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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Laguna di Grado, nasce l'albergo diffuso

Laguna di Grado, nasce l'albergo diffuso

TRIESTE - Un albergo diffuso nella laguna di Grado (Gorizia), dove vivere a stretto contatto con la natura, fare birdwatching, pescare e godere del panorama, soggiornando nei casoni o nelle case del valligiano, le antiche abitazioni dei pescatori restaurate nel rispetto dell'ambiente. Il progetto - che fa di Grado la prima destinazione turistica in Europa a proporre l'albergo diffuso in ambiente lagunare - e' stato presentato a Trieste dall'assessore regionale al Turismo, Federica Seganti, e dal sindaco di Grado, Edoardo Maricchio. Quella del 2012 sara' la prima stagione dell'albergo diffuso: sabato 28 aprile, infatti, verra' inaugurato ufficialmente presso l'Isola di Anfora. La ristrutturazione delle abitazioni - che contano ora su 56 posti letto - e' stata finanziata dalla Regione Friuli Venezia Giulia per un totale di 2 milioni di euro, che ha coperto il 50% delle spese di riqualificazione dei casoni e degli edifici adibiti ad albergo delle isole di Porto Buso, di Anfora, la Valle Ghebo Vacche, la Valle Tirelli, i Casoni Turlavo, la Valle del Moro e la Valle Panera Rio d'Ara. Il soggiorno costera' mediamente fra 1.500 e 3.000 euro a settimana, per appartamenti o interi casoni che possono ospitare dalle 2 alle 6 persone, ma sull'isola di Anfora saranno disponibili anche delle stanze in cui poter soggiornare anche per alcune notti soltanto (www.lagunadoro.it). Scenario di straordinaria bellezza e ricchezza naturale, la laguna di Grado comprende due riserve naturali che ne custodiscono la biodiversita': la Riserva della Valle Cavanata, dichiarata zona umida di valore internazionale per le 260 specie di volatili migratori che vi nidificano, e la Riserva Naturale (isola della Cona) nella Foce dell'Isonzo, comprendente i 15 chilometri finali del fiume.








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In cerca di lontre nei nostri fiumi

In cerca di lontre nei nostri fiumi

La presenza della lontra in Friuli Venezia Giulia è stata accertata per l’ultima volta nel 1967, nel bacino dello Stella; nei decenni successivi lungo il Natisone sono state rinvenute alcune sue tracce isolate, attribuite però dagli studiosi ad alcuni individui erratici provenienti dalla Slovenia; poi l’anno scorso il rinvenimento di un esemplare morto nella zona di Treppo Grande: il segno che, dopo quasi mezzo secolo, la lontra sta timidamente cercando di tornare nella nostra regione.
Un evento di cui in effetti gli studiosi erano in trepida attesa, considerato che almeno dal 2003 questo simpatico mustelide ha ricominciato a popolare la Carinzia, a ridosso dal confine italo-austriaco, dove ormai è nuovamente abbastanza comune e diffuso. Ed è proprio da qui, come hanno confermato le analisi del dna, che è arrivato l’esemplare investito e ucciso da una macchina lo scorso 11 settembre.

Di questo e delle ispezioni che si stanno conducendo per individuare i segni della presenza della lontra sul territorio regionale, che risulta già in rapida evoluzione, parlerà Luca Lapini, zoologo del Museo friulano di storia naturale, nel corso del quarto degli incontri organizzati dal WWF e dedicati alla fauna selvatica che sta lentamente ripopolando la nostra regione, in compagnia degli esperti che quotidianamente ne seguono le tracce.
Laureato in Scienze Naturali, Luca Lapini studia da più di trent'anni i vertebrati terricoli dell'Italia nord-orientale, con particolare attenzione agli anfibi, rettili e mammiferi. Storicamente impegnato nella redazione di Atlanti distributivi, da decenni effettua studi tassonomici, ecologici e conservazionistici sulle specie più a rischio dell'Italia nord-orientale.

Durante la serata, che si tiene giovedì 10 maggio presso l'Aula Magna dell’Università della Terza Età “Paolo Naliato” a Udine, vicino alla chiesa del Seminario Arcivescovile, entrata da via Ellero 1, con inizio alle 18, verranno presentate anche le semplici tecniche di campagna che si usano per la ricerca delle tracce di lontra, e verrà avviato, per chi avesse interesse a partecipare alle uscite sul campo, aperte a tutti e per le quali il Museo friulano di storia naturale cerca collaboratori, un primo addestramento al riconoscimento visivo ed olfattivo dei suoi escrementi, l'unico suo segno di presenza davvero inconfondibile.
Già due infatti sono le uscite in programma, in date ancora da confermare: una in Carinzia alla ricerca delle tracce delle lontre che ormai popolano da alcuni anni questa regione; l’altra lungo un corso d’acqua regionale per rilevarne gli eventuali segni di presenza.
 








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Tornano gli orsi nelle nostre montagne

Tornano gli orsi nelle nostre montagne

L’Orso bruno (Ursus arctos) è una specie che negli ultimi anni è ricomparsa sulle montagne della nostra regione. Alcuni individui, occasionalmente, possono arrecare danni agli allevamenti e agli apiari. Tali attività produttive, fondamentali per l’economia montana, possono tuttavia essere difese dall'orso in modo sostenibile e rispettoso per l'ambiente.

Se ne parla a Pontebba (UD) in un incontro su "Allevamenti, apicoltura di montagna e...orsi", organizzato dal servizio Caccia, Risorse ittiche e Biodiversità della Regione giovedì 19 aprile, alle ore 20.30, nella sala consiliare del Comune, per informare la popolazione sulle caratteristiche dell'orso (ecologia, distribuzione, minacce per la sua conservazione, problematiche di convivenza) ponendo particolare attenzione sia all'aspetto della pericolosità/sicurezza sia a quello della prevenzione del danno tramite recinzioni elettrificate.

A tal proposito saranno fornite informazioni circa gli appositi kit di recinzione che la Regione distribuirà a breve ai richiedenti (in comodato gratuito). A tutti i partecipanti all'iniziativa verrà distribuito del materiale informativo sull'orso.
L' incontro è particolarmente indirizzato agli allevatori, detentori di bestiame, malghesi e apicoltori del Canal del Ferro, Val Canale e zone limitrofe, oltre che alle istituzioni, agli enti, alle associazioni di categoria, ai consorzi, agli Ordini professionali coinvolti nel settore agrosilvopastorale montano.

La serata fa parte di una serie di appuntamenti finalizzati ad accrescere l'informazione e la partecipazione dei fruitori del territorio e organizzati nell'ambito di "Life Arctos -Conservazione dell'Orso bruno: azioni coordinate per l'areale alpino ed appenninico" (www.life-arctos.it), il progetto quadriennale 2011-2014 presentato dal Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia ed altri otto partner (Regioni Abruzzo, Lazio e Lombardia, Provincia di Trento, Parco naturale Adamello Brenta, WWF Italia, Università La Sapienza e Corpo Forestale dello Stato).

Oltre alle azioni d'informazione ed alla distribuzione di recinzioni, il progetto Life Arctos prevede in regione il monitoraggio sistematico della popolazione di orso con tecniche genetiche non invasive, la redazione delle linee-guida comuni a livello di arco alpino centro-orientale per il monitoraggio stesso, l'istituzione di due gruppi di intervento rapido per la gestione degli orsi confidenti o problematici e, infine, attività di sensibilizzazione nelle scuole. Il progetto Life Arctos non prevede interventi di ripopolamento tramite la liberazione di orsi.








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Capo redattore: Tiziana Melloni
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