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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

“Il viaggio verticale” di Enrico Camanni

“Il viaggio verticale” di Enrico Camanni

Trieste  - «Per arrampicare bastano poche cose: un soffitto di cielo, una verticale che lo corteggi, qualche ruga su cui stringere le dita e la vertigine del vuoto intorno. Non serve altro. La scalata è un sogno primitivo  sotto il grande blu. Il modo più umano per andare su.»

Appena uscito con Ediciclo Nuovadimensione editore “Il viaggio verticale. Breviario di uno scalatore”  di Camanni narra dell’esperienza della scalata in una dimensione non solo come esperienza puramente fisica, ma come esperienza del  "sentire".

Ma che cos’è la scalata, se non un viaggio verticale? L’uomo o la donna che si sollevano da terra e intraprendono una scalata sono esploratori di uno spazio che non appartiene loro.

Scalare e viaggiare nascondono lo stesso segreto, rispondono alla stessa parola d’ordine: leggerezza.

Proprio la leggerezza è la cifra di questo libro. Enrico Camanni, con parole che assomigliano ai gesti leggeri e sicuri di chi sale in parete, spiega come l’esperienza di un “viaggiatore verticale” abbia molteplici dimensioni: quella fisica, legata al peso del corpo, all’inesorabile legge di gravità, e alle buone pratiche per affrontarla con successo; quella sensoriale, che allena oltre ai muscoli anche lo sguardo, il tatto, l’udito, e analizza tutte le relazioni con la materia circostante, sia essa la roccia
o l’aria; e soprattutto, quella spirituale che indaga e interroga i movimenti dell’anima che preparano e accompagnano
l’esperienza della scalata.

“Il viaggio verticale. Breviario di uno scalatore”  di Enrico Camanni
pag. 144 euro 14.50 isbn 978-88-6549-107-2

Enrico Camanni, alpinista e giornalista torinese, ha fondato il mensile “Alp” e la rivista internazionale “L’Alpe”. Oggi dirige il trimestrale “Turin” e collabora con “La Stampa”. Ha scritto Di roccia e di ghiaccio. La storia dell’alpinismo in 12 gradi (Laterza, 2013) e aggiornato La storia dell’alpinismo di Gian Piero Motti (Priuli & Verlucca, 2013). Ha trattato le Alpi contemporanee ne La nuova vita delle Alpi (Bollati Boringhieri, 2002), Il Cervino è nudo (Liaison, 2008) e Ghiaccio vivo. Storia e antropologia dei ghiacciai alpini (Priuli & Verlucca, 2010). Ha scritto sei romanzi ambientati in diversi periodi storici e ha curato i progetti del Museo delle Alpi al Forte di Bard, del Museo interattivo al Forte di Vinadio e del Museo della Montagna di Torino. È vicepresidente dell’associazione “Dislivelli”.

www.ediciclo.it www.nuova-dimensione.it

 

Si presenta a Maniago la "Guida alle Valli del Friuli Occidentale" curata da Lorenzo Cardin

Si presenta a Maniago la

Pordenone - Il fortunato libro "Guida alle Valli del Friuli Occidentale", curato dall'esperto escursionista Lorenzo Cardin, giornalista pubblicista, e pubblicato nel 2013 per i tipi Biblioteca dell’Immagine, sarà presentato sabato 15 febbraio, alle ore 17.00, al Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie di Maniago, in via Maestri del Lavoro 1 nel complesso di borgo Coricama (info 0427 709063, ingresso libero).

L’autore, che ha camminato per strade, sentieri, viottoli, dentro i borghi e per le montagne, prende per mano il lettore e lo conduce alla scoperta o riscoperta di una parte d’Italia tra le più belle in assoluto.

Poco conosciuta e forse anche un po’ maltrattata, questa parte del Paese contiene storie di uomini e di donne straordinarie. Scoprirla, anche sotto l’aspetto naturalistico e ambientale, non solo è giusto ma è anche doveroso.

L’iniziativa è stata promossa dal Comune di Maniago (assessorato Turismo e Comunicazione), in collaborazione con il Museo Coricama e l’Ecomuseo Lis Aganis.

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Nelle librerie una raccolta di articoli di Mario Vatta, fondatore della Comunità di San Martino al Campo di Trieste

Nelle librerie una raccolta di articoli di Mario Vatta, fondatore della Comunità di San Martino al C

Trieste - "Quando accordiamo la nostra fiducia, abbiamo imparato a mettere la nostra vita nelle mani degli altri" (Dietrich Bonhoeffer).

C’è una parola che ricorre in modo “prepotente” nelle pagine di questo libro: fiducia. Tanto che anche il titolo la ripropone, affiancata alla metafora del mosaico. Anche il termine speranza è ripreso con una ripetitività quasi ostinata. Pur se in modo meno appariscente, più nascosto tra le righe. Parole quasi indicibili. Scomparse dai vocabolari quotidiani.

Ed in effetti, non sembrano molti i motivi di fiducia e di speranza che percorrono questo testo. Almeno ad una sua lettura rapida e superficiale. O limitata ai titoli dei capitoli. Si parla di povertà, di emarginazione, di «sotterranei di storie dimenticate», di vite in salita. Dovrebbero essere altri i sentimenti prevalenti. Non certamente la fiducia e la speranza: ma lo sconforto, a volte la rabbia, quasi sempre la frustrazione o, peggio, l’indifferenza.

Come va declinata, allora, la fiducia e la speranza che don Mario Vatta elargisce a piene mani in questi articoli (sono quarantotto) apparsi sul giornale della Comunità di San Martino al Campo, “Il Punto”, dal dicembre del 2000 ad oggi?

È un gesto di coraggio. Limpido e determinato. Dettato, innanzitutto, da una consapevolezza e da una sollecitazione più intense di un desiderio. L’esigenza incontenibile di dover parlare. Di dover salire “sui tetti”… e parlare. A volte gridare.

Raccontare le storie, quelle con la “s” minuscola, viste attraverso le esperienze e le vite di chi sta in ultima fila, di chi è fuori, di chi non è mai riuscito ad entrare. Gli articoli di questo libro sono scritti per la Comunità di San Martino al Campo. Destinati ai volontari, agli operatori, agli amici della Comunità. E, proprio per questo, per tutti coloro che in qualche modo sono disposti ad ascoltare.

Il coraggio che sostiene queste pagine è lo stesso richiesto ad uno sguardo che non si sposta davanti a ciò che appare inguardabile. Che non si rifiuta di vedere. Lo stesso sguardo che da più di quarant’anni don Mario Vatta rivolge ai deboli, a chi non ha voce, ai giovani, ai dimenticati. "La nostra gente", ama ripetere.

Gli articoli percorrono tredici anni di questo cammino. Anni nei quali l’immobilismo e "la fatica dei nostri tempi" appare in tutta la sua evidenza. Eppure lo sguardo di don Vatta ha continuato a vedere, non limitandosi a guardare. In una tensione fatta di quotidianità. Di costanza. Ed è proprio in questa volontà trasformata in coraggio che vanno cercate le radici della speranza e della fiducia.

Nell’annuncio di speranza per il quale i poveri sono “beati” per il solo motivo che non lo saranno più. Una speranza che non può, quindi, essere assente se volgiamo lo sguardo agli occhi dell’altro. “Amare gli uomini senza vergogna”, suggeriva Etty Hillesum. Anche lei, davanti a scenari ben più devastanti dei nostri, rifletteva nelle sue lettere sulla fiducia: in se stessa, negli uomini, in Dio.

È questo il messaggio che don Mario Vatta trasmette ai suoi lettori con questa raccolta di scritti? In tutta franchezza, chi scrive queste poche righe di introduzione non lo sa. Percorrere questi scritti ci conduce, però, in un percorso che non ci lascia indifferenti. Ci interpella. Nel Natale del 1942, Dietrich Bonhoeffer scriveva: “La fiducia resterà per noi uno dei doni più grandi, più rari e più gioiosi della convivenza umana”. Lasciamoci interpellare.

Edizioni Lint – Trieste, dicembre 2013 - euro 12,00

Giorgio Pilastro

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