Interporto Pordenone, Serracchiani "prendere il treno e decidere"
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- Categoria: Pordenone
- Pubblicato Mercoledì, 02 Maggio 2012 11:02
- Scritto da Maurizio Pertegato
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PORDENONE - Quale futuro per l’autotrasporto merci italiano? E’ la domanda posta dal convegno di sabato 5 maggio, promosso da Interporto-Centro Ingrosso di Pordenone spa, Confindustria regionale e Anita, all’interno del settore “E” del Centro logistico pordenonese. In apertura, hanno portato il saluto il sindaco di Pordenone, Claudio Pedrotti, l’assessore provinciale al Bilancio, Giuseppe Pedicini, il presidente provinciale di Unindustria, Michelangelo Agrusti e il presidente dell’Interporto pordenonese, Giuseppe Bortolussi, che ha evidenziato le iniziative che la società sta portando avanti da tempo per migliorare la difficile situazione economica generale. “Gli interventi in cantiere nella nostra area, in forte sviluppo, – ha sottolineato - sono almeno tre: la costruzione dei magazzini raccordati, la realizzazione di un nuovo parcheggio per mezzi pesanti con relativi servizi (albergo, palestra, bar, ecc) per autotrasportatori e la costruzione del terzo binario di collegamento con la stazione ferroviaria. Per questa importante iniziativa, abbiamo già stanziato circa 25 milioni di euro”.
Il presidente regionale del comparto autotrasporto di Confindustria, Ezio Castelletti, ha chiarito che le nostre aziende stanno vivendo un periodo di forte crisi e molte sono costrette a delocalizzare. “La posizione di confine – dice - in cui si trovano ad operare, infatti, espone loro alla concorrenza a volte non superabile dei vettori sloveni, che hanno costi minori rispetto a noi, vedi il gasolio, che costa anche 40 centesimi di meno al litro. Noi non pretendiamo favori, ma almeno vorremmo competere alla pari”. Eleuterio Arcese, presidente di Anita (Associazione nazionale imprese trasporti automobilistici) ha chiarito che le differenze di salario, fiscali di esercizio sono tali da porre trasportatori dei paesi neo comunitari in condizioni di gran lunga più favorevoli rispetto ai nostri. “La riduzione del costo del lavoro – ha aggiunto – è, pertanto, per noi un obiettivo prioritario, anche per salvaguardare l’occupazione. Purtroppo, la liberalizzazione dei trasporti intracomunitari ha creato situazioni di vero e proprio dumping tra operatori”. E’ seguito l’intervento di Giacomo Borruso, presidente dell’Istituto per lo studio dei trasporti nell’integrazione economica europea, che ha svolto una relazione approfondita sugli scenari futuri, illustrando una serie di dati. Nella successiva tavola rotonda, moderata da Paolo Sartor, esperto di logistica e trasporti, Massimo Masotti, presidente Sezione trasporto internazionale Anita, Antonio Allegrini, dirigente del Ministero lavoro e politiche sociali, Maurizio Vitelli, direttore generale della Motorizzazione e Luciano D’Agata, comandante della Polizia stradale Fvg, nel dibattito hanno preso in esame l’importanza dei controlli effettuati dalle Forze dell’ordine.
Le conclusioni sono state affidate a Debora Serracchiani, deputata europea, membro della Commissione Trasporti dell’Ue, che ha evidenziato l’importanza di avere una politica chiara dei trasporti e della logistica. “Le scelte vanno fatte – ha rilevato - e, purtroppo, noi siamo molto lenti nelle decisioni. Per fare un esempio di come funzionano le cose in un Paese confinante, la Slovenia, lì, in 2 anni il porto di Capodistria sarà raddoppiato. Magari fosse così anche da noi”. “E’ indubbio che l’Italia debba prendere il treno – ha aggiunto – ma le ferrovie italiane stanno sopprimendo quasi tutti i treni merci e quelli per i piccoli centri, perché rendono poco. Anche qui, avere le idee più chiare non guasterebbe”. E, infine, un accenno alle tasse. “Sulle imprese italiane – sottolinea Serracchiani – grava un’imposizione del 68,5% tra tassazione diretta e indiretta. E’ chiaro che, così, non potremo mai essere competitivi”. In sintesi, secondo la deputata europea, tendiamo a dare la colpa sempre all’Europa, ma sarebbe meglio se guardassimo in casa nostra.