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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

E' morto Ultimo Beniamino Zanin, uno dei fondatori dell'Acli

E' morto Ultimo Beniamino Zanin, uno dei fondatori dell'Acli

PORDENONE - Un grave lutto ha colpito il Pordenonese e il Veneto Orientale. E’ morto all’età di 88 anni Ultimo Beniamino Zanin, padre tra gli altri di Giorgio Zanin, candidato alla presidenza della provincia di Pordenone e consigliere provinciale.

Era stato consigliere regionale a Trieste e comunale a San Vito, attivista cattolico e sindacalista. Nato il 7 giugno 1923 a Bagnara di Gruaro da famiglia contadina, ultimo di 5 figli e ben presto orfano di madre, Ultimo Beniamino Zanin dopo la prigionia in Serbia e Bosnia, nella seconda guerra mondiale, ottiene il diploma di ragioniere a Portogruaro, lavorando quindi al Cotonifico Val Lemene, scoprendo qui passione sindacale e politica.

In quegli anni è tra i fondatori delle Acli, della Cisl del Veneto Orientale; è impegnato nella Democrazia Cristiana, ma la sua passione principale resta l’Azione Cattolica nella quale presto riveste l’incarico di delegato diocesano Aspiranti Capi. Sposato nel 1952 con Maria Dolores Furlanis, diviene padre di 5 figli (Pierantonio nato nel 1953, Stefano nel 1956, Paolo nel 1959, Giorgio nel 1964 e Pierluigi 1968).

Lascia nel dolore anche due nipoti Augusta e Claudia. Dal 1964 al 1972 è consigliere regionale nella prima e seconda legislatura della regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Da tale posizione contribuisce alla nascita della zona industriale di Ponte Rosso. Verso la metà degli anni ’70 viene designato membro del Comitato provinciale di controllo sugli atti degli enti locali di Pordenone. Il presidente Pertini lo onora nel 1981 del titolo di commendatore. Grande il suo impegno per l'ospedale di San Vito.

Colpito da malattia degenerativa, negli ultimi anni ha condotto una vita appartata, assistito amorevolmente dai familiari e dalle assistenti domestiche Ioana e Neta.  Il funerale avrà luogo venerdì 4 maggio alle ore 15.30 presso il duomo di San Vito. La famiglia non chiede fiori. Fedeli all’esempio di Beniamino, le offerte raccolte saranno impiegate a sostegno di una scuola professionale a Torit nel neonato stato del Sudan del Sud.








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Interporto Pordenone, Serracchiani "prendere il treno e decidere"

Interporto Pordenone, Serracchiani

PORDENONE - Quale futuro per l’autotrasporto merci italiano? E’ la domanda posta dal convegno di sabato 5 maggio, promosso da Interporto-Centro Ingrosso di Pordenone spa, Confindustria regionale e Anita, all’interno del settore “E” del Centro logistico pordenonese. In apertura, hanno portato il saluto il sindaco di Pordenone, Claudio Pedrotti, l’assessore provinciale al Bilancio, Giuseppe Pedicini, il presidente provinciale di Unindustria, Michelangelo Agrusti e il presidente dell’Interporto pordenonese, Giuseppe Bortolussi, che ha evidenziato le iniziative che la società sta portando avanti da tempo per migliorare la difficile situazione economica generale. “Gli interventi in cantiere nella nostra area, in forte sviluppo, – ha sottolineato - sono almeno tre: la costruzione dei magazzini raccordati, la realizzazione di un nuovo parcheggio per mezzi pesanti con relativi servizi (albergo, palestra, bar, ecc) per autotrasportatori e la costruzione del terzo binario di collegamento con la stazione ferroviaria. Per questa importante iniziativa, abbiamo già stanziato circa 25 milioni di euro”.

Il presidente regionale del comparto autotrasporto di Confindustria, Ezio Castelletti, ha chiarito che le nostre aziende stanno vivendo un periodo di forte crisi e molte sono costrette a delocalizzare. “La posizione di confine – dice - in cui si trovano ad operare, infatti, espone loro alla concorrenza a volte non superabile dei vettori sloveni, che hanno costi minori rispetto a noi, vedi il gasolio, che costa anche 40 centesimi di meno al litro. Noi non pretendiamo favori, ma almeno vorremmo competere alla pari”. Eleuterio Arcese, presidente di Anita (Associazione nazionale imprese trasporti automobilistici) ha chiarito che le differenze di salario, fiscali di esercizio sono tali da porre trasportatori dei paesi neo comunitari in condizioni di gran lunga più favorevoli rispetto ai nostri. “La riduzione del costo del lavoro – ha aggiunto – è, pertanto, per noi un obiettivo prioritario, anche per salvaguardare l’occupazione. Purtroppo, la liberalizzazione dei trasporti intracomunitari ha creato situazioni di vero e proprio dumping tra operatori”. E’ seguito l’intervento di Giacomo Borruso, presidente dell’Istituto per lo studio dei trasporti nell’integrazione economica europea, che ha svolto una relazione approfondita sugli scenari futuri, illustrando una serie di dati. Nella successiva tavola rotonda, moderata da Paolo Sartor, esperto di logistica e trasporti, Massimo Masotti, presidente Sezione trasporto internazionale Anita, Antonio Allegrini, dirigente del Ministero lavoro e politiche sociali, Maurizio Vitelli, direttore generale della Motorizzazione e Luciano D’Agata, comandante della Polizia stradale Fvg, nel dibattito hanno preso in esame l’importanza dei controlli effettuati dalle Forze dell’ordine.

Le conclusioni sono state affidate a Debora Serracchiani, deputata europea, membro della Commissione Trasporti dell’Ue, che ha evidenziato l’importanza di avere una politica chiara dei trasporti e della logistica. “Le scelte vanno fatte – ha rilevato - e, purtroppo, noi siamo  molto lenti nelle decisioni. Per fare un esempio di come funzionano le cose in un Paese confinante, la Slovenia, lì, in 2 anni il porto di Capodistria sarà raddoppiato. Magari fosse così anche da noi”. “E’ indubbio che l’Italia debba prendere il treno – ha aggiunto – ma le ferrovie italiane stanno sopprimendo quasi tutti i treni merci e quelli per i piccoli centri, perché rendono poco. Anche qui, avere le idee più chiare non guasterebbe”. E, infine, un accenno alle tasse. “Sulle imprese italiane – sottolinea Serracchiani – grava un’imposizione del 68,5% tra tassazione diretta e indiretta. E’ chiaro che, così, non potremo mai essere competitivi”. In  sintesi, secondo la deputata europea, tendiamo a dare la colpa sempre all’Europa, ma sarebbe meglio se guardassimo in casa nostra.

 








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Frisanco: incidente, grave alpinista colpito da masso

Frisanco: incidente, grave alpinista colpito da masso

FRISANCO - Un alpinista di Paluzza (Udine), Gaetano Olivieri, di 49 anni, e' rimasto gravemente ferito mentre arrampicava nella palestra di roccia di Frisanco.

L'uomo e' stato colpito al torace da un masso che si e' staccato dal costone roccioso. Per recuperare il ferito e' stato necessario l'intervento degli uomini del soccorso alpino di Maniago che hanno povveduto a caricarlo con il verricello sull'elicottero del 118. Subito dopo l'uomo e' stato trasferito d'urgenza all'ospedale di Udine.








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