Lutto nel mondo imprenditoriale triestino, è morto a 91 anni il commendator Primo Rovis
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- Pubblicato Mercoledì, 09 Aprile 2014 13:59
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
Trieste - Il commendator Primo Rovis, imprenditore e filantropo triestino, è morto martedì 8 aprile, all’età di 91 anni. L'anziano industriale era ricoverato da tempo in ospedale.
Primo Rovis era nato a Gimino d’Istria il 1° novembre 1922. Sposato, due figlie, Cristina e Gilda. Si era trasferito a Trieste nel 1947. Negli anni Cinquanta aveva iniziato la sua attività di torrefazione.
La sua attività imprenditoriale principale fu quella del caffè, e come molti industriali del capoluogo giuliano fondò un sua società, la “Cremcaffè”, molto nota in città, che poi cedette alla Segafredo di Zanetti.
Altre due furono le sue passioni: la mineralogia - per cui ottenne anche un riconoscimento accademico in Russia - e l’impegno umanitario, con l’indizione di un premio a suo nome per meriti di divulgazione scientifica.
Forte anche l’impegno politico, a favore di una forma di autonomia della Provincia di Trieste, sulla falsariga delle spinte autonomiste della "lista del Melone" nata dopo il Trattato di Osimo. Nel 2012, a 90 anni, il Comune gli conferì la civica benemerenza della Città (nella foto).
Oltre all’attività da imprenditore e alle tante azioni benefiche che l’hanno visto protagonista, Primo Rovis ricopriva la carica di console generale dell’Honduras.
La presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha espresso il profondo cordoglio della Regione per la scomparsa di Rovis.
''Ho conosciuto Primo Rovis e ne ho apprezzato il forte, costante impegno civico, l'umanità vivace, il suo profondo amore per la città di Trieste'', ha ricordato la presidente, per la quale la vita di Rovis rappresenta un esempio e un richiamo in campo imprenditoriale e sociale".
"Lascia una grande eredità ai triestini, fatta prima di tutto di passione e generosità oltre che di opere benefiche, ha sottolineato la presidente, e rimarrà come un grande stimolo positivo per tutti la sua fiducia nell'impegno che il singolo può esprimere a favore della propria comunità e delle proprie radici".
L'imprenditore balneare di Trieste Marcello Di Finizio sarà processato in Vaticano
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- Pubblicato Martedì, 01 Aprile 2014 16:30
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
Roma - L'imprenditore balneare di Trieste Marcello Di Finizio è stato rinchiuso per qualche ora nelle carceri vaticane, dopo essersi deciso a risalire dal cornicione e concludere la sua protesta, durata quasi tre giorni.
Di Finizio è stato trattenuto dalla Gendarmeria vaticana in stato di fermo ed è stato rinchiuso nella camera di sicurezza. Ora il promotore di giustizia del Tribunale vaticano, Gian Piero Milano ne ha convalidato l'arresto, disponendone poi la remissione in libertà. Lo ha riferito padre Federico Lombardi.
Marcello Di Finizio, titolare dello stabilimento balneare "La Voce della Luna" sulla riviera di Barcola a Trieste, sabato pomeriggio aveva "scalato" per la quarta volta la cupola di San Pietro per lanciare un appello a papa Francesco e al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il magistrato ha intimato a Di Finizio di non avvicinarsi alla basilica di San Pietro (era la quarta volta che l'imprenditore vi saliva per inscenare la sua protesta) e di tenersi a disposizione per il processo che sarà fissato presso il Tribunale vaticano.
Di Finizio, in base alle disposizioni del Trattato lateranense, è stato quindi consegnato dalla Gendarmeria agli agenti dell'Ispettorato di Polizia presso il Vaticano.
Dopo il fermo, Di Finizio ha potuto comunicare con i suoi familiari e gli è stata data la possibilità di contattare un avvocato, che dovrà assisterlo nel procedimento giudiziario presso il Tribunale vaticano.
Ecco il messaggio che campeggiava sullo striscione che ha steso sotto di lui: "Presidente Napolitano per l'amore di Dio fermatevi, ci state ammazzando tutti. Papa Francesco aiutaci tu".
"Mi hanno mentito per tre volte - aveva affermato Di Finizio - ma non darò loro la soddisfazione di suicidarmi, io combatterò sempre per difendere la mia casa e il mio lavoro fino all'ultimo respiro. Se vogliono ammazzarmi (ammazzare la gente) lo devono fare davanti a tutti, affinché sia chiaro che questi non sono suicidi, ma omicidi di stato. Mi hanno portato via tutto, ma non mi porteranno via anche la dignità".
Sui social network Di Finizio ha ricevuto la solidarietà di altri imprenditori balneari: "sappi che c'è il mondo balneare con te, lassù - scrive una collega. - Grazie per difendere la categoria, ma ricordati di essere prudente".
Teneva la figlia in schiavitù obbligandola a chiedere l'elemosina: arrestato a Trieste
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- Pubblicato Sabato, 22 Marzo 2014 23:20
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
Trieste - La Squadra Mobile del capoluogo il 22 marzo ha eseguito un'ordinanza di custodia arrestando un cittadino bulgaro, I.K.O., di 43 anni, senza fissa dimora, per i reati di riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù e di maltrattamenti in famiglia.
L'uomo teneva in schiavitù la figlia maggiorenne, la picchiava e la obbligava a compiere furti e a chiedere l'elemosina in città.
La ragazza ha denunciato la situazione, è stata collocata in una struttura protetta e la competente autorità giudiziaria ha emesso un idoneo provvedimento nei confronti dell'uomo che si era reso irreperibile fuggendo all'estero.
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