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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

“La coscienza di Zeno spiegata al popolo” si replica al Miela.

“La  coscienza di Zeno spiegata al popolo” si replica al Miela.

Trieste - Vista la grande l’affluenza di pubblico,  venerdì 21 febbraioal Teatro Mielava in replica straordinaria“La  coscienza di Zeno spiegata al popolo - Goulash Blues Explosion”.

La nuova coproduzione Bonawentura/Teatro Miela – Il Rossetti/Teatro Stabile FVG, magistralmente scritta da Stefano Dongetti con Alessandro Mizzi e Paolo Rossi e con la collaborazione di Riccardo Cepach, ha convinto il pubblico e con un velocissimo passaparola,dopo ben sei sold out registrati alla Sala Bartoliha riempito in un lampo le tre serate del teatro Miela, obbligando gli organizzatori ad una replica straordinaria per accontentare il numeroso pubblico.

La vita non è né bella né brutta è originale (Italo Svevo), questo è lo spirito dell’ardita operazione di rilettura di celebri episodi de “La coscienza di Zeno” in forma di happening, uno spettacolo diverso ad ogni replica.

Uno spettacolo che ha offerto al pubblico una particolare rilettura in chiave seria e buffa dell’opera di Svevo. Un entusiasmante viaggio nelle scandalose pagine di Joyce, nella poesia e nel cinico umorismo di Saba e in quell’irresistibile vademecum delle nevrosi dell’uomo moderno che è La Coscienza di Zeno di Italo Svevo.

Gli attori del Pupkin Kabarett: Stefano Dongetti, Alessandro Mizzi e Laura Bussani,  con la  regia di Paolo Rossi e la  colonna sonora live, composta e interpretata da Riccardo Morpurgo (pianoforte) e Franco Trisciuzzi (chitarra), offrono al pubblico una guida nel provocatorio itinerario tra cultura alta e cultura bassa.  Solo loro, forse, potevano cimentarsi nella spericolata impresa di mescolare il vecchio e il nuovo e di unire jazz, blues, pop e il  rock alla letteratura e al cabaret.

In collaborazione con La Corte Ospitale e il Museo Sveviano del Comune di Trieste.

Organizzazione: Il Rossetti Teatro Stabile del FVG / Bonawentura Interi € 19.00, ridotti € 16.00, last minute € 12.00. Prevendita: biglietteria Il Rossetti, www.vivaticket.it

 

Pordenone, dibattito "Quando i clandestini eravamo noi"

Pordenone - Si arricchisce di un altro appuntamento pubblico l'attività del circolo Thomas Sankara di Pordenone.
 
Dopo i dibattiti pubblici sul tema della cittadinanza e sullo scambio diseguale tra nord e sud del mondo, la prossima iniziativa riguarda la presentazione del libro "BAMBINI PROIBITI.  Storie di famiglie italiane in Svizzera tra clandestinità e separazione". L'incontro si terrà sabato 22 febbraio, alle ore 14.30, presso la Biblioteca Civica - Sala "T. Degan". Interverrà l'autrice, Marina Frigerio. Modererà il dibattito la giornalisa Paola Dalle Molle.
 
In questo libro, aperto da una dedica di Gianmaria Testa e con la prefazione appassionata di don Luigi Ciotti, Marina Frigerio ripercorre la storia degli stagionali italiani e delle loro famiglie nella Svizzera tra gli anni Cinquanta e Novanta del ventesimo secolo, quando lo statuto dello stagionale impediva ai genitori di tenere con sé i propri figli e induceva molta gente a nascondere letteralmente i bambini nell'armadio o farli crescere in collegio.
 
"Bambini proibiti" è un mosaico di storie di vita raccontate da ex bambini clandestini, dai loro genitori e da persone solidali che si sono battute per il diritto alla scuola e al ricongiungimento familiare per i diritti degli immigrati. 
 
Le storie di Mariella, Claudio, Pietro e tanti altri si incrociano con i ricordi della grande Giovanna Marini, che sugli stagionali scrisse una bellissima ballata, con l'azione di attivisti politici, funzionari sindacali, assistenti pastorali, con il lavoro di Alvaro Bizzarri, regista dell'emigrazione italiana in Svizzera. Nasce così un affresco di un'epoca di dolore, lotta e solidarietà che speriamo ispirerà sentimenti di accoglienza e rispetto verso chi arriva oggi in Italia in cerca di salvezza e fortuna. 
 
Negli anni Sessanta e Settanta erano moltissime le famiglie costrette a vivere separate o in clandestinità. Si calcola che nelle case svizzere abbiano vissuto tra i 10 e i 15 mila bambini clandestini. 
 

“Rete Giovani Salute Mentale” fa capo a Trieste

“Rete Giovani Salute Mentale” fa capo a Trieste

Trieste - Hanno sguardi luminosi, sono generosi curiosi, desiderosi di cogliere il senso etico, politico e umano di quella che sarà, o è già, la loro professione. Ma quando arrivano nei luoghi della psichiatria vivono lo sgomento dell'assenza. Per sopravvivere devono allontanarsi dall'insensatezza che si presenta quotidianamente davanti ai loro occhi. Sono loro i giovani operatori della salute mentale che hanno ritenuto indispensabile impegnarsi per continuare a credere nella possibilità di un reale cambiamento.

E sono sempre loro,tutti rigorosamente under 40 anni e provenienti da diverse parti d'Italia, che hanno deciso di far nascere la “Rete giovani salute mentale” non a caso a Trieste. L'esperienza delle politiche di salute mentale in questa regione e le pratiche quotidiane messe in atto a Trieste, infatti, continuano a renderla un punto di riferimento nazionale e internazionale in questo campo.

Si incontreranno a San Giovanni, nella sede della Direzione del Distretto di Salute Mentale di Trieste, venerdì 21 febbraio dalle ore 15.30 alle ore 18.30 e sabato 22 febbraio dalle ore 9.30 alle ore 12.30. Hanno accolto l’invito a partecipare anche giovani con l’esperienza del disturbo mentale e che stanno attraversando un percorso di recovery. Nell'ambito di questa due giorni, inoltre, venerdì 21 febbraio alle 19 da Knulp, è stata organizzata la presentazione del libro “La fabbrica della cura mentale. Diario di uno psichiatra riluttante” (Edizioni elèuthera, 2013) di Piero Cipriano, giovane psichiatra. 

Peppe Dell'Acqua, che di questa rete è il promotore, insieme ai giovani studenti triestini,l'aveva anticipato nel suo discorso pronunciato in occasione della recente assegnazione del Premio Nonino: “La responsabilità che dobbiamo sentire a Trieste è quella di restituire ai giovani che intraprendono questi mestieri quanto noi fortunatamente abbiamo appreso. La bella cosa che sta nascendo non è altro che un sentirsi vicini gli uni agli altri per scambiare le incertezze, le frustrazioni e i successi entusiasmanti e inaspettati del lavoro quotidiano” – afferma lo psichiatra direttore Collana 180 – Archivio critico della salute mentale.

Benché i più importanti documenti prodotti nel nostro Paese, dall’OMS, dal Parlamento Europeo parlino di salute mentale e della centralità della persona; benché si affermi il diritto inalienabile all’uguaglianza e alla libertà di tutti i cittadini, anche se folli; benché le parole cittadino, persona, individuo, ricorrano ossessivamente nella Dichiarazione di Helsinki dell’OMS del 2005 e nel Libro Verde del Parlamento Europeo, i programmi di insegnamento, i contenuti culturali e scientifici, le forme pratiche di tirocinio continuano a ripiegare senza entusiasmi sulle psichiatrie di sempre e con uno stanco sguardo all’indietro corrono verso un passato che tutti abbiamo negli occhi.

Questi giovani operatori invece, vorrebbero trovare la possibilità di ampliare conoscenze sui diritti, sull’ordine legislativo, normativo e delle politiche di salute mentale, sull’approfondimento del sapere disciplinare collegandolo il più possibile a quanto deve accadere in termini trasformativi nel campo dei servizi, ma anche attraversare ambiti scientifici che per un momento si allontanino dall’abusato ricorso al paradigma clinico-medico ed infine costruire incontri interdisciplinari che li aiutino ad affrontare la questione dell’etica e dei fondamenti scientifici della materia che dovrebbero criticamente conoscere. In poche parole ri/trovare parole intorno alle quali costruire immagini di cambiamento.

Un incontro, quello di questo weekend, che potrebbe preparare il terreno per una grande assemblea nazionale da organizzare a primavera. “Da tempo immaginavo questo incontro, un sogno - continua Dell'Acqua - ma si sa che quando si sogna insieme le cose diventano più grandi”.

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