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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza: l'indagato si dichiara estraneo ai fatti

Omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza: l'indagato si dichiara estraneo ai fatti

Pordenone - È un amico e commilitone di Trifone Ragone, Giosuè Ruotolo, 26 anni, campano, l’indagato per il duplice omicidio di Pordenone.

Era già stato sentito dagli investigatori negli scorsi mesi. Secondo le ipotesi investigative, avrebbe agito da solo, mentre non è ancora stato precisato il movente del delitto.

Si tratta di un ex coinquilino di Ragone. Vivevano insieme ad altri colleghi in un appartamento di Pordenone, prima che la vittima si trasferisse a convivere nel condominio di Via Chioggia, assieme a Teresa Costanza, pochi mesi dopo averla conosciuta.

Il militare non avrebbe un alibi per la sera e l’ora del delitto. La presenza dell'indagato nella zona del Palasport è emersa dal monitoraggio dei movimenti registrati dalle reti di telefonia mobile.

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L'uomo ha ripetutamente dichiarato la sua assoluta estraneità ai fatti durante i numerosi interrogatori a cui è stato sottoposto tanto nell'immediatezza del crimine quanto nel corso dei mesi ed anche in queste ultime ore quando la sua posizione si è aggravata.

Raggiunto dai microfoni dell'emittente Newsmediaset ha così dichiarato: "Io non c'entro ma è giusto che indaghino, così verranno eliminati tutti i dubbi".



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La notifica dell’iscrizione nel registro degli indagati era stata decisa dalla magistratura pordenonese per dare la possibilità all’uomo di nominare propri consulenti per accertamenti irripetibili sul caricatore recuperato dal laghetto nei giorni scorsi.

Le indagini, che hanno coinvolto Ris e Ros dei Carabinieri, oltre agli investigatori del Comando Provinciale dell'Arma, hanno avuto una svolta improvvisa la scorsa settimana, con la decisione di compiere delle ricerche con i sommozzatori nel vicino laghetto del parco di San Valentino, area verde vicina al Palasport.

La pistola rinvenuta nel laghetto è proprio quella del duplice omicidio. La comparazione tra l'arma e i bossoli rinvenuti sulla scena del crimine è stata fatta dai Ris di Parma e ha dato esito positivo.
 
Trifone Ragone, 29 anni, originario di Monopoli (Bari), Sottufficiale dell'Esercito, e la compagna Teresa Costanza (30), originaria di Agrigento, laureata alla Bocconi e dipendente delle Assicurazioni Generali, vennero trovati morti la sera del 17 marzo scorso, all'interno della loro vettura all'esterno del Palazzetto dello Sport di Pordenone, città dove vivevano.

A ucciderli, cinque colpi di Beretta calibro 7.65 sparati a bruciapelo e con estrema precisione, tanto da indurre gli inquirenti a ipotizzare l'azione di un killer professionista, capace di agire velocemente senza dare nell'occhio e di dileguarsi.

 

Duplice omicidio di Pordenone: ritrovato nel laghetto il caricatore di una pistola 7,65

Duplice omicidio di Pordenone: ritrovato nel laghetto il caricatore di una pistola 7,65

Pordenone - I sommozzatori dei Carabinieri nel pomeriggio di venerdì 18 settembre hanno trovato nel laghetto del parco di San Valentino, a Pordenone, un caricatore appartenente ad una pistola 7,65 semiautomatica come quella che ha ucciso i fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza.

Dagli investigatori il riserbo è totale: è stato soltanto confermato il ritrovamento, ma non sono stati diffusi dettagli sulla effettiva appartenenza del caricatore all'arma del delitto.

Se confermato, si tratterebbe comunque di un elemento importante per cercare di individuare il colpevole del duplice omicidio del 29enne militare pugliese, originario di Adelfia, e della sua compagna, trentenne bocconiana, originaria di Agrigento, uccisi la sera del 17 marzo nel parcheggio del palasport.

Le ricerche erano cominciate dalla mattinata del 17 settembre; si sono protratte per tutta la giornata di giovedì e durante il venerdì.

L’ipotesi è che l’assassino si sia liberato immediatamente dell’arma per evitare di incorrere in eventuali posto di blocco o in semplici controlli occasionali da parte delle forze dell’ordine.

Dagli investigatori non erano emersi ulteriori dettagli circa la motivazione che li ha spinti a cercare la pistola nel laghetto, ma appare chiaro che le indagini hanno subito un'accelerazione, forse sulla scorta delle dichiarazioni o della segnalazione di qualcuno.

 

Anduins: si allarga ogni giorno la crepa sulla strada provinciale 22, percorsa dallo scuolabus. Foto

Anduins: si allarga ogni giorno la crepa sulla strada provinciale 22, percorsa dallo scuolabus. Le f

Pordenone - Si allarga ormai di diversi centimetri al giorno la crepa sulla Strada Provinciale 22 (via Roma) tra Anduins e Vito d’Asio, a pochi metri dalla confluenza con via Fonti Solforose e poco prima del ponte sul Rio Barquet.

Gli abitanti sono preoccupati per una situazione di rischio su un’arteria dove transitano gli autobus di linea ma soprattutto lo Scuolabus che accompagna i bambini a scuola e li riporta a casa da Anduins a Vito d’Asio e frazioni limitrofe.

Sono state effettuate segnalazioni al Comune che le ha inoltrate alla Provincia. La carreggiata interessata dalla crepa è stata chiusa ed è in vigore il senso unico alternato con semaforo durante il giorno; la notte la strada viene chiusa. Ma è proprio di giorno, quando è più elevata la circolazione dei pendolari, che i rischi sono maggiori.

Il fatto preoccupante è che da giovedì 17 settembre sta iniziando a creparsi anche il manto stradale di via Fonti Solforose nel tratto sovrastante la crepa nella Provinciale.

“Il terreno in quest’area - spiega il geologo Eleonora Crupi, che sta svolgendo da anni ricerche scientifiche nella zona - ha una storia di franosità che risale a tempi remoti. La strada si trova esattamente sul fronte della piega coricata, che sovrascorre su un terreno morbido, il Flysch, che per sua natura è estremamente lubrificante”.

Il geologo ricorda che anche il tratto in questione fa parte del sistema della frana di Clauzetto, che nel marzo 1914 portò via una parte dell’abitato.

“Già il celebre geologo Michele Gortani, nel suo studio “La frana di Clauzetto” pubblicato nel 1915, affermava che si tratta di frane in gran parte postglaciali, che da millenni devastano la costiera tra il Cosa e l’Arzino. A queste grandiose frane, sarebbero dovuti anche i poggi a ripiani costituiti da terreni detritico calcarei ed arenaceo marnosi che sopportano gli abitati di Clauzetto, Vito d’Asio ed Anduins. Bisogna notare che piccoli scoscendimenti, cedimenti, smottamenti si succedono con relativa frequenza ed uno dei punti più a rischio è proprio la zona delle fonti solforose di Anduins”.

Nulla di nuovo dunque; ma nonostante il fatto incontrovertibile di una fragilità strutturale dei terreni, si continua a martoriare il costone: è di quest’estate l’inizio di lavori per l’intubamento del Rio Barquet, a poche decine di metri sotto il tratto stradale che sta franando.

Qui sotto la galleria fotografica a cura di Eleonora Crupi:

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Credits: Eleonora Crupi. Licenza Creative Commons: uso non commerciale, citare la fonte.

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