A proposito di Naseri Mohammad Gul: una replica all'onorevole Fedriga
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- Pubblicato Venerdì, 14 Marzo 2014 19:12
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
Trieste - Relativamente a Naseri Mohammad Gul, il cittadino afgano protagonista del recente fatto di sangue (di cui abbiamo dato notizia qui), riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota della segreteria triestina del Partito della Rifondazione Comunista.
Quando si hanno 21 anni e nessuna speranza per il futuro la disperazione può avere il sopravvento e trasformare anche la persona più mite. Quello di mercoledì a Trieste quando un giovane afghano si è suicidato non è un caso di follia, ma di profonda disperazione. Una disperazione che nasce anche dal percepire vicino a se non solidarietà e comprensione ma diffidenza e astio.
Le parole dette dal deputato Fedriga (Lega Nord) sono la misura di questa malattia che colpisce la nostra società, una società in cui l’altro è visto e trattato come un pericolo, in cui spesso non è necessario essere stranieri per essere respinti, dove solidarietà è una parola sconosciuta e si preferisce espellere chi si identifica come estraneo o perturbante, piuttosto che cercare di prevenire e curare eventuali situazioni di disagio
Invece della compassione per una giovane vita, stroncata dall’angoscia di un futuro che sembrava offrire solo degrado e isolamento, da straniero in terra che vuole rimanere straniera, in cui è impossibile trovare amici e compagni con cui ridere, scherzare, vivere insomma, le proposte sono quelle di essere più duri ancora con chi cerca di entrare. In modo che vengano uccisi o si suicidino, ma lontano da noi, senza sporcare le nostre anime facendoci così vedere l’altra faccia delle guerre che noi ricchi occidentali abbiamo portato a casa loro, distruggendo le loro città e i loro villaggi, obbligandoli a scappare dai territori dove vivevano.
No, deputato Fedriga, non è con l’esclusione di chi fugge dalla guerra, dalla repressione, da condizioni di vita infami che si possono risolvere i problemi. Solo la giustizia sociale, restituendo dignità e possibilità di vita a tutti potrà aiutare sia noi che loro a fare della vita un percorso degno di essere compiuto fino in fondo e non un peso di cui liberarsi a 21 anni.
Peter Behrens, segretario della Federazione PRC di Trieste,
Dramma della follia a Trieste: giovane migrante sottrae la pistola a un poliziotto e si spara
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- Pubblicato Mercoledì, 12 Marzo 2014 22:44
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
Trieste - Un cittadino afghano di 21 anni, Naseri Mohammad Gul, in cura per problemi mentali presso il reparto Psichiatria dell'ospedale di Cattinara, giunto presso la Questura il 12 marzo per chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno, improvvisamente è saltato addosso al poliziotto in servizio di piantone all'entrata e si è impossessato della sua pistola.
Poi ha impugnato l'arma - una Beretta Sb 92 calibro 9 parabellum in dotazione alla Polizia - ed ha tentato di sparare per due volte, invano. Quindi si è dato alla fuga. Inseguito, ha nuovamente tentato di sparare ad un secondo poliziotto, impaurendo anche alcune persone che avevano seguito la scena.
Poi è riuscito a scarrellare l'arma e da questa sono partiti tre colpi: uno è andato a vuoto, l'altro si è conficcato nei muri della chiesetta della Beata Vergine del Rosario accanto alla Questura e con il terzo il giovane si è sparato alla tempia.
Sul posto è immediatamente giunta l'ambulanza del 118 che ha trasportato l'uomo agonizzante all'ospedale di Cattinara, dove è morto in tarda serata.
"Un dramma della disperazione" lo ha definito il questore, Giuseppe Padulano, che "poteva avere ripercussioni ben peggiori perché in quel momento nell'atrio e nei pressi della Questura c'erano molte persone".
Padulano ha lodato gli agenti: "Si sono subito resi conto, con sangue freddo, che non potevano intervenire con le armi da fuoco proprio a causa della folla".
Il ragazzo conosceva l'uso delle armi: alla fine della sua corsa ha tolto la sicura ed ha scarrellato mettendo il colpo in canna. Un'operazione che, in un momento di grande concitazione, non è così automatica.
"Era lì che sparava, mi sono terrorizzata, sono rientrata in agenzia, l'ho chiusa a chiave e mi sono chiusa in bagno" ha raccontato una testimone che ha un locale di fronte alla Questura.
Per il tragico episodio c'è un corollario inquietante: un video completo di quanto avvenuto sarebbe stato girato con un telefono cellulare da un testimone che l'avrebbe caricato su Facebook. Immediatamente si sono aggiunti numerosi "mi piace", nonostante la disperazione della vicenda. Qualcuno ha avuto il buon senso di rimuoverlo.
Molti e di varie tendenze i commenti giunti nelle redazioni e postati sui Social Network. Il deputato triestino Massimiliano Fedriga (Lega Nord) invoca lo "stop all’immigrazione incontrollata... oggi a Trieste si è rischiato il Kabobo 2, non è più accettabile mettere così a rischio la sicurezza dei nostri cittadini".
Di tutt'altro tono l'intervento di Monika Bulaj, fotogiornalista ed autrice della mostra fotografica svoltasi lo scorso anno a Trieste "Nur. La luce nascosta dell'Afghanistan", che ricorda come i ragazzi afghani "hanno camminato per quattromila chilometri e non sanno dove andare ... Hanno perso il padre, la patria e la lingua madre..."
Sgominata una banda di rapinatori specializzati nell'assalto ai bancomat del Nord Est
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- Pubblicato Mercoledì, 12 Marzo 2014 14:38
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
Trieste - Partivano dalla Bassa padovana per assaltare bancomat e casse continue con gas ed esplosivo in tutto il Triveneto. Si è conclusa lunedì 10 marzo un'importante attività investigativa condotta dai carabinieri della compagnia di Piove di Sacco - in collaborazione con i carabinieri del Nucleo investigativo e gli agenti della squadra Mobile di Trieste, della Questura di Belluno e dei carabinieri di Belluno e Feltre - che ha consentito di smantellare una banda di 5 pregiudicati, tutti italiani.
La cattura è avvenuta a Feltre, nel Bellunese, in flagranza di reato, nel corso della notte tra domenica e lunedì. La banda ha imperversato in Friuli Venezia Giulia, in particolare nelle province di Udine e Pordenone, in Veneto e in Emilia Romagna.
Gli arrestati, uno di origine friulana, uno della provincia di Ferrara, e altri tre veneti di San Michele al Tagliamento, nel Veneziano, e di Piove di Sacco, sono stati rinchiusi nelle carceri di Belluno, Padova a Trieste, a disposizione delle procure della Repubblica di Trieste e Belluno.
L'indagine è stata coordinata dai pm di Trieste Federico Frezza e di Belluno Antonio Bianco.
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