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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Un alieno a Mortegliano, le ultime indiscrezioni

Un alieno a Mortegliano, le ultime indiscrezioni

PORDENONE - Nel numero di maggio del 2012, tra pochi giorni in edicola, la rivista "XTimes" pubblicherà un'intervista fatta da Lavinia Pallotta al professor Antonio Chiumiento "in merito - precisa l'ufologo pordenonese sul suo profilo facebook - all'accadimento della "rotondona" di Mortegliano, indagato assieme all'amico Sabino Sgambato, con cui, non appena rientrerà dal Meridione d'Italia, dovrò andare ad espletare ulteriori inchieste riguardanti l'evento. Fvgnotizie è in grado di anticipare alcuni passi dell'intervista a Chiumiento, che uscirà a giorni sulla rivista.

Un alieno a Mortegliano

 Intervista ad Antonio Chiumiento

di Lavinia Pallotta

Questo di Mortegliano (UD) è indubbiamente il caso più discusso e a mio avviso più intrigante verificatosi nel nostro Paese da molti anni a questa parte. Secondo la testimonianza di Leonard D’Andrea, operaio di 24 anni residente a Codroipo, una creatura alta circa quattro metri, con braccia lunghissime, piedi palmati e la testa a forma di pallone da rugby sarebbe stata vista (e seguita) lungo il ciglio della strada da lui e da diverse altre persone la notte dell’11 febbraio 2012. Nel momento in cui D’Andrea e il ricercatore che si sta occupando del caso, Antonio Chiumiento - forse l’ufologo più conosciuto in Veneto e Friuli - hanno reso nota la cosa ai media, partecipando anche a diverse trasmissioni locali e nazionali, su internet sono esplose le polemiche. Ammetto di essere rimasta colpita dall’aggressività con cui molti ufologi e appassionati hanno accolto il racconto di Leonard, e il tentativo di Chiumiento di ricostruire i fatti e far emergere nuove testimoniane. Internet può essere una risorsa di incalcolabile valore nella diffusione delle informazioni, ma quando si tratta di commentare fatti delicati, tende a diventare un terreno infido, dove alcuni sembrano avere sempre un’opinione su tutto, ancor prima di aver svolto un’indagine. Mentre scrivo le ricerche su questo caso, da parte di Antonio Chiumiento e dei suoi collaboratori, sono ancora in corso. Nuovi testimoni, ancora da verificare, si fanno avanti ed emergono particolari che potrebbero rivelarsi fondamentali per avvalorare il racconto di Leonard, finora l’unico dei presenti quella notte ad essersi mostrato in pubblico. Senza la presunzione di voler “certificare” che le cose siano andate effettivamente come vengono descritte, non essendo io a condurre le indagini, ma con la sensazione che vi sia qualcuno troppo desideroso di mettere la parola fine a questo caso, tutt’altro che chiuso, ho chiesto e ottenuto un’intervista ad Antonio Chiumiento, rilasciatami telefonicamente alla fine di marzo, per fornire ai nostri lettori la versione di chi sta svolgendo le indagini e una ricostruzione degli eventi il più dettagliata possibile. Nel preparare questo servizio, tuttavia, altre cose sono accadute, che meriterebbero di essere menzionate ma che mi è impossibile pubblicare, almeno su questo numero. Dunque, non escludo di tornare sull’argomento con aggiornamenti e approfondimenti su un caso di cui, credo, si continuerà a parlare per molto tempo. 

Lavinia Pallotta: Come sta Leonard D’Andrea? Come vive questa situazione?

Antonio Chiumiento: «Leonard sta benissimo, l’ho visto proprio ieri sera».

L.P.: Quindi non si è pentito delle sue dichiarazioni?

A.C.: «Assolutamente no. Ha chiuso il suo profilo facebook perché veniva continuamente disturbato da critiche, attacchi. Si è maggiormente isolato, ma ha ricevuto comunque moltissime email. In sostanza, ha cercato di estraniarsi un po’ dal linciaggio che stava arrivando da diverse parti, ma nonostante tutti gli attacchi, il ragazzo è tranquillo». 

L.P.: Come sei entrato in contatto con lui?

A.C.: «Il caso ha voluto che conoscessi il padre di Leonard circa un mese prima dell’avvistamento, per determinate questioni. Il padre di Leonard è stato sottoufficiale dell’esercito. Domenica 12 febbraio mi suona il telefono fisso intorno alle 8:10 - 8:15 del mattino. Al telefono era il padre di Leonard, che più o meno testualmente disse, “professor Chiumiento, le sto per passare mio figlio Leonard perché desidero che sappia da lui, prima di altri, che cosa è accaduto ieri sera sulla grande rotonda”, che viene chiamata rotondona di Mortegliano. Così parlo con Leonard che mi fa un breve resoconto dei fatti e intuiii subito - e credo che dopo quasi 35 anni di indagini possa venirmi riconosciuta un po’ di esperienza –l’importanza del caso e la sua stranezza. Al ragazzo, entrato ormai nel dettaglio della creatura, alta all’incirca il doppio di lui (Leonard è 1,95 m) consigliai, come faccio di solito con chi si rivolge a me, l’anonimato. Lui rispose che non intendeva farlo, perché sulla rotondona erano presenti diverse persone quella sera, che assisterrero al fatto e che avrebbe voluto essere da esempio per eventuali testimoni. Lo ringraziai perché in quel modo avremmo potuto informare anche i media locali per fare in modo che si facessero avanti altri testimoni e che si rivolgessero a me, in quanto investigatore, per poterle raccogliere e poi verificare. Consigliai poi a Leonard di scrivere un breve riassunto degli eventi per la stampa, quali Il Gazzettino del Friuli e il Messaggero Veneto, e anche all’Ansa se fosse stata interessata». 

L.P.: Vuoi riassumere cosa vide Leonard quella sera, per i lettori che potrebbero non conoscere la vicenda nel dettaglio?  

A.C.: «Certo, ma poi ricordami che devo riferirti un elemento molto importante che accadde quella mattina stessa. Importante dal punto di vista investigativo, di cui molti si stanno dimenticando. Il riassunto venne scritto per la stampa non specializzata, i fatti furono approfonditi da me, cosa che mi procurò moltissimi attacchi. Io e il mio collaboratore, Sabino Sgambato, raggiungemmo la casa di Leonard domenica pomeriggio. Tengo a precisare che le mie indagini sono tutte registrate e anche in quel caso registrammo il tutto. Sostanzialmente, Leonard mi disse che erano le 23: 25 circa di sabato 11 febbraio 2012. Stava arrivando da Palmanova per andare a casa, a Codroipo, quando nei pressi della rotondona di Mortegliano vide un certo numero di macchine ferme. Si fermò a sua  volta, mettendosi in coda e, senza spegnere l’auto, scese e vide un essere alto circa quattro metri, che camminava in direzione Codroipo. Nel momento in cui Leonard vide l’essere pensò, per un istante, che siccome era il periodo di carnevale, fosse solo una “carnevalata”, uno scherzo. Ma poi si rese conto che non era possibile: non era un uomo sui trampoli che cammina in mezzo alla carreggiata e vicinissimo alle macchine. E così cominciò ad accorgersi dei volti letteralmente atterriti delle persone all’interno delle auto. Leonard prese a camminare dietro la creatura. Aveva con sé la torcia elettrica e puntandola verso la figura misteriosa, si rese conto che effettivamente non si trattava di un uomo sui trampoli, ma di un essere alto circa quattro metri. Il ragazzo si avvicinò molto all’essere, riuscendo a distinguerne il colore della pelle, che era bianco sporco, grigiastro; aveva braccia molto lunghe, piedi palmati come le galline e una testa simile a un pallone da rugby. Riferisce anche dei particolari sulle persone che vide atterrite all’interno delle loro auto. In modo particolare è rimasto colpito da una coppia, presumibilmente marito e moglie: l’uomo sulla quarantina con pochi capelli e la signora che teneva giù con le mani le teste dei due figli perché non guardassero la creatura. A un certo punto, racconta Leonard, sopraggiunse un’auto che si fermò dietro alla sua e da cui scesero due ragazze, che chiesero cosa stesse succedendo e contemporaneamente videro quello stranissimo essere, si abbracciano e una delle due disse di voler chiamare i carabinieri, ma il cellulare non funzionava. Leonard porta sempre con sé due cellulari con i quali provò a chiamare suo padre, senza riuscirci perché entrambi erano inutilizzabili, anche per scattare delle foto. Dopo circa 7-8 minuti che camminava dietro alla creatura sopraggiunge un’auto dalla direzione opposta, vale a dire dalla direzione Codroipo. Evidentemente, possiamo ipotizzare, l’autista di quell’auto si trovò di fronte una sagoma alta quattro metri, macchine ferme lungo la carreggiata e quindi cominciò a far lampeggiare gli abbaglianti e suonare ripetutamente il clacson. Contemporaneamente, secondo il racconto di Leonard, l’essere aumentò il passo. Leonard continuò a tenere la torca puntata verso l’essere ma nel momento in cui questo aumentò il passo, Leonard dice di averne percepito solo la direzione, che andava verso Lestezza, una località vicino a Mortegliano. Quindi la creatura se ne andò in modo tale che Leonard riuscì a percepire solo la direzione, nonostante una torcia elettrica dotata di una forte potenza di illuminazione. Ho chiesto a Leonard quale sia l’elemento che più di tutti lo porta a escludere che potesse essere davvero uno scherzo, e lui ha risposto, vari elementi, ma in modo particolare proprio il tipo di allontanamento della creatura, perché, a rigor di logica, avrebbe dovuto continuare a vederla mentre si allontanava e non limitarsi a “percepirla” senza poi sapere più che fine avesse fatto».

L'intervista completa è presente nel n. 43 di XTimes








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Camion incendiato, autostrada chiusa da Sacile a Godega

Camion incendiato, autostrada chiusa da Sacile a Godega

PORDENONE - Questa mattina, 3 maggio, causa un incidente con un mezzo pesante che si e' incendiato, il tratto tra Sacile Ovest e Godega di Sant'Urbano della A28 e' stato chiuso per il recupero del mezzo e per le operazioni di ripristino della pavimentazione danneggiata.

L'uscita obbligatoria - ha reso noto Autovie Venete - e' stata imposta a Sacile Ovest e prevede la deviazione verso la SS 13 per poter rientrare in autostrada al casello di Godega di Sant'Urbano.








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E' morto Ultimo Beniamino Zanin, uno dei fondatori dell'Acli

E' morto Ultimo Beniamino Zanin, uno dei fondatori dell'Acli

PORDENONE - Un grave lutto ha colpito il Pordenonese e il Veneto Orientale. E’ morto all’età di 88 anni Ultimo Beniamino Zanin, padre tra gli altri di Giorgio Zanin, candidato alla presidenza della provincia di Pordenone e consigliere provinciale.

Era stato consigliere regionale a Trieste e comunale a San Vito, attivista cattolico e sindacalista. Nato il 7 giugno 1923 a Bagnara di Gruaro da famiglia contadina, ultimo di 5 figli e ben presto orfano di madre, Ultimo Beniamino Zanin dopo la prigionia in Serbia e Bosnia, nella seconda guerra mondiale, ottiene il diploma di ragioniere a Portogruaro, lavorando quindi al Cotonifico Val Lemene, scoprendo qui passione sindacale e politica.

In quegli anni è tra i fondatori delle Acli, della Cisl del Veneto Orientale; è impegnato nella Democrazia Cristiana, ma la sua passione principale resta l’Azione Cattolica nella quale presto riveste l’incarico di delegato diocesano Aspiranti Capi. Sposato nel 1952 con Maria Dolores Furlanis, diviene padre di 5 figli (Pierantonio nato nel 1953, Stefano nel 1956, Paolo nel 1959, Giorgio nel 1964 e Pierluigi 1968).

Lascia nel dolore anche due nipoti Augusta e Claudia. Dal 1964 al 1972 è consigliere regionale nella prima e seconda legislatura della regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Da tale posizione contribuisce alla nascita della zona industriale di Ponte Rosso. Verso la metà degli anni ’70 viene designato membro del Comitato provinciale di controllo sugli atti degli enti locali di Pordenone. Il presidente Pertini lo onora nel 1981 del titolo di commendatore. Grande il suo impegno per l'ospedale di San Vito.

Colpito da malattia degenerativa, negli ultimi anni ha condotto una vita appartata, assistito amorevolmente dai familiari e dalle assistenti domestiche Ioana e Neta.  Il funerale avrà luogo venerdì 4 maggio alle ore 15.30 presso il duomo di San Vito. La famiglia non chiede fiori. Fedeli all’esempio di Beniamino, le offerte raccolte saranno impiegate a sostegno di una scuola professionale a Torit nel neonato stato del Sudan del Sud.








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