Pordenone, trovato morto il gioielliere Stefano Marini
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- Pubblicato Lunedì, 23 Aprile 2012 23:40
- Scritto da Maurizio Pertegato
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PORDENONE - Stefano Marini, 43 anni, appartenente alla nota famiglia di gioiellieri pordenonesi è stato trovato morto, nel pomeriggio di ieri, 23 aprile, nella sua casa di Pordenone in corso Garibaldi.
Il padre Vittorio è stato ricoverato all'ospedale di Pordenone, colto da un malore quando ha rinvenuto Stefano su segnalazione di una governante. A lei, erano sorti dei sospetti dopo la presenza prolungata dell'auto nell'area dell'abitazione.
Secondo le prime indiscrezioni, il decesso risalirebbe alla prima mattinata e sarebbe dovuto a esalazioni di monossido di carbonio prodotte tramite un generatore inserito da Marini.
La notizia ha destato un grande cordoglio a Pordenone, dove la famiglia è molto nota.
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Omicidio Sanaa, Cassazione conferma 30 anni per il padre
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- Pubblicato Lunedì, 23 Aprile 2012 23:33
- Scritto da Maurizio Pertegato
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PORDENONE - Trent’anni di reclusione a El Ketaoui Dafani, l’ex cuoco di 46 anni accusato di avere ucciso il 15 settembre 2009 a Montereale Valcellina la figlia 19enne Sanaa.
Secondo la Suprema Corte Dafani è colpevole e ha premeditato l’omicidio e, pertanto, è stata confermata la sentenza pronunciata dai giudici di secondo grado.
Il 15 settembre del 2009 Dafani avrebbe, così, punito la figlia perche' voleva vivere all'occidentale e si era fidanzata con un giovane italiano. Il giovane, Massimo De Biasio, fu a sua volta ferito alle braccia dal coltello brandito dall'uomo, in un estremo tentativo di difendere la sua ragazza.
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Giordano, Cro "la sfida è finanziare la ricerca"
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- Pubblicato Lunedì, 23 Aprile 2012 16:31
- Scritto da Maurizio Pertegato
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«Oggi finanziare la ricerca vuol dire competere adeguatamente con la tumultuosa sfida tecnologica in atto per ottenere rapidamente risultati per chi soffre».
Due punti chiave che secondo il professor Antonio Giordano, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione CRO Aviano Onlus, a Pordenone per un incontro con i vertici della Fondazione e dell’Istituto, si possono conseguire, anche, col contributo di «realtà di successo imprenditoriale che – ha detto in conferenza stampa – debbono scendere in campo dimostrando di essere sensibili e illuminate. Ciascuno – ha aggiunto il presidente e fondatore dello Sbarro Health Research Organization di Philadelphia – può e deve uscire dal proprio giardino per aiutare la ricerca a giungere rapida ed efficace al paziente».
Giordano, tra l’altro revisore dei progetti di ricerca per American Cancer Society, NIH’s National Cancer Institute, ministero dell’Istruzione, del l’Università e della Ricerca e revisore esterno per la valutazione dei programmi di ricerca dell’U.S. Food and Drug Administration, ha spiegato che «nell’ambito degli IRCCS italiani il CRO vanta almeno un paio di primati: è tra i più giovani e in poco più di vent’anni è divenuto un punto di riferimento internazionale sia per i pazienti oncologici sia per la ricerca. «Come tutte le grandi organizzazioni scientifiche – ha puntualizzato – deve confrontarsi con lo sviluppo tecnologico e le evoluzioni di patologie che, in taluni casi, fanno registrare incrementi causati da nuovi fattori di rischio. In tal senso è necessario sviluppare, incessantemente, know-how tecnologico».
Su questo tema si è innestato, dopo il primo, riconoscente ed orgoglioso saluto introduttivo, l’intervenuto di Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria Pordenone e del Consiglio di Indirizzo e verifica sulle attività del CRO che ha specificato che la Fondazione di cui Giordano è capo del Comitato Scientifico, «promuoverà e sosterrà i progetti di trasferimento tecnologico derivati da ricerche svolte presso l’Istituto in ambito biomedico, delle tecnologie diagnostiche e terapeutiche e dell’information technology finalizzate al miglioramento dell’erogazione delle cure in oncologia e della qualità di vita dei pazienti».
Il ricorso al privato, in un periodo di straordinaria contrazione economica, è fondamentale: «Paesi come l’Italia, che ha sempre investito poco – ha aggiunto il professor Giordano – oggi destinano quote sempre più modeste alla ricerca. Persino storici capisaldi come gli Stati Uniti, però, hanno dovuto rivedere i propri programmi al ribasso». Il fund raising evocato dal luminare napoletano, in sostanza, dovrà consentire al CRO e ai suoi ricercatori di potersi dedicare con risorse sempre più ingenti allo sviluppo di tecnologie destinate a interagire rapidamente con i pazienti. «Gli ambiti primari sono quelli dia gnostici, di prevenzione e di produzione di farmaci per la cura della malattia».
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