Settant'anni di scoutismo a San Giusto a Trieste: convegno e mostra fotografica
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- Pubblicato Giovedì, 26 Novembre 2015 23:24
- Scritto da Paolo Altin
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Trieste - Era il 2 dicembre 1945 quando un piccolo gruppo di esploratori recitarono le loro Promesse Scout nel piazzale di San Giusto, sotto al “melone”, affidando le proprie parole e i propri ideali al capo riparto Antonio Susovsky e all’istruttore Giorgio Valussi.
La guerra era finita e gli scout potevano finalmente uscire dalla condizione di clandestinità, dopo che il regime fascista aveva sciolto qualsiasi forma di aggregazione giovanile diversa da quelle proposte dal regime.
Da quel giorno, sono trascorsi 70 anni. Bambini e bambine, giovani ragazzi e giovani ragazze continuano a recitare la propria Promessa Scout: impegnandosi ad essere al servizio del prossimo, del proprio Paese e di Dio con ogni loro forza e con fedeltà.
Il Gruppo Scout Trieste 6 dell’AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani), inizialmente sorto come Gruppo ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani), ha accolto in questi anni migliaia di bambini, bambine, ragazzi e ragazze. Attualmente sono circa un centinaio gli scout, dagli 8 ai 25 anni, censiti nel Gruppo e che svolgono le proprie attività divisi in Branco, Reparto e Clan, guidati dalla Comunità Capi.
Una storia così bella e appassionante che è stata capace di incidere profondamente nei cuori e nelle storie di tante persone è motivo di festa, in occasione dei 70 anni dalla rifondazione del Gruppo.
Uno degli elementi fondamentali della vita scout è l’avventura. L’avventura non è da interpretare unicamente come propensione al rischio bensì come opportunità di apprendimento. Ed ecco che attraverso l’avventura si fa educazione. Difficile spiegare oggi concetti come questo, tenuto conto che nella società odierna vi è una forte attenzione a proteggere i bambini e i giovani da ogni forma di rischio, creando un ambiente ovattato dove spesso fanno fatica ad esprimersi e a sentirsi liberi, anche di sbagliare.
Per confrontarsi sul tema sono stati invitati padre Giovanni Gallo, della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo, attualmente in servizio a Biella e come Assistente Nazionale della Branca Rover e Scolte dell’Agesci, il professor Federico Mucelli, pedagogista clinico e docente di Pedagogia speciale e la dottoressa Ambra Cusin, psicologa e psicoanalista.
Il convegno si terrà il 28 novembre 2015 alle ore 17.30, presso la Chiesetta di San Michele, a lato della Cattedrale di San Giusto.
A seguire, sarà inaugurata la mostra storico-fotografica sui 70 anni di attività del Gruppo scout. La mostra ospitata presso la Sala parrocchiale in Piazza della Cattedrale 4 (edificio del Polo di Aggregazione E. Toti) sarà aperta fino al 5 dicembre con il seguente orario: dal lunedì al venerdì dalle ore 16.00 alle ore 18.30; il sabato e la domenica 9.00- 13.00 e 16.00 – 18.30.
Italia-Cina: seminario sulla cooperazione scolastica a Trieste
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- Pubblicato Sabato, 21 Novembre 2015 09:31
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - La Direzione Generale del Ministero dell’Istruzione ha affidato al liceo Carducci-Dante, l’organizzazione di un prestigioso evento seminariale sulla cooperazione educativa tra scuole italiane e scuole cinesi, nelle giornate del 24 e 25 novembre.
Il liceo linguistico Dante ha introdotto da due anni lo studio della lingua cinese come lingua curricolare e ha dato prova di attenzione alle richieste del territorio, incontrando una risposta delle famiglie molto positiva: un esempio di buona pratica di sinergia e di integrazione, una scuola che costruisce alleanze solide per il futuro dei nostri giovani.
I lavori, che si terranno nell’Aula Magna del liceo Dante, si inquadrano nell’insieme delle azioni degli accordi bilaterali governativi tra Italia e Cina e saranno l’occasione per fare il punto sull’attuale situazione dei rapporti culturali tra i due paesi, con specifica attenzione all’insegnamento/apprendimento delle rispettive lingue e alla cooperazione educativa.
Si tratta di un seminario che porterà a Trieste più di cento partecipanti: Dirigenti Scolastici e docenti delle scuole di tutta Italia dove si insegna la lingua cinese e docenti universitari degli Atenei che si occupano dei rapporti con la Cina; la prima giornata sarà aperta dal Prof. Luo Ping, consigliere per l’istruzione dell’Ambasciata della Cina a Roma e i lavori saranno chiusi dall’intervento della dott.ssa Carmela Palumbo, Direttore Generale MIUR.
A testimoniare la condivisione di prospettive tra scuola e territorio, tra scuola e realtà economiche proiettate verso nuovi orizzonti, saranno presenti tra gli altri il dott. Roberto Nocella, Capoufficio V della Direzione Generale Sistema Paese presso il Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il dott. Franco Giannelli in rappresentanza dell’Autorità Portuale di Trieste.
Qui di seguito il programma delle giornate:
Martedì 24 novembre Aula Magna Liceo “Carducci Dante”, via Giustiniano, 3 Trieste
Ore 9.30 Avvio dei lavori:
Dirigente Scolastico Liceo “Carducci Dante” Oliva Quasimodo
Ore 9.40 Saluti istituzionali:
Assessore all’Educazione, Scuola e Università e Ricerca del Comune di Trieste : Antonella Grimm,
Assessore alla Programmazione scolastica e diritto allo studio e alla Cooperazione Sociale della Provincia di Trieste : Adele Pino
Direttore Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia: Pietro Biasiol
Ore 10.10 Apertura dei lavori: dott.ssa Rita Renda Funzionario Ufficio VIII MIUR Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione
Ore 10.20 Prof. Luo Ping, Consigliere per l’Istruzione dell’Ambasciata di Cina a Roma
Ore 10.35 Zhang Hong, Direttore cinese Istituto Confucio - Università La Sapienza di Roma
Ore 10.45 Dott. Roberto Nocella, Capoufficio V – Direzione Generale Sistema Paese. MAECI: La cooperazione internazionale tra Italia e Repubblica Popolare Cinese
Ore 11.00 Coffee break
Ore 11.20 Le aree della cooperazione.
Clara Bulfoni – Università degli Studi di Milano,
Valeria Varriano – Università Orientale di Napoli.
Paolo Maria Reale (Rettore Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma)
Barbara degl’Innocenti ( D.S. I.I.S.”Sassetti-Peruzzi” di Firenze )
Stefano da Ros (D.S Liceo Marconi di Conegliano Veneto)
Nadia Cattaneo (ITE Tosi di Busto Arsizio)
Roberto Guatieri ( Liceo Classico, Ling.Mus.”A.Pigafetta” Vicenza)
Ore 13.30 pausa pranzo
Ore 14.45 Ripresa dei lavori
Massimo Zane (Rettore Convitto Nazionale Foscarini di Venezia)
Egidio Pagano (D.S.I.I.S. “M.Rapisardi” di Paternò ( CT ) )
Gisella Langé (già Dirigente Tecnico di Lingue Straniere, MIUR)
Ore 15.45 Lavori di gruppo. Tematiche:
- Gruppo 1 (solo docenti) coordinamento prof. Alessandra Brezzi (Università La Sapienza)
Proposte per un curricolo di lingua e cultura cinese nelle scuole secondarie di secondo grado
- Gruppo 2 (solo docenti) coordinamento prof. Lucia Viggiani (docente I.I.S. Pacioli di Crema)
Esame di Stato e certificazioni linguistiche.
- Gruppo 3 (solo dirigenti): coordinamento: prof. Giuseppe Polistena (D.S.Liceo Linguistico Civico A. Manzoni di Milano)
Proposte di cooperazione educativa tra scuole italiane e scuole cinesi.
Ore 18.30 Chiusura lavori della giornata
Mercoledì 25 novembre 2015 Aula Magna Liceo “Carducci Dante”, via Giustiniano, 3 Trieste
Ore 9.30 Conclusione dei lavori di gruppo
Ore 10.30 Presentazione dei prodotti dei lavori di gruppo - Dibattito
Ore 11.15 Coffee break
Ore 11.30 Cooperazione e realtà economiche :
Daniele Sordoni ( D.S. Liceo “E. Medi” di Senigallia di Ancona )
Franco Giannelli, Autorità Portuale Trieste,
Claudio Marangon ( D.S. dell’I. I. P. S. E. O. A. “Andrea Barbarigo” di Venezia ) “Il Milione a Venezia: un’ esperienza lunga dodici anni”
Ore 12.15 : Un saluto da Shanghai (alunni del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma : proiezione di una clip illustrativa della loro realtà scolastica attuale in Cina )
Ore 12.30 Dott.ssa Carmela Palumbo, Direttore Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per il Sistema di Valutazione Nazionale del MIUR : “Prospettive di cooperazione Italia – Repubblica Popolare Cina”
Ore 13.00 Chiusura dei lavori e consegna attestati
Ore 13.30 Buffet di saluto
Preside in carcere. La dura legge della sicurezza nelle scuole
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- Pubblicato Mercoledì, 18 Novembre 2015 21:09
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste – Il verdetto è ormai definitivo: quattro anni di reclusione per l’ex preside Livio Bearzi, 55 anni, udinese. E poi l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e il risarcimento delle parti civili con una provvisionale di 200 mila euro.
Il fatto - I giudici della Cassazione sono stati inflessibili e rigorosi nel punire le gravi accuse scaturite dalla notte del terremoto aquilano del 6 aprile 2009 in cui persero la vita tre adolescenti.
Tre studenti del convitto di cui Bearzi era dirigente. E quindi il crimine si è configurato come concorso in omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Perché il dispositivo di legge al riguardo è chiaro: il dirigente è individuato come “datore di lavoro” e quindi ha la responsabilità delle misure di sicurezza adottate.
Invece è l’ente locale ad avere la responsabilità della manutenzione dell’immobile. E questo spiega la condanna a due anni e mezzo per Vincenzo Mazzotta, ex funzionario della Provincia, ovvero l’ente che aveva la disponibilità di quell’edificio scolastico.
Per finire, poiché le scuole (siano provinciali o comunali) sono parte dell’esercizio costituzionale dello Stato, il Ministero dell’Istruzione è stato condannato a risarcire le parti civili.
Il caso – Ma quello che fa discutere non sono le imputazioni contestate al dirigente scolastico o l’applicazione della legge che le punisce. È la legge in sé che suscita ampie critiche politiche dalla Lega a Sel, tanto che si sta organizzando una richiesta di grazia presso il presidente Mattarella sulla scia della solidarietà polarizzata attorno al preside udinese a cominciare dalla sua provincia di nascita.
Perché sembra illogico che un preside sia responsabile di un edificio più del legittimo proprietario. Oppure che debba scegliere tra un procurato allarme e il rischio di procurate lesioni, e tutto ciò a fronte di un patrimonio immobiliare che – come è ben noto – in Italia si trova in condizioni di degrado. Nella fattispecie, l’istituto dell’Aquila ha un’età di due secoli, particolare che lo colloca nella categoria dell’antiquariato oltre che nel centro storico del capoluogo abruzzese.
Le attenuanti – Eppure il professore Livio Bearzi si trova nel carcere di via Spalato a Udine dal 10 novembre.
Gli si contesta di non aver sottoposto la vecchia struttura a restauri. Di non aver redatto un piano per la sicurezza. Di non aver fatto evacuare l’edificio durante le scosse che avevano preceduto quella fatidica delle 3.32 del 6 aprile 2009. L’accusa è così indiscutibile da essere stata confermata anche nei due gradi di giudizio precedenti.
A nulla sono valse le giustificazioni addotte. Per esempio che in un anno e mezzo nessun dirigente avrebbe potuto sanare una situazione compromessa come quella trovata all’atto dell’insediamento di Bearzi. O che l’immobile, poiché vincolato dalla Soprintendenza, necessitava di autorizzazioni “anche soltanto per piantare un chiodo”. O che l’edificio aveva bisogno di restauri almeno da 30 o 40 anni. O di essere stato fuorviato dalle garanzie della vecchia Commissione grandi rischi. O, ancora, di non avere avuto i poteri per chiudere l’istituto.
Niente è servito a giustificare la posizione di Livio Bearzi. Perché?
Dura lex sed lex – Con la qualifica dirigenziale, coloro che erano chiamati “presidi” diventano titolari di tutti i poteri di gestione di un’istituzione dotata di personalità giuridica e quindi di diritti, doveri e responsabilità. I dirigenti non acquisiscono solo responsabilità organizzativa, amministrativa, finanziaria e didattica, ma anche la legale rappresentanza dell’istituzione scolastica. Quindi la responsabilità penale diviene personale.
Con la riforma Brunetta del 2009, il dirigente scolastico diventa un vero e proprio datore di lavoro pubblico e di conseguenza responsabile della salute e sicurezza nelle scuole, aspetti che ricadono nell’ambito del “Testo unico della sicurezza sul lavoro” con la specificità del settore scuola. Ciò prevede una serie di obblighi non delegabili e di cui il dirigente risponde in prima persona.
Questi obblighi prevedono (tra i tanti) la valutazione dei rischi e l’elaborazione di un documento di valutazione dei rischi; l’elaborazione di un piano di emergenza, di procedure di evacuazione con le relative esercitazioni; la nomina di un responsabile per la prevenzione e protezione; l’aggiornamento delle misure di prevenzione e di evacuazione; misure per il controllo delle situazioni di rischio, tanto per citare gli articoli più significativi.
In sostanza la legge impone ai dirigenti di individuare e valutare i rischi in rapporto alla situazione ambientale specifica e di predisporre tutti i dispositivi necessari a scongiurare gli infortuni di qualunque natura. Il tutto deve essere scritto, documentato, conservato a cura del dirigente e aggiornato periodicamente.
Per quanto riguarda gli interventi strutturali e di manutenzione degli edifici, risulta chiaro che un dirigente non ha la disponibilità giuridica dell’immobile che, nel caso di Bearzi, era della Provincia. Quindi, quanto il dirigente è tenuto a fare, è di trasmettere una richiesta formale all’ente di competenza di provvedere agli interventi di manutenzione.
Ma nemmeno in questo caso il dirigente è al sicuro. Perché in caso di inerzia dell’Amministrazione e di situazione di pericolo grave e immediato, è dovere del dirigente di attivarsi e adoperarsi tempestivamente con ogni misura – compresa la chiusura dell’edificio o l’evacuazione - per tutelare lavoratori e allievi.
Se si considera che, negli ultimi mesi, il territorio aquilano era stato interessato da un centinaio di scosse - una ventina delle quali tra i 2 e i 3.9 gradi della scala Mercalli - e che nella sera del 6 aprile 2009 era stata avvertita una scossa alle 22.45 e un'altra leggermente inferiore a mezzanotte e quaranta, tanto che molti cittadini erano già in strada sebbene non fossero stati segnalati danni a persone o cose, si può immaginare perché i giudici abbiano ritenuto di applicare la legge.
Che poi la legge debba o possa essere modificata, è una questione politica.
[Roberto Calogiuri]
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