L'economista indiana Vandana Shiva interviene a Pordenone contro le coltivazioni ogm
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- Categoria: Ecologia ed ambiente
- Pubblicato Martedì, 24 Settembre 2013 22:05
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Pordenone - Vandana Shiva, fisica ed economista indiana, attivista nel movimento dell’ecologia sociale e della salvaguardia della biodiversità, autrice dei libri "Le guerre dell'acqua", "Terra madre", "Sopravvivere allo sviluppo", ha incontrato domenica 22 settembre, presso il parco di San Valentino a Pordenone, le associazioni del Friuli Venezia Giulia che si battono contro i campi di coltivazioni Ogm spuntati in regione.
Erano presenti Emilio Gottardo, portavoce delle associazioni regionali Aiab-FVG, Aprobio, Isde, Legambiente FVG e WWF FVG, e Luca Tornatore, del Coordinamento per la Tutela della Biodiversità.
Le associazioni denunciano ormai da due anni che "lasciare che non solo si semini mais Mon 810, ma anche che venga coltivato e raccolto, è uno sberleffo ed un affronto alla collettività che qui, come in tutta Europa, gli organismi geneticamente modificati non li vuole".
L’incontro con Vandana Shiva è servito per "ribadire le ragioni del no ad un modello agricolo che rappresenta la prosecuzione del miope cammino nella monocoltura del mais, quella che in Friuli ha già causato inquinamenti da atrazina, da nitrati e soprattutto ha distrutto il paesaggio e svuotato le campagne, assopendo la capacità di fare impresa di molti contadini".
Dall’incontro è uscito l’appello per un Friuli Venezia Giulia ogm-free in un’Europa ogm-free, firmato da Aiab, Aprobio, Coordinamento per la biodiversità Friuli Venezia Giulia, Doctor for the Envirornment, Legambiente, Navdanya e Wwf .
Ecco il testo approvato, diffuso martedì 24 settembre dalle associazioni anti-ogm:
In Friuli Venezia Giulia è in atto da due anni, da parte di un gruppo di agricoltori, un tentativo forzoso di introduzione delle colture ogm. Questo senza il minimo rispetto per i diritti dei cittadini e per le produzioni agricole altrui. Ciò è inaccettabile per molteplici ragioni.
Innanzitutto gli ogm richiedono una coltura altamente intensiva anche in termini di fertilizzanti, pesticidi e diserbanti specifici, come e più dell’agricoltura industriale non-Ogm, introducendo inoltre un circolo vizioso di dipendenza commerciale dalle multinazionali che ne detengono i brevetti. Inoltre impediscono definitivamente ogni ipotesi di un’alternativa agricola e mettono a repentaglio le alternative già esistenti come le produzioni biologiche e tipiche.
Quello che oggi è invece indispensabile è partire dalla considerazione che la terra, il cibo, i semi e la biodiversità sono beni comuni prima che merci, necessari alla sopravvivenza, alla salute degli umani e dell’ecosistema, e alla riproduzione della vita. Mentre i profitti di pochi e le speculazioni del mercato non possono essere i principi cardine che determinano natura e scopi dell’agricoltura.
Infine è necessario mettere in pratica il “Principio di precauzione” introdotto dalla Dichiarazione di Rio dell’Onu, previsto dal Trattato Comunitario Europeo e dalla legislazione italiana per il quale sta a chi propone gli Ogm di dimostrare con certezza la loro non-nocività per la salute e l’ecosistema, cosa che non è mai avvenuta. Quello che sta accadendo nel territorio del Friuli Venezia Giulia lede perciò il diritto fondamentale all’autodeterminazione e alla sovranità alimentare. Lasciare che accada è un affronto intollerabile alla grande maggioranza che, in questo territorio come in Europa, rifiuta gli ogm.
Chiediamo quindi alla Regione di:
Distruggere immediatamente i campi coltivati con mais Mon 810 in Friuli ed effettuare il monitoraggio dei campi limitrofi per verificare e accertare gli eventuali casi di contaminazione;
Dare concretezza all’enunciata determinazione di giungere ad una Regione OGM-free, partendo da l’orientamento del prossimo PSR (Piano di Sviluppo Rurale) dove si deve sostenere solo le filiere Ogm-free, cosa che può costituire un volano per rilanciare anche le colture seminative e la loro economia;
Di sostenere l’attività di selezione miglioramento delle sementi locali da parte degli agricoltori;
Costituire subito il tavolo di consultazione per rendere operativa la LR 5/2011;
Al Governo ed al Parlamento di:
Di attivare con urgenza (per essere pronti entro la scadenza dei 18 mesi di divieto di semina del Mon 810 definiti dal decreto interministeriale) e di concerto con le associazioni che da sempre sono attive sul fronte anti-Ogm, un lavoro che porti all’approvazione di strumenti normativi che prevedano il bando definitivo della coltivazione di Ogm su tutto il territorio nazionale, applicando pienamente, come fatto in altri Paesi europei, il principio di precauzione e la clausola di salvaguardia;
Varare una politica di innovazione agricola orientata alla conservazione dell’ambiente, della biodiversità nonché delle diversità sociale e co(u)lturali e della qualità autentica dei prodotti ottenuti;
Farsi promotori, verso il Parlamento e la Commissione Europea, di azioni concrete che conducano definitivamente al bando degli Ogm in tutta Europa , portando anche questi temi nel dibattito delle prossime elezioni Europee;
Agli enti locali (Comuni):
Di sostenere queste istanze presso la Regione, rilanciando la campagna per i Comuni OGM free con ciò
Amplificando e dando spazio alla volontà dei propri cittadini.
Infine chiediamo a tutti i cittadini di continuare a chiedere una Regione Ogm-free e portare tale richiesta ai propri amministratori locali e regionali.
Torture, cani e occhi dolci. Salviamo il galgo.
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- Pubblicato Mercoledì, 18 Settembre 2013 22:51
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste – Se ne vedono sempre di più, a passeggio per le strade della regione. Ed è facile riconoscerli: hanno uno sguardo particolarmente mite e sottomesso, un atteggiamento docile e un’andatura elegante. Li chiamano i “cani del nulla” perché – numerosissimi – ogni anno sono sterminati in silenzio. E quelli che sopravvivono, sembrano comprendere la fortuna che hanno avuto e sembra che abbiano negli occhi la riconoscenza per le famiglie che li hanno accolti.
Così dice chi ha adottato un "galgo", un levriero spagnolo, una delle razze più antiche nel Mediterraneo, un cane ora selezionato per le battute di caccia alla lepre o al cinghiale, o per aggiudicarsi i premi in denaro dei concorsi di bellezza. Chi l’ha adottato dice di non aver mai visto uno sguardo così pieno di umana gratitudine e nobile riserbo. Di non aver mai avuto un cane così “poco ingombrante”, delicato, affettuoso e adattabile alle più diverse situazioni domestiche.
Ma perché il galgo o il podenco spagnolo dovrebbero fare più compassione degli altri cani che soffrono in tutto il mondo?
In effetti la vita del galgo è un concentrato di orrore: sono allevati in maniera intensiva, le femmine sfruttate fino allo sfinimento, e la metà dei cuccioli viene soppressa perché non corrisponde ai criteri dei cacciatori o dei cinodromi. Un altro quarto è eliminato durante la crescita perché non conforme alle previsioni degli allevatori. Quelli che restano vedono la luce del sole solo nei giorni di caccia e sono sfruttati in modo tale che, dopo due o tre anni di vita, non possono più soddisfare le attese dei loro aguzzini. È qui che comincia la parte più terribile.
Perché nelle regioni più arretrate della Spagna - Estremadura, Castiglia o La Mancha - alla fine della stagione venatoria, il “galguero” che non si è sentito abbastanza onorato dal proprio cane, dopo avergli fatto trascorrere una vita di stenti, lo deve uccidere nella maniera più crudele possibile.
È sorprendente come la fantasia morbosa di questi uomini possa elaborare i metodi con cui vengono trucidati questi cani, e solo perché ormai vecchi o troppo lenti o poco coraggiosi o perché non soddisfano più i criteri estetici. Migliaia di queste creature sono uccise ogni anno, perché non rendono più in termini di lavoro o di lucro, con mezzi che definire sadismo è troppo poco. E questo per provare la propria virilità o semplicemente per risparmiare il denaro di un’inezione letale.
Uno di questo modi è l’impiccagione. I cani che non sono abbastanza veloci sono impiccati ai rami più bassi, dove subiscono una morte lenta e dolorosa detta del “ pianista” per il tentativo convulso di appoggiare le zampe a terra. Oppure sono gettati vivi nei pozzi, legati alle auto e trascinati, abbandonati nelle campagne con le zampe spezzate, con un tubo assicurato in bocca affinché non possano nutrirsi, lapidati, annegati, bruciati con la benzina, sepolti vivi, avvelenati, torturati con bastoni in bocca affinché non abbaino e non si lamentino attirando così l’attenzione.
Infatti è proprio per questo motivo per il quale alcuni cani si salvano. Poiché in molti si sono lamentati dei guaiti di dolore, i “galgueros hanno cominciato a portare i cani non desiderati nelle “perreras”, i canili, oppure nei rifugi dei volontari che si occupano del recupero di questi animali.
In moltissimi stanno arrivando in Italia. E sono riconoscibili non solo per il muso allungato, il fisico leggero, il portamento elegante e per i manti dai colori tenui e delicati, ma anche per le cicatrici e i segni delle lotte e delle percosse che hanno dovuto sopportare.
Se è vero che gli animali hanno lo stesso diritto alla vita degli uomini, come ben sanno i vegetariani e i vegani, non sarà trempo perso dare un’occhiata ai siti che propongono l’adozione di un galgo, di un podenco o di un greyhound.
Ma attenzione! È difficile non rimanere conquistati da quello sguardo.
[Roberto Calogiuri]
Cuccioli sequestrati a Palmanova, informazioni utili per prendere in affidamento un cagnolino
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- Categoria: Ecologia ed ambiente
- Pubblicato Mercoledì, 18 Settembre 2013 15:03
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Gorizia - I 53 cuccioli sequestrati dal corpo forestale il 13 settembre scorso nei pressi di Palmanova sono stati affidati al signor Damiano Baradel, in località Terranova, gestore del Centro di recupero fauna selvatica della Provincia di Gorizia.
La selezione per l'affidamento non è ancora iniziata. Si invita pertanto chi fosse interessato all'adozione dei cuccioli a non recarsi al Centro Recupero Fauna, ma - per tutte le informazioni - di contattare esclusivamente il signor Baradel allo 0481 711574, il quale offrirà a quanti lo richiedano le giuste indicazioni da seguire (tempistica, modulistica da compilare).
Ricordiamo che i cuccioli erano a bordo di un furgone proveniente dall'Ungheria, che trasportava a Rovigo e a Milano gli animali (tutti di età superiore ai quattro mesi) destinati al commercio clandestino.
Tra le razze segnalate dagli uomini della Forestale, chihuahua, labrador, alano, cocker, carlino, bassotto, yorkshire, golden retriver, bulldog francese e terrier.
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