlo anche in una prospettiva inedita di “open space” culturale aperto non solo ai soci bensì all’intera città. Banca/vetrina di opere e interventi della cultura locale e non che vengono ulteriormente e capillarmente diffusi anche attraverso mini esposizioni di richiamo nelle filiali della BCC della provincia di Trieste.
Un percorso fotografico, quello della mostra di ottobre, che collega le opere di due giovani e sapienti fotografi, Luca Valenta e Gabriele Zacco, con il solo e grande denominatore di avere impresso la testimonianza dell’attività artistica musicale del circolo Thelonoius di Trieste durante le stagioni dei concerti.
Gli scatti sono, infatti, il diario visivo di più stagioni di concerti svolti nella sede ospitante del Knulp di Trieste e sono frutto di contorsioni e sforzi per potere operare nei millimetrici spazi fra pubblico e artisti. Gli scatti per chi non avesse visto gli autori all’opera, rivelano da soli quanto i fotografi si siano catapultati all’interno del palcoscenico quasi a interagire con i musicisti e tutto questo dà un peculiare imprimatur alla grande opera dei due artisti.
La mostra si compone di un percorso/diario dove le opere dei due autori si mescolano fra di loro per premiare ed esaltare il progetto piuttosto che sottolineare scelte e caratteristiche individuali e questa decisione dei fotografi di mescolarsi in un amalgama ben organico diventa un gioco dove lo spettatore entra nel tema senza alcuna distrazione.
Il vernissage sarà preceduto da una breve presentazione dove verranno narrate alcune storie del jazz britannico da un protagonista della Polydor, Dennis Munday in un perfetto inglese nonché da una presentazione del circolo Thelonoius da parte del suo presidente Enrico Malusà. Infine, Giovanni Pettener parlerà dell’operato dei due autori in una breve e pungente nota critica.
Appuntamento, dunque, alla sede direzionale della BCC di Staranzano e Villesse a Trieste, in via Roma 20 al primo piano, alle ore 18.15 di venerdì 17 ottobre 2014.
Come consuetudine seguirà un chiassoso e ricco rinfresco a base di corpose bollicine della Girardi Spumanti mescolato ai vini dell’Azienda agricola Škerk, ambedue sponsor tecnici delle attività dell’Associazione Juliet.
Alla trattoria ai Fiori nasce il gusto per l’arte
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- Pubblicato Lunedì, 13 Ottobre 2014 17:34
Trieste – Oggi lunedì 13 ottobre, alle ore 19.00, a Trieste, presso la Trattoria ai Fiori, al n. 7 di piazza Hortis, un locale dove, come piatto tipico, si debbono segnalare gli “scampi in savor”, si terrà l’inaugurazione della mostra del maestro Carlo Fontana, composta da dodici opere interamente dedicate alla città di Trieste. Il progetto espositivo si compone di un insieme di dodici tele incentrate sul tema della natura morta e di un gruppo di lavori che ruotano attorno a dettagli architettonici, suppellettili, sfondi paesaggistici collegati con fondali scenici che rinviano al Mare e al Carso, ai suoi colori, alle sue atmosfere.
In questi quadri troviamo fissata una realtà trasognata, una realtà che, nel riprendere le ombre taglienti e le luci artificiali, rende visibile un’atmosfera di esistenza provvisoria, quasi scomposta o ricomposta in senso cubista: si tratta di un mondo che talvolta richiama in superficie la vita moderna, dinamica e contrastata, ma che nel sottofondo nasconde sempre uno spirito romantico e spirituale. Una luce calda e gessosa si irradia dalle cose raffigurate, per poi espandersi e abbracciare orizzonti lontani: disegna l’oscillazione di un crepuscolo sospeso fra il preludio di un giorno lontano e la vicinanza di un raggio di luna: un bosco, un fiore, una foglia, un prato sono i termini più semplici e comprensibili di una simbologia immediata e capace di smuovere l’animo alla pacificazione.
Carlo Fontana rappresenta, in qualche modo, un nuovo capitolo dei Maestri del Colore, perché se dinanzi alle tele dell’artista, di origini napoletane, ma trevigiano d’adozione, si possono raccogliere considerazioni stilistiche, estetiche o storiografiche, subito questa opprimente abitudine mentale viene soverchiata dalla beata e chiara presenza di un colore che tutto avvolge, tutto imbeve, tutto crea.
Ecco, nell’apparente semplicità di questo lavoro, che viceversa cela una continua ricerca della soluzione cromatica, della composizione e della misura, che non si vergogna di citare, ponendosi con modestia nella scia di una tradizione di grandi conoscitori del mestiere, ritroviamo una lingua materna e cara, un alito di quel soffio vitale che regge tutto quanto di bello al mondo c’è e che molto bene si lega con il colorismo acceso anche di pittori giuliani come Vittorio Bolaffio.
Il rinfresco del vernissage è offerto da Azienda Agricola Sandi Škerk; l’iniziativa è organizzata dall’Associazione JULIET.
La mostra sarà visitabile fino al 10 dicembre 2014. Orario di apertura: da martedì a sabato, pranzo e cena. Per ulteriori info: 329 2229124.
Oggetti interpretati, evocazioni oltre tempo e spazio: personale di Failoni alla galleria “trart”
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- Pubblicato Mercoledì, 08 Ottobre 2014 08:25
Trieste – S’inaugura domani giovedì 9 ottobre 2014 ore 18.30 alla galleria “trart” in viale XX settembre, la mostra di Alda Failoni “qui raggiungono il mio occhio sole cose fresche”.
Failoni ha seguito nel corso degli anni un percorso in cui ha segnato le tracce immaginarie di oggetti interpretati come pretesto per evocazioni che travalicano tempo e spazio e risvegliano in noi i ricordi più nascosti.
Così per scatole e ciotole, così per conchiglie e peonie, simboli di una vanitas che ci introduce nella realtà delle cose: nulla è per sempre. Da qui l’attrazione di Alda Failoni per l’idea di transitorietà ed evanescenza della bellezza che evocano la sensazione di malinconica solitudine.
La sua è una ricerca di un mondo altro, lontano nel tempo e, in questa mostra, anche nello spazio. Non è infatti un caso che la sua immaginazione si sia rivolta al Giappone antico e ai suoi simboli che da quasi due secoli esercitano su di noi un fascino e un’attrazione irresistibile.
Ed è con l’occhio della storia che Alda Failoni guarda al Giappone, alle sue gheishe e ai suoi giardini di ciliegi, con quell’occhio che tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 ha saputo elaborare gli insegnamenti orientali e liberarsi dai vecchi stereotipi.
L’atmosfera sospesa del mondo orientale, la sensazione di solitudine, il senso di silenzio che si percepiscono nelle opere pittoriche del Giappone antico, e che possono essere riassunte nelle parole wabi-sabi, sono rielaborati nei suoi dipinti con quel particolare tocco di eleganza che la distingue, sottolineato dalle straordinarie velature che conferiscono alle singole opere una patina calda e avvolgente, assolutamente particolare.
Le immagini delle gheishe non sono semplici ritratti ma rielaborazioni dell’idea che noi occidentali abbiamo di quella straordinaria figura di donna. La gentilezza dei gesti, la perfezione dei volti, gli elaborati kimono sono osservati, studiati e adattati a un taglio che potremmo definire fotografico, forse l’ispirazione deriva proprio da antiche lastre, che alimenta l’allure di questi personaggi.
Ogni oggetto anche il più semplice racchiude un mistero, emana una forza rivelatrice di verità nascoste, si ammanta di una bellezza senza tempo. Ne sono esempio le grandi ciotole inserite anch’esse in una composizione affollata di oggetti semplici e quotidiani come le scatole, e ricchi di significati simbolici come le conchiglie e i coralli. Ma le ciotole sono vuote, pronte ad accogliere un dono qualsiasi e come per la filosofia Zen, a offrire cibo e quindi nutrimento. Ancora una volta la perfezione della forma è sottolineata dalla luce che non solo viene da una fonte esterna, ma promana dall’essenza stessa dell’oggetto che vive di una vita propria ed elargisce la propria semplice saggezza a chi apre se stesso al suo messaggio.
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