Cultura
"La stanza dei pesci" : un romanzo di vita vera, prefazione di Claudio Magris.
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- Pubblicato Mercoledì, 26 Giugno 2013 00:16
Trieste - E’ stata presentato in questi giorni il nuovo libro, "La stanza dei pesci" di Flora Tommaseo, della “Collana 180 - Archivio critico della salute mentale” diretta da Peppe Dell’Acqua, Nico Pitrelli e Pier Aldo Rovatti, edito da edizioni Alphabeta Verlag di Merano, punto di coagulo e di convergenza delle proposte del mondo della salute mentale.
“La stanza dei pesci” della giovane Flora Tommaseo, triestina di nascita, dal 2010 al 2011 ha affrontato un'esperienza che le ha cambiato la vita e le pagine di questo libro narrano, proprio quei giorni di dolore e di crescita interiore, che l'hanno strappata da una vita radicata da tempo nell'oscurità del mondo.
“Un pesce dentro un acquario, per quanto possa nuotare, sbattere le pinne, dimenarsi, salire fino su per poi scendere fino a giù, resterà sempre un pesce dentro un acquario. A meno che non si tratti di un pesce dentro un acquario fortunato, perché allora le cose cambiano: un giorno indefinito, una mano paziente, sapiente, capace e generosa, lo prenderà in mano senza scottarlo, curandosi di lui lo porterà diritto fino al mare. Quel pesce fortunato dovrà imparare a nuotare davvero, vivendo delle sue forze, mangiando il suo coraggio, lottando contro i nemici che indubbiamente incontrerà durante il suo percorso. Ma non avrà importanza, per lui, per- ché, anche se dovesse morire, lo farà naturalmente e non carbonizzato sui bordi di un’acqua putrida e stagnante di un acquario sbadatamente dimenticato”.
É con queste parole che ha inizio il racconto autobiografico dell'autrice che attraverso la sua scrittura , puntuale e suggestiva, meraviglia e stupisce i lettori e accende i riflettori sugli “incidenti di percorso” di una vita. Un gesto o una parola, al posto sbagliato nel momento sbagliato e l'inimmaginabile può crollarci addosso. La condotta irriverente di Matilde, protagonista di questo libro, diario, autobiografia ne è un esempio. Troppe delusioni rimediate, sofferenze intascate, troppe lacrime non piante e troppe attese sradicate hanno portato ad anestetizzare i suoi dolori con i rimedi peggiori di cui un’anima si possa nutrire. Eppure Matilde è dotata di una sensibilità oltre le righe e a questa stessa sensibilità ricorre ogni volta che scrive sul suo magik book, sfuggendo così, almeno per qualche istante, alla routine giornaliera dei servizi e delle comunità d’accoglienza: dall’assunzione dei farmaci, alla partecipazione alle riunioni, dallo svolgimento dei compiti, alle litigate con i compagni e le compagne di viaggio.
Claudio Magris firma la corposa introduzione al volume intitolata “L’autobiografia: dall’acquario al mare”. E' a partire da una profonda analisi dell' “autobiografia” in letteratura che Magris arriva a parlare di una notevolissima – come la definisce lui – “Stanza dei pesci”. Un tipo di autobiografia che costituisce un recupero della propria soggettività. In questo libro l’autrice racconta delle esperienze laceranti e repulsive, con una chiarezza, una lucidità e una ferma pulizia linguistica, che liberano il testo da ogni compiacimento narcisistico, da ogni ostentazione del proprio dolore, da ogni tentazione di crogiolarsi nella propria sofferenza. “[…] C'é un piglio errabondo da canzone in queste pagine – scrive Magris - che raccontano una storia ben diversa da quella che raccontano le solite canzoni […]”.
Magris descrive questo libro come vero e proprio Bildungsroman, un romanzo di formazione, non un romanzo letterario, ma un romanzo di vita vera, talora troppo dolorosamente vera. Un percorso che parla di identità, soggettività, coraggio, ma anche di un'incessante richiesta di aiuto, come quella di un pesce che chiede silenzioso di essere sollevato dalle ristrettezze senza fantasia di un acquario e nuotare nel mare infinito. Flora però ha saputo imparare a nuotare, a vivere delle sue forze, a – come scrive lei – nutrirsi del suo coraggio.
Evidenziamo che la Collana 180, alla quale questo libro appartiene, è entrata nel mercato editoriale per interpretare un bisogno di conoscenza, sviluppare un “pensiero critico” e riconoscere le tante cose che in questi anni sono avvenute nel campo della salute mentale. “Non è un caso che un libro – sottolinea Magris - come La stanza dei pesci possa essere accolto in una collana destinata, non a offrire chicche letterarie, ma testimonianze di persone che sono passate attraverso forche caudine umilianti e degradanti e anche colpevoli, che hanno dovuto attraversarle per ritrovare se stesse. Una collana che si propone di dimostrare che si può “impazzire”, ma che, se impazzire si può, si può anche guarire. O, più semplicemente – giacché anche la parola guarire può essere ambigua e non può certo garantire alcuna eternità – si può anche diventare capaci di vivere”.
Sono intervenuti alla presentazione Alessandra Longo, giornalista di Repubblica, l'autrice Flora Tommaseo, i direttori della Collana 180 Peppe Dell'Acqua, Pier Aldo Rovatti e Nico Pitrelli, Antonella Grim, Assessore all’Educazione, Scuola e Università e Ricerca e Franco Rotelli, Presidente III Commissione regionale Sanità.
L'incontro è stato organizzato da Edizioni Alphabeta Verlag e CoPerSaMM - Conferenza Permanente per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia ONLUS, con il contributo del Comune di Trieste - Area Educazione, Università e Ricerca e la collaborazione della libreria Ubik Trieste, che di recente ha inaugurato la sede triestina proprio all'interno della Galleria Tergesteo.
“L’arcangelo degli scacchi” di Paolo Maurensig, intrigante ritratto psicologico. Intervista con l’autore
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- Pubblicato Giovedì, 20 Giugno 2013 14:53
- Scritto da Serenella Dorigo
Trieste - Paolo Maurensig, scrittore goriziano noto per libri di successo come "Canone inverso" e "La variante di Luneburg", è approdato alla sua ultima fatica letteraria: "L'arcangelo degli scacchi". Gli abbiamo chiesto di svelarci qualche curiosità.
Ci racconta qualcosa di appetitoso del suo nuovo romanzo “L’arcangelo degli scacchi”?
Questo romanzo è in realtà un memoriale apocrifo, un'autobiografia romanzata di un grande genio degli scacchi, forse il più grande mai esistito. Gli scacchi, però, fanno solo da sfondo, potrebbero benissimo essere sostituiti da qualsiasi attività umana che rappresenti un campo di sfida tra due individui; infine è la vicenda umana che conta.
Paul Morphy, il protagonista del suo libro, è stato un autentico artista della scacchiera, forse il più grande. Nella sua breve parabola esistenziale ha incarnato alla perfezione del “nobile gioco” ci fa capire chi è “l’uomo” Morphy?
Paul Morphy, americano nato in Louisiana, giovane, bello, ricco e intellettualmente dotato, si appassiona al gioco sin da bambino, e ben presto non ha più validi avversari, così, non ancora ventenne, parte per l'Europa, accompagnato da un ambiguo segretario e valletto, per affrontare quello che viene considerato il più forte giocatore del mondo. Ma le cose non andranno per il verso voluto, la contesa si giocherà a più livelli, entreranno in gioco oscure pedine, come il tradimento e la calunnia, e infine il cavaliere senza macchia e senza paura, pur uscendo imbattuto dal confronto sulla scacchiera, subirà una sconfitta nell'ambito dei suoi ideali di onore e rispettabilità, al punto da abbandonare per sempre la competizione.
“L’arcangelo degli scacchi” è frutto di un lavoro di ricerca e di approfondimento, visti i tanti riferimenti storici. Ma come le è venuta l’idea di scriverlo?
L'idea di questo libro è stata quella di mettere assieme le tessere già esistenti di un mosaico parziale, e di riempire i vuoti con l'esercizio della deduzione, basandomi su particolari, all'apparenza insignificanti, scoperti nelle lettere e testimonianze di chi gli era vicino negli ultimi anni della sua vita: ne risulta un romanzo godibile anche a chi di scacchi non se ne intende e a qualcuno, anzi, potrebbe venire anche la voglia di provare, un romanzo, quindi, di sfida, di amore e perdizione.
In questo romanzo c’è qualcosa di nuovo…?
Tra tutti i romanzi che ho scritto, questo è l’unico che si basa sulla vita di un personaggio esistito.
Progetti a cui sta lavorando?
Quanto ai prossimi lavori, per il momento sto temperando le matite.
"Diamo un taglio alla sete": una storia di solidarietà esce in un volume
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- Pubblicato Lunedì, 17 Giugno 2013 16:49
- Scritto da Fabiana Dallavalle
Sarà presentato mercoledì 19 giugno alle 20.45, nell'auditorium del Centro Balducci di Zugliano, il volume “Diamo un taglio alla sete”, il racconto – arricchito da numerose immagini – di un progetto di solidarietà.
E' la storia di un gruppo di enologi usciti nel 1994 dalla scuola di specializzazione in enologia dell'istituto agrario di Cividale che dal 2007 realizzano ogni anno un vino che ha uno scopo ben preciso: portare l'acqua a chi non ce l'ha, sostenendo i progetti di un missionario friulano, fratel Dario Laurencig, che da quasi 40 anni opera in Africa, nella regione keniota del Turkana e nel sud Sudan. Ma è anche la storia dei volontari che, tra il 2007 il 2012, si sono recati a trovare fratel Dario nella missione di Lokichar, a prestare la loro opera a favore dei bimbi disabili del centro “John Paul II” realizzato dai missionari comboniani.
Il progetto “Diamo un taglio alla sete” dal 2007 al 2012 ha permesso di inviare a fratel Dario oltre 150 mila euro. Considerando che la realizzazione di un pozzo costa tra i 7 e i 10 mila euro, sono già almeno una quindicina i pozzi realizzati. Un mese fa, sabato 18 maggio, la “festa dell'imbottigliamento svoltasi come di consueto a Nimis, ha raggiunto un obiettivo ambizioso: in un solo giorno è stata raccolta a somma necessaria a realizzare un pozzo. Anche il libro – che, come il vino, è stato realizzato a costo zero, grazie al contributo generoso di alcuni sponsor – verrà distribuito in cambio di un'offerta per le opere di Fratel Dario.
La presentazione sarà introdotta da don Pierluigi Di Piazza, che ha anche scritto la prefazione del volume. Al termine, un rinfresco “solidale”, con i vini di “Diamo un taglio alla sete” e sapori dal sud del mondo.
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