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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Al via "La buona scuola" e la corsa a ostacoli dei docenti precari

Trieste – Sta per iniziare l’anno scolastico in cui dovrebbe entrare a regime la legge 107/2015, meglio nota come “La Buona Scuola” o, a seconda dei punti di vista, “La buona sola” o “La cattiva scuola”.

A pochi giorni dall’avvio di quello che dovrebbe essere un anno di grande cambiamento, non tutti gli ingranaggi della enorme macchina burocratica sono sincronizzati né i meccanismi del reclutamento degli insegnanti sembrano chiari e trasparenti. È verosimile che l’anno scolastico possa avere una partenza in salita per molte scuole italiane.

Dopo un’estate passata a minacciare un nuovo “Vietnam” contro il dispositivo di legge e preparare un referendum abrogativo,  il punto rovente in questi giorni è la situazione dei docenti precari, ossia di coloro che una sentenza della Corte Europea (26/11/2014) ha imposto al governo italiano di assumere a tempo indeterminato.

Così l’esercito degli aventi diritto al "posto fisso" (sono circa 103 mila) è pronto a entrare nella scuola, ma per farlo deve rispettare quattro macchinose fasi (0, A, B e C) ognuna con i propri tempi, scadenze e modalità.

Molti aspetti di questo dispositivo non sono chiari nemmeno al Ministero e ciò aumenta l'apprensione di chi ancora non sa dove l’algoritmo del cervellone del Miur deciderà di mandarlo una volta reclutato tra le fila degli insegnanti di ruolo.

È per questo motivo che molti docenti si sono rifiutati di consegnare la domanda di assunzione. La possibilità di essere trasferiti in una regione troppo distante dalla propria residenza (la domanda prevedeva di indicare 100 province)  rischia di separare moltissime famiglie con le immaginabili conseguenze. 

Nel Friuli Venezia Giulia, gli insegnanti precari che hanno rifiutato di presentare la richiesta di assunzione entro il termine del 14 agosto sono stati due terzi.  Molto più della media nazionale che in questa data ha visto 1 docente su 5 boicottare le assunzioni.

In  tanti hanno rifiutato di essere assunti a tempo indeterminato, suscitando una polemica sull’opportunità o meno di rifiutare una nomina definitiva e un lavoro sicuro sia pur lontano da casa. In questo caso i docenti rimangono precari e possono sperare di essere chiamati dai dirigenti per le supplenze, ma dopo l’esaurimento di tutte le graduatorie e tutte le fasi.

Tra le critiche di questo sistema, le voci più frequenti invocano non solo l’abbandono forzato di situazioni delicate (coniugi, genitori bisognosi, figli in tenera età etc.) ma soprattutto l’allontanamento di insegnanti formatisi in un’area geografica specifico e quindi in grado di rendere la loro missione tanto più utile perché organica al territorio e a situazioni – come quelle del sud o delle isole – molto particolari e delicate dal punto di vista sociale e culturale.

I sindacati lamentano che questo procedimento di assegnazione delle cattedre rischia di produrre una pericolosa anomalia sulla distribuzione delle province : il docente che non dovesse ottenere la sede di gradimento al primo tentativo, se la vedrebbe in ogni caso occupare da chi sceglie prima di lui. Altra contestazione riguarda il silenzio del ministero sui posti rimasti liberi dopo la fase B, con la conseguenza di aumentare l’imprevedibilità delle assegnazioni ed esasperare gli animi nell’attesa.

Infatti, per la fase C rimane invece ancora misterioso il sistema di come verrà presa in considerazione la prima provincia espressa.

In ogni caso, per fare un esempio della complessità delle attribuzioni delle cattedre, basti pensare che nelle prime due fasi (0 e A) le immissioni in ruolo avvengono secondo le vecchie regole: metà dei 50 mila posti vanno ai vincitori di concorso e metà ai precari delle graduatorie provinciali. Con la fase B le regole cambiano:  si partecipa alla distribuzione dei posti presentando una domanda on line, questa volta  valida sul territorio nazionale. I posti liberi saranno assegnati secondo punteggio e questo è il momento del “travaso” dei docenti perché al nord molte graduatorie sono vuote e pronte per essere riempite dai docenti meridionali.

Ma non basta: la fase C potrebbe rappresentare una forma di “ingiustizia” perché soltanto ora sarà messi a diposizione degli insegnanti con meno punteggio una riserva di posti comuni e di sostegno (circa 6 o 7 per scuola) nella stessa provincia di residenza.

L’impressione, per ora, è che la soluzione prospettata da “La Buona Scuola” scontenti gran parte del precariato e lo costringa non solo a spostamenti sul territorio nazionale ma lo esponga anche a demansionamenti come conseguenza di quello che è definito “organico funzionale”.

Non resta che attendere l’avvio dell’anno scolastico.

[Roberto Calogiuri]

(In apertura: una vignetta di Umor per g.c. "La tecnica della scuola")

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